Martin Heidegger, la vita e l'opera: differenze tra le versioni

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[[Categoria:Martin Heidegger, la vita e l'opera|Martin Heidegger]]
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[[File:Martin-heidegger.jpg|250px|thumb|Martin Heidegger, fotografato dal figlio Hermann negli anni '50. Gli abiti di Heidegger sono sempre stati particolari, i suoi studenti li indicavano come "abiti esistenziali". D'estate vestiva con un abito di loden e pantaloni alla zuava. Hans-Georg Gadamer descrisse questo modo di vestirsi come l' «umile sfarzo di un contadino con l'abito della domenica»<ref>Cfr. Safranski p. 162</ref>.]]
[[File:Geburtshaus Heidegger.JPG|thumb|200px|La casa natale di Heidegger a Meßkirch. Heidegger aveva modeste origini, il padre, Friedrich Heidegger (1851-1924), era un mastro bottaio di Meßkirch che al contempo ricopriva l'incarico di sacrestano della chiesa St. Martin a Meßkirch.]]
[[File:Erzbischof Conrad Gröber.jpg|200px|thumb|Conrad Gröber (1872-1948), padre spirituale del giovane quattordicenne Heidegger. Diventerà arcivescovo di Friburgo. Ancora a lui Heidegger si rivolgerà nella primavera del 1946 quando subirà un crollo fisico e nervoso.]]
[[File:Engelbert Krebs.gif|150px200px|thumb|Engelbert Krebs (1881-1950), sacerdote e teologo cattolico seguirà il percorso per la libera docenza di Heidegger alla Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo. A lui Heidegger indirizzerà la lettera del 9 gennaio 1919 in cui comunicherà l'allontanamento dal cattolicesimo. Sul rapporto tra Heidegger e la fede cristiana, l'allievo di Heidegger Ernst Nolte (1923) riferisce di un racconto di un altro allievo, Max Müller (1906-1994) il quale era solito compiere lunghe passeggiate con il maestro. Secondo Müller questi ogni qualvolta arrivava davanti a una cappella si faceva il gesto della croce. Alla domanda dell'allievo perché lui che non si considerava un cristiano compisse quel gesto, Heidegger rispose: «In cappelle come questa è ancora viva molta religiosità passata degli uomini, alla quale non posso sottrarmi e che non posso contraddire. Ne faccio parte anche io, in un certo modo, sebbene me ne sia allontanato»<ref>Citato in Ernst Nolte, ''L'eredità del nazionalsocialismo''. Roma, Di Renzo Editore, 2003, pp. 13-4.</ref>.]]
[[File:Edmund Husserl 1900.jpg|thumb|right|250px200px|Edmund Husserl, il padre della fenomenologia. Il 17 gennaio 1919 Heidegger viene nominato suo assistente, quindi nell'incarico che precedentemente fu Edith Stein (1891-1942). Nell'autunno del 1928 Husserl si adopera affinché il suo allievo Martin Heidegger gli subentri nella cattedra della Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo che il padre della fenomenologia deve lasciare per raggiunti limiti di età. Il 14 aprile 1933, Husserl viene definitivamente congedato dall’insegnamento. A partire dal varo della ''Reichsbürgergesetz'', datata 15 settembre 1935, Husserl perde, in quanto "ebreo", la cittadinanza tedesca. Husserl muore il 26 aprile del 1938. I contatti tra Husserl e Heidegger furono, dopo il congedo universitario di Husserl, sporadici, per lo più mediati dal filosofo Max Müller (1906-1994), il quale ricorderà: {{q|Aveva per me l'aspetto di un "saggio"; non gli interessavano le questioni del quotidiano, anche se era proprio la politica quotidiana a minacciare costantemente lui e sua moglie perché ebrei. Era come se non sapesse nulla di questa minaccia, o semplicemente non volesse prenderne atto|Cit. in Safranski p. 313}} Dopo un primo sdegno occorso nel 1933, l'opinione di Husserl nei