Storia della letteratura italiana/Le origini: differenze tra le versioni

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Con il crollo dell'impero il latino classico lascia il posto alle '''lingue volgari o romanze'''. In età carolingia la locuzione ''romana lingua'' viene utilizzata per distinguere le lingue di origine latina, sempre più diffuse, dal latino vero e proprio e dalle lingue germaniche. L'avverbio ''vulgaris'', invece, era impiegato già in epoca repubblicana per indicare una variante del latino classico molto diffusa tra la popolazione e nelle provincie romane. Il latino volgare conosce però delle varianti significative a partire dal III secolo, dovute ai contatti con le lingue parlate nelle diverse regioni.<ref name="Ferroni28"/> A intaccare l'unità linguista del latino intervengono da un lato il crollo del potere centrale dell'impero romano, dall'altro la diffusione del cristianesimo, che utilizza la lingua volgare per avere un contatto più diretto con il popolo. A tutto questo si aggiungono poi gli scambi linguistici con i nuovi dominatori germanici. I primi documenti scritti nelle varie lingue romanze si affacciano tuttavia in momenti diversi a seconda dei paesi.<ref name="Ferroni28" />
 
[[File:Romance 20c it.svg|thumb|350px|La cartina mostra l'attuale diffusione delle lingue romanze in Europa (clicca sulla cartina per ingrandirla)]]
 
Le lingue romanze producono, tra l'XI e il XII secolo, una letteratura molto ricca, che spezza il dominio del latino e allarga la platea del pubblico: se il latino rimane la lingua dei dotti, il volgare si rivela una valida alternativa per le classi cavalleresche. D'altra parte, come già ricordato, la letteratura romanza non può prescindere dalla produzione latina a essa precedente, a cui però si associano esperienze estranee alla cultura alta che avevano circolato per secoli a livello popolare. Dal mondo del folklore e dei miti nascono generi come il '''romanzo''' e la '''lirica d'amore'''. Si diffondono inoltre nuove strutture metriche, definite dalla posizione degli accenti nelle parole e non più dalla quantità delle sillabe, come accadeva nella metrica classica.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | p=36}}</ref>
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=== Il romanzo cavalleresco ===
{{vedi pedia|Letteratura cavalleresca|Chrétien de Troyes}}
[[File:Yvainlion.JPG|thumb|200px|Yvain soccorre il leone in una miniature del XIII secolo, Princeton University Library]]
Ben più significativo nell'ambito della letteratura d'oil è però il genere del romanzo, una narrazione di ampio respiro che racconta le avventure di singoli cavalieri, abbraciando siamescolando temi storici siacon aspetti fantastici e meravigliosi. Il protagonista è chiamato a raggiungere beni preziosi, e spesso le imprese sono compiute in nome di una donna. Il cavaliere a sua volta è un '''modello di vita ''cortese''': l'avventuraè loun distingue dagliindividuo altrisuperiore, eche lasi suadistingue superioritàsia siper riconoscela siasua dallaimpareggiabile prestanza fisica sia dagliper idealii nobili ideali che persegue. Egli èÈ fedele al proprio destino ema al tempo stesso è attratto dalle avventure, che lo portano lontano dalla banalità della vita comune. In questo senso, l'aggettivo ''cortese'' abbandona il significato originario che designava i mebri della corte del sovrano per accogliere il valore di "elegante, gentile", opposto a tutto ciò che è ''villano''. Nel romanzo cortese, inoltre, ci sono i primi esempi di introspezione psicologica: diversamente dagli eroi dell'epica classica, il cavaliere è chiamato a fare scelte spesso difficili, e dà voce al suo tormento in lunghi monologhi. Centrale è poi il tema dell'''amore cortese'', cioè dell'amore come forza assoluta che trova giustificazione in se stesso, al di là di ogni riconoscimento sociale. Spesso il sentimento dei due amanti arriva a sfidare l'autorità di un terzo, il marito della donna, e trova il suo compimento nella morte.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | pp=43-44}}</ref>
 
