Storia della letteratura italiana/Modernità e avanguardie: differenze tra le versioni

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== Gli intellettuali e l'esigenza di rinnovamento ==
La cultura italiana del primo Novecento è caratterizzata da una diffusa esigenza di rinnovamento. I giovani intellettuali, in particolare, vedevano nella cultura un'opportunità di promozione sociale, e in molti di loro cresce l'ambizione di diventare protagonisti della vita nazionale. Si ridefinisce in questo modo il ruolo degli intellettuali, e il bisogno di partecipazione induce gli uomini di cultura a fondare riviste e a svolgere un'intensa attività editoriale. Le riviste hanno una funzione programmatica, diventando uno strumento per diffondere le nuove idee sulla letteratura. In questi anni proliferano i programmi e le proposte letterarie, e si intensifica il dibattito tra innovatori e tradizionalisti.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3= Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalla Scapigliatura al Postmoderno | opera=Moduli di storia della letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | pp=34-35 }}</ref>
 
=== Le riviste ===
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[[File:La Voce.jpg|thumb|Prima pagina della ''Voce'']]
Nel 1908 Prezzolini dà vita a ''La Voce'', di cui sarà anche direttore fino al 1914 (eccetto alcuni mesi del 1912, durante i quali la direzione passa a Papini). La rivista non ha però un programma preciso, poiché la sua funzione è di favorire il dibattito tra le diverse posizioni espresse dai suoi collaboratori. Si occupa di argomenti politici e culturali, toccando temi come la religione, l'analfabetismo diffuso, la funzione della scuola, l'emigrazione, l'irredentismo. Alla fine il gruppo però si spaccherà sotto la spinta delle diverse posizioni politiche, e Prezzolini dal 1912 le darà un orientamento antidemocratico e interventista.<ref name="Baldi35">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3= Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalla Scapigliatura al Postmoderno | opera=Moduli di storia della letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=35 }}</ref>
 
Nel 1911 Gaetano Salvemini, uscito dal gruppo della ''Voce'', fonda la rivista ''L'Unità'', con intenti marcatamente politici (da non confondere con l'omonimo quotidiano fondato da Gramsci nel 1924). Lo stesso fanno Papini e Giovanni Amendola con ''L'Anima'', pubblicazione dedicata alla ricerca religiosa. Intanto, tra il 1914 e il 1916 Prezzolini cede la guida della ''Voce'' a Giuseppe De Robertis, che dà più spazio ai collaboratori che cercano nuove forme di espressione letteraria (è il periodo della cosiddetta ''Voce Bianca'').<ref name="Baldi35" /> Come scrive Ferroni, la «[[../Vociani|letteratura vociana]]» si caratterizza per una fusione di moralismo, autobiografiso e frammentismo. Nella poesia come nella prosa il frammento è il principale modo di espressione, perché più autentico e immediato. A questo si accompagna una prospettiva polemica di autocritica, tutti elementi che la avvicinano alla corrente dell'espressionismo. Tra i principali collaboratori della ''Voce'' si ricordano Scipio Slataper, Renato Serra, Sibilla Aleramo.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p= 907}}</ref>
 
In seguito, dalla collaborazione tra Papini e Ardengo Soffici nasce ''Lacerba'', organo di stampa del futurismo fiorentino: di orientamento interventista, termina le pubblicazioni con l'ingresso dell'Italia in guerra nel 1915. In precedenza, tra il 1905 e il 1909 Filippo Tommaso Marinetti era stato il principale animatore di ''Poesia'', che pubblicava i testi dei nuovi poeti simbolisti europei e italiani, e preparava la strada ai futuristi. Si deve infine ricordare anche ''La Critica'', la rivista letteraria fondata e diretta da Benedetto Croce, attiva tra il 1903 e il 1944.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3= Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalla Scapigliatura al Postmoderno | opera=Moduli di storia della letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=36 }}</ref>
 
[[File:Carlo Michelstaedter.png|thumb|Carlo Michelstaedter (autoritratto)]]
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== Le avanguardie ==
{{vedi pedia|Avanguardia}}
All'inizio del Novecento esplodono a livello europeo le avanguardie, movimenti artistici che nascono dalla collaborazione tra intellettuali e artisti che elaborano programmi e lavorano per diffonderli sulla scena cultuale.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p= 875}}</ref> Il loro intento è rompere definitivamente i ponti con le forme più tradizionali dell'arte e della letteratura, e la rottura vuole essere totale, coinvolgendo il linguaggio e il sistema di valori della società, e rimarcando la distanza tra artista e pubblico. Spesso inoltre si creano stretti rapporti tra l'avanguardia artistica e i partiti politici che si collocano su posizioni rivoluzionarie.<ref name="Baldi8">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3= Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La poesia, la saggistica e la letteratura drammatica del Novecento | opera=Moduli di storia della letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=8 }}</ref>
 
