Biografie cristologiche/L'uomo Gesù: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ortografia
ortografia
Riga 167:
Nel periodo tra il libro di Montefiore sui Vangeli Sinottici ed il libro di Klausner su Gesù, ci furono due importanti sviluppi nella ricerca neotestamentaria cristiana. Uno di questi aveva a che fare coi Vangeli. A partire dagli inizi del XX secolo fino alla Prima Guerra Mondiale, gli studiosi si erano preoccupati di perfezionare l'ipotesi delle "due fonti". La difficoltà con tale ipotesi era che, mentre risolveva molte questioni, non riusciva ad essere convincente; vennero proposte diverse modifiche, tra cui l'espansione delle due fonti a quattro. La necessità di questa espansione era motivata dal fatto che Matteo possiede materiale che manca a Marco e a Luca, e Luca ha materiale assente in Marco e Matteo. L'ipotesi delle "quattro fonti" affermava che sia Matteo che Luca avessero una qualche fonte speciale dalla quale estraevano i propri dati.<ref>Il nome principale associato all'ipotesi delle "quattro fonti" è [[w:Burnett Hillman Streeter|Burnett Hillman Streeter]], col suo [http://www.katapi.org.uk/4Gospels/Contents.htm ''The Four Gospels, a Study of Origins treating of the Manuscript Tradition, Sources, Authorship, & Dates''], che fu pubblicato nel 1924; accenni alle "quattro fonti" apparvero però precedentemente.</ref> Ma per quanto permanesse un grande interesse per il Gesù storico, la debolezza nello studio delle fonti evangeliche consisteva nel problema che la credibilità storica non era confermabile, poiché una fonte poteva benissimo essere tanto astorica quanto quel Vangelo che la utilizzava.<ref name="Storico"/>
 
La conclusione degli studiosi era stata che i Vangeli rappresentavano la fede della chiesa nascente, piuttosto che di Gesù stesso. Esisteva un qualche sistema, sistema obiettivo, con cui poter discernere la differenza tra materiale autenticamente connesso a Gesù e materiale prodotto dalla chiesa? La risposta che ne conseguì provenne dallo studio veterotestamentario. Il suo punto di partenza fu la domanda: come hanno fatto certi materiali a trovar posto nella fonte putativa? Nel 1919, un teologo tedesco, Karl Ludwig Schmidt (1891-1956), scrisse un libro dal titolo ''Der Rahmen der Geschichte Jesu'' ("La struttura della storia di Gesù"), che sottolineò il fatto, specialmente riguardo a Marco, che il materiale connettivo che collegava episodio ad episodio era estremamente vago sia nel tempo che nello spazio. Con questa osservazione scaturì la conclusione che una fonte, o anche un Vangelo, risultava dall'unire insieme materiali che precedentemente eraerano stati del tutto separati, specialmente quei materiali che erano stati utilizzati negli insegnamenti cristiani. Ciascuno di questi materiali è noto individualmente col nome di ''pericope'' (dal [[w:lingua greco|greco]]: περικοπή, "ritaglio", derivato da περικόπτω "tagliare intorno"), termine generico che include un episodio, un incidente, o semplicemente un insegnamento.<ref>Si veda partic. ''[[:en:w:Karl Ludwig Schmidt|Karl Ludwig Schmidt]] Professoren der Universität Basel aus fünf Jahrhunderten'', p. 386, Andreas Staehelin - 1960: "KARL LUDWIG SCHMIDT 1891-1956 Von 1935 bis 1953 ordentlicher Professor für neutestamentliche Wissenschaft. ... Er lehrte die Erzählungen der Evangelien als schriftlich fixierte mündliche Tradition betrachten, deren geographischer, ..."</ref>
 