L'aggettivo "cortese" acquista quindi un nuovo valore: se in origine veniva usato per designare i membri della corte del sovrano, ora assume il significato di "elegante, gentile", opposto a tutto ciò che è "villano". Nel romanzo cortese, inoltre, ci sono i primi esempi di introspezione psicologica. Diversamente dagli eroi dell'epica classica, il cavaliere è chiamato a fare scelte spesso difficili, e attraverso lunghi monologhi dà voce al suo tormento. Centrale è poi il tema dell<nowiki>'</nowiki>'''amore cortese''', cioè dell'amore come forza assoluta che trova giustificazione in se stesso, al di là di ogni riconoscimento sociale. Spesso il sentimento dei due amanti arriva a sfidare l'autorità di un terzo, il marito della donna, e trova il suo compimento nella morte.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | pp=43-44}}</ref>
Talvolta i romanzi sono ispirati all'antichità (come nel caso della guerra di Troia o delle conquiste di Alessandro), ma i testi più importanti prendono spunto dalla tradizione bretone, l'insieme delle leggende celtiche che hanno per protagonisti re Artù e i cavalieri della Tavola rotonda (il cosiddetto «ciclo bretone»).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | pp=41-42}}</ref> La prima opera che raccoglie queste leggende è la ''Historia regum Britanniae'', scritta in latino da Geoffrey di Monmouth; questa fu poi ampliata dal chierico Wace, che la tradusse in francese con il titolo di ''Roman de Brut'' (1155 circa). Il principale autore di romanzi sul ciclo bretone è però [[w:Chrétien de Troyes|Chrétien de Troyes]]. Vissuto nel nord della Francia e attivo tra il 1160 e il 1180, scrisse varie opere, delle quali ci sono giunti solo cinque romanzi: ''Erec et Enide'', ''Cligès'', ''Lancelot'', ''Yvain'', ''Perceval''. In questi affronta temi divenuti celebri nella cultura europea, come l'amore di Lancillotto per la regina Ginevra e la ricerca del Graal (il calice usato da Gesù nell'Ultima Cena e in cui, secondo la tradizione, Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue di Cristo). Al ciclo bretone è riconducibile anche la tragica storia d'amore di Tristano e Isotta, di cui si era occupato anche Chrétiene in un romanzo oggi perduto. A questo tipo di produzione si possono ricondurre anche i ''lais'', brevi componimenti narrativi intessuti di elementi lirici. Tra i più famosi ci sono quelli scritti, tra il 1160 e il 1170 circa, da Marie de France.
 
Talvolta i romanzi sono ispirati all'antichità (come nel caso della guerra di Troia o delle conquiste di Alessandro), ma i testi più importanti prendono spunto dalla tradizione bretone, cioè l'insieme delle leggende celtiche che hanno per protagonisti re Artù e i cavalieri della Tavola rotonda (il cosiddetto «ciclo bretone»).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | pp=41-42}}</ref> La prima opera che raccoglie queste leggende è la ''Historia regum Britanniae'', scritta in latino da Geoffrey di Monmouth; questa è stata poi ampliata dal chierico Wace, che l'ha tradotta in francese con il titolo di ''Roman de Brut'' (1155 circa).
 
