Storia della letteratura italiana/La corte di Lorenzo il Magnifico: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ortografia e modifiche minori |
modifiche minori |
||
Riga 1:
{{Storia della letteratura italiana|sezione=2}}
Lorenzo de' Medici detto il Magnifico nel 1469 succede al padre Piero nell'amministrazione di Firenze. Sotto la sua guida la città conosce un periodo di splendore e accresce la sua importanza artistico-letteraria; lo stesso Lorenzo è autore di svariati componimenti. Il suo sforzo di affinare e ripulire la lingua toscana fondandola sui canoni poetici due e trecenteschi culmina nella ''Raccolta Aragonense'', un'antologia della lirica in lingua toscana i cui maggiori esponenti sono Cavalcanti, [[../Dante Alighieri|Dante]] e [[../Francesco Petrarca|Petrarca]]. È inoltre mecenate per molti artisti che si riuniscono alla sua corte
== Lorenzo de' Medici, tra politica e letteratura ==
[[File:Lorenzo_de_Medici.jpg|thumb|left|Lorenzo de' Medici ritratto da Agnolo Bronzino. 1555-1565, Firenze, Galleria degli Uffizi]]
Nel 1464 muore Cosimo de' Medici e pochi anni dopo, nel 1469, scompare anche il suo successore Piero. Il potere passa quindi al figlio di quest'ultimo, Lorenzo (Firenze, 1º gennaio 1449 – Careggi, 8 aprile 1492), che fino alla sua morte guiderà Firenze seguendo l'esempio del nonno Cosimo.
Firenze ha un ruolo centrale nella vita politica e culturale della penisola italiana nella seconda metà del Quattrocento. Lorenzo tesse una sapiente rete di relazioni diplomatiche con gli altri Stati regionali e accresce il prestigio della città come centro culturale di livello europeo. A Firenze si raccolgono artisti, letterati e umanisti impegnati nello studio della cultura greca classica. Viene inoltre fondata una scuola filosofica che si rifà al pensiero di Platone e al platonismo, e che ha in Marsilio Ficino il suo animatore e massimo esponente. Lorenzo però sostiene anche la tradizione municipale e la letteratura in volgare, che attorno al 1470 rifiorisce e si confronta con la nuova cultura umanistica.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2002 | Einaudi | Torino | pp= 215-216 }}</ref>
Lo stesso Lorenzo de' Medici coltiva diversi interessi, tra cui la letteratura. Questa sua passione era già fiorita quando, poco più che ventenne,
I componimenti di Lorenzo sono però di difficile collocazione cronologica, anche perché l'autore è più volte ritornato sugli stessi testi. Un'edizione, peraltro incompleta, delle sue ''Poesie volgari'' è stata pubblicata solo nel 1554. In una prima fase, che inizia prima della presa del potere e si prolunga fino all'inizio degli anni settanta, la sua produzione segue due direzioni: una lirica
Verso la fine della sua vita, anche Lorenzo risente delle inquietudini religiose dovute alla predicazione di Savonarola. Si dedica quindi ad alcune opere di letteratura religiosa popolare, componendo alcune laude, tra cui la ''Rappresentazione di Giovanni e Paolo''. La produzione più celebre di Lorenzo è però legata ai canti carnascialeschi, un genere letterario legato ai festeggiamenti del carnevale. Tra questi si ricorda la ''Canzone di Bacco'', con la sua famosa ripresa<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2002 | Einaudi | Torino | pp= 222-224 }}</ref>
{{quote|Quant'è bella giovinezza<br />che si fugge tuttavia}}
Riga 20:
Lorenzo de' Medici raccolse attorno a sé una vera e propria "brigata", un gruppo di poeti e umanisti dediti alla letteratura in volgare.
Uno di questi è [[../Poliziano|Angelo Ambrogini detto il Poliziano]]. Il soprannome è dovuto al suo paese d'origine, Montepulciano, che lascia nel 1464, a soli dieci anni, per andare a studiare greco e latino a Firenze. Alla corte di Lorenzo il Magnifico
Più estroversa è invece la figura del fiorentino [[../Luigi Pulci|Luigi Pulci]]: nato nel 1432, entra alla corte medicea nel 1460, dove il suo temperamento bizzarro, scherzoso e irriverente viene dapprima apprezzato, per poi essere motivo d'emarginazione all'avvento della nuova visione culturale portata da Ficino. Stesso trattamento gli sarà riservato dagli altri signori dai quali cercherà protezione. Muore a Padova nel 1484, seppellito come eretico in terra sconsacrata. Il suo stampo bonario, materialista e antireligioso si imprimerà in tutte le sue opere e nei
[[File:Pico1.jpg|thumb|Giovanni Pico della Mirandola ritratto da Cristofano dell'Altissimo]]
Tra i membri più in vista c'è anche Giovanni Pico della Mirandola (Mirandola, 24 febbraio 1463 – Firenze, 17 novembre 1494). Matematico, filosofo di formazione aristotelica, nato nella nobile famiglia dei signori di Mirandola, si stabilisce nella Firenze laurenziana nel 1486. A lui si deve l'introduzione
== La scuola neoplatonica di Firenze ==
[[File:Marsilio Ficino - Angel Appearing to Zacharias (detail).jpg|thumb|left|Marsilio Ficino, dettaglio della scena dell'Annuncio dell'angelo a Zaccaria, di Domenico Ghirlandaio, in Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze]]
Durante la signoria dei Medici a Firenze l'attenzione degli intellettuali si sposta dalle tematiche civili a quelle metafisiche. Massima espressione di questo mutamento è la filosofia platonica di Marsilio Ficino (Figline Valdarno, 19 ottobre 1433 – Careggi, 1º ottobre 1499).
Già Petrarca e i primi umanisti
I risultati di questi nuovi interessi vengono raccolti da Marsilio Ficino, che tradurrà in latino le opere di Platone e altri scritti neoplatonici, tra cui i testi ermetici. Ficino inoltre
== Note ==
|