La religione greca/Le religioni dei misteri/Il Dionisismo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ortografia
Riga 12:
{{quote|Più ancora degli altri dèi greci, Dioniso sorprende per la molteplicità e la novità delle sue epifanie, per la varietà delle sue trasformazioni. È in perenne movimento; penetra ovunque, in tutti i paesi, presso tutti i popoli, in tutte le religioni, pronto ad associarsi a divinità diverse, anzi perfino antagoniste (per esempio Demetra, Apollo). È, senza dubbio, l'unico dio greco che, rivelandosi sotto aspetti differenti, affascina e attrae tanto i contadini che le ''élites'' intellettuali, i politici e i contemplativi, gli orgiastici e gli asceti. L'ebbrezza, l'erotismo, la fertilità universale, ma anche le esperienze indimenticabili suscitate dal ritorno periodico dei morti, o dalla ''mania'', dallo sprofondare nell'incoscienza animale o dall'estasi dell'enthousiasmos - tutti questi terrori e rivelazioni hanno un'unica origine: la ''presenza del dio''. La sua natura esprime l'unità paradossale della vita e della morte. Per questo, Dioniso costituisce un tipo di divinità radicalmente diverso dagli Olimpî. Era forse, tra tutti gli dèi, il più ''vicino'' agli uomini? In ogni caso ci si poteva avvicinare a lui, si giungeva a incorporarlo, e l'estasi della ''mania'' dimostrava che la condizione umana poteva essere oltrepassata.|Mircea Eliade. ''Dioniso o le beatitudini ritrovate'' in ''Storia delle credenze e delle idee religiose'', vol. I. Milano, Rizzoli, 2006, p. 402}}
 
La presenza del dio Dioniso, quindi il differente stato di coscienza che provocava tale estasi (Βακχεία), da ununa parte consentiva ai ''mýstai'' di profetizzare in modo del tutto differente da quello "omerico" dove, in quest'ultimo caso, la profezia nasceva dalle interpretazioni di segni causali esterni mentre nell'"orgia" bacchica sorgeva invece dall'"entusiasmo", ovvero dalla possessione divina; dall'altra forniva il supporto a credenze secondo le quali la ''psyché'' liberatasi del corpo si univa alla divinità acquisendo così uno stato "superiore" all'ordinario<ref>Cfr. Erwin Rohde. ''Op.cit.'' pp. 291 e sgg.</ref>.
 
==Note==