confronti di Heidegger tornò ad essere positiva. Ricorda, Müller, come lo considerasse ancora «il più dotato di tutti coloro che abbiano fatto parte della mia cerchia». Al funerale di Husserl, Heidegger non parteciperà in quanto, spiegherà poi, in quel periodo malato. L’Albert-Ludwig Universität di Friburgo verrà invece dispensata dall'obbligo di commemorarlo. Il giorno 29 aprile 1938 il corpo di Husserl verrà cremato, l'unico professore presente sarà lo storico Gerhard Ritter (1888-1967). Nella sera dello stesso giorno Karl Diehl (1864-1943), professore di economia nazionale, terrà una commemorazione di Husserl di fronte a un piccolo gruppo di docenti, gruppo che Diehl amava indicare come la "facoltà delle persone oneste". Nel 1940, su pressione dell'editore Max Niemeyer, Heidegger farà omettere la dedica a Husserl nella riedizione di ''Sein und Zeit'', ma il ringraziamento celato nelle note, a p.38, verrà comunque conservato. ]]
[[File:Marburg Alte Universität.jpg|200px|right|thumb|La Philipps-Universität di Marburgo, dove Heidegger insegnò dal 1923 al 1928. Nello stesso periodo questa università era anche la sede della "Fachbereich Evangelische Theologie" (Dipartimento di teologia evangelica), quindi anche della scuola di "fenomenologia della religione" di Marburgo fondata da Rudolf Otto (1866-1931).]]
[[File:Kollegiengebaeude I Seite.JPG|thumb|200px|right|La Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo. Fondata nel 1455 da Alberto VI d'Asburgo (1418-1463), deve il suo secondo nome, Ludwigs, a Ludwig I di Baden (1763-1830) che nel 1817 gli accordò delle donazioni che ne impedirono la chiusura. Dal 21 aprile 1933 al 27 aprile del 1934, Heidegger ricoprì l'incarico di rettore di questa prestigiosa università operando attivamente per la sua "nazificazione".]]
[[File:Bundesarchiv Bild 146-2007-0118, Walter Gross.jpg|200px|thumb|right|Walter Groß (1904-1945), direttore dell'Ufficio razziale dello Nsdap. Sarà lui <ref>Safranski, p. 327.</ref>a segnalare agli uffici di Joseph Goebbels l'inopportunità di prendere in considerazione Heidegger, citando nell'occasione i rapporti dello psicologo nazista Erich Rudolf Ferdinand Jaensch (1883-1940) e gli articoli della rivista pedagogica ''Volk im Werden'', curata dal filosofo nazista Ernst Krieck (1882-1947), in cui la filosofia di Heidegger veniva accusata di essere nichilista e analoga a quelle di tipo "ebraico".]]
[[File:Heidegger Lipsia 1933.jpg|200px|thumb|Heidegger (l'uomo con i baffi seduto al tavolo, il quinto partendo da destra) alla manifestazione nazista di Lipsia dell'11 novembre 1933 in favore di Adolf Hitler. Il discorso tenuto da Heidegger in quella occasione è conservato nel volume 16 della ''Martin Heidegger Gesamtausgabe'' (pp.190 e sgg., Vittorio Klostermann ed, Francoforte sul Meno, 2000); in italiano è stato tradotto in ''Discorsi e altre testimonianze del cammino di una vita 1910-1976'' (curato da Nicola Curcio, per la casa editrice Il melangolo di Genova, 2005, pp. 179 e sgg.).]]
[[File:Bundesarchiv Bild 146-2007-0118, Walter Gross.jpg|200px|thumb|Walter Groß (1904-1945), direttore dell'Ufficio razziale dello Nsdap. Sarà lui <ref>Safranski, p. 327.</ref>a segnalare agli uffici di Joseph Goebbels l'inopportunità di prendere in considerazione Heidegger, citando nell'occasione i rapporti dello psicologo nazista Erich Rudolf Ferdinand Jaensch (1883-1940) e gli articoli della rivista pedagogica ''Volk im Werden'', curata dal filosofo nazista Ernst Krieck (1882-1947), in cui la filosofia di Heidegger veniva accusata di essere nichilista e analoga a quelle di tipo "ebraico".]]