Successivamente, due studiosi tedeschi ebbero l'idea di esaminare le singole pericopi non semplicemente nel loro contesto dei Vangeli, ma piuttosto dalla prospettiva di quali cambiamenti ogni materiale avesse attraversato dalla sua concezione fino alla sua inclusione in un dato Vangelo. Entrambi gli studiosi sostenevano che le questioni potessero essere risolte annotando il corso dei cambiamenti nei vari folclori poiché, si pensava, le "regole" del folclore sono ovunque quasi sempre le stesse. La forma esterna di una pericope potevea ben essere un indizio sulla relativa antichità, dato che le regole del folclore supponevano che un materiale passesse da semplicità a complessità; pertanto alcune dichiarazioni di Gesù potevano, nel corso della trasmissione di materiale folcloristico orale, essere convertiti in un episodio narrativo del quale una sua data dichiarazione era la conclusione oppure, invertendo le cose, il fattore formante. Poiché questo studio si concentrava sulla ''forma esteriore'' delle pericopi, era noto in tedesco col nome [[w:Critica delle forme|''Form Geschichte'' (Critica delle forme)]]. I due studiosi e rispettive opere erano [[w:Martin Dibelius|Martin Dibelius]], ''Die Formgeschichte des Evangeliums'' ("La critica delle forme dei Vangeli"), pubblicata nel 1919; e [[w:Rudolf Bultmann|Rudolf Bultmann]], ''Die Geschichte der synoptischen Tradition'' ("La storia della tradizione sinottica"), pubblicata nel 1921.<ref name="DibelBult">Werner Georg Kümmel, [http://mdz10.bib-bvb.de/~db/0001/bsb00016319/images/index.html?seite=648 "Dibelius, Martin"] su ''[[w:Neue Deutsche Biographie|Neue Deutsche Biographie]]'', Vol. 3, [w:Duncker & Humblot|Duncker & Humblot]], Berlino, 1957; Werner Georg Kümmel, "Dibelius, Martin", su ''Theologische Realenzyklopädie'' (TRE), Band 8, de Gruyter, Berlino/New York, 1981, S. 726–729. Solo recentemente l'opera di Bultmann è stata pubblicata in Italia, col titolo ''La storia dei vangeli sinottici'', Mesagne 1996. Cfr. anche [http://www.treccani.it/enciclopedia/rudolf-bultmann/ "Bultmann ‹bùltman›, Rudolf"], voce nella ''Enciclopedia Italiana'', ed. online, sito ''treccani.it'' <small>URL visitato il 27/03/2015</small>; [http://digilander.libero.it/moses/bultmann.html "Il teologo della demitizzazione"] da ''Moses. La filosofia del Novecento''. <small>URL visitato il 27/03/2015</small>. Klausner non cita mai Schmidt, Dibelius o Bultmann.</ref> Entrambi iniziarono la rispettiva analisi classificando prima i materiali in categorie che ne indicavano la forma: un detto, un episodio, un episodio esteso, e così via. Dibelius fu molto più conservatore di Bultmann. Quest'ultimo, mentre toglieva via gli strati di crescente tradizione apparentemente per ripristinare il materiale originale a quello che era al tempo di Gesù, o sulla bocca di Gesù, finì per attribuire quasi tutto alla chiesa, non trovando nulla da attribuire a Gesù ad eccezione della escatologia.<ref>La critica delle forme giunse alla proprie conclusioni rispondendo alla domanda "Qual'è la ''situazione di vita reale'' di questa pericope?" La frase originale ''Sitz im Leben'' divenne lo slogan degli esperti in questo campo di studio.</ref> Dal tempo di Schweitzer alla fine della Prima Guerra Mondiale, rinacque un tipo di liberalismo conservatore per lo studio neotestamentario, uno sviluppo che esamineremo in seguito. Come risultato, Bultmann in particolare fu duramente attaccato per il suo scetticismo eccessivo.<ref>Nel 1926 Bultmann pubblicò ''Jesus'', tradotto in inglese nel 1934 col titolo [http://www.religion-online.org/showbook.asp?title=426 ''Jesus: The Word''], ed in italiano ''Gesù'' nel 2000/2003. A differenza dei suoi scritti specialistici, questo libro presenta un Gesù che chiama gli uomini a prendere decisioni basilari e predica un'obbedienza radicale a Dio, trascendendo la visione ebraica dell'obbedienza.</ref> La critica delle forme dominò lo studio dei Vangeli fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.<ref name="Storico"/>