Storia della letteratura italiana/Giovanni Boccaccio: differenze tra le versioni

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Giovanni Boccaccio è il primo grande narratore italiano, le sue opere sono caratterizzate da un'esplicita consapevolezza teorica. Amico del più vecchio Petrarca e grande studioso di Dante, nella sua vita si impegnò, oltre che nella scrittura, nella costante ricerca e trascrizione di opere classiche.
 
Nella produzione del Boccaccio si possono distinguere le opere della giovinezza (periodo napoletano), della maturità (periodo fiorentino) e della vecchiaia. La sua opera più importante e conosciuta è il ''Decameron''. Il profilo culturale di Boccaccio si delinea in tre filoni fondamentali:
 
* tradizione medievale e modelli cortesi,
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== La vita ==
[[File:Andrea del Castagno Giovanni Boccaccio c 1450.jpg|thumb|left|Andrea del Castagno, Giovanni Boccaccio, particolare del Ciclo degli uomini e donne illustri, affresco, 1450, Galleria degli Uffizi, Firenze]]
Sulla vita di Boccaccio ci rimane un'autobiografia di dubbia attendibilità: a oggi non si conoscono esattamente né il luogo né la data di nascita. Il padre, Boccaccio di Chellino, era un agente dei Bardi, una potente famiglia mercantile di Firenzebanchieri fiorentini, e per motivi di lavoro rimanevasoggiornava spesso a Parigi. Fino all'inizio del Novecento si è quindi pensatoipotizzato che quella fosse la città natale dello scrittore. Studi successivi portano invece a supporre che Boccaccio sia nato tra il giugno e il luglio 1313 a Firenze oppure a Certaldo, paeseil borgo della Val d'origineElsa dellada cui proveniva famiglia. InoltreSembra erainoltre forseche fosse figlio illegittimo, nato dall'unione del padre con una donna di umili origini.
 
Riconosciuto dal padre, che nel 1320 si sposerà con Margherita de' Mardoli, trascorre l'infanzia nella casa paterna a Firenze. Qui Boccaccio è allievo di Giovanni Mazzuoli da Strada, padre dell'amico e futuro poeta Zanobi da Strada. Nell'ambiente fiorentino Boccaccio matura per la poesia dantesca una grande passione, contrariamente alla volontà del padre, che lo avvia agli studi per diventare mercante. Negli anni tra il 1525 e il 1528 si trasferisce a Napoli, dove l'occupazione di commesso al banco dei Bardi sollecita in lui un penetrante spirito di osservazione. La sua formazione umana va arricchendosi tra le esperienze nell'ambiente mercantile e lanella praticacorte deiangioina, testia latinicui epuò mediolatiniaccedere reperitigrazie all'amicizia di suo padre con Niccolò Acciaiuoli, una delle personalità più influenti nella bibliotecaNapoli del regiatempo.
 
Negli anni trenta Boccaccio, forte della solida condizione economica garantita dal padre, matura la sua vocazione letteraria. È suggestionato dalle esperienze culturali che incontrava nella corte angioina, di cui può consultare i volumi della biblioteca: si appassiona alla cultura latina, alla letteratura cortese proveniente dalla Francia, all'erudizione storica. Scrive in latino ma soprattutto in volgare, lavorando a testi per la corte napoletana. Compone ''La caccia di Diana'' (forse 1334) e il ''Filostrato'' (forse 1335). Dà inoltre forma letteraria alla sua storia d'amore con Fiammetta, protagonista assoluta della sua produzione precedente al ''Decameron''. Per la donna amata, che viene presentata come una figlia del re Roberto, Boccaccio scrive il ''Filocolo'' (1336) e a lei dedica il ''Teseida'' (forse 1340-1341), il primo poema epico in volgare italiano. Nell'ambiente di corte crea e diffonde inoltre alcuni miti sulla sua vita e le sue origini.
 
Nel 1340 torna a Firenze, a causa della crisi dei Bardi e di problemi familiari. Dalla vita gaudente che conduceva a Napoli, Boccaccio piomba nelle ristrettezze economiche. Trascorre comunque brevi periodi lontano dalla città, dovein cerca di una sistemazione migliore. componeCompone la ''Comedia delle ninfe'', l<nowiki>'</nowiki>''Amorosa visione'', l<nowiki>'</nowiki>''Elegia di Madonna Fiammetta'' e il ''Ninfale fiesolano''. Nel 1348 assiste alla peste di Firenze, che ucciderà sia il padre sia l matrigna, e la cui descrizione sarà alla base del ''Decameron''. Proprio in questi anni, mentre è impegnato ad amministrare i beni di famiglia dopo la morte del padre, Boccaccio lavora alla sua opera più importante, che vedrà la sua forma definitiva tra il 1349 e ilnel 1351.
 
Intanto, il poeta aveva acquisito prestigio tra i suoi concittadini. Nel 1350 è ambasciatore presso i signori di Romagna, e tra gli altri ha l'incarico di consegnare dieci fiorini d'oro a suor Beatrice, figlia di Dante, come parziale risarcimento per i danni subiti dalla sua famiglia. Nel 1351 la sua carriera diplomatica conosce un'accelerazione. Eletto camerlengo del Comune, viene poi inviato a trattare con la regina di Napoli per l'acquisizione di Prato. InfineTra la fine del 1351 e l'inizio del 1352 è ambasciatore in Tirolo, allo scopo di stipulare un'alleanza con Lodovico di Baviera, marchese di Brandeburgo, contro i Visconti di Milano.
 
