Storia della letteratura italiana/Giovanni Boccaccio: differenze tra le versioni

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Giovanni Boccaccio è il primo grande narratore italiano, e le sue opere sono caratterizzate da un'esplicita consapevolezza teorica. Amico del più vecchio Petrarca e grande studioso di Dante, nella sua vita si impegnò, oltre che nella scrittura, nella costante ricerca e trascrizione di opere classiche. Nella produzione di Boccaccio si possono distinguere le opere della giovinezza (periodo napoletano), della maturità (periodo fiorentino) e della vecchiaia. La sua opera più importante e conosciuta è il ''Decameron''. Il profilo culturale di Boccaccio si delinea in tre filoni fondamentali: la tradizione medievale e i modelli cortesi, l'insegnamento dantesco e gli studi classici.
 
Nella produzione del Boccaccio si possono distinguere le opere della giovinezza (periodo napoletano), della maturità (periodo fiorentino) e della vecchiaia. La sua opera più importante e conosciuta è il ''Decameron''. Il profilo culturale di Boccaccio si delinea in tre filoni fondamentali:
 
* tradizione medievale e modelli cortesi,
* insegnamento dantesco,
* studi classici.
 
== La vita ==
[[File:Andrea del Castagno Giovanni Boccaccio c 1450.jpg|thumb|left|Andrea del Castagno, Giovanni Boccaccio, particolare del Ciclo degli uomini e donne illustri, affresco, 1450, Galleria degli Uffizi, Firenze]]
Sulla vita di Boccaccio ci rimane un'autobiografia di dubbia attendibilità: a oggi non si conoscono esattamente né il luogo né la data di nascita. Il padre, Boccaccio di Chellino, era un agente dei Bardi, una potente famiglia di banchieri fiorentini, e per motivi di lavoro soggiornava spesso a Parigi. Fino all'inizio del Novecento si è quindi ipotizzato che quella fosse la città natale dello scrittore. Studi successivi portano invece a supporre che Boccaccio sia nato tra il giugno e il luglio 1313 a Firenze oppure a Certaldo, il borgo della Val d'Elsa da cui proveniva famiglia. Sembra inoltre che fosse figlio illegittimo, natoe dall'unioneche della padremadre con una donnafosse di umili origini.
 
Riconosciuto dal padre, che nel 1320 si sposerà con Margherita de' Mardoli, trascorre l'infanzia nella casa paterna a Firenze. Qui Boccaccio è allievo di Giovanni Mazzuoli da Strada, padre dell'amico e futuro poeta Zanobi da Strada. Nell'ambiente fiorentino Boccaccio matura una grande passione per la poesia dantesca una grande passione, contrariamentescontrandosi allacon la volontà del padre, che lo avvia agli studi per diventare mercante. Negli anni tra il 1525 e il 1528 si trasferisce a Napoli, dove l'occupazione di commesso al banco dei Bardi sollecita in lui un penetrante spirito di osservazione. La sua formazione umana va arricchendosi tra le esperienze nell'ambiente mercantile e nella corte angioina, a cui può accedere grazie all'amicizia di suo padre con Niccolò Acciaiuoli, una delle personalità più influenti nella Napoli del tempo.
 
Negli anni trenta Boccaccio, forte della solida condizione economica garantita dal padre, matura la sua vocazione letteraria. È suggestionato dalle esperienze culturali che incontrava nella corte angioina, di cui può consultare i volumi della biblioteca: si appassiona alla cultura latina, alla letteratura cortese proveniente dalla Francia, all'erudizione storica. Scrive in latino ma soprattutto in volgare, lavorando a testi per la corte napoletana. Compone ''La caccia di Diana'' (forse 1334) e il ''Filostrato'' (forse 1335). Dà inoltre forma letteraria alla sua storia d'amore con Fiammetta, protagonista assoluta della sua produzione precedente al ''Decameron''. Per la donna amata, che viene presentata come una figlia del re Roberto, Boccaccio scrive il ''Filocolo'' (1336) e a lei dedica il ''Teseida'' (forse 1340-1341), il primo poema epico in volgare italiano. Nell'ambiente di corte creainventa e diffonde inoltre alcuni miti sulla sua vita e le sue origini.
 