 
==La vita==
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In analogo modo si mosse Walter Groß (1904-1945), astro nascente del partito nazista<ref>Il 15 maggio 1934 Walter Groß fu nominato, su indicazione del vice di Hitler, Rudolf Hess, nel "prestigioso" incarico di direttore del ''Rassenpolitisches Amt der NSDAP'' ("Ufficio per la politica razziale dello Nsdap"), cfr. Max Weinreich, ''I professori di Hitler'', 2003, Milano, Il Saggiatore, p. 98.</ref>, il quale, citando le relazioni di Jaensch e gli articoli di Krieck, avvertì l'ufficio di Joseph Goebbels dell'inopportunità di nominare a tale prezioso incarico Heidegger. Groß suggerisce a Goebbels anche di mettere fine alla politicizzazione delle università di modo che si possa mettere fine agli «sforzi penosi» dei docenti «di recitare la parte del nazionalsocialismo», riservando la cura ideologica alle predisposte sezioni di partito, lasciando alle università il solo ambito tecnico, economico e scientifico<ref>Safranski, p. 327.</ref>.
{{nota|larghezza = 350px|contenuto=[[File:Jaspers-Heidegger.JPG|300px|center]] <br />Jaspers e Heidegger si incontrano per la prima volta l'8 aprile del 1920, alla festa di compleanno di Edmund Husserl. Jaspers è già un professore affermato, insegna filosofia presso la Ruprecht-Karls-Universität di Heidelberg, mentre Heidegger è l'assistente di Husserl. Ambedue condividono l'esigenza di riformare l'insegnamento accademico, ma il sodalizio ha un arresto quando Heidegger, dopo aver inviato una copia della sua opera capitale, ''Essere e tempo'' all'amico, che considera insieme a Rudolf Bultmann (1884-1976) l'unico in grado di comprenderne appieno i contenuti, scopre che questi si è limitato ad affidare a Dolf Sternberger (1907-1989) e a Hans Jonas (1903-1993) l'esecuzione di due seminari. In realtà sappiamo dagli appunti personali di Jaspers che il filosofo non lesse mai del tutto l'opera di Heidegger non essendosene appassionato. Il rapporto tra i due riprende comunque con entusiasmo quando Jaspers invia a Heidegger le sue due opere del 1931 ''Philosophie'' ("Filosofia") e ''Die geistige Situation der Zeit'' ("La situazione spirituale del nostro tempo"). Nel giugno del 1933, divenuto rettore a Friburgo e aderente al Partito nazista, Heidegger si reca a Heidelberg per una conferenza sull'università nel III Reich. In questa circostanza incontra, per l'ultima volta, Jaspers. Nelle sue memorie Jaspers ricorda questo incontro con Heidegger che affronta il tema del "complotto ebraico mondiale". Jaspers, sposato con Gertrud Mayer (1879-1974) di origini ebraiche, è decisamente preoccupato per il suo avvenire e per l'avvenire della Germania in mano ai nazisti. Ciononostante Jaspers rimane dell'idea di poter mantenere un contatto filosofico con Heidegger, questo almeno fino all'ultima sua lettera, datata 16 maggio 1936. Nel 1937 Jaspers viene costretto al pensionamento e, a partire dal 1938, gli viene impedito di pubblicare le sue opere. Il professore di Heidelberg si prepara quindi a un eventuale arresto da parte della Gestapo meditando, in questo caso, di avvelenarsi insieme alla moglie. I contatti tra i due riprendono solo nell'autunno del 1945 quando Jaspers invia a Heidegger una copia della rivista "Wandlung" di cui è collaboratore. Heidegger non gli risponde, ma sollecita la ''Commission d'Epuration'' che si sta occupando della denazificazione delle università tedesche e quindi del suo caso, di prendere contatto con Jaspers. La Commissione è inizialmente intenzionata a dare il via libera alla docenza per Heidegger, ma