Negli stessi anni approfondisce il suo rapporto con la letteratura, riflettendo sui valori morali della sua condizione di letterato. Decisivo è il suo incontro con Petrarca, verso cui nutre una vera e propria venerazione, tanto considerarlo il proprio ''magister''. Durante ilun percorsoviaggio verso Roma, in occasione del GiubileGiubileo del 1350, Petrarca sostasi ferma a Firenze ed è ospite in casa di Boccaccio. I due si incontreranno nuovamente nella primavera del 1351, nella casa padovana di Petrarca. In quell'occasione Boccaccio portava all'amico l'offerta, poi rifiutata, di assumere una cattedra presso lo Studio di Firenze. In seguito, Boccaccio prova delusione quando Petrarca accetta l'ospitalità dei Visconti, nemici di Firenze, ma i rapporti tra i due rimarranno comunque buoni.
 
[[File:Casa Boccaccio.JPG|thumb|La casa di Boccaccio a Certaldo]]
Tra il 1355 e il 1365 Boccaccio è membro dell'ufficio «della condotta». Svolge poi nuove missioni diplomatiche: nel 1354 è ambasciatore ad Avignone presso papa Innocenzo VI; nel 1359 è per un breve periodo in Lombardia, durante una fase di distensione tra Firenze e Milano; nel 1365 è di nuovo ad Avignone, presso Urbano V; nel 1367 porge, a nome dei fiorentini, gli omaggi allo stesso pontefice, tornato a Roma. Persistono tuttavia le difficoltà economiche seguite alla crisi dei Bardi. Aiutato dall'amico Niccolò Acciaiuoli tenta di tornare a Napoli, le due esperienze nel regno, nel 1355 e nel 1362, si rivelano infruttuose. Nel 1363 invierà contro Acciaiuoli un feroce ''pamphlet''.
 
Tra il 1355 e il 1365 Boccaccio è membro dell'ufficio «della condotta». Svolge poi nuove missioni diplomatiche: nel 1354 è ambasciatore ad Avignone presso papa Innocenzo VI; nel 1359 è per un breve periodo in Lombardia, durante una fase di distensione tra Firenze e Milano, e con l'occasione visita la biblioteca di Petrarca; nel 1365 è di nuovo ad Avignone, presso Urbano V; nel 1367 porge, a nome dei fiorentini, gli omaggi allo stesso pontefice, tornato a Roma. Persistono tuttavia le difficoltà economiche seguite alla crisi dei Bardi. Aiutato dall'amico Niccolòda Acciaiuoli tenta di tornare a Napoli, ma le due esperienze nel regno, nel 1355 e nel 1362, si rivelano infruttuose. NelCome risultato della sua delusione, 1363 invierà contro Acciaiuoli un feroce ''pamphlet''. Nel 1355 era intanto morta la figlioletta Violante, una dei vari figli illegittimi che Boccacccio aveva avuto da diverse relazioni.
Continua la corrispondenza con Petrarca, a cui seguono vari incontri durante i quali i due letterati si scambiano volumi di classici. Boccaccio scrive ora opere in latino, in cui riflette con toni moralistici sulle vicende umane. Influenzato dal pacato Cristianesimo dell'amico, dopo il 1350 conosce un momento di rivolgimento spirituale, durante il quale ordine all'irrequietezza che aveva caratterizzato i suoi anni giovanili, prende gli ordini minori e diventa chierico. Dopo il 1360 Petrarca e Boccaccio sono ormai due protagonisti del rinnovamento culturale europa: la casa di Boccaccio a Firenze diventa in particolare un punto di riferimento per gli intellettuali preumanistici.
 
Continua la corrispondenza con Petrarca, a cui seguono vari incontri durante i quali i due letterati si scambiano volumi di classici. Boccaccio scrive ora opere in latino, in cui riflette con toni moralistici sulle vicende umane. Abbandona così l'idea della letteratura come diletto e inizia a scrivere opere per un pubblico dotto. Influenzato dal pacato Cristianesimo dell'amico, dopo il 1350 conosce un momento di rivolgimento spirituale, durante il quale ordine all'irrequietezza che aveva caratterizzato i suoi anni giovanili, prende gli ordini minori e, diventa chierico e gli viene assegnata una cura d'anime. Dopo il 1360 Petrarca e Boccaccio sono ormai due protagonisti del rinnovamento culturale europaeuropeo: la casa di Boccaccio a Firenze diventa in particolare un punto di riferimento per gli intellettuali preumanisticidell'epoca.
Nel 1370 tenta ancora una volta di tornare a Napoli, ma il viaggio si rivela una nuova delusione. Precocemente invecchiato, sofferente di idropisia e scabbia, si dedica a una revisione stilistica del ''Decameron'' e al completamento della ''Genealogia Deorum gentilium'', la sua maggiore opera in latino. Muore a Certaldo il 21 dicembre 1375.<ref>''Cronologia'' in {{cita libro|autore=Giovanni Boccaccio|curatore=Vittore Branca|titolo=Decameron|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1989|pp=XLIX-LIX}}</ref>
 