Nel 1340 torna a Firenze, a causa della crisi dei Bardi e di problemi familiari. Dalla vita gaudente che conduceva a Napoli, Boccaccio piomba nelle ristrettezze economiche. Trascorre comunque brevi periodi lontano dalla città, in cerca di una sistemazione migliore. Compone la ''Comedia delle ninfe'', l<nowiki>'</nowiki>''Amorosa visione'', l<nowiki>'</nowiki>''Elegia di Madonna Fiammetta'' e il ''Ninfale fiesolano''. Nel 1348 assiste alla peste di Firenze, che ucciderà sia il padre sia lla matrigna,. eLa ladescrizione cuidel descrizionemorbo sarà alla base del ''Decameron''. Proprio in questi anni, mentre è impegnato ad amministrare i beni di famiglia, Boccaccio lavora alla sua opera più importante, che vedrà la sua forma definitiva nel 1351.
 
Intanto, il poeta aveva acquisito prestigio tra i suoi concittadini. Nel 1350 è ambasciatore presso i signori di Romagna, e tra gli altri ha l'incarico di consegnare dieci fiorini d'oro a suor Beatrice, figlia di Dante, come parziale risarcimento per i danni subiti dalla sua famiglia. Nel 1351 la sua carriera diplomatica conosce un'accelerazione. Eletto camerlengo del Comune, viene poi inviato a trattare con la regina di Napoli per l'acquisizione di Prato. Tra la fine del 1351 e l'inizio del 1352 è ambasciatore in Tirolo, allo scopo di stipulare un'alleanza con Lodovico di Baviera, marchese di Brandeburgo, contro i Visconti di Milano.
 
Negli stessi anni approfondisce il suo rapporto con la letteratura, riflettendo sui valori morali della sua condizione di letterato. Decisivo è il suo incontro con Petrarca, verso cui nutre una vera e propria venerazione, tanto da considerarlo il proprio ''magister''. Durante un viaggio verso Roma, in occasione del Giubileo del 1350, Petrarca si ferma a Firenze ed è ospite in casa di Boccaccio. I due si incontreranno nuovamente nella primavera del 1351, nella casa padovana di Petrarca. In quell'occasione Boccaccio portava all'amico l'offerta, poi rifiutata, di assumere una cattedra presso lo Studio di Firenze. In seguito, Boccaccio provaproverà delusione quando Petrarca accetta l'ospitalità dei Visconti, nemici di Firenze, ma i rapporti tra i due rimarranno comunque buoni.
 
[[File:Casa Boccaccio.JPG|thumb|La casa di Boccaccio a Certaldo]]
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Tra il 1355 e il 1365 Boccaccio è membro dell'ufficio «della condotta». Svolge poi nuove missioni diplomatiche: nel 1354 è ambasciatore ad Avignone presso papa Innocenzo VI; nel 1359 è per un breve periodo in Lombardia, durante una fase di distensione tra Firenze e Milano, e con l'occasione visita la biblioteca di Petrarca; nel 1365 è di nuovo ad Avignone, presso Urbano V; nel 1367 porge, a nome dei fiorentini, gli omaggi allo stesso pontefice, tornato a Roma. Persistono tuttavia le difficoltà economiche seguite alla crisi dei Bardi. Aiutato da Acciaiuoli tenta di tornare a Napoli ma le due esperienze nel regno, nel 1355 e nel 1362, si rivelano infruttuose. Come risultato della sua delusione, 1363 invierà contro Acciaiuoli un feroce ''pamphlet''. Nel 1355 era intanto morta la figlioletta Violante, una dei vari figli illegittimi che Boccacccio aveva avuto da diverse relazioni.
 
