Storia della letteratura italiana/Giovan Battista Marino: differenze tra le versioni

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Marino compose molte opere. Tra gli scritti in prosa si ricordano le tre ''Dicerie sacre'' (1614) e un ricco epistolario. Ci sono poi molte raccolte di liriche (la ''Lira'', divisa in ''Amori'', ''Lodi'', ''Lagrime'', ''Devozioni'', ''Capricci''; la ''Galeria'', divisa in ''Pitture'' e ''Sculture''; la ''Sampogna''), oltre a epitalami, poemetti encomiastici, il poema ''La strage degli Innocenti'' e l'''Adone'', la sua opera più celebre.<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1972 | Palumbo | Palermo | pp=396-397}}</ref>
 
In vita, Marino godette di grandissima fama. Il suo merito fu di rompere completamente con il gusto rinascimentale per creare una tradizione che, attraverso Tasso e [[../Battista Guarini|Guarini]], si ricollegava ai poeti latini dell'età imperiale, venendo incontro alle richieste del pubblico a cui si rivolgeva. Primo modello di Marino è infatti Ovidio, che insieme ad altri poeti latini rappresentava un ricco repertorio di motivi, favole, espressioni preziose e rare da cui attingere per comporre le sue opere.<ref name="Petronio397">{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1972 | Palumbo | Palermo | p=397}}</ref> I classici per Marino non sono quindi un insieme di forme e modelli da imitare, ma sono una fonte da cui trarre situazioni e figure imprevedibili, mescolando immagini note e meno note prese dal mito e dalla letteratura.<ref name="Ferroni408">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | p=408}}</ref> Oltre che dai classici, Marino attingeva poi anche dagli autori moderni, sia italiani sia stranieri. Per descrivere questa operazione il poeta dice di «leggere con il rampino», cioè di raccogliere materiali dalle varie opere letterarie per manipolarli e ricavarne nuovi e sorprendenti significati attraverso il processo della «variazione ingegnosa». Da questo emergono quindi due aspetti del lavoro di Marino: da un lato la libertà di manovra che il poeta rivendica per sé e per il proprio ingegno, dall'altro il carattere eminentemente letterario dell'operazione poetica.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario RazzettiRazetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Il Barocco, l'Arcadia e l'Illuminismo | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=15}}.</ref>
 
Nelle pagine di Marino trova posto l'interà realtà, descritta nei suoi svariati aspetti grazie alla sua sicurezza di gusto e al patrimonio inventivo e linguistico di cui disponeva.<ref name="Petronio397"/> Dimostra in particolare una certa preferenza per temi come l'amore, la voluttà, la donna e tutto ciò che è splendente e lussuoso. Ogni immagine e figura viene svuotata di ogni carattere etico e variata fino allo strenuo attraverso i metodi dell'''amplificatio'' e della ''replicatio'': l'argomento viene amplificato mediante aggiunte, digressioni ed enumerazioni, diluito e variato con luci e colori, effetti musicali, giochi retorici, preziose descrizioni.<ref name="Ferroni408" /><ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1972 | Palumbo | Palermo | p=398}}</ref> Come scrive Ferroni, «la poesia del Marino è invadente, avvolgente, sempre pronta a eccedere, a far proliferare dalla realtà una quantità infinita di figure, di aspetti, di segni».<ref name="Ferroni407"/> Questo viene raggiunto attraverso un raffinato gioco di concetti, che porta a sorprendenti composizioni di figure.
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L'opera in cui Marino sprigionò tutto il suo ingegno poetico è senza dubbio l'''Adone'', a cui lavorò fino alla pubblicazione nel 1623, aggiungendo e innestando materiali diversi.<ref name="Ferroni408" /> Il poema si compone di venti canti in ottave, e con i suoi oltre {{tutto attaccato|40 000}} versi è una delle opere più ampie e complesse della letteratura italiana. La trama, estremamente semplice, ruota attorno all'amore di Venere per il giovane Adone, la cui storia era stata narrata da Ovidio nelle ''Metamorfosi''.
 
A partire da questa vicenda esile e schematica viene costruito l'intero poema, che invece di elencare gli avvenimenti si sviluppa procedendo per analogie (Ferroni parla di «negazione della forma romanzesca»<ref name="Ferroni408" />). L'orizzonte dell'opera è erotico-sensuale e presenta un continuo avvicendarsi di immagini, luoghi, segnali mitici, che descrivono i diversi aspetti della realtà: trovano così posto, gli uni accando agli altri, temi religiosi e mistici, digressioni scientifiche, riferimenti politici, descrizioni di oggetti (abiti, gioielli, congegni meccanici etc.). L'esperienza è ridotta a sensazione, la realtà esiste solo se può essere goduta con i sensi e la letteratura è la sapiente evocazione di un'ampia gamma di sensazioni.<ref name="Baldi16">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario RazzettiRazetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Il Barocco, l'Arcadia e l'Illuminismo | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=16}}</ref>
 
La stessa storia di Adone, che alla fine si trasforma in fiore, è emblema della possibilità dell'uomo di sfuggire all'annullamento dovuto allo scorrere del tempo per rifugiarsi nella letteratura e nelle sue immagini. D'altra parte, l'insistenza nella descrizione di ogni dettaglio e la ricerca di immagini e suoni gradevoli attraverso metafore e giochi di parole arguti possono essere interpretate come l'invito a stringere con maggiore voluttà le cose, sapendo che il tempo le strapperà via.<ref name="Baldi16"/>