Storia della letteratura italiana/Giovanni Boccaccio: differenze tra le versioni

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Giovanni Boccaccio è il primo grande narratore italiano, le sue opere sono caratterizzate da un'esplicita consapevolezza teorica. Amico del più vecchio Petrarca e grande studioso di Dante, nella sua vita si impegnò, oltre che nella scrittura, nella costante ricerca e trascrizione di opere classiche.
 
Nella produzione del Boccaccio si possono distinguere le opere della giovinezza, della maturità e della vecchiaia. La sua opera più importante e conosciuta è il ''Decameron''. Il profilo culturale di Boccaccio si delinea in tre filoni fondamentali:
==La vita==
 
Della sua vita ci rimane un'autobiografia di dubbia attendibilità, comunque si sa che nacque presso Firenze dell'estate del 1313, un periodo in cui andava affermandosi il ceto mercantile. Matura per la poesia dantesca una grande passione, contrariamente alla volontà del padre, che lo avvia agli studi per diventare mercante. Nel 1327 si trasferisce a Napoli, dove l'occupazione di commesso al banco sollecita in lui un penetrante spirito di osservazione. La sua formazione umana va arricchendosi tra le esperienze nell'ambiente mercantile e la pratica dei testi latini e mediolatini reperiti nella biblioteca regia.
*Tradizione tradizione medievale e modelli cortesi,
*Insegnamento insegnamento dantesco,
*Studi studi classici.
 
== La vita ==
Sulla vita di Boccaccio ci rimane un'autobiografia di dubbia attendibilità: a oggi non si conoscono esattamente né il luogo né la data di nascita. Il padre, Boccaccio di Chellino, era un agente dei Bardi, una potente famiglia mercantile di Firenze, e per motivi di lavoro rimaneva spesso a Parigi. Fino all'inizio del Novecento si è quindi pensato che quella fosse la città natale dello scrittore. Studi successivi portano invece a supporre che Boccaccio sia nato tra il giugno e il luglio 1313 a Firenze oppure a Certaldo, paese d'origine della famiglia. Inoltre era forse figlio illegittimo, nato dall'unione del padre con una donna di umili origini.
 
DellaRiconosciuto suadal vitapadre, citrascorre rimane unl'autobiografiainfanzia dinella dubbiacasa attendibilità,paterna comunquea siFirenze. saQui cheè nacqueallievo pressodi FirenzeGiovanni dell'estateMazzuoli delda 1313Strada, unpadre periododell'amico ine cuifuturo andavapoeta affermandosiZanobi ilda ceto mercantileStrada. MaturaNell'ambiente fiorentino Boccaccio matura per la poesia dantesca una grande passione, contrariamente alla volontà del padre, che lo avvia agli studi per diventare mercante. NelNegli 1327anni tra il 1525 e il 1528 si trasferisce a Napoli, dove l'occupazione di commesso al banco dei Bardi sollecita in lui un penetrante spirito di osservazione. La sua formazione umana va arricchendosi tra le esperienze nell'ambiente mercantile e la pratica dei testi latini e mediolatini reperiti nella biblioteca regia.
 
Negli anni trenta Boccaccio matura la sua vocazione letteraria. Compone ''La caccia di Diana'' (forse 1334) e il ''Filostrato'' (forse 1335). Dà inoltre forma letteraria alla sua storia d'amore con Fiammetta, protagonista assoluta della sua produzione precedente al ''Decameron''. Per la donna amata, che viene presentata come una figlia del re Roberto, Boccaccio scrive il ''Filocolo'' (1336) e a lei dedica il ''Teseida'' (forse 1340-1341), il primo poema epico in volgare italiano.
 