Continua la corrispondenza con Petrarca, a cui seguono vari incontri durante i quali i due letterati si scambiano volumi di classici. Boccaccio scrive ora opere in latino, in cui riflette con toni moralistici sulle vicende umane. Abbandona così l'idea della letteratura come diletto e inizia a scrivere opere per un pubblico dotto. Influenzato dal pacato Cristianesimocristianesimo dell'amico, dopo il 1350 conosce un rivolgimento spirituale, durante il quale dà ordine all'irrequietezza che aveva caratterizzato i suoi anni giovanili, prende gli ordini minori, diventa chierico e gli viene assegnata una cura d'anime. Dopo il 1360 Petrarca e Boccaccio sono ormai due protagonisti del rinnovamento culturale europeo: la casa di Boccaccio a Firenze diventa un punto di riferimento per gli intellettuali dell'epoca.
 
Nel 1370 tenta ancora una volta di tornare a Napoli, ma il viaggio si rivela una nuova delusione. Precocemente invecchiato, sofferente di idropisia e scabbia, si dedica a una revisione stilistica del ''Decameron'' e al completamento della ''Genealogia Deorum gentilium'', la sua maggiore opera in latino. Nel 1373 viene invitato dal Comune di Firenze a tenere una serie di letture pubbliche, con commento, della ''Commedia'' di Dante. Muore a Certaldo il 21 dicembre 1375.<ref>''Cronologia'' in {{cita libro|autore=Giovanni Boccaccio|curatore=Vittore Branca|titolo=Decameron|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1989|pp=XLIX-LIX}}</ref><ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | pp=162-165 }}</ref>
 
== Opere del periodo napoletano ==
[[File:Robert Anjou scribes.jpg|thumb|Cristoforo Orimina, ''Re Roberto d'Anjou circondato dai suoi scrivani'', miniatura del XIV secolo]]
Le opere della giovinezza riguardanorisalgono ilal periodo compreso tra il 1333 e il 1346. Tra le sue prime opere del periodo napoletano vengono ricordate ''Filocolo'' (1336-38), ''Filostrato'' (1335), ''Teseida'' (1339-1341), ''Caccia di Diana'' (1334-1338) e le ''Rime'' (la cui composizione rimandaavviene adin anni diversi).
 
=== ''La caccia di Diana'' ===
{{vedi source|La caccia di Diana}}
Poemetto di 18 canti in terzine, che celebra in chiave mitologica alcune gentildonne napoletane. Le ninfe, seguaci della casta Diana, si ribellano alla dea ed offrono le loro prede di caccia a Venere, che trasforma gli animali, in bellissimi uomini. Tra questi vi è anche il giovane Boccaccio che, grazie all'amore, diviene un uomo pieno di virtù: il poemetto propone, dunque, launa concezione cortese e [[../Lo stilnovo|stilnovistica]] dell'amore che ingentilisce e nobilita l'uomo.
 
=== Il ''Filostrato'' ===
{{vedi source|Il Filostrato}}
Il ''Filostrato'' (che alla lettera dovrebbe significare nel greco approssimativo del Boccaccio "vinto d'amore") è un poemetto scritto in ottave che narra la tragica storia di Troilo, figlio del re di Troia Priamo, che si era innamorato della principessa greca Criseida. La donna, in seguito ada uno scambio di prigionieri, torna al campo greco, e dimentica Troilo. Quando Criseida in seguito si innamora di Diomede, Troilo si dispera e va incontro alla morte per mano di Achille.
 
Nell'opera l'autore si confronta in maniera diretta con la precedente tradizione dei "cantari", fissando i parametri per un nuovo tipo di ottava essenziale per tutta la letteratura italiana fino al Seicento. Il linguaggio adottato è difficile, altolocato, spedito, a differenza di quello presente nel ''Filocolo'', in cui è molto sovrabbondante.
 
