Storia della letteratura italiana/Giovanni Boccaccio: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
revisione e ampliamento |
modifiche minori e piccole correzioni |
||
Riga 1:
{{Storia della letteratura italiana|sezione=1}}
Giovanni Boccaccio è il primo grande narratore italiano
== La vita ==
[[File:Andrea del Castagno Giovanni Boccaccio c 1450.jpg|thumb|left|Andrea del Castagno, Giovanni Boccaccio, particolare del Ciclo degli uomini e donne illustri, affresco, 1450, Galleria degli Uffizi, Firenze]]
Sulla vita di Boccaccio ci rimane un'autobiografia di dubbia attendibilità: a oggi non si conoscono esattamente né il luogo né la data di nascita. Il padre, Boccaccio di Chellino, era un agente dei Bardi, una potente famiglia di banchieri fiorentini, e per motivi di lavoro soggiornava spesso a Parigi. Fino all'inizio del Novecento si è quindi ipotizzato che quella fosse la città natale dello scrittore. Studi successivi portano invece a supporre che Boccaccio sia nato tra il giugno e il luglio 1313 a Firenze oppure a Certaldo, il borgo della Val d'Elsa da cui proveniva famiglia. Sembra inoltre che fosse figlio illegittimo
Riconosciuto dal padre, che nel 1320 si sposerà con Margherita de' Mardoli, trascorre l'infanzia nella casa paterna a Firenze. Qui Boccaccio è allievo di Giovanni Mazzuoli da Strada, padre dell'amico e futuro poeta Zanobi da Strada. Nell'ambiente fiorentino Boccaccio matura una grande passione per la poesia dantesca
Negli anni trenta Boccaccio, forte della solida condizione economica garantita dal padre, matura la sua vocazione letteraria. È suggestionato dalle esperienze culturali che incontrava nella corte angioina, di cui può consultare i volumi della biblioteca: si appassiona alla cultura latina, alla letteratura cortese proveniente dalla Francia, all'erudizione storica. Scrive in latino ma soprattutto in volgare, lavorando a testi per la corte napoletana. Compone ''La caccia di Diana'' (forse 1334) e il ''Filostrato'' (forse 1335). Dà inoltre forma letteraria alla sua storia d'amore con Fiammetta, protagonista assoluta della sua produzione precedente al ''Decameron''. Per la donna amata, che viene presentata come una figlia del re Roberto, Boccaccio scrive il ''Filocolo'' (1336) e a lei dedica il ''Teseida'' (forse 1340-1341), il primo poema epico in volgare italiano. Nell'ambiente di corte
Nel 1340 torna a Firenze, a causa della crisi dei Bardi e di problemi familiari. Dalla vita gaudente che conduceva a Napoli, Boccaccio piomba nelle ristrettezze economiche. Trascorre comunque brevi periodi lontano dalla città, in cerca di una sistemazione migliore. Compone la ''Comedia delle ninfe'', l<nowiki>'</nowiki>''Amorosa visione'', l<nowiki>'</nowiki>''Elegia di Madonna Fiammetta'' e il ''Ninfale fiesolano''. Nel 1348 assiste alla peste di Firenze, che ucciderà sia il padre sia
Intanto, il poeta aveva acquisito prestigio tra i suoi concittadini. Nel 1350 è ambasciatore presso i signori di Romagna, e tra gli altri ha l'incarico di consegnare dieci fiorini d'oro a suor Beatrice, figlia di Dante, come parziale risarcimento per i danni subiti dalla sua famiglia. Nel 1351 la sua carriera diplomatica conosce un'accelerazione. Eletto camerlengo del Comune, viene poi inviato a trattare con la regina di Napoli per l'acquisizione di Prato. Tra la fine del 1351 e l'inizio del 1352 è ambasciatore in Tirolo, allo scopo di stipulare un'alleanza con Lodovico di Baviera, marchese di Brandeburgo, contro i Visconti di Milano.