Nel 1370 tenta ancora una volta di tornare a Napoli, ma il viaggio si rivela una nuova delusione. Precocemente invecchiato, sofferente di idropisia e scabbia, si dedica a una revisione stilistica del ''Decameron'' e al completamento della ''Genealogia Deorum gentilium'', la sua maggiore opera in latino. Nel 1373 viene invitato dal Comune di Firenze a tenere una serie di letture pubbliche, con commento della ''Commedia'' di Dante. Muore a Certaldo il 21 dicembre 1375.<ref>''Cronologia'' in {{cita libro|autore=Giovanni Boccaccio|curatore=Vittore Branca|titolo=Decameron|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1989|pp=XLIX-LIX}}</ref><ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | pp=162-165 }}</ref>
== Opere del periodo napoletano ==
[[File:BoccaccioPavek.jpg|left|thumb|Busto del Boccaccio presso la Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo a Certaldo]]
Tra le sue prime opere del periodo napoletano vengono ricordate ''Filocolo'' (1336-38), ''Filostrato'' (1335), ''Teseida'' (1339-41), ''Caccia di Diana'' (1334/38) e le ''Rime'' (la cui composizione rimanda ad anni diversi). Tra le opere scritte durante la sua permanenza nella borghese Firenze emergono "La Comedia delle Ninfe fiorentine", "L'Amorosa visione" ed "Elegia di Madonna Fiammetta" (1343-1344).
 
== Opere del periodo napoletano ==
Le opere della giovinezza riguardano il periodo compreso tra il 1333 e il 1346.
[[File:Robert Anjou scribes.jpg|thumb|Cristoforo Orimina, ''Re Roberto d'Anjou circondato dai suoi scrivani'', miniatura del XIV secolo]]
Le opere della giovinezza riguardano il periodo compreso tra il 1333 e il 1346. Tra le sue prime opere del periodo napoletano vengono ricordate ''Filocolo'' (1336-38), ''Filostrato'' (1335), ''Teseida'' (1339-411341), ''Caccia di Diana'' (1334/38-1338) e le ''Rime'' (la cui composizione rimanda ad anni diversi). Tra le opere scritte durante la sua permanenza nella borghese Firenze emergono "La Comedia delle Ninfe fiorentine", "L'Amorosa visione" ed "Elegia di Madonna Fiammetta" (1343-1344).
 
=== ''La caccia di Diana'' ===
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=== Il ''Filostrato'' ===
{{vedi source|DecameronIl Filostrato}}
Il ''Filostrato'' (che alla lettera dovrebbe significare nel greco approssimativo del Boccaccio "vinto d'amore") è un poemetto scritto in ottave che narra la tragica storia di Troilo, figlio del re di Troia Priamo, che si era innamorato della principessa greca Criseida. La donna, in seguito ad uno scambio di prigionieri, torna al campo greco, e dimentica Troilo. Quando Criseida in seguito si innamora di Diomede, Troilo si dispera e va incontro alla morte per mano di Achille.
 
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=== ''Teseida delle nozze d'Emilia'' ===
{{vedi source|La Teseide}}
Il ''Teseida'' è un poema epico in ottave in cui si rievocano le gesta di Teseo che combatte contro Tebe e le Amazzoni. L'opera costituisce il primo caso in assoluto nella nostra storia letteraria di poema epico in volgare e già si manifesta la tendenza di Boccaccio a isolare nuclei narrativi sentimentali, cosicché il vero centro della narrazione finisce per essere l'amore dei prigionieri tebani Arcita e Palemone, molto amici, per Emilia, regina delle Amazzoni e cognata di Teseo; il duello fra i due innamorati si conclude con la morte di Arcita e le nozze tra Palemone ed Emilia.
 
== Opere del periodo fiorentino ==
[[File:BoccaccioPavek.jpg|left|thumb|Busto del Boccaccio presso la Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo a Certaldo]]
=== ''Comedia delle ninfe fiorentine'' ===
La '' Comedia delle ninfe fiorentine '' (o ''Ninfale d'Ameto'') è una narrazione in prosa, inframmezzata da componimenti in terzine cantati da vari personaggi. Narra la storia di ''Ameto'' un rozzo pastore che un giorno incontra delle ninfe devote a Venere e si innamora di una di esse, ''Lia''. Nel giorno della festa di Venere le ninfe si raccolgono intorno al pastore e gli raccontano le loro storie d'amore. Alla fine Ameto è immerso in un bagno purificatore e comprende così il significato allegorico della sua esperienza: infatti le ninfe rappresentano la virtù e l'incontro con esse lo ha trasformato da essere rozzo e animalesco in uomo.
 
=== ''Amorosa Visionevisione'' ===
{{vedi source|Amorosa visione}}
Si tratta di un poema in terzine suddiviso in cinquanta canti. La narrazione vera e propria è preceduta da un proemio costituito da tre sonetti che, nel loro complesso, formano un immenso acrostico nel senso che essi sono composti da parole le cui lettere (vocali e consonanti) corrispondono ordinatamente e progressivamente alle rispettive lettere iniziali di ciascuna terzina del poema.
 