=== Il ''Filocolo'' ===
{{vedi source|Filocolo}}
Il ''Filocolo'', (che, secondo un'etimologia approssimativa, significa "fatica d'amore",) è un romanzo in prosa, rappresentandoe cosìrappresenta quindi una svolta rispetto ai romanzi delle origini scritti in versi. La storia ha due protagonisti, Florio, figlio di un re saraceno, e Biancifiore, una schiava cristiana abbandonata da bambina. I due fanciulli crescono assieme e da grandi, in seguito alla lettura del libro di Ovidio "''Ars Amandi"Amatoria'' si innamorano, come era successo per Paolo e Francesca dopo avere letto "di Ginevra e Lancillotto". Tuttavia il padre di Florio decide di separarli vendendo Biancifiore a dei mercanti. Florio decide quindi di andarla a cercare e dopo mille peripezie (da qui il titolo Filocolo=Fatica d'amore) la reincontra. Infine il giovane si converte al Cristianesimocristianesimo e sposa la fanciulla.
 
=== ''Teseida delle nozze d'Emilia'' ===
{{vedi source|La Teseide}}
Il ''Teseida'' è un poema epico in ottave in cui si rievocano le gesta di Teseo che combatte contro Tebe e le Amazzoniamazzoni. L'opera costituisce il primo caso in assoluto nella nostraletteratura storia letterariaitaliana di poema epico in volgare e già si manifesta la tendenza di Boccaccio a isolare nuclei narrativi sentimentali, cosicché il vero centro della narrazione finisce per essere l'amore dei prigionieri tebani Arcita e Palemone, molto amici, per Emilia, regina delle Amazzoniamazzoni e cognata di Teseo; il duello fra i due innamorati si conclude con la morte di Arcita e le nozze tra Palemone ed Emilia.
 
== Opere del periodo fiorentino ==
[[File:BoccaccioPavek.jpg|thumb|Busto del Boccaccio presso la Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo a Certaldo]]
=== ''Comedia delle ninfe fiorentine'' ===
La ''Comedia delle ninfe fiorentine'' (o ''Ninfale d'Ameto'') è una narrazione in prosa, inframmezzata da componimenti in terzine cantati da vari personaggi. Narra la storia di ''Ameto'' un rozzo pastore che un giorno incontra delle ninfe devote a Venere e si innamora di una di esse, ''Lia''. Nel giorno della festa di Venere le ninfe si raccolgono intorno al pastore e gli raccontano le loro storie d'amore. Alla fine Ameto è immerso in un bagno purificatore e comprende così il significato allegorico della sua esperienza: infatti le ninfe rappresentano la virtù e l'incontro con esse lo ha trasformato da essere rozzo e animalesco in un uomo.
 
=== ''Amorosa visione'' ===
{{vedi source|Amorosa visione}}
Si tratta di un poema in terzine suddiviso in cinquanta canti. La narrazione vera e propria è preceduta da un proemio costituito da tre sonetti che, nel loro complesso, formano un immenso acrostico nel senso che: essi sono composti da parole le cui lettere (vocali e consonanti) corrispondono ordinatamente e progressivamente alle rispettive lettere iniziali di ciascuna terzina del poema.
 
La vicenda descrive l'esperienza onirica di Boccaccio che, sotto la guida di una donna gentile pervienegiunge ada un castello, sulle cui mura sono rappresentate scene allegoriche che vedono protagonisti illustri personaggi del passato. Più in dettaglio in una stanza sono rappresentati i trionfi di Sapienza, Gloria, Amore e Ricchezza, nell'altra quello della Fortuna.
 
Inevitabile segnalare lampanti affinità e influenza non latente con i pressoché contemporanei "''Trionfi"'' del Petrarca. Inoltre la precisa descrizione degli affreschi ha permesso ad alcuni critici di identificare il castello boccacciano con Castel Nuovo di Napoli, affrescato da Giotto. Dopo essersi soffermato con sfoggio di erudizione sulle bellezze degli affreschi Boccaccio passa in un giardino dove incontra Madonna Fiammetta e tenta di abusare di lei nel sonno.
 