Nel 1340 torna a Firenze, a causa della crisi dei Bardi e di problemi familiari. Dalla vita gaudente che conduceva a Napoli, Boccaccio piomba nelle ristrettezze economiche. Trascorre comunque brevi periodi lontano dalla città, dove compone la ''Comedia delle ninfe'', l<nowiki>'</nowiki>''Amorosa visione'', l<nowiki>'</nowiki>''Elegia di Madonna Fiammetta'' e il ''Ninfale fiesolano''. Nel 1348 assiste alla peste di Firenze, la cui descrizione sarà alla base del ''Decameron''. Proprio in questi anni, mentre è impegnato ad amministrare i beni di famiglia dopo la morte del padre, Boccaccio lavora alla sua opera più importante, che vedrà la sua forma definitiva tra il 1349 e il 1351.
 
Intanto, il poeta aveva acquisito prestigio tra i suoi concittadini. Nel 1350 è ambasciatore presso i signori di Romagna, e tra gli altri ha l'incarico di consegnare dieci fiorini d'oro a suor Beatrice, figlia di Dante, come parziale risarcimento per i danni subiti dalla sua famiglia. Nel 1351 la sua carriera diplomatica conosce un'accelerazione. Eletto camerlengo del Comune, viene poi inviato a trattare con la regina di Napoli per l'acquisizione di Prato. Infine è ambasciatore in Tirolo, allo scopo di stipulare un'alleanza con Lodovico di Baviera, marchese di Brandeburgo, contro i Visconti di Milano.
Nel 1340 torna a Firenze, che lascerà tre volte; attorno al 1348, per il poeta un periodo di intensa produzione letteraria, si diffonde anche a Firenze la peste, sulla quale è incentrato il ''Decameron'', la sua maggiore opera.
 
Negli stessi anni approfondisce il suo rapporto con la letteratura, riflettendo sui valori morali della sua condizione di letterato. Decisivo è il suo incontro con Petrarca, verso cui nutre una vera e propria venerazione. Durante il percorso verso Roma, in occasione del Giubile del 1350, Petrarca sosta a Firenze ed è ospite in casa di Boccaccio. I due si incontreranno nuovamente nella primavera del 1351, nella casa padovana di Petrarca.
In seguito a indigenze finanziarie prende gli ordini minori e diventa chierico. Si dedica quindi allo studio preumanistico dei classici scrivendo opere prevalentemente in latino.
 
Tra il 1355 e il 1365 Boccaccio è membro dell'ufficio «della condotta». Svolge poi nuove missioni diplomatiche: nel 1354 è ambasciatore ad Avignone presso papa Innocenzo VI; nel 1359 è per un breve periodo in Lombardia, durante una fase di distensione tra Firenze e Milano; nel 1365 è di nuovo ad Avignone, presso Urbano V; nel 1367 porge, a nome dei fiorentini, gli omaggi allo stesso pontefice, tornato a Roma. Persistono tuttavia le difficoltà economiche seguite alla crisi dei Bardi. Aiutato dall'amico Niccolò Acciaiuoli tenta di tornare a Napoli, le due esperienze nel regno, nel 1355 e nel 1362, si rivelano infruttuose. Nel 1363 invierà contro Acciaiuoli un feroce ''pamphlet''.
Muore a Certaldo il 21 dicembre 1375.
 
Continua la corrispondenza con Petrarca, a cui seguono vari incontri durante i quali i due letterati si scambiano volumi di classici. Boccaccio scrive ora opere in latino, in cui riflette con toni moralistici sulle vicende umane. Influenzato dal pacato Cristianesimo dell'amico, dopo il 1350 conosce un momento di rivolgimento spirituale, durante il quale ordine all'irrequietezza che aveva caratterizzato i suoi anni giovanili, prende gli ordini minori e diventa chierico. Dopo il 1360 Petrarca e Boccaccio sono ormai due protagonisti del rinnovamento culturale europa: la casa di Boccaccio a Firenze diventa in particolare un punto di riferimento per gli intellettuali preumanistici.
Il profilo culturale di Boccaccio si delinea in tre filoni fondamentali:
*Tradizione medievale e modelli cortesi
*Insegnamento dantesco
*Studi classici
 