Una delle prime avanguardie, che interessa da vicino la letteratura italiana, è il [[../Futurismo|futurismo]], fondato nel 1909 dal poeta Filippo Tommaso Marinetti. Molti futuristi, nel dopoguerra, seguendo l'ideologia superomistica e antiborghese espressa dal movimento, decideranno di aderire al fascismo. Non per questo bisogna identificare le avanguardie con l'ascesa dei regimi totalitari: basti pensare che molti artisti dell'epoca (non solo futuristi) si illusero che il fascismo avrebbe rappresentanto una forza di rinnovamento, mentre un intellettuale di sinistra come [[../Antonio Gramsci|Antonio Gramsci]] guardava al futurismo come base per creare una nuova letteratura proletaria. Inoltre il futurismo ha svolto sulla scena italiana un'importante opera di svecchiamento delle forme espressive. L'esperienza del movimento non si è limitata poi alla sola Italia ma si è allargata a tutta l'Europa e in particolare in Russia, dove il suo maggiore esponente è [[w:Vladimir Majakovskij|Vladimir Majakovskij]].<ref name="Baldi8"/>
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[[File:Tzara by Tihanyi.jpg|thumb|Tristan Tzara ritratto da Lajos Tihanyi (1927)]]
 
Parallalelamente, questa attenzione per i linguaggi porterà alla nascista del formalismo, che si basa sul concetto dell'''autonomia del significante'', e cioè che le forme artistiche hanno un valore autonomo e superiore al contenuto. Principale esponente di questa corrente è [[w:Velimir Chlebnikov|Velimir Chlebnikov]]. La diffusione dell'avanguardia in Europa vede strettamente collegate tra di loro le diverse esperienze artistiche, da quelle letterarie a quelle musicali o figurative (per esempio cubismo ed espressionismo). In questo contesto è centrale la figura di [[w:Guillaume Apollinaire|Guillaume Apollinaire]].<ref name="Baldi9">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3= Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La poesia, la saggistica e la letteratura drammatica del Novecento | opera=Moduli di storia della letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=9 }}</ref>
 
Durante la guerra vede la luce un altro importante movimento destinato a incidere sull'arte Europea: è il [[w:Dadaismo|dadaismo]], nato dalle intuizioni del rumeno Tristan Tzara. Contestando il futurismo, le sue norme e la sua organizzazione, Tzara nel programma di "dada" (il cui significato non è mai stato chiarito) parla di un'arte anarchica e priva di regole. I dadaisti non si propongono un mondo nuovo, ma contestano quello presente, ricorrendo alle armi della parodia, del gioco, del ''non sense''.<ref name="Baldi9" />
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== La poesia ==
La tensione al rinnovamento coinvolge anche la poesia, sebbene sia importante sottolineare come nelle esperienze artistiche primo-novecentesche le differenze tra i generi letterari finiscono per sfumare. Si assiste allo sviluppo di elementi che erano già emersi nel [[../Decadentismo|decadentismo]] francese. Nella lirica sono progressivamente abbandonati i condizionamenti della metrica. Se con Gozzano e Pascoli le forme metriche vengono indebolite e sono apportate varie innovazioni, i poeti successivi finiscono per adottare definitivamente il verso libero, che caratterizzerà la produzione dell'intero Novecento. In questo modo la lirica viene incontro alle esigenze di libertà ed espressività proprie del poeta.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3= Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La poesia, la saggistica e la letteratura drammatica del Novecento | opera=Moduli di storia della letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=1 }}</ref> Come la poesia, anche la prosa narrativa rifiuterà le forme del romanzo ottocentesco e tenderà a descrivere le nuove concezioni dell'io, ricercando la brevità e l'essenzialità tipiche del frammento.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3= Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La poesia, la saggistica e la letteratura drammatica del Novecento | opera=Moduli di storia della letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=1 }}</ref>
 
I nuovi poeti, per la maggior parte di estrazione borghese, sono consapevoli che qualsiasi uso celebrativo della parola è illusorio, e avvertono la frattura tra l'arte e la modernità. Prendendo le distanze dall'esperienza dannunziana, cercano un linguaggio che non falsifichi la realtà ed evitano di partecipare al movimento del mondo. A dare voce a questa condizione di crisi saranno i [[../Crepuscolarismo|crepuscolari]], le cui poesie trattano di argomenti dimessi e di breve respiro.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p= 863}}</ref>