Negli stessi anni approfondisce il suo rapporto con la letteratura, riflettendo sui valori morali della sua condizione di letterato. Decisivo è il suo incontro con Petrarca, verso cui nutre una vera e propria venerazione, tanto da considerarlo il proprio ''magister''. Durante un viaggio verso Roma, in occasione del Giubileo del 1350, Petrarca si ferma a Firenze ed è ospite in casa di Boccaccio. I due si incontreranno nuovamente nella primavera del 1351, nella casa padovana di Petrarca. In quell'occasione Boccaccio portava all'amico l'offerta, poi rifiutata, di assumere una cattedra presso lo Studio di Firenze. In seguito, Boccaccio
[[File:Casa Boccaccio.JPG|thumb|La casa di Boccaccio a Certaldo]]
Line 27 ⟶ 21:
Tra il 1355 e il 1365 Boccaccio è membro dell'ufficio «della condotta». Svolge poi nuove missioni diplomatiche: nel 1354 è ambasciatore ad Avignone presso papa Innocenzo VI; nel 1359 è per un breve periodo in Lombardia, durante una fase di distensione tra Firenze e Milano, e con l'occasione visita la biblioteca di Petrarca; nel 1365 è di nuovo ad Avignone, presso Urbano V; nel 1367 porge, a nome dei fiorentini, gli omaggi allo stesso pontefice, tornato a Roma. Persistono tuttavia le difficoltà economiche seguite alla crisi dei Bardi. Aiutato da Acciaiuoli tenta di tornare a Napoli ma le due esperienze nel regno, nel 1355 e nel 1362, si rivelano infruttuose. Come risultato della sua delusione, 1363 invierà contro Acciaiuoli un feroce ''pamphlet''. Nel 1355 era intanto morta la figlioletta Violante, una dei vari figli illegittimi che Boccacccio aveva avuto da diverse relazioni.
Continua la corrispondenza con Petrarca, a cui seguono vari incontri durante i quali i due letterati si scambiano volumi di classici. Boccaccio scrive ora opere in latino, in cui riflette con toni moralistici sulle vicende umane. Abbandona così l'idea della letteratura come diletto e inizia a scrivere opere per un pubblico dotto. Influenzato dal pacato
Nel 1370 tenta ancora una volta di tornare a Napoli, ma il viaggio si rivela una nuova delusione. Precocemente invecchiato, sofferente di idropisia e scabbia, si dedica a una revisione stilistica del ''Decameron'' e al completamento della ''Genealogia Deorum gentilium'', la sua maggiore opera in latino. Nel 1373 viene invitato dal Comune di Firenze a tenere una serie di letture pubbliche, con commento, della ''Commedia'' di Dante. Muore a Certaldo il 21 dicembre 1375.<ref>''Cronologia'' in {{cita libro|autore=Giovanni Boccaccio|curatore=Vittore Branca|titolo=Decameron|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1989|pp=XLIX-LIX}}</ref><ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | pp=162-165 }}</ref>
== Opere del periodo napoletano ==
[[File:Robert Anjou scribes.jpg|thumb|Cristoforo Orimina, ''Re Roberto d'Anjou circondato dai suoi scrivani'', miniatura del XIV secolo]]
Le opere della giovinezza
=== ''La caccia di Diana'' ===
{{vedi source|La caccia di Diana}}
Poemetto di 18 canti in terzine, che celebra in chiave mitologica alcune gentildonne napoletane. Le ninfe, seguaci della casta Diana, si ribellano alla dea ed offrono le loro prede di caccia a Venere, che trasforma gli animali
=== Il ''Filostrato'' ===
{{vedi source|Il Filostrato}}
Il ''Filostrato'' (che alla lettera dovrebbe significare nel greco approssimativo del Boccaccio "vinto d'amore") è un poemetto scritto in ottave che narra la tragica storia di Troilo, figlio del re di Troia Priamo, che si era innamorato della principessa greca Criseida. La donna, in seguito
Nell'opera l'autore si confronta in maniera diretta con la precedente tradizione dei
=== Il ''Filocolo'' ===
{{vedi source|Filocolo}}
Il ''Filocolo''
=== ''Teseida delle nozze d'Emilia'' ===
{{vedi source|La Teseide}}
Il ''Teseida'' è un poema epico in ottave in cui si rievocano le gesta di Teseo che combatte contro Tebe e le
== Opere del periodo fiorentino ==
[[File:BoccaccioPavek.jpg|thumb|Busto del Boccaccio presso la Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo a Certaldo]]
=== ''Comedia delle ninfe fiorentine'' ===
La ''Comedia delle ninfe fiorentine'' (o ''Ninfale d'Ameto'') è una narrazione in prosa, inframmezzata da componimenti in terzine cantati da vari personaggi. Narra la storia di
=== ''Amorosa visione'' ===
{{vedi source|Amorosa visione}}
Si tratta di un poema in terzine suddiviso in cinquanta canti. La narrazione vera e propria è preceduta da un proemio costituito da tre sonetti che, nel loro complesso, formano un immenso acrostico
La vicenda descrive l'esperienza onirica di Boccaccio che, sotto la guida di una donna gentile
Inevitabile segnalare lampanti affinità e influenza non latente con i pressoché contemporanei
Il risveglio tempestivo della donna e il fatto che questa ricordi al poeta il pericolo dell'imminente ritorno della guida prevengono l'attuarsi del gesto. Di lì a poco infatti la "donna gentil" torna affermando che il poeta potrà giungere al pieno possesso dell'amata conducendo una vita improntata ai virtuosi precetti il cui apprendimento era stato scopo essenziale del viaggio.