Nel 1370 tenta ancora una volta di tornare a Napoli, ma il viaggio si rivela una nuova delusione. Precocemente invecchiato, sofferente di idropisia e scabbia, si dedica a una revisione stilistica del ''Decameron'' e al completamento della ''Genealogia Deorum gentilium'', la sua maggiore opera in latino. Muore a Certaldo il 21 dicembre 1375.<ref>''Cronologia'' in {{cita libro|autore=Giovanni Boccaccio|curatore=Vittore Branca|titolo=Decameron|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1989|pp=XLIX-LIX}}</ref>
== Opere ==
[[File:BoccaccioPavek.jpg|upright=0.8|left|thumb|Busto del Boccaccio presso la Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo a Certaldo]]
Nella produzione del Boccaccio si possono distinguere le opere della giovinezza, della maturità e della vecchiaia. La sua opera più importante e conosciuta è il ''Decameron''.
 
=== Opere del periodo napoletano ===
[[File:BoccaccioPavek.jpg|upright=0.8|left|thumb|Busto del Boccaccio presso la Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo a Certaldo]]
{{Vedi pedia|Opere della giovinezza di Giovanni Boccaccio}}
Tra le sue prime opere del periodo napoletano vengono ricordate ''Filocolo'' (1336-38), ''Filostrato'' (1335), ''Teseida'' (1339-41), ''Caccia di Diana'' (1334/38) e le ''Rime'' (la cui composizione rimanda ad anni diversi). Tra le opere scritte durante la sua permanenza nella borghese Firenze emergono "La Comedia delle Ninfe fiorentine", "L'Amorosa visione" ed "Elegia di Madonna Fiammetta" (1343-1344).
 
Le opere della giovinezza riguardano il periodo compreso tra il 1333 e il 1346.
 
==== ''La caccia di Diana'' (1333–1334) ====
{{vedi source|La caccia di Diana}}
 
Poemetto di 18 canti in terzine, che celebra in chiave mitologica alcune gentildonne napoletane. Le ninfe, seguaci della casta Diana, si ribellano alla dea ed offrono le loro prede di caccia a Venere, che trasforma gli animali, in bellissimi uomini. Tra questi vi è anche il giovane Boccaccio che, grazie all'amore, diviene un uomo pieno di virtù: il poemetto propone, dunque, la concezione cortese e [[../Lo stilnovo|stilnovistica]] dell'amore che ingentilisce e nobilita l'uomo.
 
==== Il ''Filostrato'' (1335) ====
Il ''Filostrato'' (che alla lettera dovrebbe significare nel greco approssimativo del Boccaccio "vinto d'amore") è un poemetto scritto in ottave che narra la tragica storia di Troilo, figlio del re di Troia Priamo, che si era innamorato della principessa greca Criseida. La donna, in seguito ad uno scambio di prigionieri, torna al campo greco, e dimentica Troilo. Quando Criseida in seguito si innamora di Diomede, Troilo si dispera e va incontro alla morte per mano di Achille.
 
Nell'opera l'autore si confronta in maniera diretta con la precedente tradizione dei "cantari", fissando i parametri per un nuovo tipo di ottava essenziale per tutta la letteratura italiana fino al Seicento. Il linguaggio adottato è difficile, altolocato, spedito, a differenza di quello presente nel ''Filocolo'', in cui è molto sovrabbondante.
 
==== Il ''Filocolo'' (1336-1339) ====
{{vedi source|Filocolo}}
Il ''Filocolo'', che, secondo un'etimologia approssimativa, significa "fatica d'amore", è un romanzo in prosa, rappresentando così una svolta rispetto ai romanzi delle origini scritti in versi. La storia ha due protagonisti, Florio, figlio di un re saraceno, e Biancifiore, una schiava cristiana abbandonata da bambina. I due fanciulli crescono assieme e da grandi, in seguito alla lettura del libro di Ovidio "Ars Amandi" si innamorano, come era successo per Paolo e Francesca dopo avere letto "Ginevra e Lancillotto". Tuttavia il padre di Florio decide di separarli vendendo Biancifiore a dei mercanti. Florio decide quindi di andarla a cercare e dopo mille peripezie (da qui il titolo Filocolo=Fatica d'amore) la reincontra. Infine il giovane si converte al Cristianesimo e sposa la fanciulla.
 