Talvolta i romanzi sono ispirati all'antichità (come nel caso della guerra di Troia o delle conquiste di Alessandro), ma i testi più importanti prendono spunto dalla tradizione bretone, l'insieme delle leggende celtiche che hanno per protagonisti re Artù e i cavalieri della Tavola rotonda (il cosiddetto «ciclo bretone»).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | pp=41-42}}</ref> La prima opera che raccoglie queste leggende è la ''Historia regum Britanniae'', scritta in latino da Geoffrey di Monmouth; questa fu poi ampliata dal chierico Wace, che la tradusse in francese con il titolo di ''Roman de Brut'' (1155 circa). Il principale autore di romanzi sul ciclo bretone è però [[w:'''Chrétien de Troyes|Chrétien de Troyes]]'''. Vissuto nel nord della Francia e attivo tra il 1160 e il 1180, scrisseha scritto varie opere, delle qualima ci sono giunti solo cinque romanzi: ''Erec et Enide'', ''Cligès'', ''Lancelot'', ''Yvain'', ''Perceval''. In questi affronta temi divenuti celebri nella cultura europea, come l'amore di Lancillotto per la regina Ginevra e la ricerca del Graal (il calice usato da Gesù nell'Ultima Cena e in cui, secondo la tradizione, Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue di Cristo). Al ciclo bretone è riconducibile anche la tragica storia d'amore di Tristano e Isotta, di cui si eraè occupato anche Chrétiene in un romanzo oggi perduto. A questo tipo di produzione sisono possono ricondurre anchelegati i ''lais'', brevi componimenti narrativi intessuti di elementi lirici. Tra i più famosi ci sono quelli scritti, tra il 1160 e il 1170 circa, da Marie de France.
 
=== La lirica provenzale ===
{{vedi pedia|Trovatore}}
ContemporanementeContemporaneamente al romanzo cortese in lingua d'oil, nelle corti della Provenza e della Francia meridionale si sviluppa in lingua d'oc una nuova forma di poesia lirica, estremamente colta e raffinata. Gli autori, detti '''trovatori''' (dal verbo ''trobar'', «"comporre, inventare»"), sono di varia estrazione sociale, compongono sia i testi sia la musica e hannoseguono comeil modello ldell'amore cortese. Il trovatore esprime attraverso la poesia la propria gioia per l'amore perfetto (''fin'amors''), tessendo le lodi della donna-signora per la quale il poeta è un vassallo, pronto a servirla in modo assoluto. Nel farlo, egli ricorre a una serie di luoghi letterari (''topoi'') codificati. La donna è solitamente una principessa o la moglie del signore, e la sua bellezza e il suo potere la rendono perennemente distante e inaccessibile.

Nei suoi componimenti il trovatore canta la distanza ma allo stesso tempo esprime il desiderio di raggiungerlaraggiungere la donna, nel tentativo di instaurare un dialogo. La richiesta è però destinata a restare inesaudita, e la ripetizione della domanda manifesta la potenza di Amore, che mescola astrazione ed erotismo. D'altra parte, i sentimenti del poeta sono minacciati dalle maldicenze, che gli fanno correre il rischio di essere allontanato dall'amata. Per questo, la donna non viene mai menzionata direttamente, ma è invocata attraverso un nome fittizio (''senhal'').<ref name="Baldi6">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'età cortese e comunale | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=6}}</ref> La passione amorosa ha quindi effetti contraddittori, sottilmente analizzati dalla poesia: da un lato la gioia e il godimento, dall'altro la sofferenza.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | pp=44-45}}</ref>
 
[[Image:William IX of Aquitaine.jpg|thumb|left|La prima poesia composta dal ritorno dalla crociata del 1101 di Guglielmo IX d'Aquitania, raffigurato nella miniatura del manoscritto come un cavaliere]]
 
La lirica provenzale è una produzione destinata alla trasmissione orale, e a essere accompagnata da musica, e. soloSolo dal XIII secolo le poesie trobadoriche vengono raccolte in forma scritta nei canzonieri, che contengono anche la biografia romanzata dell'autore (''vidas'') e commenti di carattere stilistico e retorico (''razos''). Di tutta la produzione provenzale ci sono giunti 2542 componimenti, e conosciamo i nomi di 460 autori. Secondo la tradizione il primo trovatore fu il duca Guglielmo IX di Aquitania (1071 - 1126), un signore feudale i cui possedimenti si estendavanoestendevano dalla Loira ai Pirenei. AmanteAppassionato delladi guerra e amante dei piaceri, compose opere su vari argomenti, a volte lieti e capriccioso a volte più lascivi, oltre a canzoni d'amore in stile cortese. Tra gli altri autori più famosi si ricordano Bertrand de Born, Jaufré Rudel e Arnauld Daniel. Quest'ultimo in particolare è il principale esponente del cosiddetto ''trobar clus'' (poetare chiuso), uno stile caratterizzato stile molto elaborato, artificioso e oscuro. Da questo si differenzia il ''trobar leu'' (poetare dolce) di Bernart de Ventadorn, più limpido e aggraziato.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'età cortese e comunale | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | pp=5-6}}</ref>
 
