Utente:Xinstalker/sandbox41: differenze tra le versioni

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** '''Codice I''' (in passato indicato anche come "Codice Jung")
*# ''Preghiera dell'apostolo Paolo'': consiste di 2 pagine considerate il risguardo anteriore di questo codice. Testo originariamente redatto in greco antico (contiene ancora 28 termini di quella lingua) è conservato solo nel testimone in lingua copta, segnatamente in dialetto subachmimico. Siccome la ''Lettera [apokryphon] di Giacomo'' era indicata come pagina 1 si è inizialmente ritenuto che tale testo concludesse il Codice I. Indagini successive condotte da Stephen Emmel nel 1976 evidenziarono come lo scriba autore del ''Trattato tripartito'' avesse aggiunto questo testo dopo la sua conclusione. Il titolo, seguito da una breve benedizione, è in lingua greca. In parte distrutto ("Preghiera di Pa[olo] Apostolo") si colloca alla fine del testo. Questo testo è generalmente attribuito alla scuola valentiniana in quanto intende il Cristo come immagine del Dio psichico (cfr. A 26-31). Il testo non offre alcuna indicazione per la datazione della sua origine, ma se l'attribuzione alla scuola di Valentino dovesse risultare corretta, può essere datato tra la metà del II secolo e la metà del III. Gli studiosi osservano che il testo in questione conserva una sorprendente somiglianza con le preghiere contenute nel ''Corpus Hermeticum'' (cfr. 1.31-32; 5.10-11; 13,16-20), come alle invocazioni rinvenute nei testi magici di provenienza cristiana (cfr. ''Prima Stele di Seth'', 118.30-119.1; VII, 5). Il testo è debitore anche dello stile dei ''Salmi'' e delle lettere paoline.
*# ''Lettera apokryphon di Giacomo'' (o ''Epistola apokryphon di Giacomo''): pp. 1-16. Trattasi di un'opera pseudonima, originariamente scritta in greco e poi tradotta dal greco in copto, segnatamente in dialetto subachmimico . il testo non ha titolo, ma sostiene di essere una lettera scritta dall'apostolo Giacomo, il fratello del Signore, indirizzata a un certo Cerinto (il nome risulta tuttavia illegibileilleggibile, quindi il dato è presunto dalle uniche lettere rimaste: ''[...]thos''). La lettera intende introdurre a degli insegnamenti segreti, da qui il termine greco ''apocryphon'' ("scrittura segreta") da cui il titolo assegnatogli. Tale ''apocryphon'', redatto secondo l'autore inizialmente in lingua ebraica, è destinato solo a pochi eletti, tra questi solo gli apostoli Pietro e Giacomo, riservando tuttavia la salvezza a tutti coloro che ne recepiscono l'insegnamento. In questo trattato/epistola, Gesù appare ai discepoli 550 giorni dopo la risurrezione, quindi si apparta con i soli Pietro e Giacomo per impartirgli degli insegnamenti segreti fino a quel momento accennati per mezzo delle sole "parabole". Dopo questo insegnamento "segreto", il Cristo sale alla destra del Padre, con Pietro e Giacomo che tentano senza successo di seguirlo. La lettera riprende con gli apostoli eletti, Giacomo e Pietro, che spiegano che il Signore aveva inteso comunicargli questo insegnamento segreto non perché venisse diffuso anche agli altri discepoli, ma per le generazioni future. Questa novità irrita gli altri discepoli che vengono per questo inviati da Giacomo a predicare uno separato dall'altro. Forse lo scopo di questa continuazione è quello di spiegare la ragione per cui questi insegnamenti segreti non appartenevano alla tradizione apostolica e perché, forse, non erano conservati nella letteratura canonica. I discorsi di Gesù in questo materiale sembrano essere più antichi della stessa lettera, forse appartenenti a una tradizione orale e comunque più antichi del loro estensore. L'esortazione ad accogliere il martirio testimonierebbe che appartengono comunque a prima del 314 d.C. Sembra evidente che coloro a cui fa riferimento questa lettera appartengano a una comunità che si distingue dalla grande chiesa cristiana, sembra anche che questa comunità non conoscesse le dottrine della seconda venuta di Cristo e della resurrezione dei corpi alla fine dei tempi, quindi la loro speranza consisteva nell'ascendere in spirito, o in anima, al Regno dei cieli che sentivano immanente in loro stessi. La somiglianza con i "discorsi di addio" del Vangelo di Giovanni, nonché una tradizione dei "detti di Gesù" ancora non codificati, ha fatto attribuire il testo a prima della metà del II secolo.
*# ''Vangelo di Verità'': pp. 16-43. È un trattato di predicazione senza titolo che gli è stato assegnato, come è tradizione per i testi antichi, in base alle prime due parole (copto: ''p-euanghelion n-tmêe'', corrispondente al greco antico: τό εὐαγγέλιον τῆς ἀλήθειας).
*# ''Trattato sulla resurrezione'' (anche ''Lettera a Regino'' dal nome del destinatario del testo): pp. 43-50.