Storia della letteratura italiana/Umanesimo civile: differenze tra le versioni

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In Veneto rimane viva l'influenza di Petrarca, che aveva vissuto a Venezia, Arquà e Padova. L'Umanesimo che vi si sviluppa si caratterizza per gli interessi filologici e antiquari. In particolare, lo studio del greco è favorito dai rapporti con l'Oriente bizantino, mentre Guarino Veronese e Vittorio da Feltre con le loro lezioni diffonderanno l'interesse per le questioni pedagogiche. A Venezia infine si segnala una grande fioritura artistica (con pittori come Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Vittore Carpaccio), ma anche l'attività dello stampatore ed erudito Aldo Manuzio, che con la sua bottega favorisce la diffusione dei classici in edizioni curate filologicamente.<ref name="Baldi61"/>
 
L'Umanesimo si diffonde anche a Milano sotto il patrocinio dei Visconti prima e degli Sforza poi. Peculiare è la polemica con l'ambiente fiorentino, il quale a sua volta accuserà di tirannia il governo visconteo (di contro alla ''florentina libertas''). A Milano è inoltre collegata l'università di Pavia, dove insegnano Antonio Beccadelli e [[../Lorenzo Valla|Lorenzo Valla]]. Importante è l'attività del poeta cortigiano Francesco Filelfo (Tolentino, 25 luglio 1398 – Firenze, 31 luglio 1481), autore di un poema in latino, la ''Sforziade''. In seguito, Ludovico il Moro chiamerà a Milano artisti del calibro di Bramante e Leonardo da Vinci.<ref name="Baldi61"/>
 
Presso i Gonzaga, a Mantova, opera il già citato Vittorino da Feltre, che apre una scuola alla ca' Zoiosa. Nella città soggiornano anche [[../Poliziano|Poliziano]], che per una festa nuziale scrive la ''Favola di Orfeo'', e il pittore Andrea Mantegna, autore degli affreschi della ''Camera degli Sposi'' nel Palazzo ducale.<ref name="Baldi62">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=62 }}</ref>
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Con l'Umanesimo si diffonde un senso di rinascita e di ritorno ai fasti della civiltà classica. Da qui scaturisce una concezione polemica della ''media aetas'', cioè del Medioevo visto come periodo di barbarie. La nuova civiltà si basa sul principio dell'imitazione dei classici, il cui modello deve essere ripreso in ogni campo. Non si tratta però di una riproduzione passiva: il proposito è piuttosto quello di costruire il mondo concreto del presente attraverso l'esempio di chi, in passato, ha saputo giungere a una piena realizzazione di sé. Da tutto questo nasce l'esigenza, sentita già da Boccaccio e Petrarca, di conoscere meglio e più a fondo le opere degli antichi, ampliando il canone delle opere latine e greche trasmesso dai dotti medievali attraverso la ricerca di autori e testi caduti nell'oblio. Gli intellettuali umanisti iniziano quindi a frequentare le biblioteche per recuperare i manoscritti di cui nessuno ricordava l'esistenza. In questo modo vengono riportate alla luce opere di autori come Lucrezio o Quintiliano.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | pp=55-56}}</ref>
 
[[File:Lorenzo Valla - Imagines philologorum.jpg|thumb|left|Lorenzo Valla]]
Cambia anche il modo di approcciarsi ai classici. Gli uomini del Quattrocento maturano maggiore coscienza della distanza rispetto all'antichità, e per questo tentano di recuperare questa cultura nella sua essenzialità più autentica. Cessa inoltre la reverenza che nel Medioevo veniva tributata ai classici in quanto latori di verità assolute; al contrario, gli intellettuali quattrocenteschi considerano i testi antichi opere di uomini concreti vissuti in un determinato momento storico, il cui significato può essere compreso solo ricostruendo il contesto in cui sono stati scritti. Nascono quindi nuove esigenze: anzitutto la conoscenza del latino classico, diverso da quello utilizzato dai dotti dell'epoca; in secondo luogo, è indispensabile stabilire il testo corretto, emendandolo dalle alterazioni per riportarlo alla sua versione originale. Si sviluppa così la filologia, che rifiuta l'autorità della tradizione ma sceglie di verificare sempre le fonti. In essa è implicita l'idea che la verità non sia data una volte per tutte dall<nowiki>'</nowiki>''auctoritas'', ma al contrario deve essere indagata anche al di là dei limiti delle attuali conoscenze. Esempio significativo è la vicenda legata alla "donazione di Costantino", un documento secondo il quale l'imperatore avrebbe lasciato Roma al papa, trasmettendogli quindi anche il potere temporale. Valla invece dimostrerà che il documento non può essere stato scritto in età romana ma è un falso medioevale. La nuova mentalità umanistica non si ferma tuttavia ai testi letterari, ma si allarga allo studio della natura.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | pp=56-57}}</ref>
 
Cambia anche il modo di approcciarsi ai classici. Gli uomini del Quattrocento maturano maggiore coscienza della distanza rispetto all'antichità, e per questo tentano di recuperare questa cultura nella sua essenzialità più autentica. Cessa inoltre la reverenza che nel Medioevo veniva tributata ai classici in quanto latori di verità assolute; al contrario, gli intellettuali quattrocenteschi considerano i testi antichi opere di uomini concreti vissuti in un determinato momento storico, il cui significato può essere compreso solo ricostruendo il contesto in cui sono stati scritti. Nascono quindi nuove esigenze: anzitutto la conoscenza del latino classico, diverso da quello utilizzato dai dotti dell'epoca; in secondo luogo, è indispensabile stabilire il testo corretto, emendandolo dalle alterazioni per riportarlo alla sua versione originale. Si sviluppa così la filologia, che rifiuta l'autorità della tradizione ma sceglie di verificare sempre le fonti. In essa è implicita l'idea che la verità non sia data una volte per tutte dall<nowiki>'</nowiki>''auctoritas'', ma al contrario deve essere indagata anche al di là dei limiti delle attuali conoscenze. Esempio significativo è la vicenda legata alla "donazione di Costantino", un documento secondo il quale l'imperatore avrebbe lasciato Roma al papa, trasmettendogli quindi anche il potere temporale. Valla invece dimostrerà che il documento non può essere stato scritto in età romana ma è un falso medioevale. La nuova mentalità umanistica non si ferma tuttavia ai testi letterari, ma si allarga allo studio della natura.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | pp=56-57}}</ref>
 
Significativa è la vicenda legata alla "donazione di Costantino", un documento secondo il quale l'imperatore avrebbe lasciato Roma al papa, trasmettendogli quindi anche il potere temporale. Lorenzo Valla (Roma, 1405 – Roma, 1457) invece dimostrerà, nel ''De falso credita et ementita Constantini donatione'', che il documento non può essere stato scritto in età romana ma è un falso medioevale.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | pp=56-57}}</ref> Cultore delle lettere e della lingua latina, Valla scriverà anche altre opere in latino, tra cui il dialogo ''De vero falsoque bono'', in cui rivaluta l'etica epicurea, e gli ''Elegantiarum latinae linguae libri sex'', una trattazione della grammatica latina sul modello ciceroniano.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=212+ }}</ref>
 
== Note ==