Dal punto di vista metrico, il genere principale è la canzone d'amore, che presenta un complesso sistema metrico. Ci sono poi la sestina (sei versi per strofa in cui tornano in rima sempre le stesse parole), il sirventese (lungo componimento di argomento politico), il compianto (solitamente per la morte di un personaggio importante), la tenzone (discussione in versi tra due poeti), la pastorella (un cavaliere tenta di spiegare l'amore a una ragazza di campagna), l'alba (lamento dell'amante che al sorgere del sole deve lasciare l'amata), il plazer (elenco di cose piacevoli) e l'enueg (elenco di cose noiose).<ref name="Baldi6" />
 
La civiltà cortese della Provenza tramonta all'inizio del XIII secolo in seguito alla crociata contro gli Albigesi indetta da papa Innocenzo III. Le corti feudali passano così sotto il controllo della corona francese, mentre la lingua d'oc perde progressivamente la propria importanza letteraria, riducendosi a dialetto con l'affermazione del francese come lingua nazionale. Contemporaneamente, nel nord si sviluppa una lirica in lingua d'oil affine a quella provenzale, grazie all'apporto dei '''trovieri''' (''trouvaires''), mentre i trovatori si spargono in varie località, sia al nord sia in Italia e Spagna. QuestoSorgono comporta il sorgere dicosì vari imitatori: all'inizio del Duecento nell'Italia settentrionale molti autori scrivono componimenti secondo lo stile della Provenza, utilizzando la lingua d'oc, considerata lingua letteraria per eccellenza. L'influenza di questo modello sarà presente anche in componimenti in linguavolgare italianaitaliano a partire dalla [[../La lirica siciliana|scuola siciliana]], e persisterà fino a [[../Francesco Petrarca|Petrarca]] e ai [[../La crisi del XIV secolo|rimatori del Trecento]].<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'età cortese e comunale | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=7}}</ref>
 
=== Altri generi ===
Accanto ai romanzi cortesi vi sono anche i cosiddetti «romanzi d'amore e peripezia», che narrano di due innamorati separati da varie vicissitudini (comene persono esempioesempi il ''Floire e Blanchefleur'' oppure ''Aucassin e Nicolette''). La diffusione di un uso profano dell'allegoria, figura retorica precentementeprecedentemente utilizzata solo dalla cultura ecclesiastica, fa inoltre sorgere il nuovo genere del romanzo allegorico, con al centro l'amore cortese. Il più celebre esempio è il ''Roman de la Rose'', composto per i primi 4.&nbsp;000 versi dal chierico Guillaume de Lorris attorno al 1230 e terminato quarant'anni dopo da Jean de Meung, che ne scrive i restanti 18.&nbsp;000 versi. Se laLa prima parte è un'«arte di amare», mentre la seconda è ricca di elementi didascalici, filosofici e satirici. Jean de Meung espone le proprie teorie naturalistiche, mostrandosi contrario all'amore cortese e tributando lodi all'amore fisico. Le idee borghesi che vengono espresse e la critica degli ideali cortesi sono d'altra parte sintomo della nuova cultura urbana che si sta diffondedodiffondendo.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'età cortese e comunale | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=8}}</ref>
 
Esiste poi un tipo di produzione satirica che irride i generi alti e la cultura ufficiale: sono i ''fabliaux'' (favolelli), componimenti in versi che narrano vicende comiche e popolari tratte dalla quotidianità. In contrapposizione alla letteratura cortese, questi autori anonimi impiegano un linguaggio libero e disinibito, e insistono sugli aspetti più plebei e volgari, fino ad arrivare all'oscenità. Elementi satirici sono d'altra parte presenti anche in favole dal contenuto morale che hanno per protagonisti animali parlanti, come nel caso del ''Roman de Renard''.
 