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Il risveglio tempestivo della donna e il fatto che questa ricordi al poeta il pericolo dell'imminente ritorno della guida prevengono l'attuarsi del gesto. Di lì a poco infatti la "donna gentil" torna affermando che il poeta potrà giungere al pieno possesso dell'amata conducendo una vita improntata ai virtuosi precetti il cui apprendimento era stato scopo essenziale del viaggio.
 
L'opera ha diversi debiti nei confronti di Dante e della ''Divina Commedia'', soprattutto per quanto riguarda l'esperienza della "''Visio in somnis"'' e la guida di una "donna gentil", ma va sottolineata anche la forte tendenza all'emancipazione del Boccaccio: mentre Dante segue in tutto e per tutto i dettami di Beatrice, Boccaccio in numerosi casi si ribella al patrocinio della guida, ad esempio nel preferire la via larga della mondanità, con le sue fatue attrattive a quella stretta e impervia che conduce alla virtù. Il tono sublime contrasta con la comicità di certe situazioni (''in primis'' l'incontro con Fiammetta) cosicché alcuni critici hanno pensato ad un intento parodico da parte del Boccaccio nei confronti del poemetto allegorico didattico.
 
=== ''Elegia di Madonna Fiammetta'' ===
{{vedi source|Elegia di madonna Fiammetta}}
[[File:A Vision of Fiammetta by Dante Gabriel Rossetti.jpg|thumb|Dante Gabriel Rossetti, ''Visione di Fiammetta''. Andrew Lloyd Webber Collection, 1878]]
Romanzo in prosa suddiviso in nove capitoli che racconta di una dama napoletana abbandonata e dimenticata dal giovane fiorentino Panfilo. La lontananza di Panfilo le crea grande tormento accresciuto dal fatto che Fiammetta è sposata e deve nascondere al marito il motivo della sua infelicità. L'opera ha la forma di una lunga lettera, rivolta alle donne innamorate; la lunga confessione della protagonista consente una minuziosa introspezione psicologica. La vicenda è narrata dal punto di vista della donna, un elemento assolutamente innovativo rispetto ad una tradizione letteraria nella quale la donna era stata oggetto e non soggetto amoroso: essa non viene più ad essere ombra e proiezione della passione dell'uomo ma attrice della vicenda amorosa; vi è, quindi, il passaggio della figura femminile da un ruolo passivo ad un ruolo attivo.
 
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=== ''Ninfale fiesolano'' ===
{{vedi source|Ninfale fiesolano}}
''Ninfale fiesolano'' è un poemetto eziologico in ottave in cui si raccontano le origini di Fiesole e Firenze: l'opera è un cordiale omaggio alla città di Firenze. Il giovane pastore Africo, che vive sulle colline di Fiesole coi genitori, sorpresa nei boschi un'adunata di ninfe di Diana, si innamora di Mensola, che, con le altre ninfe della dea, è obbligata alla castità. Vaga inutilmente a lungo alla sua ricerca. Venere, apparsagli durante il sonno, promette di aiutarlo.
 
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== Il ''Decameron'' ==
{{vedi source|Decameron}}
[[File:Waterhouse decameron.jpg|thumb|I protagonisti del Decameron in un dipinto di John William Waterhouse, ''A Tale from Decameron'', 1916, Lady Lever Art Gallery, Liverpool]]
L'opera maggiore di Boccaccio è il ''Decameron''. Lo scrittore inizia a lavorarvi subito dopo la peste di Firenze del 1348 e lo completa nel 1351. Tuttavia, sembra che molte novelle siano state abbozzate prima del 1348, anche se non è possibile ricostruire le fasi della redazione. Non sono note neanche le modalità con cui il libro fu diffuso. La IV giornata inizia infatti con un'introduzione che sembra rispondere a delle critiche: da qui nasce l'ipotesi che le prime tre giornate fossero state pubblicate a parte, prima che le successive fossero finite. Boccaccio inoltre continuerà a lavorare al testo per tutta la vita, rileggendo e revisionando le novelle. Questo è dimostrato da un importante manoscritto autografo risalente al 1370, conservato nel codice di Berlino Hamilton 1470.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=171 }}</ref>
{{vedi source|Decameron}}
La sua opera maggiore è il ''Decameron'', il primo libro di novelle della letteratura europea. Volto ad alleviare le pene amorose delle fanciulle, contiene cento novelle, dieci al giorno per dieci giorni (da qui il titolo, dal greco ''deka'', "dieci", ed ''hemérai'', "giorni"), ognuna introdotta da una rubrica, narrate da dieci giovani (sette ragazze e tre ragazzi, di cui ognuno ogni giorno sceglieva il tema delle novelle per quel giorno) rifugiati a Fiesole per sfuggire alla peste di Firenze, che fa da cornice all'intera opera.
 
Per ''cornice'' si intende un racconto entro il quale si sviluppano le cento novelle, fornendo loro un contesto; la cornice del ''Decameron'' fornisce una descrizione della peste fiorentina del 1348 che l'autore ha vissuto in prima persona e da cui è rimasto sconvolto sia per l'orrore della morte sia per il decadimento di tutti i valori civici e morali dei cittadini. L'antitesi di tutto questo si rispecchia nella vicenda della brigata in fuga a Fiesole (descritta come ''locus amoenus''), simbolo di rinnovamento di tutto ciò che in città stava andando perduto. Così alla confusione fiorentina si contrappone l'ordine, nella pianificazione delle giornate, come nei re e regine che a turno scelgono il tema delle novelle; il periodo di convivenza, seppur all'insegna del diletto, diviene esemplare sotto il profilo etico, morale e virtuoso. Questo è il secondo fine dell'opera, l'utile, mentre il primo era quello dilettevole.
 