Il risveglio tempestivo della donna e il fatto che questa ricordi al poeta il pericolo dell'imminente ritorno della guida prevengono l'attuarsi del gesto. Di lì a poco infatti la "donna gentil" torna affermando che il poeta potrà giungere al pieno possesso dell'amata conducendo una vita improntata ai virtuosi precetti il cui apprendimento era stato scopo essenziale del viaggio.
 
L'opera ha diversi debiti nei confronti di Dante e della ''Divina Commedia'', soprattutto per quanto riguarda l'esperienza della ''Visio in somnis'' e la guida di una "donna gentil", ma va sottolineata anche la forte tendenza all'emancipazione del Boccaccio: mentre Dante segue in tutto e per tutto i dettami di Beatrice, Boccaccio in numerosi casi si ribella al patrocinio della guida, ad esempio nel preferire la via larga della mondanità, con le sue fatue attrattive a quella stretta e impervia che conduce alla virtù. Il tono sublime contrasta con la comicità di certe situazioni (''in primis'' l'incontro con Fiammetta) cosicché alcuni critici hanno pensato ada un intento parodicoparodistico da parte deldi Boccaccio nei confronti del poemetto allegorico didattico.
 
=== ''Elegia di Madonna Fiammetta'' ===
{{vedi source|Elegia di madonna Fiammetta}}
[[File:A Vision of Fiammetta by Dante Gabriel Rossetti.jpg|thumb|Dante Gabriel Rossetti, ''Visione di Fiammetta''. Andrew Lloyd Webber Collection, 1878]]
Romanzo in prosa suddiviso in nove capitoli che racconta di una dama napoletana abbandonata e dimenticata dal giovane fiorentino Panfilo. La lontananza di Panfilo le crea grande tormento accresciuto dal fatto che Fiammetta è sposata e deve nascondere al marito il motivo della sua infelicità. L'opera ha la forma di una lunga lettera, rivolta alle donne innamorate; la lunga confessione della protagonista consente una minuziosa introspezione psicologica. La vicenda è narrata dal punto di vista della donna, un elemento assolutamente innovativo rispetto ada una tradizione letteraria nella quale la donna era stata oggetto e non soggetto amoroso: essa non viene più ada essere ombra e proiezione della passione dell'uomo ma attrice della vicenda amorosa; vi è, quindi, il passaggio della figura femminile da un ruolo passivo ad un ruolo attivo.
 
Il romanzo racconta di Fiammetta che incontra Panfilo in una chiesa e ne diviene subito amante; segue un periodo felice, interrotto dalla partenza dell'innamorato per Firenze. La vicenda continua con una successione di peripezie: inizialmente viene a sapere che Panfilo si è sposato per cui si rassegna alla dolorosa verità; la notizia viene smentita e l'eroina scopre che il suo amato è felicemente fidanzato con una fiorentina. Presa allora dalla gelosia tenta di uccidersi, ma la nutrice glielo impedisce. A questo punto Fiammetta tenta di consolarsi rievocando amori infelici di personaggi mitici o storici, solo per scoprirsi più misera ed infelice di loro e giungere ad una rivendicazione del primato nella sofferenza. Alla fine si viene a sapere di un prossimo ritorno di Panfilo a Napoli, ed ella ritorna a sperare.
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{{vedi source|Decameron}}
[[File:Waterhouse decameron.jpg|thumb|I protagonisti del Decameron in un dipinto di John William Waterhouse, ''A Tale from Decameron'', 1916, Lady Lever Art Gallery, Liverpool]]
L'opera maggiore di Boccaccio è il ''Decameron''. Lo scrittore inizia a lavorarvi subito dopo la peste di Firenze del 1348 e lo completa nel 1351. Tuttavia, sembra che molte novelle siano state abbozzate prima del 1348, anche se non è possibile ricostruire le fasi della redazione. Non sono note neanche le modalità con cui il libro fu diffuso. La IV giornata inizia infatti con un'introduzione che sembra rispondere a delle critiche: da qui nasce l'ipotesi che le prime tre giornate fossero state pubblicate a parte, prima che le successivealtre fossero finite. Boccaccio inoltre continuerà a lavorare al testo per tutta la vita, rileggendo e revisionando le novelle. Questo è dimostrato da un importante manoscritto autografo risalente al 1370, conservato nel codice di Berlino Hamilton 1470.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=171 }}</ref>
 