== L'età dei Comuni in Italia ==
{{vedi pedia|Comune medievale}}
[[File:Barbarossa.jpg|thumb|Federico Barbarossa ritratto in una miniatura di un manoscritto del 1188, Biblioteca Vaticana]]
Con un secolo di ritardo rispetto alla Francia, la letteratura in volgare italiano si afferma alla fine del Duecento. Il contesto è però diverso: tramontato il sistema feudale, la vita associata ha come centro la città, in cui il cittadino ha una forte partecipazione politica e vige un'economia di scambio. Anche laddove esistono ancora le corti, come per esempio quella di Federico II, il sovrano mira a costituire uno Stato centralizzato, limitando i poteri dei feudatari. La letteratura in volgare italiano che nasce in questi secoli risentirà dell'influenza dei modelli in lingua d'oc e d'oil, così come della letteraruraletteratura greca, latina e mediolatina.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=27}}</ref>
 
Tra il XII e il XIV secolo l'Italia è suddivisa in due realtà. Al centro-nord si era formata, già dall'XI secolo, una rete di città politicamente autonome rette da ordinamenti repubblicani, i [[w:Comune medievale|'''Comuni]]'''. Al sud si erano invece avvicendatesi succedono varie monarchie: dapprima i normanni, poi gli Svevi e infine la dinastia angioina (insediatasi a Napoli nel 1266) e quella degli aragonesi (che dominaronodominano la Sicilia dopo la guerra dei Vespri, a partire dal 1283). Nell'Italia centrale si eraconsolida poi consolidato lo Stato della Chiesa. Mentre al nord si sviluppa una vivace vita civile, al sud persiste ancora il feudalesimo. Tuttavia, a causa del fenomeno del particolarismo municipale, i diversi Comuni sono contrapposti gli uni agli altri. L'autorità di imperatore e papa viene sempre più svuotata di valore reale, mentre il tentativo di Federico Barbarossa di conquistare le città del nord fallisce contro la resistenza di queste, che riunite nella lega lombarda trionferanno alla battaglia di Legnano del 1176.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=28}}</ref> La crisi del potere imperiale favorisce quindi il rafforzamento dell'autonomia dei Comuni.
 
All'inizio del Duecento la Chiesa fronteggia l'avanzata di Federico II, che capeggia il partito ghibellino. Alla morte dell'imperatore, il papa Bonifacio VIII cerca di rafforzare il proprio potere nell'Italia centrale, intervenendo nelle lotte a Firenze tra la fazione dei Bianchi e quella dei Neri. Dopo un conflitto con la monarchia francese, la Chiesa conosce però un periodo di crisi e decadenza, concretizzatasi nello spostamento della sede papale da Roma aad Avignone tra il 1309 e il 1377. Intanto, sul fronte interno i papi devono affrontare i tanti movimenti spirituali nati dal basso che promuovono un rinnovamento della vita ecclesiastica. Alcuni di questi sono definiti eretici e strenuamente combattuti, come avviene per i catari di Tolosa e Albi (da cui il nome di Albigesi), contro i quali Innocenzo III indice una crociata (1209). Allo stesso tempo, si assiste alla nascita degli ordini mendicanti, quello dei Francescanifrancescani e quello dei Domenicanidomenicani, che avranno grande importanza nel processo di rinnovamento della Chiesa.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=29}}</ref>
 
== Le prime testimonianze in volgare italiano ==
[[File:Indovinello veronese.jpg|thumb|200px|Manoscritto con l'Indovinello veronese, Biblioteca Capitolare di Verona]]
Le prime testimonianze scritte in volgare italiano sono documenti di carattere non letterario, spesso legati ada un ambiente culturale più elevato rispetto al comune. Il più antico documento è l<nowiki>'</nowiki>''Indovinello veronese'', indovinello scritto da un chierico-copista di uno scriptorium veronese in un documento risalente all'VIII secolo. La versione oggi più accreditata è la seguente:
 