La sua opera maggiore è il ''Decameron'', il primo libro di novelle della letteratura europea. Volto ad alleviare le pene amorose delle fanciulle, il ''Decameron'' contiene cento novelle, dieci al giorno per dieci giorni (da qui il titolo, dal greco ''deka'', "dieci", ed ''hemérai'', "giorni"), ognuna introdotta da una rubrica, narrate da dieci giovani (sette ragazze e tre ragazzi, di cui ognuno ogni giorno sceglieva il tema delle novelle per quel giorno) rifugiati a Fiesole per sfuggire alla peste di Firenze, che fa da cornice all'intera opera. Per '''cornice''' si intende un racconto al cui interno si sviluppano le cento novelle, fornendo loro un contesto. È una forma che Boccaccio riprende dalla tradizione medievale, ma che è rintracciabile anche in altre culture (si pensi alle fiabe arabe delle ''Mille e una notte'').
La lingua utilizzata è il volgare fiorentino, a volte affiancato da espressioni di altri dialetti italiani. Stile e registro sono molto vari, tuttavia i più utilizzati sono il comico e il realistico.
 
Per ''cornice'' si intende un racconto entro il quale si sviluppano le cento novelle, fornendo loro un contesto; laLa cornice del ''Decameron'' fornisce una descrizione della peste fiorentina del 1348 che l'autore ha vissuto in prima persona e da cui è rimasto sconvolto sia per l'orrore della morte sia per il decadimento di tutti i valori civici e morali dei cittadini. L'antitesi di tutto questo si rispecchia nella vicenda della brigata in fuga nella campagna attorno a FiesoleFirenze, (descritta come ''locus amoenus''), simbolo di rinnovamento di tutto ciò che in città stava andando perduto. Così alla confusione fiorentina si contrappone l'ordine, nella pianificazione delle giornate, come nei re e regine che a turno scelgono il tema delle novelle; il periodo di convivenza, seppur all'insegna del diletto, diviene esemplare sotto il profilo etico, morale e virtuoso. Questo è il secondo fine dell'opera, l'utile, mentre il primo era quello dilettevole.
In accordo con l'epoca in cui fu scritto, dove sempre maggior rilievo assumeva il ruolo dei mercanti, nella società del ''Decameron'' predominano le capacità personali rispetto alla posizione sociale: ogni personaggio, anche se di bassa estrazione sociale, può riscattare se stesso con la sua intelligenza e abilità, spesso usate come strumento di affermazione personale: nasce in questo modo la beffa, una storia falsa architettata per raggiungere un'utilità pratica. Ricorrenti sono inoltre i temi del viaggio e dell'avventura e, immancabile, la denuncia della corruzione, malvagità e ipocrisia del clero, evidenziando come la profonda spiritualità della fede fosse ottenebrata da superstizione, idolatria e falsi miracoli.
 
=== Struttura ===
Il ''Decameron'' ha per sottotitolo ''Il principePrencipe Galeotto'', (ada indicare la funzione che il libro avrà di intermediario tra amanti) (così come, nel ciclo bretone, Galeotto aveva aiutato gli amori tra Lancillotto e ilGinevra).<ref>{{cita cuilibro|autore=Giovanni Boccaccio|curatore=Vittore Branca|titolo=Decameron|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1989|p=917}}</ref> Il titolo è fuinvece ricalcato dal trattato ''HexameronHexaemeron'' di sant'Ambrogio. Il libro narra di un gruppo di giovani (sette ragazze e tre ragazzi) che, durante l'epidemia di peste del 1348, incontratisi nella chiesa di Santa Maria Novella, decidono di rifugiarsi sulle colline presso Firenze. Con loro si spostano anche i servitori. Per due settimane, l'«onesta brigata» si intrattiene serenamente con passatempi vari, e in particolare raccontando a turno le novelle. Poiché il venerdì e il sabato non si narranoraccontano novelle, queste, sono disposte in un periodo '''di dieci giorni''' come indica in greco il titolo dell'opera: ''Ta tòn deca emeròn biblìa'', ossia ''I libri (Ta biblìa) delle (tòn) dieci (deka) giornate (emeròn)''. Quindi il libro è composto da cento novelle narrate dai dieci protagonisti, più una narrata da Boccaccio stesso nell'introduzione alla IV giornata.
 
I nomi dei dieci giovani protagonisti sono Fiammetta, Filomena, Emilia, Elissa, Lauretta, Neifile, Pampinea, Dioneo, Filostrato e Panfilo. Ogni giornata ha un '''re''' o una '''regina''' che stabilisce il tema delle novelle; due giornate però, la prima e la nona, sono a tema libero. L'ordine col quale vengono decantate le novelle durante l'arco della giornata da ciascun giovane è prettamente casuale, ada eccezione di Dioneo (il cui nome deriva da Dione, madre della dea Venere), che solitamente narra per ultimo e non necessariamente sul tema scelto dal re o dalla regina della giornata, risultando così essere una delle eccezioni che Boccaccio inserisce nel suo progetto così preciso e ordinato.
 