L'opera ha diversi debiti nei confronti di Dante e della ''Divina Commedia'', soprattutto per quanto riguarda l'esperienza della ''Visio in somnis'' e la guida di una "donna gentil", ma va sottolineata anche la forte tendenza all'emancipazione del Boccaccio: mentre Dante segue in tutto e per tutto i dettami di Beatrice, Boccaccio in numerosi casi si ribella al patrocinio della guida, ad esempio nel preferire la via larga della mondanità, con le sue fatue attrattive a quella stretta e impervia che conduce alla virtù. Il tono sublime contrasta con la comicità di certe situazioni (''in primis'' l'incontro con Fiammetta) cosicché alcuni critici hanno pensato
=== ''Elegia di Madonna Fiammetta'' ===
{{vedi source|Elegia di madonna Fiammetta}}
[[File:A Vision of Fiammetta by Dante Gabriel Rossetti.jpg|thumb|Dante Gabriel Rossetti, ''Visione di Fiammetta''. Andrew Lloyd Webber Collection, 1878]]
Romanzo in prosa suddiviso in nove capitoli che racconta di una dama napoletana abbandonata e dimenticata dal giovane fiorentino Panfilo. La lontananza di Panfilo le crea grande tormento accresciuto dal fatto che Fiammetta è sposata e deve nascondere al marito il motivo della sua infelicità. L'opera ha la forma di una lunga lettera, rivolta alle donne innamorate; la lunga confessione della protagonista consente una minuziosa introspezione psicologica. La vicenda è narrata dal punto di vista della donna, un elemento assolutamente innovativo rispetto
Il romanzo racconta di Fiammetta che incontra Panfilo in una chiesa e ne diviene subito amante; segue un periodo felice, interrotto dalla partenza dell'innamorato per Firenze. La vicenda continua con una successione di peripezie: inizialmente viene a sapere che Panfilo si è sposato per cui si rassegna alla dolorosa verità; la notizia viene smentita e l'eroina scopre che il suo amato è felicemente fidanzato con una fiorentina. Presa allora dalla gelosia tenta di uccidersi, ma la nutrice glielo impedisce. A questo punto Fiammetta tenta di consolarsi rievocando amori infelici di personaggi mitici o storici, solo per scoprirsi più misera ed infelice di loro e giungere ad una rivendicazione del primato nella sofferenza. Alla fine si viene a sapere di un prossimo ritorno di Panfilo a Napoli, ed ella ritorna a sperare.
Line 88 ⟶ 82:
{{vedi source|Decameron}}
[[File:Waterhouse decameron.jpg|thumb|I protagonisti del Decameron in un dipinto di John William Waterhouse, ''A Tale from Decameron'', 1916, Lady Lever Art Gallery, Liverpool]]
L'opera maggiore di Boccaccio è il ''Decameron''. Lo scrittore inizia a lavorarvi subito dopo la peste di Firenze del 1348 e lo completa nel 1351. Tuttavia, sembra che molte novelle siano state abbozzate prima del 1348, anche se non è possibile ricostruire le fasi della redazione. Non sono note neanche le modalità con cui il libro fu diffuso. La IV giornata inizia infatti con un'introduzione che sembra rispondere a delle critiche: da qui nasce l'ipotesi che le prime tre giornate fossero state pubblicate a parte, prima che le
Volto ad alleviare le pene amorose delle fanciulle, il ''Decameron'' contiene cento novelle, dieci al giorno per dieci giorni (da qui il titolo, dal greco ''deka'', "dieci", ed ''hemérai'', "giorni"), ognuna introdotta da una rubrica, narrate da dieci giovani
La cornice del ''Decameron'' fornisce una descrizione della peste fiorentina che l'autore ha vissuto in prima persona e da cui è rimasto sconvolto sia per l'orrore della morte sia per il decadimento di tutti i valori civici e morali dei cittadini. L'antitesi di tutto questo si rispecchia nella vicenda della brigata in fuga nella campagna attorno a Firenze, descritta come ''locus amoenus'', simbolo di rinnovamento di tutto ciò che in città stava andando perduto. Così alla confusione fiorentina si contrappone l'ordine, nella pianificazione delle giornate, come nei re e regine che a turno scelgono il tema delle novelle; il periodo di convivenza, seppur all'insegna del diletto, diviene esemplare sotto il profilo etico, morale e virtuoso. Questo è il secondo fine dell'opera, l'utile, mentre il primo era quello dilettevole.