==== ''Teseida delle nozze d'Emilia'' (1339-1340) ====
Il ''Teseida'' è un poema epico in ottave in cui si rievocano le gesta di Teseo che combatte contro Tebe e le Amazzoni. L'opera costituisce il primo caso in assoluto nella nostra storia letteraria di poema epico in volgare e già si manifesta la tendenza di Boccaccio a isolare nuclei narrativi sentimentali, cosicché il vero centro della narrazione finisce per essere l'amore dei prigionieri tebani Arcita e Palemone, molto amici, per Emilia, regina delle Amazzoni e cognata di Teseo; il duello fra i due innamorati si conclude con la morte di Arcita e le nozze tra Palemone ed Emilia.
 
=== Opere del periodo fiorentino ===
==== ''Comedia delle ninfe fiorentine'' (1341-1342) ====
La '' Comedia delle ninfe fiorentine '' (o ''Ninfale d'Ameto'') è una narrazione in prosa, inframmezzata da componimenti in terzine cantati da vari personaggi. Narra la storia di ''Ameto'' un rozzo pastore che un giorno incontra delle ninfe devote a Venere e si innamora di una di esse, ''Lia''. Nel giorno della festa di Venere le ninfe si raccolgono intorno al pastore e gli raccontano le loro storie d'amore. Alla fine Ameto è immerso in un bagno purificatore e comprende così il significato allegorico della sua esperienza: infatti le ninfe rappresentano la virtù e l'incontro con esse lo ha trasformato da essere rozzo e animalesco in uomo.
 
==== ''Amorosa Visione'' (1341-1342 / 1342-1343) ====
Si tratta di un poema in terzine suddiviso in cinquanta canti. La narrazione vera e propria è preceduta da un proemio costituito da tre sonetti che, nel loro complesso, formano un immenso acrostico nel senso che essi sono composti da parole le cui lettere (vocali e consonanti) corrispondono ordinatamente e progressivamente alle rispettive lettere iniziali di ciascuna terzina del poema.
 
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L'opera ha diversi debiti nei confronti di Dante e della ''Divina Commedia'', soprattutto per quanto riguarda l'esperienza della "Visio in somnis" e la guida di una "donna gentil", ma va sottolineata anche la forte tendenza all'emancipazione del Boccaccio: mentre Dante segue in tutto e per tutto i dettami di Beatrice, Boccaccio in numerosi casi si ribella al patrocinio della guida, ad esempio nel preferire la via larga della mondanità, con le sue fatue attrattive a quella stretta e impervia che conduce alla virtù. Il tono sublime contrasta con la comicità di certe situazioni (''in primis'' l'incontro con Fiammetta) cosicché alcuni critici hanno pensato ad un intento parodico da parte del Boccaccio nei confronti del poemetto allegorico didattico.
 