{{trama libro|testo=Riportiamo la suddivisione degli argomenti nelle dieci giornate, così come indicata nel ''Decameron''.
=== Temi ===
L'opera presenta invece una grande varietà di temi, di ambienti, di personaggi e di toni; si possono individuare come centrali i temi della fortuna, dell'ingegno, della cortesia, dell'amore. Le novelle sono inserite, come si è detto, in una cornice narrativa, di cui costituiscono passi importanti il Proemio e l'Introduzione alla prima giornata, con il racconto della peste, e la Conclusione che offre la risposta dell'autore alle numerose critiche che già circolavano sulla sua opera. La sua originalità ha però avuto seguaci nella storia della letteratura, anche europea.
 
* '''I giornata''' (mercoledì): «sotto il reggimento di Pampinea si ragiona di quello che più aggrada a ciascheduno»;
Riguardo alle sue censure, nonostante fosse stato considerato un testo proibito (ciò fin dal 1559), con l'introduzione della stampa il capolavoro del Boccaccio divenne uno dei testi più stampati; intorno al Cinquecento il cardinale Pietro Bembo lo definì il modello perfetto per la prosa volgare.
* '''II giornata''' (giovedì): «sotto il reggimento di Filomena, si ragiona di chi, da diverse cose infestato, sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine»;
* '''III giornata''' (domenica): «si ragiona, sotto il reggimento di Neifile, di chi alcuna cosa molto da lui desiderata con industria acquistasse o la perduta ricoverasse»;
* '''IV giornata''' (lunedì): «sotto il reggimento di Filostrato, si ragiona di coloro li cui amori ebbero infelice fine»;
* '''V giornata''' (martedì): «sotto il reggimento di Fiammetta, si ragiona di ciò che a alcuno amante, dopo alcuni fieri o sventurati accidenti, felicemente avvenisse»;
* '''VI giornata''' (mercoledì): «sotto il regimento d'Elissa, si ragiona chi con alcun leggiadro motto, tentato, si riscotesse, o con pronta risposta o avvedimento fuggì perdita o pericolo o scorno»;
* '''VII giornata''' (giovedì): «sotto il reggimento di Dioneo, si ragiona delle biffe, le quali o per amore o per salvamento di loro le donne hanno già fatte a' suoi mariti, senza essersene avveduti o sì»;
* '''VIII giornata''' (domenica): «sotto il reggimento di Lauretta, si ragiona di quelle beffe che tutto il giorno o donna a uomo o uomo a donna o l'uno uomo all'altro si fanno»;
* '''IX giornata''' (lunedì): «sotto il reggimento d'Emilia, si ragiona ciascuno secondo che gli piace e di quello che più gli aggrada»;
* '''X giornata''' (martedì): «sotto il reggimento di Panfilo, si ragiona di chi liberalmente o vero magnificamente alcuna cosa operasse intorno a' fatti d'amore o d'altra cosa».
}}
 
Il libro si apre con la terribile descrizione della peste di Firenze, a cui è opposta la vita spensierata dei giovani nel loro ritiro in campagna. Al caos della città viene contrattoposto l'ordine istituito dalla brigata. Boccaccio cura con particolare attenzione la struttura del libro, creando una sottile rete di richiami tra le cornici e le novelle, oltre che tra novella e novella. Attraverso un complesso gioco di simmetrie e di echi interni, la narrazione mette ordine a una serie di vicende e di personaggi tra loro contrastanti.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=176 }}</ref>
=== Stile ===
 
Dal punto di vista stilistico, presenta un eccellente gioco di simmetrie nel quale rientrano per analogia alcune delle tematiche predilette dal Boccaccio, come per esempio l'amore, la beffa, la fortuna, le peripezie. In particolare già nelle stesse novelle narrate si possono comprendere alcune concezioni dello stesso autore, ma contemporaneamente anche le relazioni tra gli stessi membri della ''brigata'', spesso segnati da interessi amorosi o rivalità.
LIl ''Decameron''opera presenta invece una grande varietà di temi, di ambienti, di personaggi e di toni; si possono individuare come centrali i temi della fortuna, dell'ingegno, della cortesia, dell'amore. Le novelle sono inserite, come si è detto, in una cornice narrativa, di cui costituiscono passi importanti il Proemio e l'Introduzione alla prima giornata, con il racconto della peste, e la Conclusione che offre la risposta dell'autore alle numerose critiche che già circolavano sulla sua opera. La sua originalità ha però avuto seguaci nella storia della letteratura, anche europea.
 
=== Le donne, l'Amore e la Fortuna ===
Nel Proemio Boccaccio fornisce una giustificazione della sua opera, definendone lo scopo e i destinatari. Le novelle del ''Decameron'' .voglio dare sollievo a '''chi soffre per pene d'amore''', e si rivolge in particolare alle '''donne''' «che amano». L'amore a cui si riferisce Boccaccio è ancora una volta l'amore cortese, visto come sentimento nobile ed elevato. La sua è quindi una '''letteratura dilettevole''', che mira al divertimento di un pubblico molto ampio ma allo stesso tempo raffinato. Le donne, in particolare, dalla fortuna hanno avuto minori possibilità di svago. Il richiamo alla fortuna è però anche un riferimento a uno dei temi centrali del libro: la capacità di superare le avversità e di governare la Fortuna.
 
