Storia della letteratura italiana/Giovanni Boccaccio: differenze tra le versioni

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=== ''La caccia di Diana'' ===
{{vedi source|La caccia di Diana}}
Poemetto di 18 canti in terzine, cherisalente celebraa prima del 1334. Celebra in chiave mitologica alcune gentildonne napoletane. Le ninfe, seguaci della casta Diana, si ribellano alla dea ed offrono le loro prede di caccia a Venere, che trasforma gli animali in bellissimi uomini. Tra questi vi è anche il giovane Boccaccio che, grazie all'amore, diviene un uomo pieno di virtù: il poemetto propone, dunque, una concezione cortese e [[../Lo stilnovo|stilnovistica]] dell'amore che ingentilisce e nobilita l'uomo.
 
=== Il ''Filostrato'' ===
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Il ''Filostrato'' (che alla lettera dovrebbe significare nel greco approssimativo del Boccaccio "vinto d'amore") è un poemetto scritto in ottave che narra la tragica storia di Troilo, figlio del re di Troia Priamo, che si era innamorato della principessa greca Criseida. La donna, in seguito a uno scambio di prigionieri, torna al campo greco, e dimentica Troilo. Quando Criseida in seguito si innamora di Diomede, Troilo si dispera e va incontro alla morte per mano di Achille.
 
NellLa datazione dell'opera lè problematica: alcuni storici la collocano prima del 'autore'Filocolo'', altri alla fine del periodo napoletano.<ref name="Ferroni167">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=167 }}</ref> Boccaccio si confronta in maniera diretta con la precedente tradizione dei cantari, fissando i parametri per un nuovo tipo di ottava essenziale per tutta la letteratura italiana fino al Seicento. Il linguaggio adottato è difficile, altolocato, spedito, a differenza di quello presente nel ''Filocolo'', in cui è molto sovrabbondante.
 
=== Il ''Filocolo'' ===
{{vedi source|Filocolo}}
Il ''Filocolo'' (che, secondo un'etimologia approssimativa, significa "fatica d'amore") è un romanzo in prosa, e rappresenta quindi una svolta rispetto ai romanzi delle origini scritti in versi. Anche in questo caso la datazione non è agevole, ma sembra plausibile che sia stato concluso nel 1336. Boccaccio in particolare riprende una materia già trattata dalla tradizione romanza, narrata dapprima in un poemetto francese e poi nel ''Cantare di Fiorio e Brancifiore'', uno dei primi cantari toscani. Boccaccio però riprende la trama ampliandola sul modello del romanzo alessandrino, moltiplicando le vicende e ricorrendo ad antefatti e digressioni.<ref name="Ferroni167" />

La storia ha due protagonisti, Florio, figlio di un re saraceno, e Biancifiore, una schiava cristiana abbandonata da bambina. I due fanciulli crescono assieme e da grandi, in seguito alla lettura del libro di Ovidio ''Ars Amatoria'' si innamorano, come era successo per Paolo e Francesca dopo avere letto di Ginevra e Lancillotto. Tuttavia il padre di Florio decide di separarli vendendo Biancifiore a dei mercanti. Florio decide di andarla a cercare e dopo mille peripezie la reincontra. Infine il giovane si converte al cristianesimo e sposa la fanciulla.
 
=== ''Teseida delle nozze d'Emilia'' ===
{{vedi source|La Teseide}}
Il ''Teseida'' è un poema epico in ottave in cui si rievocano le gesta di Teseo che combatte contro Tebe e le amazzoni. L'opera, scritta tra il 1339 e il 1340, costituisce il primo caso in assoluto nella letteratura italiana di poema epico in volgare e già si manifesta la tendenza di Boccaccio a isolare nuclei narrativi sentimentali, cosicché il vero centro della narrazione finisce per essere l'amore dei prigionieri tebani Arcita e Palemone, molto amici, per Emilia, regina delle amazzoni e cognata di Teseo; il duello fra i due innamorati si conclude con la morte di Arcita e le nozze tra Palemone ed Emilia.
 
== Opere del periodo fiorentino ==
[[File:BoccaccioPavek.jpg|thumb|Busto del Boccaccio presso la Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo a Certaldo]]
Nel 1340-1341 Boccaccio lascia la corte napoletana e torna a Firenze. I modi della letteratura cortese a cui si era formato vengono ora adattati alla nuova realtà borghese in cui si trova a vivere e operare.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=168 }}</ref>
 
=== ''Comedia delle ninfe fiorentine'' ===
La ''Comedia delle ninfe fiorentine'' (o ''Ninfale d'Ameto'') è una narrazione in prosa, inframmezzata da componimenti in terzine cantati da vari personaggi, scritta tra il 1341 e il 1342. Narra la storia di Ameto un rozzo pastore che un giorno incontra delle ninfe devote a Venere e si innamora di una di esse, Lia. Nel giorno della festa di Venere le ninfe si raccolgono intorno al pastore e gli raccontano le loro storie d'amore. Alla fine Ameto è immerso in un bagno purificatore e comprende così il significato allegorico della sua esperienza: le ninfe rappresentano la virtù e l'incontro con esse lo ha trasformato da essere rozzo e animalesco in un uomo.
 