==== ''Elegia di Madonna Fiammetta'' (1343-1344) ====
{{vedi source|Elegia di madonna Fiammetta}}
Romanzo in prosa suddiviso in nove capitoli che racconta di una dama napoletana abbandonata e dimenticata dal giovane fiorentino Panfilo. La lontananza di Panfilo le crea grande tormento accresciuto dal fatto che Fiammetta è sposata e deve nascondere al marito il motivo della sua infelicità. L'opera ha la forma di una lunga lettera, rivolta alle donne innamorate; la lunga confessione della protagonista consente una minuziosa introspezione psicologica. La vicenda è narrata dal punto di vista della donna, un elemento assolutamente innovativo rispetto ad una tradizione letteraria nella quale la donna era stata oggetto e non soggetto amoroso: essa non viene più ad essere ombra e proiezione della passione dell'uomo ma attrice della vicenda amorosa; vi è, quindi, il passaggio della figura femminile da un ruolo passivo ad un ruolo attivo.
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Il romanzo racconta di Fiammetta che incontra Panfilo in una chiesa e ne diviene subito amante; segue un periodo felice, interrotto dalla partenza dell'innamorato per Firenze. La vicenda continua con una successione di peripezie: inizialmente viene a sapere che Panfilo si è sposato per cui si rassegna alla dolorosa verità; la notizia viene smentita e l'eroina scopre che il suo amato è felicemente fidanzato con una fiorentina. Presa allora dalla gelosia tenta di uccidersi, ma la nutrice glielo impedisce. A questo punto Fiammetta tenta di consolarsi rievocando amori infelici di personaggi mitici o storici, solo per scoprirsi più misera ed infelice di loro e giungere ad una rivendicazione del primato nella sofferenza. Alla fine si viene a sapere di un prossimo ritorno di Panfilo a Napoli, ed ella ritorna a sperare.
 
==== ''Ninfale fiesolano'' (1344 -1346) ====
''Ninfale fiesolano'' è un poemetto eziologico in ottave in cui si raccontano le origini di Fiesole e Firenze: l'opera è un cordiale omaggio alla città di Firenze. Il giovane pastore Africo, che vive sulle colline di Fiesole coi genitori, sorpresa nei boschi un'adunata di ninfe di Diana, si innamora di Mensola, che, con le altre ninfe della dea, è obbligata alla castità. Vaga inutilmente a lungo alla sua ricerca. Venere, apparsagli durante il sonno, promette di aiutarlo.
 
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Verrà chiamato Pruneo e sarà il reggitore della città di Fiesole, fondata da Atlante, e il capostipite di una famiglia che sarà destinata a mischiarsi con i cittadini di Firenze. Con elegante semplicità riprende le cadenze e le formule linguistiche del "cantare" popolare toscano, a cui sovrappone fitti motivi di derivazione classica, specialmente da Ovidio. Non vi è l'erudizione che caratterizza le altre opere fiorentine; non ci sono allegorie. L'amore e il desiderio sono considerati sentimenti naturali che, per contrasto, fanno apparire barbare le ferree leggi della dea Diana che impone la castità alle ninfe.
 
=== Il ''Decameron'' (1348 - 1351) ===
[[File:Waterhouse decameron.jpg|thumb|I protagonisti del Decameron in un dipinto di John William Waterhouse, ''A Tale from Decameron'', 1916, Lady Lever Art Gallery, Liverpool]]
{{vedi source|Decameron}}
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In accordo con l'epoca in cui fu scritto, dove sempre maggior rilievo assumeva il ruolo dei mercanti, nella società del ''Decameron'' predominano le capacità personali rispetto alla posizione sociale: ogni personaggio, anche se di bassa estrazione sociale, può riscattare se stesso con la sua intelligenza e abilità, spesso usate come strumento di affermazione personale: nasce in questo modo la beffa, una storia falsa architettata per raggiungere un'utilità pratica. Ricorrenti sono inoltre i temi del viaggio e dell'avventura e, immancabile, la denuncia della corruzione, malvagità e ipocrisia del clero, evidenziando come la profonda spiritualità della fede fosse ottenebrata da superstizione, idolatria e falsi miracoli.
 
