Biografie cristologiche/Il Cristo divino: differenze tra le versioni

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Comprendendo o meno le spiegazioni cristiane, gli ebrei hanno comunque rifiutato costantemente le affermazioni cristiane su Gesù. Non hanno creduto che Gesù fosse il Messia; non hanno voluto chiamarlo "Signore"; non hanno creduto che il ''Logos'' si fosse incarnato come Gesù; non hanno creduto che Gesù fosse, o sia, la Divinità stessa di Dio. In questa luce, questioni come la nascita da vergine in Matteo e Luca, e le guarigioni ed i miracoli dei Vangeli, e le forme cristiane di "riprove" bibliche sono semplici dettagli.<ref>I cristiani, sia in antichità che in tempi recenti, hanno usato brani dell'Antico Testamento come ''prova'' delle affermazioni cristiane. Hanno preso in prestito questo metodo dagli ebrei: la "riprova testuale" usualmente implica leggere un passo dell'Antico Testamento e assegnargli un significato speciale che spesso non contiene. Quando i cristiani presentano agli ebrei tali passi, non si rendono conto di dar loro un significato speciale. Spesso i cristiani, ed in particolare i fondamentalisti, si meravigliano che gli ebrei non ammettano le interpretazioni cristiane di questi passi veterotestamentari, specialmente di brani estratti dal [[w:Libro di Isaia|Libro di Isaia]]. La risposta naturalmente è che gli ebrei non riscontrano in tali passi gli stessi significati, specialmente le predizioni su Gesù, che i cristiani invece riscontrano. Ribadendo, il ''metodo'' usato dai cristiani è prettamente ebraico, sin dall'antichità; il contenuto, una volta che il metodo fu preso in prestito, risultò congeniale per le affermazioni cristiane. Questa riprova testuale è frequente nelle Lettere di Paolo e specialmente nel Vangelo di Matteo. Cfr. Samuel Sandmel, ''We Jews and Jesus, cit.'', p. 50.</ref> Gli ebrei, ad eccezione di quegli ebrei greci che preso la strada senza uscita di Filone d'Alessandria, sono sempre stati immutabilmente unitari, ed incapaci di accettare la visione di un qualsiasi uomo che possa essere innalzato al di sopra del livello umano e che sia equiparato a Dio.<ref name="Triuno"/> È chiaro che gli ebrei non considerano Gesù allo stesso modo dei cristiani, né si può pretndere che lo facciano. Non solo il concetto astratto del Cristo è alieno agli ebrei, ma anche il concetto cristiano dell'importanza della carriera di Gesù i Cristo è parimenti aliena. È credenza cristiana che la crocifissione sia stata una morte espiante che ha permesso al genere umano di redimersi dal peccato. Ad un certo livello, gli ebrei hanno concepito il peccato, l'espiazione e la salvezza in modi alquanto differenti dalla concezione cristiana, e non solo gli ebrei si astengono dal condividere la fede cristiana, ma in verità la maggioranza degli ebrei non riescono nemmeno a capire cosa intendano i cristiani quando usano questi termini comuni ad entrambe le religioni, proprio come i cristiani spesso non riescono a capire gli ebrei quando usano tali termini.<ref name="Divino"/>
 
Gli ebrei generalmente definiscono il peccato come un atto o azione; i cristiani generalmente lo definiscono come uno statrostato, una condizione dell'essere umano. Gli ebrei definiscono l'espiazione come il bisogno dell'essere umano di scrutarsi per capire e riconoscere i propri atti peccaminosi, la sua necessità di sentirne sinceramente il rimorso, un senso genuino di pentimento per averli commessi ed il suo impegno a condurre una vita il più possibile libera da tali atti. È fede ebraica che quando un essere umano espia, Dio possa, se così Egli determina, perdonare. In poche parole, secondo la fede ebraica l'essere umano è incline a commettere atti peccaminosi, ma può espiare e Dio perdona.<ref name="Divino"/>
 
Secondo la visione cristiana, l'essere umano è per sua innata natura un peccatore, e l'espiazione implica un cambiamento nella natura umana. L'essere umano non può produrre questa trasformazion e senza essere aiutato; in altre parole, l'essere umano di per se stesso non può espiare. Di conseguenza, l'espiazione per l'essere umanodeve essere attuata da Cristo. In questo senso, la morte di Gesù Cristo viene considerata come l'atto di espiazione per cui l'essere umano può essere redent dalla propria peccaminosità; questo è il senso della frase, così spesso incomprensibile per gli ebrei, che "Cristo morì per i nostri peccati" (1 Cor 15:3). I vari modi di dire nella tradizione cristiana sono spesso solo sinonimi di questi concetti; la frase, strana alle orecchie ebree, che uno deve essere "lavato col sangue dell'agnello" (Apocalisse 7:14), proviene dall'identificazione fatta dal Nuovo Testamento tra Cristo e l'"agnello condotto al macello" di [https://www.biblegateway.com/passage/?search=isaia+53%3A7&version=CEI;LND Isaia 53:7], col risultato che il "sangue dell'agnello" è un modo pittoresco di affermare la fede nella morte espiatrice di Gesù.<ref name="Cristologia"/>