Volto ad alleviare le pene amorose delle fanciulle, il ''Decameron'' contiene cento novelle, dieci al giorno per dieci giorni (da qui il titolo, dal greco ''deka'', "dieci", ed ''hemérai'', "giorni"), ognuna introdotta da una rubrica, narrate da dieci giovani (sette ragazze e tre ragazzi, di cui ognuno ogni giorno sceglieva il tema delle novelle per quel giorno) rifugiati a Fiesole per sfuggire alla peste di Firenze, che fa da cornice all'intera opera. Per '''cornice''' si intende un racconto al cui interno si sviluppano le cento novelle, fornendo loro un contesto. È una forma che Boccaccio riprende dalla tradizione medievale, ma che è rintracciabile anche in altre culture (si pensi alle fiabe arabe delle ''Mille e una notte'').
 
La cornice del ''Decameron'' fornisce una descrizione della peste fiorentina che l'autore ha vissuto in prima persona e da cui è rimasto sconvolto sia per l'orrore della morte sia per il decadimento di tutti i valori civici e morali dei cittadini. L'antitesi di tutto questo si rispecchia nella vicenda della brigata in fuga nella campagna attorno a Firenze, descritta come ''locus amoenus'', simbolo di rinnovamento di tutto ciò che in città stava andando perduto. Così alla confusione fiorentina si contrappone l'ordine, nella pianificazione delle giornate, come nei re e regine che a turno scelgono il tema delle novelle; il periodo di convivenza, seppur all'insegna del diletto, diviene esemplare sotto il profilo etico, morale e virtuoso. Questo è il secondo fine dell'opera, l'utile, mentre il primo era quello dilettevole.
 
=== Struttura ===
Il ''Decameron'' ha per sottotitolo ''Prencipe Galeotto'', a indicare la funzione che il libro avrà di intermediario tra amanti (così come, nel ciclo bretone, Galeotto aveva aiutato gli amori tra Lancillotto e Ginevra).<ref>{{cita libro|autore=Giovanni Boccaccio|curatore=Vittore Branca|titolo=Decameron|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1989|p=917}}</ref> Il titolo è invece ricalcato dal trattato ''Hexaemeron'' di sant'Ambrogio. Il libro narra di un gruppo di giovani (sette ragazze e tre ragazzi) che, durante l'epidemia di peste del 1348, incontratisi nella chiesa di Santa Maria Novella, decidono di rifugiarsi sulle colline presso Firenze. Con loro si spostano anche i servitori. Per due settimane l'«onesta brigata» si intrattiene serenamente con passatempi vari, e in particolare raccontando a turno le novelle. Poiché il venerdì e il sabato non si raccontano novelle, queste sono disposte in un periodo di '''di dieci giorni''' come indica in greco il titolo dell'opera: ''Ta tòn deca emeròn biblìa'', ossia ''I libri delle dieci giornate''. Quindi il libro è composto da cento novelle narrate dai dieci protagonisti, più una narrata da Boccaccio stesso nell'introduzione alla IV giornata.
 
I nomi dei dieci giovani protagonisti sono Fiammetta, Filomena, Emilia, Elissa, Lauretta, Neifile, Pampinea, Dioneo, Filostrato e Panfilo. Ogni giornata ha un '''re''' o una '''regina''' che stabilisce il tema delle novelle; due giornate però, la prima e la nona, sono a tema libero. L'ordine col quale vengono decantate le novelle durante l'arco della giornata da ciascun giovane è prettamente casuale, a eccezione di Dioneo (il cui nome deriva da Dione, madre della dea Venere), che solitamente narra per ultimo e non necessariamente sul tema scelto dal re o dalla regina della giornata, risultando così esserecome una delle eccezioni che Boccaccio inserisce nel suo progetto così preciso e ordinato.
 
