Biografie cristologiche/Vangeli e interpretazione ebraica: differenze tra le versioni
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Per certi studiosi ebrei i Vangeli da una parte e le Lettere di Paolo dall'altra, sembrano stare su due livelli differenti. Non vedono nei Vangeli alcuna profondità speciale o percettività sorprendente, o intuizioni religiose particolarmente acute, che sorpassino altra letteratura sacra. Sono umani, a volte commoventi e sporadicamente avvincenti. Poiché assomigliano ad antologie di aneddoti rabbinici, gli ebrei d'oggi si ritrovano spesso d'accordo con certi atti di Gesù, o certe parole che gli vengono attribuite. Insomma, il lettore ebreo non percepisce i Vangeli come letteratura superlativa o come documenti religiosi: sono materiali antichi interessanti da studiare, ma certo non superiori a libri come quello di [[w:Libro di Rut|Rut]], o a [[w:Quarto libro dei Maccabei|IV Maccabei (libro straordinariamente bello), o il ''[[w:Simposio (dialogo)|Simposio]]'' di Platone, o il ''[[w:Faust (Goethe)|Faust]]'' di Goethe, o ''[[w:Delitto e castigo|Delitto e castigo]]'' di Dostoevskij. Sarebbe quindi falso pretendere di ammirare i Vangeli come letteratura.<ref name="SamSand"/><ref name="Sand"/> Alcuni biblisti affermano che Matteo usò Marco come fonte, componendo comunque un'opera nuova e differente, e ciò significherebbe che Matteo non era soddisfatto di Marco; lo stesso accade per Luca, che usa Marco, ma usa anche Matteo, forse con la stessa insoddisfazione. Il paleografo ed esegeta americano Ernest Colwell (1901–1974) afferma che Giovanni scrisse la sua opera perché era insoddisfatto, e desiderava soppiantare le opere di Marco, Matteo e Luca — alcuni [[w:Padri della chiesa|Padri della chiesa]] scrivono che il Vangelo di Giovanni incontrò ostilità nella prima chiesa.<ref name="Colwell">[[:en:w:Ernest Cadman Colwell|Ernest Cadman Colwell]], [http://books.google.co.uk/books/about/What_is_the_Best_New_Testament.html?id=1liEQgAACAAJ&redir_esc=y ''What Is the Best New Testament?''], University of Chicago Press, 1952; ''id.'', [https://books.google.co.uk/books?id=45QcAAAAMAAJ&q=Colwell+Studies+in+Methodology+in+Textual+Criticism+of+the+New+Testament&dq=Colwell+Studies+in+Methodology+in+Textual+Criticism+of+the+New+Testament&hl=en&sa=X&ei=hcQzVYHOJYK6afCvgOgN&ved=0CCEQ6AEwAA ''Studies in Methodology in Textual Criticism of the New Testament''], Brill, 1969. Cfr. anche F. Thomas Trotter (cur.), ''Jesus and the Historian: Written in Honor of Ernest Cadman Colwell'', Westminster Press, 1968, ''passim''; Jon Ma Asgeirsson, Kristin de Toyer (curatori), [https://books.google.co.uk/books?id=w0FOkl3MLX0C&source=gbs_navlinks_s ''From Quest to Q: Festschrift James M. Robinson''], Peeters Publishers, 2000, partic. pp. 159 e segg.</ref>
Questo significa che l'impegno di scrivere un Vangelo accettabile è colmo di grandi difficoltà. Il rabbino e teologo Samuel Sandmel<ref name="SamSand">'''Samuel Sandmel''' ([[w:Dayton (Ohio)|Dayton]], 23 settembre 1911 - [[w:Cincinnati|Cincinnati]], 4 novembre 1979), laureatosi presso la [[w:Università del Missouri|Università del Missouri]], ottenne un dottorato di ricerca dal Collegio ''Hebrew Union College'' di Cincinnati, e fu ordinato rabbino nel 1937. Ottenne varie posizioni presso la Hebrew Benevolent Congregation di Atlanta, la Fondazione B'nai B'rith Hillel della [[w:Carolina del Nord|Carolina del Nord]] e le [[w:Università Duke|Università Duke]] negli anni 1939-1942. Fu inoltre cappellano durante la
Le Lettere di Paolo non riportano gli aneddoti piacevoli dei Vangeli. Per quanto poco congeniali possano essere alcuni dei suoi scritti (per esempio, quelli sul matrimonio e le relazioni sessuali), Paolo ha una mente arguta, un'intuizione profondamente sensibile, una penna poetica e fluente, e quindi da molti viene giudicato superiore ai testi di Matteo, Marco, Luca o Giovanni.<ref name="SamSand"/> Sicuramente gli scritti paolini sono alquanto differenti dai Vangeli e, pur riconoscendo la diversità di forma, è difficile porre i Vangeli allo stesso alto livello ''letterario'' delle Lettere di Paolo.<ref name="Sand"/><ref name="Jewish"/> Ma la scuola ebraica non è l'unica a riscontrare problemi nei Vangeli. Il grande studioso neotestamentario tedesco, [[w:Rudolf Bultmann|Rudolf Bultmann]] (1884–1976), è uno dei rappresentanti principali del movimento teologico che fa capo alla "scuola demitizzante". Secondo il giudizio di Bultmann, il messaggio basilare cristiano è sostenibile e appropriato; tuttavia, egli afferma che, poiché tale messaggio è espresso dal Nuovo testamento, è talmente imbevuto di "mitologia" originantesi dal mondo greco-romano di duemila anni fa, da essere sia "incomprensibile che inaccettabile da parte dell'uomo moderno." Pertanto Bultmann sostiene che sia il compito del Cristianesimo "riformulare il proprio messaggio in modo che possa catturare la mente e la fedeltà dell'uomo moderno."<ref>[http://digilander.libero.it/moses/bultmann.html ''Il teologo della demitizzazione''] da ''Moses. La filosofia del Novecento''. <small>URL consultato 23 aprile 2015</small>; cfr. anche [http://www.treccani.it/enciclopedia/rudolf-bultmann/ "Bultmann ‹bùltman›, Rudolf"], voce della ''Enciclopedia Italiana'', ed. online, sito ''treccani.it'' <small>URL consultato 23 aprile 2015</small></ref>
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