La religione greca/La religione greca nel periodo arcaico e classico/La divinazione e gli oracoli: differenze tra le versioni

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Diverso il racconto tradizionale dell'<nowiki></nowiki>''Inno omerico ad Apollo''<ref>Cfr anche: {{quote|Apollo apprese la mantica da Pan, figlio di Zeus e di Ibris, e si recòa Delfi; là in quel tempo vaticinava Temi. Poiché il guardiano dell'oracolo il serpente Pitone, gli impediva di avvicinarsi alla fenditura, egli lo uccide e si impadronisce dell'oracolo.|Apollodoro, ''Biblioteca'', IV,1 e sgg.; Traduzione di Paolo Scarpi, p.18-19}} Ma anche: {{quote|E quel drago di fosche strie,/che gli alberi/di riflessi di porpora/ombravano,/ mostro immane a guardia di mantiche sedi,/ era lì./ Ancora bambino cingevano te/ quelle braccia materne, e tu, balzando,/morte per lui fosti, Febo, e poi dell'oracolo re./Ivi sul tripode stai nell'oro, e del veridico/trono oracoli doni agli uomini,/ da quell'adito presso la fonte Castalia, e domini/ della terra il centro./Respinta poi Temi fu,/ figlia di Gea, dalle sue mantiche sedi dal dio./ La Terra allora creò/quelle notturne visioni di sogno/ che rivelavano cose passate,/ cose future ai mortali, nei bui/giacigli, che visitavano/ sonni ctonî.|Euripide. ''Ifigenia in Tauride'' 1245 e sgg.; traduzione di Filippo Maria Pontani, in Euripide, ''Le tragedie'' vol. II, Milano, Mondadori, 2007 p.433}}</ref>:
{{quote|Di là, pieno d'ira<ref>Apollo è irato per aver incontrato lungo il cammino la città dei Flegii, "uomini empi che vivevano sulla terra senza darsi pensiero di Zeus". I Flegi, popolo mitico, sono nemici di Apollo, praticanti il ladrocinio, il loro eroe eponimo è Flegyas (Φλεγύας) figlio del dio Ares. </ref> procedesti rapidamente verso la montagna,<br>e giungesti a Crisa, collina rivolta a occidente,<br>ai piedi del Parnaso coperto di neve. Su di essa<br>incombe una rupe, e sotto si estende una valle profonda,<br>scoscesa. Là Febo Apollo, il signore, decise<br>d'innalzare l'amabile tempio; e così disse:<br>"Qui io intendo innalzare uno splendido tempio<br>che sia oraclo per gli uomini, i quali sempre<br>qui mi porteranno perfette ecatombi<br>- quanti abitano il Peloponneso fecondo,<br>quanti abitano l'Europa, e le sue isole circondate dal mare-<br> desiderosi di consultare l'oracolo: e a tutti loro il mio consiglio infallibile<br> io esprimerò, dando responsi nel pingue tempio".