Per altro verso, il tema dell'amore ritorna in molte novelle, assumendo anche forme licenziose che generano scandalo in parte del pubblico. Boccaccio tuttavia rivendica il diritto della letteratura a trattare tutti gli aspetti della realtà, senza costrizioni di carattere moralistico. Questo viene affermato sia nell'introduzione alla IV giornata sia nella Conclusione dell'opera. La sua è quindi una '''letteratura laica e mondana''', differenziandosi così dalla religiosità che aveva invece caratterizzato molta parte della letteratura medievale.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Petrarca e Boccaccio | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=83 }}</ref>
 
=== La realtà mercantile ===
In accordo con l'epoca in cui fu scritto, dove sempre maggior rilievo assumeva il ruolo dei mercanti, nella società del ''Decameron'' predominano le capacità personali rispetto alla posizione sociale: ogni personaggio, anche se di bassa estrazione sociale, può riscattare se stesso con la sua intelligenza e abilità, spesso usate come strumento di affermazione personale: nasce in questo modo la beffa, una storia falsa architettata per raggiungere un'utilità pratica. Ricorrenti sono inoltre i temi del viaggio e dell'avventura e, immancabile, la denuncia della corruzione, della malvagità e dell'ipocrisia del clero, evidenziando come la profonda spiritualità della fede fosse ottenebrata da superstizione, idolatria e falsi miracoli.
 
Raramente le novelle hanno un'ambientazione puramente fiabesca. La maggior parte sono ambientate nelle contemporaneità dell'autore oppure in epoche storiche ben determinate. Boccaccio presta molta attenzione agli aspetti concreti della vita, come gli affari, l'accumulo di ricchezza, la prudenza negli investimenti e la capacità di ottenere guadagni. Guarda alla realtà senza un atteggiamento moralistico, interessato piuttosto all'intraprendenza umana.
 
Boccaccio celebra una serie di valori borghesi, che vengono corretti da virtù riprese dal mondo cortese. Ecco quindi che accanto all'industria e alla capacità di iniziativa trovano spazio anche la generosità, la passione per la bella vita signorile e altri valori cavallereschi. La nostalgia per il passato cortese non porta però a una contrapposizione tra passato e presente. Viene piuttosto vagheggiata una possibile fusione tra i due mondi, come se la realtà mercantile del Trecento potesse conservare le cortesie del vecchio sistema sociale medievale.
 
Questo era peraltro il proposito perseguito dalla grande borghesia fiorentina dell'epoca, di cui Boccaccio diventa cantore e interprete. I banchieri e i ricchi mercanti sentivano il fascino per lo stile di vita raffinato dell'età cortese, e cercavano di imitarlo. Allo stesso modo, l'antica nobiltà si era integrata nel nuovo ordine sociale ed economico. La grande borghesia tuttavia, una volta raggiunta una posizione sociale pari a quella dell'aristocrazia, si chiudeva e impediva la salita delle classi subalterne. Anche questa chiusura sociale è espressa nel ''Decameron'': uomini delle classi inferiori dimostrano di possedere virtù cortesi, ma è completamente esclusa la mescolanza tra i ceti.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Petrarca e Boccaccio | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | pp=84-85 }}</ref>
 
=== Lingua e stile ===
Boccaccio interviene direttamente nel testo solo in tre punti: nel proemio, nell'introduzione alla IV giornata e nella conclusione. Nel resto della narrazione segue uno stile puramente oggettivo, evitando le allusioni autobiografiche che avevano caratterizzato la sua produzione precedente.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=172 }}</ref> La lingua utilizzata è il volgare fiorentino, a volte affiancato da espressioni di altri dialetti italiani. Il suo modello è però la prosa latina, alla quale cerca di conformare il ritmo della sua prosa in volgare. Stile e registro sono molto vari, tuttavia i più utilizzati sono il comico e il realistico.
 
Anche Brunetto Latini e Dante avevano seguito la strada della latinizzazione della prosa volgare, costruendo il periodo secondo rigore razionale. Boccaccio invece tenta di unire razionalità e aderenza alle situazioni. Utilizza periodi molto ampi, che descrivono con precisione i diversi aspetti della realtà. È però anche una prosa che si compiace della propria elevazione, e che quindi può descrivere le cose mantenendo sempre un certo distacco. Allo stesso tempo è in grado di fare propri tutti i diversi livelli linguistici, dal sublime a quello più basso e concreto.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | pp=179-180 }}</ref>
 