{{quote|Se pareba boves, alba pratalia araba,<br/>albo versorio teneba, et negro semen seminaba.}}
 
Secondo l'interpretazione più diffusa, l'indovinello parla di uno scrittore (''scriptor''), paragonando la penna a un aratro (''albo versorio'') che viene spinto per seminare segni neri (''negro semen''), cioè le lettere.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | p=32}}</ref> Il primo vero documento ufficiale in volgare italiano è però il ''placito capuano'', una formula di giuramento inserita in un testo notarile del 960, con cui il giudice di Capua, Arechisi, riconosce all'abbazia di Montecassino il diritto di proprietà di alcune terre: «Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parti Sancti Benedicti» («So che quelle terre, entro quei confini di cui si parla, li ha posseduti per trent'anni l'abbazia di San Benedetto»).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | p=33 }}</ref> Altre due testimonianze in lingua volgare risalgono alla fine dell'XI secolo in ambito religioso: una formula di confessione umbra rivenuta nell'abbazia di Sant'Eutizio a Norcia e un'iscrizione su un affresco nella chiesa di San Clemente a Roma, che rappresenta una scena della vita del santo.
 
{{quote|Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parti Sancti Benedicti (So che quelle terre, entro quei confini di cui si parla, li ha posseduti per trent'anni l'abbazia di San Benedetto).}}
 
Altre due testimonianze in lingua volgare risalgono alla fine dell'XI secolo in ambito religioso: una formula di confessione umbra rivenuta nell'abbazia di Sant'Eutizio a Norcia e un'iscrizione su un affresco nella chiesa di San Clemente a Roma, che rappresenta una scena della vita del santo.
 
== Aree di sviluppo della letteratura italiana ==
I primi testi letterari in volgare risalgono alla fine del XII secolo e quasi tutti provengono dall'Italia centrale (Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, con esclusione della Toscana). Si tratta perlopiù di componimenti destinati alla recitazione, con fine ludico-religioso: il metodo più efficace dei chierici dell'epoca per diffondere la dottrina e la morale cristiana fra il popolo. Confermano la rilevanza letteraria dell'Italia centrale anche i due componimenti poetici, il ''Cantico di frate Sole'' di san Francesco e ''Quando eu stava in le tu' cathene'' di mano anonima.
 
In generale, la letteratura italiana della prima metà del Duecento si sviluppa secondo tre filoni. Come scrive Dionisotti:<ref>{{cita libro | autore=Carlo Dionisotti | titolo=Geografia e storia della letteratura italiana | città=Torino | editore=Einaudi | anno=1999 | p=35 }}</ref>
 
{{quote|nella prima metà del Duecento una nuova poesia corre dalla Sicilia lungo la fascia tirrenica un flusso di nuova poesia che invade e dilaga in Toscana, supera d'impeto l'Appennino pistoiese e si ingrossa ma si arresta anche a Bologna. Estranea resta in gran parte tutta la fascia adriatica, e qui, fra Abruzzi e Marche, facendo centro nell'Umbria francescana, fiorisce una tutt'altra poesia e letteratura. Finalmente una terza zona a sua volta indipendente dalla prime due si disegna a nord della dorsale appenninica e del Po.}}
 
In questi primi secoli la penisola italiana si trova quindi in una situazione di polivalenza linguistica. Gli storici della letteratura hanno ormai accantonato l'idea, di ascendenza romantica, secondo cui vi sarebbe stato un rapporto stretta tra lingua parlata e lingua letteraria. Si tratta piuttosto di un panorama letterario molto spezzato, in cui continuano a essere utilizzate come lingue di poesia anche il provenzale (soprattutto a nord dell'Appennino) e la lingua d'oil (si pensi al ''Tresor'' del fiorentino [[../Brunetto Latini|Brunetto Latini]]).<ref>{{cita libro | autore=Carlo Dionisotti | titolo=Geografia e storia della letteratura italiana | città=Torino | editore=Einaudi | anno=1999 | pp=37-38 }}</ref>
 
== Note ==