Platone: istruzioni per il mondo delle idee/Gorgia: differenze tra le versioni
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Ci sono, ancora oggi, delle questioni aperte da Platone e non ancora concluse. Tra queste la persuasione. Viviamo in un mondo in cui non ci interessa il vero in sé, ma ciò che assomiglia al vero e che può essere accolto con facilità in quanto convincente. Infatti è proprio questo che ci insegna la retorica: non importa cosa è vero, ma come riusciamo ad arrivare al nostro scopo. Quindi Platone non condanna la retorica in sé in quanto metodo, ma condanna l'uso distorto di questa da parte dei politici. Infatti Socrate afferma che la retorica è per l'anima l'equivalente che la culinaria è per il corpo. La retorica è ancora oggi oggetto di avversione. Alcuni dizionari la definiscono anche «caratterizzata da magniloquenza, da ricercatezza, ma priva di validi contenuti, povera di sostanza». Invece l'eloquenza, che alcune volte viene considerata sinonimo di retorica, viene definita «l'arte di esporre gli argomenti in maniera appropriata, elegante e persuasiva». Ma bisogna precisare che l'eloquenza greca o latina è «l'insieme delle norme retoriche seguite dagli oratori greci e latini».
Quindi possiamo definire la retorica come prodotto dell'eloquenza. In conclusione si può affermare che la retorica è utile ai giorni nostri in quanto grazie ad essa possiamo essere convincenti e persuasivi. Inoltre, come dice Platone, l’anima più infelice è colei che, essendo malvagia compie ingiustizie e non vive nel bene. Anche se crede di vivere meglio degli altri in quanto è sfuggita alla sua punizione, si porterà fino alla morte il senso di colpa e quindi vivrà male.
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