il duro intervento di Jaspers contro Heidegger, dove questi viene denunciato come nazista e dove viene auspicato il suo allontanamento dall'insegnamento, gli fa cambiare idea. Nel 1949 il rettore della Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo, Gerd Tellenbach (1903-1999), si rivolge tuttavia nuovamente a Jaspers per un parere su un eventuale ritorno di Heidegger all'insegnamento. Questa la risposta di Jaspers: {{q|Magnifico Rettore, Con quel che ha fatto in filosofia, Heidegger è riconosciuto in tutto il mondo come uno dei filosofi più importanti del nostro tempo. In Germania non c'è nessuno che lo superi. Il suo modo di fare filosofia, sensibile alle questioni più profonde e riconoscibile solo indirettamente nei suoi scritti, fa di lui oggi, in un mondo filosoficamente povero, una figura unica. [...]| In M. Heidegger-K. Jaspers, ''Briefwechsel 1920-1963'' (a cura di W. Biemel e H. Saner) Francoforte, Monaco, Zurigo, Klostermann, Piper, 1990, p.p. 275.6; Cit. in Volpi ''Guida a Heidegger'', p.43}} La relazione tra i due filosofi riprende, ma il rifiuto di Heidegger di fare autocritica sul suo trascorso nazista fa nuovamente sprofondare il rapporto. Nella sua lettera del 22 settembre 1959 Jaspers chiarisce ad Heidegger che «Dal 1933 in poi si è interposto tra noi un deserto che, dopo quanto è accaduto ed è stato detto in seguito, appare sempre più inattraversabile». <br />
Il 26 febbraio 1969 Karl Jaspers muore, sul suo scrittoio rimane aperto un faldone di 300 pagine manoscritte il cui ultimo appunto è un addio a Heidegger:
{{q|Da sempre - scrive Jaspers- i filosofi tra loro contemporanei si incontrano in alta montagna, sopra un vasto altopiano roccioso. Da lassù lo sguardo spazia sulle montagne nevose e ancora più in basso sulle valli abitate dagli uomini e sull'orizzonte lontano e in ogni dove sotto il cielo. Là, il sole e le stelle sono più lucenti che in qualsiasi altra parte. E l’aria è talmente pura che dissolve ogni opacità, talmente fredda che non lascia levarsi alcun fumo, talmente limpida che uno slancio del pensiero si diffonde in spazi immensi. [...] Oggi sembra che su questo altopiano non ci sia nessuno da incontrare. Ho avuto l’impressione [...] di incontrarne uno soltanto e – tranne lui – nessun altro. Quest’uomo però è stato un mio cavalleresco avversario: le potenze che noi servivamo, infatti, erano irriducibili tra loro. Presto apparve evidente che noi non potevamo affatto parlare uno con l'altro. E così la gioia si trasformò in dolore, un dolore particolarmente inconsolabile, come se si fosse perduta una possibilità che sembrava prossima, a portata di mano. Così è andata tra me e Heidegger. Per questo trovo insopportabili, senza alcuna eccezione, tutte le critiche che egli ha subito: lassù, infatti, su quell'altopiano, non avrebbero trovato posto. Per questo vado alla ricerca della critica che diventa reale nella sostanza del pensiero stesso, alla ricerca della lotta che rompe l’assenza di comunicazione dell'inconciliabile, della solidarietà che lassù – trattandosi di filosofia – è ancora possibile anche tra chi è più estraneo. Una critica e una lotta intese in questo senso sono forse possibili, eppure vorrei, per così dire, tentare di catturarne l’ombra|K. Jaspers, ''Notizen zu Martin Heidegger''. Monaco, Zurigo, Piper, 1978, pp. 263-4. Cit. in Volpi ''Guida a Heidegger'', p.45}}}}
 
Il 14 aprile 1934 Heidegger rassegna le dimissioni da rettore della Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo, che verranno accolte dall'università il 27 dello stesso mese.