<br> Così parlava Febo Apollo; e gettò le fondamenta,<br> ampie, profonde, compatte. Su di esse poi <br> innalzavano un basamanto di pietra Trofonio<ref>Τροφώνιος è una divinità ctonia piuttosto antica, venerata nella località beota di Lebadeia dove possedeva un famoso oracolo. </ref> e Agamede<br> figli di Ergino, cari agli dei immortali;<br> edificavano poi le mura del tempio infinite stirpi di uomini<br> con pietre saldamente impiantate, perché fosse eterno celebrato nel canto.<br> Lì vicino era la fonte dalle belle acque<ref>Probabilmente intende la fonte Castalia (Κασταλία).</ref>, ove il dio figlio di Zeus<br> uccise la dracèna<ref>δράχαινα, dragonessa, in quanto "serpente" di grandi dimensioni. In altre fonti tale mostro è presentato di sesso maschile e i suoi nomi sono Delphynes (ad es. Apollonio Rodio, II, 706 o scolio a Callimaco ''A Delo'' 91 e ''Ad Apollo'' 100-1) o Python (ad es. Eforo, 70 o Jacoby, fr. 31).</ref> col suo arco possente:<br>mostro, vorace, grande, selvaggio, che molti mali<br>infliggeva agli uomini sulla terra; molti ad essi <br> o molti al bestiame dalle agili zampe, poiché era un sanguinario flagello.|''Inno omerico ad Apollo'' 281-304. Traduzione di Filippo CassolaCàssola, in ''Inni omerici'', Milano, Fondazione Lorenzo Valla/Mondadori, 2006, pp. 130-133|πρῶτονἔνθεν μὲνκαρπαλίμως εὐχῇπροσέβης τῇδεπρὸς δειράδα πρεσβεύωθύων θεῶν<br>τὴνἵκεο πρωτόμαντινδ᾽ Γαῖαν•ἐς ἐκΚρίσην δὲὑπὸ τῆςΠαρνησὸν Θέμιννιφόεντα, <br>κνημὸν δὴπρὸς τὸΖέφυρον μητρὸςτετραμμένον, δευτέρααὐτὰρ τόδ᾽ὕπερθεν ἕζετο<br>μαντεῖονπέτρη ἐπικρέμαται, ὡςκοίλη λόγοςδ᾽ τις•ὑποδέδρομε ἐν δὲ τῷβῆσσα, τρίτῳ<br>λάχει,τρηχεῖ᾽: θελούσης,ἔνθα οὐδὲἄναξ πρὸςτεκμήρατο βίανΦοῖβος τινός,Ἀπόλλων <br>Τιτανὶςνηὸν ἄλληποιήσασθαι παῖςἐπήρατον Χθονὸςεἶπέ καθέζετο,<br>Φοίβη• δίδωσι δ᾽ ἣτε γενέθλιονμῦθον: δόσιν<br>Φοίβῳ•ἐνθάδε τὸδὴ Φοίβηςφρονέω δ᾽τεῦξαι ὄνομ᾽περικαλλέα ἔχεινηὸν παρώνυμον.<br>λιπὼνἔμμεναι δὲἀνθρώποις λίμνηνχρηστήριον, Δηλίανοἵτε τεμοι αἰεὶ χοιράδα,<br>κέλσαςἐνθάδ᾽ ἐπ᾽ἀγινήσουσι ἀκτὰςτεληέσσας ναυπόρους τὰς Παλλάδοςἑκατόμβας, <br>ἐςἠμὲν τήνδεὅσοι γαῖανΠελοπόννησον ἦλθεπίειραν Παρνησοῦἔχουσιν, θ᾽ ἕδρας.<br>πέμπουσιἠδ᾽ δ᾽ὅσοι αὐτὸνΕὐρώπην τε καὶ σεβίζουσινἀμφιρύτας μέγα<br>κελευθοποιοὶ παῖδεςκατὰ Ἡφαίστουνήσους, χθόνα<br>ἀνήμερονχρησόμενοι: τιθέντες ἡμερωμένην.<br>μολόντατοῖσιν δ᾽ αὐτὸνἄρ᾽ κάρταἐγὼ τιμαλφεῖνημερτέα λεώς,βουλὴν <br>Δελφόςπᾶσι τεθεμιστεύοιμι χώραςχρέων τῆσδεἐνὶ πρυμνήτηςπίονι ἄναξνηῷ. <br>τέχνηςὣς δέεἰπὼν νινδιέθηκε Ζεὺςθεμείλια ἔνθεονΦοῖβος κτίσαςἈπόλλων φρένα<br>ἵζειεὐρέα τέταρτονκαὶ τοῖσδεμάλα μάντινμακρὰ ἐνδιηνεκές: θρόνοις•<br>Διὸςαὐτὰρ προφήτηςἐπ᾽ δ᾽αὐτοῖς ἐστὶ Λοξίας πατρός.<br>τούτουςλάινον ἐνοὐδὸν εὐχαῖςἔθηκε φροιμιάζομαιΤροφώνιος θεούς.