==== Struttura= ===
Il ''Decameron'' ha per sottotitolo ''Il principe Galeotto'' (ad indicare la funzione che il libro avrà di intermediario tra amanti) e il cui titolo fu ricalcato dal trattato ''Hexameron'' di sant'Ambrogio. Il libro narra di un gruppo di giovani (sette ragazze e tre ragazzi) che, durante l'epidemia di peste del 1348, incontratisi nella chiesa di Santa Maria Novella, decidono di rifugiarsi sulle colline presso Firenze. Per due settimane, l'«onesta brigata» si intrattiene serenamente con passatempi vari, e in particolare raccontando a turno le novelle. Poiché il venerdì e il sabato non si narrano novelle, queste, disposte in un periodo ''di dieci giorni'' come indica in greco il titolo dell'opera: ''Ta tòn deca emeròn biblìa'', ossia ''I libri (Ta biblìa) delle (tòn) dieci (deka) giornate (emeròn)''. Quindi il libro è composto da cento novelle narrate dai dieci protagonisti, più una narrata da Boccaccio stesso nell'introduzione alla IV giornata.
 
I nomi dei dieci giovani protagonisti sono Fiammetta, Filomena, Emilia, Elissa, Lauretta, Neifile, Pampinea, Dioneo, Filostrato e Panfilo. Ogni giornata ha un ''re'' o una ''regina'' che stabilisce il tema delle novelle; due giornate però, la prima e la nona, sono a tema libero. L'ordine col quale vengono decantate le novelle durante l'arco della giornata da ciascun giovane è prettamente casuale, ad eccezione di Dioneo (il cui nome deriva da Dione, madre della dea Venere), che solitamente narra per ultimo e non necessariamente sul tema scelto dal re o dalla regina della giornata, risultando così essere una delle eccezioni che Boccaccio inserisce nel suo progetto così preciso e ordinato.
 
==== Temi= ===
L'opera presenta invece una grande varietà di temi, di ambienti, di personaggi e di toni; si possono individuare come centrali i temi della fortuna, dell'ingegno, della cortesia, dell'amore. Le novelle sono inserite, come si è detto, in una cornice narrativa, di cui costituiscono passi importanti il Proemio e l'Introduzione alla prima giornata, con il racconto della peste, e la Conclusione che offre la risposta dell'autore alle numerose critiche che già circolavano sulla sua opera. La sua originalità ha però avuto seguaci nella storia della letteratura, anche europea.
 
Riguardo alle sue censure, nonostante fosse stato considerato un testo proibito (ciò fin dal 1559), con l'introduzione della stampa il capolavoro del Boccaccio divenne uno dei testi più stampati; intorno al Cinquecento il cardinale Pietro Bembo lo definì il modello perfetto per la prosa volgare.
 
==== Stile= ===
Dal punto di vista stilistico, presenta un eccellente gioco di simmetrie nel quale rientrano per analogia alcune delle tematiche predilette dal Boccaccio, come per esempio l'amore, la beffa, la fortuna, le peripezie. In particolare già nelle stesse novelle narrate si possono comprendere alcune concezioni dello stesso autore, ma contemporaneamente anche le relazioni tra gli stessi membri della ''brigata'', spesso segnati da interessi amorosi o rivalità.
 
=== Opere della vecchiaia ===
{{vedi pedia|Opere della vecchiaia di Giovanni Boccaccio}}
''Il Corbaccio'' (o ''Laberinto d'amore'') viene inizialmente datato tra il 1354 e il 1356, calcolando l'età del protagonista (quindi Boccaccio) basandosi sul passo. viene cioè effettuato il calcolo della stesura del Corbaccio sommando quarantuno anni (viene aggiunto un anno perché è l'età alla quale non si è più in fasce) all'anno di nascita di Boccaccio. Il filologo Giorgio Padoan però espone diverse e valide critiche al metodo utilizzato per la datazione dell'opera posticipando al 1365 o 1366 valutando la similitudine con le altre opere di quegli anni, in particolare le ''Esposizioni sopra la Comedia''. Riguardo al titolo, il significato di Corbaccio non è mai stato del tutto chiarito, molti studiosi avvalorano la tesi che possa provenire da ''corvo'', viste le molteplici analogie fra l'animale, che prima mangia gli occhi delle proprie vittime per poi cibarsi del cervello, e l'amore che rende prima ciechi e poi privi di senno.
 
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== Note ==
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== Altri progetti ==
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