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Nei fondamentali scritti che inizierà a redigere l'anno successivo, il 1936, e fino al 1938, e che saranno pubblicati con il titolo ''Beiträge zur Philosophie (Vom Ereignis)''<ref>GA 65; la traduzione in lingua italiana di questo volume è di Franco Volpi ed è stata pubblicata con il titolo ''Contributi alla filosofia (Dall'Evento)'', dalla casa editrice Adelphi di Milano nel 2007</ref> Heidegger rende conto dell'importanza di questa innovazione terminologica:
{{Citazione|Il domandare dell'Essere secondo la sua storia non è rovesciamento della metafisica, bensì de-cisione in quanto progetto del fondamento di quella distinzione in cui anche il rovesciamento deve continuare a mantenersi. Con tale progetto questo domandare giunge assolutamente al di fuori della distinzione tra essere ed ente ed è per tale ragione che essa scrive ora il nome dell'essere (''Sein'') nella forma di "Essere" (''Seyn''). Ciò deve indicare che qui l'essere non è più pensato nel senso della metafisica.|GA 65, p.436; traduzione di Franco Volpi in ''Contributi alla filosofia (Dall'Evento)''; Milano, Mondadori, 2010, pp. 782-3 |Das seynsgeschichtliche Erfragen des Seyns ist nicht Umkehrung der Metaphysik, sondern Ent-scheidung als Entwurf des Grundes jener Unterscheidung, in der sich auch noch die Umkehrung halten muß. Mit solchem Entwurf kommt dieses Fragen überhaupt ins Außerhalb jener Unterscheidimg von Seiendem und Sein; und sie schreibt deshalb auch das Sein jetzt als »Seyn«. Dieses soll anzeigen, daß das Sein hier nicht mehr metaphysisch gedacht wird. |lingua=De}}
{{nota|larghezza = 350px|contenuto=[[File:Jaspers-Heidegger.JPG|300px|center]] <br />Jaspers e Heidegger si incontrano per la prima volta l'8 aprile del 1920, alla festa di compleanno di Edmund Husserl. Jaspers è già un professore affermato, insegna filosofia presso la Ruprecht-Karls-Universität di Heidelberg, mentre Heidegger è l'assistente di Husserl. Ambedue condividono l'esigenza di riformare l'insegnamento accademico, ma il sodalizio ha un arresto quando Heidegger, dopo aver inviato una copia della sua opera capitale, ''Essere e tempo'' all'amico, che considera insieme a Rudolf Bultmann (1884-1976) l'unico in grado di comprenderne appieno i contenuti, scopre che questi si è limitato ad affidare a Dolf Sternberger (1907-1989) e a Hans Jonas (1903-1993) l'esecuzione di due seminari. In realtà sappiamo dagli appunti personali di Jaspers che il filosofo non lesse mai del tutto l'opera di Heidegger non essendosene appassionato. Il rapporto tra i due riprende comunque con entusiasmo quando Jaspers invia a Heidegger le sue due opere del 1931 ''Philosophie'' ("Filosofia") e ''Die geistige Situation der Zeit'' ("La situazione spirituale del nostro tempo"). Nel giugno del 1933, divenuto rettore a Friburgo e aderente al Partito nazista, Heidegger si reca a Heidelberg per una conferenza sull'università nel III Reich. In questa circostanza incontra, per l'ultima volta, Jaspers. Nelle sue memorie Jaspers ricorda questo incontro con Heidegger che affronta il tema del "complotto ebraico mondiale". Jaspers, sposato con Gertrud Mayer (1879-1974) di origini ebraiche, è decisamente preoccupato per il suo avvenire e per l'avvenire della Germania in mano ai nazisti. Ciononostante Jaspers rimane dell'idea di poter mantenere un contatto filosofico con Heidegger, questo almeno fino all'ultima sua lettera, datata 16 maggio 1936. Nel 1937 Jaspers viene costretto al pensionamento e, a partire dal 1938, gli viene impedito di pubblicare le sue opere. Il professore di Heidelberg si prepara quindi a un eventuale arresto da parte della Gestapo meditando, in questo caso, di avvelenarsi insieme alla moglie. I contatti tra i due riprendono solo nell'autunno