== Opere della vecchiaia ==
[[File:Giovanni Boccaccio 05.jpg|thumb|Ritratto di Giovanni Boccaccio in tarda età, particolare da un ciclo d'affreschi dell'Antica sede dell’Arte dei Giudici e Notai (Firenze)]]
''Il Corbaccio'' (o ''Laberinto d'amore'') viene inizialmente datato tra il 1354 e il 1356, calcolando l'età del protagonista (quindi Boccaccio) basandosi sul passo. viene cioè effettuato il calcolo della stesura del Corbaccio sommando quarantuno anni (viene aggiunto un anno perché è l'età alla quale non si è più in fasce) all'anno di nascita di Boccaccio. Il filologo Giorgio Padoan però espone diverse e valide critiche al metodo utilizzato per la datazione dell'opera posticipando al 1365 o 1366 valutando la similitudine con le altre opere di quegli anni, in particolare le ''Esposizioni sopra la Comedia''. Riguardo al titolo, il significato di Corbaccio non è mai stato del tutto chiarito, molti studiosi avvalorano la tesi che possa provenire da ''corvo'', viste le molteplici analogie fra l'animale, che prima mangia gli occhi delle proprie vittime per poi cibarsi del cervello, e l'amore che rende prima ciechi e poi privi di senno.
=== Le opere umanistiche in latino ===
Negli ultimi due decenni della sua vita Boccaccio di dedica prevalentemente a studi eruditi e umanistici, scrivendo principalmente opere in latino. Tra queste ricordiamo le ''Bucolicum carmen'' (1367), una raccolta di 16 ecloghe pastorali ispirate a Petrarca. Sempre in latino sono scritte molte delle ''Epistole'', molto importanti per comprendere l'interesse di Boccaccio per i classici. Tra i trattati si possono citare invece il ''De casibus virorum illustrium'' (1373) e il ''De claris mulieribus'' (1362). L'opera principale di questi anni è però ''De genealogiis deorum gentilium'', un'opera di carattere enciclopedico sulla mitologia classica a cui Boccaccio lavora fino alla morte.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Petrarca e Boccaccio | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=92 }}</ref>
 
=== Gli studi su Dante ===
Molto importante è anche il suo lavoro di studio su Dante e sulla ''Commedia'', al cui titolo aggiunge la parola ''Divina''. Discutendo con Petrarca, Boccaccio difende il capolavoro dantesco, che addita come l'opera in grado di dare alla letteratura volgare una rilevanza e un livello equiparabili a quelli della letteratura latina. A Dante sono dedicate le ''Esposizioni sopra la "Commedia"'', frutto del ciclo di letture pubbliche che Boccaccio tiene a Firenze tra il 1373 e il 1374. L'opera in particolare contiene un commento ai primi 17 canti dell<nowiki>'</nowiki>''Inferno''. A questo si affianca il ''Trattatello in laude di Dante'', di cui ripercorre la biografia e la formazione culturale, poetica e spirituale. Dante diventa qui l'immagine del poeta ideale, che con il suo canto si innalza fino ai livelli raggiunti dai classici.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Petrarca e Boccaccio | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=93 }}</ref>
 
=== Il ''Corbaccio'' ===
''Il ''Corbaccio'' (o ''Laberinto d'amore'') viene inizialmente datato tra il 1354 e il 1356, calcolando l'età del protagonista (quindi Boccaccio) basandosi sul passo. vieneViene cioè effettuato il calcolo della stesura del Corbaccio sommando quarantuno anni (viene aggiunto un anno perché è l'età alla quale non si è più in fasce) all'anno di nascita di Boccaccio. Il filologo Giorgio Padoan però espone diverse e valide critiche al metodo utilizzato per la datazione dell'opera posticipando al 1365 o 1366 valutando la similitudine con le altre opere di quegli anni, in particolare le ''Esposizioni sopra la Comedia''. Riguardo al titolo, il significato di Corbaccio non è mai stato del tutto chiarito, molti studiosi avvalorano la tesi che possa provenire da ''corvo'', viste le molteplici analogie fra l'animale, che prima mangia gli occhi delle proprie vittime per poi cibarsi del cervello, e l'amore che rende prima ciechi e poi privi di senno.
 
La narrazione è incentrata sull'invettiva contro le donne. Il poeta, illuso e rifiutato da una vedova, sogna di giungere in una selva (che richiama il modello dantesco) nella quale gli uomini che sono stati troppo deboli per resistere alle donne vengono trasformati in bestie orribili: il Laberinto d'amore o il Porcile di Venere. Qui incontra il defunto marito della donna che gli ha spezzato il cuore, il quale dopo avergli elencato ogni sorta di difetto femminile, lo spinge ad allontanare ogni suo pensiero da esse lasciando più ampio spazio ai suoi studi, che invece innalzano lo spirito.
 
Questa satira si basa in particolare sulla concezione medievale, e tutto il pensiero giovanile del Boccaccio viene capovolto. Soprattutto nel ''Decameron'', infatti, l'amore era visto al naturale, come forza positiva e incontrastabile e quelle opere stesse erano dedicate proprio alle donne, un pubblico non letterato da allietare con opere gradevoli; ora invece l'amore è visto come causa di degrado e le donne sono respinte in nome delle Muse, emblema di una letteratura più elevata e austera. Questo capovolgimento è da attribuire in particolar modo ai turbamenti religiosi propri di Boccaccio negli ultimi periodi della sua vita e il trasporto maggiore che egli ebbe per una letteratura di alto livello, i cui destinatari non potevano che essere solo ed esclusivamente dotti.
 
== Note ==
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[[Categoria:Storia della letteratura italiana|Boccaccio]]
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