=== Struttura ===
Il ''Decameron'' ha per sottotitolo ''Prencipe Galeotto'', a indicare la funzione che il libro avrà di intermediario tra amanti (così come, nel ciclo bretone, Galeotto aveva aiutato gli amori tra Lancillotto e Ginevra).<ref>{{cita libro|autore=Giovanni Boccaccio|curatore=Vittore Branca|titolo=Decameron|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1989|p=917}}</ref> Il titolo è invece ricalcato dal trattato ''Hexaemeron'' di sant'Ambrogio. Il libro narra di un gruppo di giovani (sette ragazze e tre ragazzi) che, durante l'epidemia di peste del 1348, incontratisi nella chiesa di Santa Maria Novella, decidono di rifugiarsi sulle colline presso Firenze. Con loro si spostano anche i servitori. Per due settimane l'«onesta brigata» si intrattiene serenamente con passatempi vari, e in particolare raccontando a turno le novelle. Poiché il venerdì e il sabato non si raccontano novelle, queste sono disposte in un periodo di '''
I nomi dei dieci giovani protagonisti sono Fiammetta, Filomena, Emilia, Elissa, Lauretta, Neifile, Pampinea, Dioneo, Filostrato e Panfilo. Ogni giornata ha un '''re''' o una '''regina''' che stabilisce il tema delle novelle; due giornate però, la prima e la nona, sono a tema libero. L'ordine col quale vengono decantate le novelle durante l'arco della giornata da ciascun giovane è prettamente casuale, a eccezione di Dioneo (il cui nome deriva da Dione, madre della dea Venere), che solitamente narra per ultimo e non necessariamente sul tema scelto dal re o dalla regina della giornata, risultando così
{{trama libro|titolo=Struttura|testo=Riportiamo la suddivisione degli argomenti nelle dieci giornate, così come indicata nel ''Decameron''.
* '''I giornata''' (mercoledì): «sotto il reggimento di Pampinea si ragiona di quello che più aggrada a ciascheduno»;
Line 106 ⟶ 100:
* '''IV giornata''' (lunedì): «sotto il reggimento di Filostrato, si ragiona di coloro li cui amori ebbero infelice fine»;
* '''V giornata''' (martedì): «sotto il reggimento di Fiammetta, si ragiona di ciò che a alcuno amante, dopo alcuni fieri o sventurati accidenti, felicemente avvenisse»;
* '''VI giornata''' (mercoledì): «sotto il
* '''VII giornata''' (giovedì): «sotto il reggimento di Dioneo, si ragiona delle biffe, le quali o per amore o per salvamento di loro le donne hanno già fatte a' suoi mariti, senza essersene avveduti o sì»;
* '''VIII giornata''' (domenica): «sotto il reggimento di Lauretta, si ragiona di quelle beffe che tutto il giorno o donna a uomo o uomo a donna o l'uno uomo all'altro si fanno»;
Line 113 ⟶ 107:
}}
Il libro si apre con la terribile descrizione della peste di Firenze, a cui è opposta la vita spensierata dei giovani nel loro ritiro in campagna. Al caos della città viene
Il ''Decameron'' presenta una grande varietà di temi, di ambienti, di personaggi e di toni; si possono individuare come centrali i temi della fortuna, dell'ingegno, della cortesia, dell'amore. Le novelle sono inserite, come si è detto, in una cornice narrativa, di cui costituiscono passi importanti il
=== Le donne, l'Amore e la Fortuna ===
Nel
Per altro verso, il tema dell'amore ritorna in molte novelle, assumendo anche forme licenziose che generano scandalo in parte del pubblico. Boccaccio tuttavia rivendica il diritto della letteratura a trattare tutti gli aspetti della realtà, senza costrizioni di carattere moralistico. Questo viene affermato sia nell'introduzione alla IV giornata sia nella Conclusione dell'opera. La sua è quindi una '''letteratura laica e mondana''', differenziandosi così dalla religiosità che aveva invece caratterizzato molta parte della letteratura medievale.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Petrarca e Boccaccio | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=83 }}</ref>
|