del 1945 quando Jaspers invia a Heidegger una copia della rivista "Wandlung" di cui è collaboratore. Heidegger non gli risponde, ma sollecita la ''Commission d'Epuration'' che si sta occupando della denazificazione delle università tedesche e quindi del suo caso, di prendere contatto con Jaspers. La Commissione è inizialmente intenzionata a dare il via libera alla docenza per Heidegger, ma il duro intervento di Jaspers contro Heidegger, dove questi viene denunciato come nazista e dove viene auspicato il suo allontanamento dall'insegnamento, gli fa cambiare idea. Nel 1949 il rettore della Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo, Gerd Tellenbach (1903-1999), si rivolge tuttavia nuovamente a Jaspers per un parere su un eventuale ritorno di Heidegger all'insegnamento. Questa la risposta di Jaspers: {{q|Magnifico Rettore, Con quel che ha fatto in filosofia, Heidegger è riconosciuto in tutto il mondo come uno dei filosofi più importanti del nostro tempo. In Germania non c'è nessuno che lo superi. Il suo modo di fare filosofia, sensibile alle questioni più profonde e riconoscibile solo indirettamente nei suoi scritti, fa di lui oggi, in un mondo filosoficamente povero, una figura unica. [...]| In M. Heidegger-K. Jaspers, ''Briefwechsel 1920-1963'' (a cura di W. Biemel e H. Saner) Francoforte, Monaco, Zurigo, Klostermann, Piper, 1990, p.p. 275.6; Cit. in Volpi ''Guida a Heidegger'', p.43}} La relazione tra i due filosofi riprende, ma il rifiuto di Heidegger di fare autocritica sul suo trascorso nazista fa nuovamente sprofondare il rapporto. Nella sua lettera del 22 settembre 1959 Jaspers chiarisce ad Heidegger che «Dal 1933 in poi si è interposto tra noi un deserto che, dopo quanto è accaduto ed è stato detto in seguito, appare sempre più inattraversabile». <br />
Il 26 febbraio 1969 Karl Jaspers muore, sul suo scrittoio rimane aperto un faldone di 300 pagine manoscritte il cui ultimo appunto è un addio a Heidegger:
{{q|Da sempre - scrive Jaspers- i filosofi tra loro contemporanei si incontrano in alta montagna, sopra un vasto altopiano roccioso. Da lassù lo sguardo spazia sulle montagne nevose e ancora più in basso sulle valli abitate dagli uomini e sull'orizzonte lontano e in ogni dove sotto il cielo. Là, il sole e le stelle sono più lucenti che in qualsiasi altra parte. E l’aria è talmente pura che dissolve ogni opacità, talmente fredda che non lascia levarsi alcun fumo, talmente limpida che uno slancio del pensiero si diffonde in spazi immensi. [...] Oggi sembra che su questo altopiano non ci sia nessuno da incontrare. Ho avuto l’impressione [...] di incontrarne uno soltanto e – tranne lui – nessun altro. Quest’uomo però è stato un mio cavalleresco avversario: le potenze che noi servivamo, infatti, erano irriducibili tra loro. Presto apparve evidente che noi non potevamo affatto parlare uno con l'altro. E così la gioia si trasformò in dolore, un dolore particolarmente inconsolabile, come se si fosse perduta una possibilità che sembrava prossima, a portata di mano. Così è andata tra me e Heidegger. Per questo trovo insopportabili, senza alcuna eccezione, tutte le critiche che egli ha subito: lassù, infatti, su quell'altopiano, non avrebbero trovato posto. Per questo vado alla ricerca della critica che diventa reale nella sostanza del pensiero stesso, alla ricerca della lotta che rompe l’assenza di comunicazione dell'inconciliabile, della solidarietà che lassù – trattandosi di filosofia – è ancora possibile anche tra chi è più estraneo. Una critica e una lotta intese in questo senso sono forse possibili, eppure vorrei, per così dire, tentare di catturarne l’ombra|K. Jaspers, ''Notizen zu Martin Heidegger''. Monaco, Zurigo, Piper, 1978, pp. 263-4. Cit. in Volpi ''Guida a Heidegger'', p.45}}}}
 
==Le opere==