Storia della letteratura italiana/Letteratura al femminile: differenze tra le versioni

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[[File:Natalia and Leone Ginzburg.gif|thumb|Natalia e Leone Ginzburg]]
Natalia Ginzburg (nata Natalia Levi; Palermo, 14 luglio 1916 – Roma, 7 ottobre 1991) è senz'altro una delle personalità di maggior rilievo nel panorama cultuale italiano. Nata da una famiglia di origini ebraiche, figlia di un docente di anatomia comparata, trascorse l'infanzia a Torino, dove crebbe in un ambiente colto e frequentò gli ambienti dell'antifascismo. Proprio in questo ambiente conobbe Leone Ginzburg, studioso di letteratura russa, con cui convolò a nozze nel 1938. Due anni più tardi seguì il marito al confino in Abruzzo, dove inizierà a tradurre ''La strada di Swann'' di Marcel Proust. Contemporaneamente, aveva iniziato a collaborare, insieme ad altri intellettuali (tra cui lo stesso Ginzburg e [[../Cesare Pavese|Cesare Pavese]]), alla casa editrice Einaudi, fondata a Torino nel 1933 da Giulio Einaudi. Rimasta vedova nel 1944 (Leone Ginzburg morì vittima delle persecuzioni fasciste) mantenne il cognome del marito e nel dopoguerra proseguì il lavoro presso Einaudi. Nel 1950 si stabilì a Roma e si risposò con l'anglista Gabriele Baldini. Morì nella capitale nel 1991.<ref name="Baldi242">Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti, Giuseppe Zaccaria, ''Moduli di storia della letteratura'', ''La narrativa del Novecento'', Torino, Paravia, 2002, pp. 242.</ref>
 
L'esordio letterario di Natalia Ginzburg avvenne nel 1933 sulla rivista ''Solaria'', dove pubblicò il racconto ''I bambini''. Nel 1942 uscì invece ''La strada che va in città'', firmato con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte per evitare la censura dovuta alle leggi razziali. La prima opera di una certa importanza è il romanzo breve ''È stato così'' (1947), in cui compaiono per la prima volta le tematiche che caratterizzeranno la sua produzione successiva.<ref name="Baldi242" /> Nelle sue opere ritorna infatti sui ricordi dell'infanzia, e descrive un mondo concreto utilizzando un linguaggio piano e rassicurante, pervaso di curiosità ironica.<ref name="Ferroni1135"/> In tutti i suoi romanzi si riscontra un ripiego nella dimensione quotidiana e privata, distante dai modi del [[../Neorealismo|neorealismo]]. Se da una parte si pone la realtà comune, nella sua monotonia, dall'altra c'è l'introspezione psicologica, che nutre una tensione nascosta e porta a epiloghi drammatici. Il suo stile inoltre si caratterizza per una scrittura monotonale, che dà vita a un flusso di pensieri che continuano a intrecciarsi e sciogliersi.<ref name="Baldi242" />