=== ''Amorosa visione'' ===
{{vedi source|Amorosa visione}}
Si tratta di un poema in terzine suddiviso in cinquanta canti, sul modello dantesco, composto tra il 1342 e il 1343. La narrazione vera e propria è preceduta da un proemio costituito da tre sonetti che, nel loro complesso, formano un immenso acrostico: essi sono composti da parole le cui lettere (vocali e consonanti) corrispondono ordinatamente e progressivamente alle rispettive lettere iniziali di ciascuna terzina del poema.
 
La vicenda descrive l'esperienza onirica di Boccaccio che, sotto la guida di una donna gentile giunge a un castello, sulle cui mura sono rappresentate scene allegoriche che vedono protagonisti illustri personaggi del passato. Più in dettaglio in una stanza sono rappresentati i trionfi di Sapienza, Gloria, Amore e Ricchezza, nell'altra quello della Fortuna.
 
Inevitabile segnalare lampanti l'affinità e influenza non latente con i pressoché contemporanei ''Trionfi'' del Petrarca. Inoltre la precisa descrizione degli affreschi ha permesso ad alcuni critici di identificare il castello boccacciano con Castel Nuovo di Napoli, affrescato da Giotto. Dopo essersi soffermato con sfoggio di erudizione sulle bellezze degli affreschi Boccaccio passa in un giardino dove incontra Madonna Fiammetta e tenta di abusare di lei nel sonno.
 
Il risveglio tempestivo della donna e il fatto che questa ricordi al poeta il pericolo dell'imminente ritorno della guida prevengono l'attuarsi del gesto. Di lì a poco infatti la "donna gentil" torna affermando che il poeta potrà giungere al pieno possesso dell'amata conducendo una vita improntata ai virtuosi precetti il cui apprendimento era stato scopo essenziale del viaggio.
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{{vedi source|Elegia di madonna Fiammetta}}
[[File:A Vision of Fiammetta by Dante Gabriel Rossetti.jpg|thumb|Dante Gabriel Rossetti, ''Visione di Fiammetta''. Andrew Lloyd Webber Collection, 1878]]
Romanzo in prosa suddiviso in nove capitoli, checomposto raccontaforse tra il 1343 e il 1344. Racconta di una dama napoletana abbandonata e dimenticata dal giovane fiorentino Panfilo. La lontananza di Panfilo le crea grande tormento accresciuto dal fatto che Fiammetta è sposata e deve nascondere al marito il motivo della sua infelicità. L'opera ha la forma di una lunga lettera, rivolta alle donne innamorate; la lunga confessione della protagonista consente una minuziosa introspezione psicologica. La vicenda è narrata dal punto di vista della donna, un elemento assolutamente innovativo rispetto a una tradizione letteraria nella quale la donna era stata oggetto e non soggetto amoroso: essa non viene più a essere ombra e proiezione della passione dell'uomo ma attrice della vicenda amorosa; vi è, quindi, il passaggio della figura femminile da un ruolo passivo ad un ruolo attivo.
 
Il romanzo racconta di Fiammetta che incontra Panfilo in una chiesa e ne diviene subito amante; segue un periodo felice, interrotto dalla partenza dell'innamorato per Firenze. La vicenda continua con una successione di peripezie: inizialmente viene a sapere che Panfilo si è sposato per cui si rassegna alla dolorosa verità; la notizia viene smentita e l'eroina scopre che il suo amato è felicemente fidanzato con una fiorentina. Presa allora dalla gelosia tenta di uccidersi, ma la nutrice glielo impedisce. A questo punto Fiammetta tenta di consolarsi rievocando amori infelici di personaggi mitici o storici, solo per scoprirsi più misera ed infelice di loro e giungere ad una rivendicazione del primato nella sofferenza. Alla fine si viene a sapere di un prossimo ritorno di Panfilo a Napoli, ed ella ritorna a sperare.
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=== ''Ninfale fiesolano'' ===
{{vedi source|Ninfale fiesolano}}
''Ninfale fiesolano'' è un poemetto eziologico indi 473 ottave in cui si raccontano le origini di Fiesole e Firenze: l'opera è un cordiale omaggio alla città di Firenze. La composizione si colloca probabilmente tra il 1344 e il 1346, poco prima del ''Decameron''. Il giovane pastore Africo, che vive sulle colline di Fiesole coi genitori, sorpresa nei boschi un'adunata di ninfe di Diana, si innamora di Mensola, che, con le altre ninfe della dea, è obbligata alla castità. Vaga inutilmente a lungo alla sua ricerca. Venere, apparsagli durante il sonno, promette di aiutarlo.
 
Della sua sofferenza e delle nascoste ragioni di tale sofferenza si accorge il padre di Africo, che con grande affetto lo ammonisce a non cercare le ninfe, ricordandogli con una storia la terribile sorte che colpisce coloro che osano sfidare la dea. Africo e Mensola, però, con uno stratagemma riescono ad amarsi ed innamorarsi. La ninfa però, resasi conto del suo errore, e del rischio in cui stava mettendo se stessa e il suo innamorato, decide di sfuggirgli. Africo, disperato, si uccide e il suo sangue cade nel fiume che poi assumerà il suo nome. La ninfa però è incinta, e nonostante si sia nascosta in una grotta, aiutata dalle ninfe più anziane, viene un giorno scoperta da Diana, che la trasforma nell'acqua del fiume che da quel giorno in poi assumerà il suo nome. Il bambino viene invece affidato ad una vecchia ninfa che lo consegnerà alla madre del povero pastore.