{{trama libro|titolo=Struttura|testo=Riportiamo la suddivisione degli argomenti nelle dieci giornate, così come indicata nel ''Decameron''.
 
* '''I giornata''' (mercoledì): «sotto il reggimento di Pampinea si ragiona di quello che più aggrada a ciascheduno»;
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* '''IV giornata''' (lunedì): «sotto il reggimento di Filostrato, si ragiona di coloro li cui amori ebbero infelice fine»;
* '''V giornata''' (martedì): «sotto il reggimento di Fiammetta, si ragiona di ciò che a alcuno amante, dopo alcuni fieri o sventurati accidenti, felicemente avvenisse»;
* '''VI giornata''' (mercoledì): «sotto il regimentoreggimento d'Elissa, si ragiona chi con alcun leggiadro motto, tentato, si riscotesse, o con pronta risposta o avvedimento fuggì perdita o pericolo o scorno»;
* '''VII giornata''' (giovedì): «sotto il reggimento di Dioneo, si ragiona delle biffe, le quali o per amore o per salvamento di loro le donne hanno già fatte a' suoi mariti, senza essersene avveduti o sì»;
* '''VIII giornata''' (domenica): «sotto il reggimento di Lauretta, si ragiona di quelle beffe che tutto il giorno o donna a uomo o uomo a donna o l'uno uomo all'altro si fanno»;
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}}
 
Il libro si apre con la terribile descrizione della peste di Firenze, a cui è opposta la vita spensierata dei giovani nel loro ritiro in campagna. Al caos della città viene contrattopostocontrapposto l'ordine istituito dalla brigata. Boccaccio cura con particolare attenzione la struttura del libro, creando una sottile rete di richiami tra le cornici e le novelle, oltre che tra novella e novella. Attraverso un complesso gioco di simmetrie e di echi interni, la narrazione mette ordine a una serie di vicende e di personaggi tra loro contrastanti.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=176 }}</ref>
 
Il ''Decameron'' presenta una grande varietà di temi, di ambienti, di personaggi e di toni; si possono individuare come centrali i temi della fortuna, dell'ingegno, della cortesia, dell'amore. Le novelle sono inserite, come si è detto, in una cornice narrativa, di cui costituiscono passi importanti il Proemioproemio e l'Introduzioneintroduzione alla primaI giornata, con il racconto della peste, e la Conclusioneconclusione che offre la risposta dell'autore alle numerose critiche che già circolavano sulla sua opera. La sua originalità ha però avuto seguaci nella storia della letteratura, anche europea.
 
=== Le donne, l'Amore e la Fortuna ===
Nel Proemioproemio Boccaccio fornisce una giustificazione della sua opera, definendone lo scopo e i destinatari. Le novelle del ''Decameron'' .vogliovogliono dare '''sollievo a '''chi soffre per pene d'amore''', e si rivolge in particolare alle '''donne''' «che amano»'''. L'amore a cui si riferisce Boccaccio è ancora una volta l'amore cortese, visto come sentimento nobile ed elevato. La sua è quindi una '''letteratura dilettevole''', che mira al divertimento di un pubblico molto ampio ma allo stesso tempo raffinato. Le donne, in particolare, dalla fortuna hanno avuto minori possibilità di svago. Il richiamo alla fortuna è però anche un riferimento a uno dei temi centrali del libro: la capacità di superare le avversità e di governare la Fortuna.
 
Per altro verso, il tema dell'amore ritorna in molte novelle, assumendo anche forme licenziose che generano scandalo in parte del pubblico. Boccaccio tuttavia rivendica il diritto della letteratura a trattare tutti gli aspetti della realtà, senza costrizioni di carattere moralistico. Questo viene affermato sia nell'introduzione alla IV giornata sia nella Conclusione dell'opera. La sua è quindi una '''letteratura laica e mondana''', differenziandosi così dalla religiosità che aveva invece caratterizzato molta parte della letteratura medievale.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Petrarca e Boccaccio | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=83 }}</ref>