ἠδ᾽ Ἀγαμήδης, <br>Παλλὰςυἱέες προναίαἘργίνου, δ᾽φίλοι ἐνἀθανάτοισι λόγοιςθεοῖσιν: πρεσβεύεται•<br>σέβωἀμφὶ δὲ νύμφας,νηὸν ἔνθαἔνασσαν Κωρυκὶςἀθέσφατα πέτρα<br>κοίλη, φίλορνις,φῦλ᾽ δαιμόνωνἀνθρώπων ἀναστροφή•<br>Βρόμιοςξεστοῖσιν ἔχειλάεσσιν, τὸνἀοίδιμον χῶρον,ἔμμεναι οὐδ᾽αἰεί. ἀμνημονῶ,<br>ἐξἀγχοῦ οὗτε Βάκχαιςδὲ ἐστρατήγησενκρήνη θεόςκαλλίρροος, <br>λαγὼ δίκηνἔνθα Πενθεῖδράκαιναν καταῤῥάψας μόρον•<br>Πλειστοῦκτεῖνεν τεἄναξ, πηγὰςΔιὸς καὶυἱός, Ποσειδῶνοςἀπὸ κρατεροῖο βιοῖο, κράτος<br>καλοῦσαζατρεφέα, καὶμεγάλην, τέλειοντέρας ὕψιστον Δίαἄγριον,<br>ἔπειτα μάντις ἐςκακὰ θρόνουςπολλὰ καθιζάνω.<br>καὶἀνθρώπους νῦνἔρδεσκεν τυχεῖνἐπὶ μεχθονί, τῶνπολλὰ πρὶνμὲν εἰσόδων μακρῷαὐτούς, <br>ἄρισταπολλὰ δοῖεν•δὲ κεἰμῆλα παρ᾽ Ἑλλήνων τινέςταναύποδ᾽,<br>ἴτων πάλῳ λαχόντες, ὡς νομίζεται.<br>μαντεύομαι γὰρ ὡςἐπεὶ ἂνπέλε ἡγῆταιπῆμα θεόςδαφοινόν.|lingua=grc}}
 
Evidenze archeologiche hanno dimostrato che il sito in cui era collocato l'oracolo fu luogo sacro fin dall'epoca pre-greca<ref>William Keith Chambers Guthrie. ''Op.cit.'' p.617 </ref>. In epoca antica la consultazione dell'oracolo conservava una periodicità annuale avvenendo il 7 del mese di Bisio (febbraio/marzo)<ref>Cfr. Plutarco ''Quaestiones graecae'' (Αἴτια ἑλληνικά), 292d.</ref>, in epoca classica tale periodicità acquisì una ordinaria cadenza mensile più le consultazioni considerate straordinarie<ref>Pauline Schmitt Pantel. ''Op.cit.'' p.262</ref>. L'organizzazione templare risultava articolata: i sacerdoti (ἱερεύς) di Apollo erano due e venivano nominati a vita, essi avevano cura del culto al dio e conservavano la sua statua; seguivano gli ''hósioi'' (Ὄσιοι) in numero di cinque, nominati anch'essi a vita controllavano il rispetto dei riti lì celebrati; i ''prophétes'' (προφήτης) assistevano invece la Pythía (Πυθία); seguiva altro personale addetto ai sacrifici (μάγειροι), alle pulizie, all'amministrazione<ref>Pauline Schmitt Pantel. ''Op.cit.'' p.263</ref>. La personalità più prestigiosa era la Pythía, la profetessa, scelta tra le donne di Delfi senza alcuna selezione in base all'età e nominata a vita. Potevano esservi più profetesse, fino a tre, la loro esistenza sacra era regolata dalla purezza rituale e dalla continenza, condizione esibita anche per mezzo di un preciso abbigliamento<ref>Il suo abito era quello di una fanciulla, cfr. Diodoro Siculo, XVI, 26. </ref> e per un'alimentazione regolata<ref>Pauline Schmitt Pantel. ''Op.cit.'' p.263</ref>. La Pythía viveva nel santuario<ref>Pauline Schmitt Pantel. ''Op.cit.'' p.263.</ref>.