Biografie cristologiche/L'uomo Gesù: differenze tra le versioni

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La marcia della ricerca neotestamentaria che aveva criticato Strauss e Renan per aver mancato di considerare la relazione dei Vangeli tra di loro, procedette a sviluppare quella che viene chiamata [[w:ipotesi delle due fonti|l'ipotesi delle "due fonti"]]. Abbiamo citato la crescita dell'opinione che Matteo e Luca avevano ciscuno utilizzato Marco; nell'ipotesi della "due fonti", una di queste due fonti è Marco. Quanto alla seconda fonte, abbiamo già visto che Marco si concenravaconcentrava sugli avvenimenti, e che sia in Matteo che in Luca la maggior parte del testo consisteva di una grande quantità di materiale che raffigurava Gesù ad insegnare. Tale materiale comune è indubbiamente presente: in Matteo è raccolto in blocchi; in Luca è sparso per tutto il Vangelo. Come vennero i due Vangeli a contenere questo materiale comune? Esistevano tre spiegazioni opzionali. Forse Matteo trasse il proprio materiale da Luca, o forse Luca lo presa da Matteo, o forse sia Matteo che Luca lo estrassero da una fonte che non esiste più. Gli studiosi hanno accettato tutte e tre le spiegazioni, ma la stragrande maggioranza si è concentrata sulla terza. La parola tedesca per fonte è ''[[w:Fonte Q|Quelle]]'': tale fonte è usualmente citata come '''[[w:Fonte Q|Q]]'''. Marco e '''Q''' sono quindi le due fonti dell'ipotesi della "due fonti".<ref name="Quelle">Luigi Schiavo, ''Il Vangelo perduto e ritrovato. La Fonte Q e le origini cristiane'', EDB, 2010; ''The Anchor Yale Bible Dictionary'', volume 5, Yale University Press, 1992, ''s.v.'' "Quelle".</ref> Proprio come Marco, per essere stato disponibile a Matteo e a Luca, doveva essere a loro precedente, così anche '''Q''' doveva esserlo. Di solito, precedente significava più affidabile storicamente; infatti, uno poteva procedere, alla luce di presupposte fonti ''precedenti'' ed il ''successivo'' loro utilizzo, ad una graduazione dell'affidabilità dei materiali. I dinieghi totali del primo Strauss e le estrosità di Renan lasciarono il posto a susseguenti rivalutazioni da parte di studiosi del problema storico. Il loro esame dei Vangeli e delle rispettive interrelazioni, positive e negative, venne attuato con grande vigore e con attenzionemeticolosa, e si può dire con ammirazione per l'accuratezza della brillante ricerca svolta, che non venne lasciata da parte nessuna possibilità di risoluzione. La questione principale rimase quella di sempre: come si può isolare il [[w:Gesù storico|Gesù storico]]? Le monografie si susseguirono in vasta quantità e la produzione di una Vita di Gesù sulla base della ricerca progressiva del tempo parve un compito inevitabile per ogni studioso neotestamentario che si rispettasse. Tali "vite" erudite furono opere attente e il più possibile obiettive — unica critica comune, fu che l'uomo Gesù da loro descritto era una miscela di uomo ideale e contemporaneamente un riflesso dell'immagine dello scrittore d'epoca (XIX secolo) che lo descriveva. Poiché l'ebreo saltuario che scriveva ora di Gesù era un cittadino del mondo occidentale, il Gesù che tale ebreo ricreava mostrava una eccessiva somiglianza al suo autore.<ref>Due rabbini americani, Isaac Mayer Wise e Hyman G. Enelow, scrissero di Gesù come se fosse un rabbino americano del diciannovesimo secolo. Cfr. Samuel Sandmel, ''[https://books.google.co.uk/books?id=PTRYAAAAMAAJ&q=Isaac+Mayer+Wise+and+Hyman+G.+Enelow%2BJesus&dq=Isaac+Mayer+Wise+and+Hyman+G.+Enelow%2BJesus&hl=en&sa=X&ei=fT8MVbzYCoTDPZLlgdgD&ved=0CCEQ6AEwAA Two living traditions: essays on religion and the Bible]'', Wayne State University Press, 1972, pp. 257-segg.</ref>
 
Una difficoltà che ha afflitto gli autori cristiani dei libri sul l'uomo Gesù è stata la loro necessità di specificare alcuni suoi speciali episodi umani. La crescita del corpo di ricerca rabbinica relativa a Gesù aveva documentato oltre ogni possibile dubbio la somiglianza degli insegnamenti di Gesù agli insegnamenti degli ebrei del suo tempo, ad eccezione di quei passi che trattano del suo ruolo soprannaturale. Le parabole di Gesù duplicavano le parabole rabbiniche, specialmente quando gli studiosi cristiani le "snellivano" dalla loro forma allegorica estesa a quella che sembrava la parabola basilare: la similarità degli insegnamenti era innegabile.<ref>La parabola, si sa, è un breve aneddoto che illustra un dato punto. Per esempio: gli invitati alle nozze che non vengono più invitati perché non sono disposti ad manifestare la virtù della preparazione. Ma quando la semplice parabola cresce al punto tale che l'anfitrione è Dio, gli ospiti sono gli ebrei, i servitori che convocano sono i profeti, allora la parabola diventa "allegorizzata". L'esegeta tedesco Adolf Jülicher (1857–1938), uno dei principali biblisti che affermavano tale approccio, tentò di ridurre l'allegorizzazione ed arrivare quindi alla parabola originale - cfr. [[:en:w:Adolf Jülicher|Adolf Jülicher]], ''An introduction to the New Testament'' (trad. ingl. di Janet Penrose Ward), 1904.</ref> Tuttavia si trovò modo di sbrogliarsi da questa rete di paralleli ebraici, e la soluzione fu quella di attribuire a Gesù uno dei contributi di Paolo, effettuando una doppia distorsione.<ref name="Storico"/>