Il buddhismo mahāyāna/Le dottrine "mahāyāna"/Natura di Buddha: differenze tra le versioni
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L'espressione italiana '''Natura di Buddha''' indica quella dottrina, fondamentale nel Buddhismo Mahāyāna, secondo la quale tutti gli
Tale essenza splende in tutti gli esseri senzienti corrispondendo alla loro unica autentica natura, nonostante sia stata ricoperta, nascosta, dalle afflizioni (''kleśa'': passioni, rabbia, opinioni erronee, brama, ignoranza, dubbi).
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Tale dottrina buddhista si è diffusa in modo particolare nell'area estremo orientale e in quella tibetana.
In Cina ha vissuto un suo sviluppo con alcuni esegeti e maestri della scuola
==Termini ed espressioni che si richiamano alla dottrina==
L'espressione italiana "Natura di Buddha" (e il suo corrispettivo anglosassone ''Buddha-nature'') è la traduzione letterale dei caratteri cinesi 佛性 (in lingua cinese standard
Tali termini richiamano, per quanto concerne ''tathāgata'' (colui che va in questo modo), ''buddha'' (colui che si è risvegliato) e ''sugata'' (colui che è andato bene), tutti il termine ''buddha''; mentre per quanto concerne gli altri termini
*''garbha'' (s.m.), è traducibile in questo contesto come "embrione";
*''gotra'' (s.n.), è traducibile in questo contesto come "famiglia", "campo", "contesto";
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Nelle altre lingue asiatiche l'espressione "Natura di Buddha" viene così reso:
* in lingua giapponese
* in lingua coreana
* in lingua
* in lingua tibetana
Il termine sanscrito ''tathāgata-garbha'' (embrione, matrice del ''buddha'') viene invece più specificatamente reso:
* in lingua
* in lingua
* in lingua coreana
* in lingua
== La dottrina della "Natura di Buddha"==
Robert A.F. Thurman <ref>''Encyclpopedia of Religion'', Vol. 13 pag. 9017 e segg.. NY, Macmillan, 2004</ref> ripercorre la genesi di questa dottrina partendo dalla nozione di ''anātmatā'' (non sostanzialità) di tutti gli esseri propria delle scuole del Buddhismo dei Nikāya.
Nel Buddhismo antico era ritenuta essere l'ignoranza (''avidyā'') la causa dell'illusione della percezione di un sé immutabile all'interno delle persone in realtà prive di questo sé e del tutto relative. Tale illusione costringeva gli
Tuttavia, nota Robert A.F. Thurman, i più antichi sermoni di Gautama Buddha erano pieni di esortazioni nei confronti della "padronanza del sé" e dell'autocontrollo facendo acquisire al termine "sé" (''atman'') due connotazioni distinte: una inerente ad una "autosostanza fissa nella persona", connotazione rigettata dalle dottrine buddhiste; la seconda invece riguardante il "vivere empirico della propria presenza" connotazione che invece fu presupposta.
Il Buddhismo Mahāyāna ereditò queste due nozioni rigettando da una parte il sé intrinseco (''svabhāva''), come l'identita intrinseca (''svalakṣana''), allargando questa negazione non solo al sé soggettivo (''pudgala nairātmyā'') ma anche al sé oggettivo (''dharma nairātmyā'') e giungendo infine alla dottrina dello ''śūnyatā''; mentre dell'altra ereditò l'accettazione della presenza empirica della persona interpretandola all'interno delle dottrine della ''bodhicitta'' (
Con il tempo e nel quadro della scuola Madhyamaka la dottrina della ''bodhicitta'' subì una ulteriore evoluzione distinguendo la ''bodhicitta'' "assoluta" (''paramārtha bodhicitta'' ) dalla ''bodhicitta'' "convenzionale" (''saṃvṛti bodhicitta''). La prima rispecchiando la nozione di ''anatman'' asseriva la vacuità e quindi l'uniformità di tutto l'esistente; la seconda invece riconosceva la distinzione tra gli
Questa distinzione era comunque ritenuta vera dal punto di vista della "Verità convenzionale" (''saṃvṛti-satya'') perché dal punti di vista della "Verità assoluta" (''paramārtha-satya'') non vi poteva essere distinzione tra vacuità e compassione.
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Tale schema si rifletteva nelle dottrine sul ''Trikāya'' dove "Verità assoluta" (''paramārtha-satya'') e ''bodhicitta'' "assoluta" (''paramārtha bodhicitta'' ) erano frutto della realizzazione del ''Dharmakāya'' (il "Corpo del Dharma", ovvero il corpo che corrisponde al piano degli insegnamenti, o della realtà ultima: immateriale, privo di forma, inconcepibile) mentre la "Verità convenzionale" (''saṃvṛti-satya'') e la ''bodhicitta'' "convenzionale" (''saṃvṛti bodhicitta'') erano frutto della realizzazione del ''Rūpakāya'' (il "Corpo della Forma" a sua volta distinto in: ''Saṃbhogakāya'', il "Corpo di Fruizione" o "Corpo di Completo Godimento", corrispondente al corpo del Buddha visibile solo ai ''bodhisattva'' nelle Terre Pure; e in ''Nirmāṇakāya'', il "Corpo di Emanazione", il corpo fenomenico con cui appare e predica in un dato universo in un determinato tempo risultando visibile a tutti gli esseri senzienti).
Risultando il ''Dharmakāya'' una realtà universale e trascendente la realtà ordinaria esso è immanente ad ogni elemento della stessa. Tutto è/contiene il ''Dharmakāya''. Tutti
== I ''sūtra'' di riferimento della dottrina della "Natura di Buddha"==
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