Storia della letteratura italiana/Tommaso Campanella: differenze tra le versioni

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Nella sua vita travagliata, Tommaso Campanella ha dovuto sempre lavorare in condizioni di gravi difficoltà. Molte delle sue opere sono andate perdute, e lo stesso filosofo ha dovuto in cui alcuni casi riscriverle, riadattandole alle esigenze imposte dagli eventi e dalle accuse che gli venivano mosse. Ne derivano alcuni problemi per gli studiosi che devono ricostruire il suo pensiero e che sono chiamati a distinguere il nucleo centrale della sua filosofia dalle affermazioni inserite solo per opportunità, al fine di evitare condanne e conseguenze ben peggiori.
 
== La vita ==
[[Immagine:Cozza Tommaso Campanella.jpg|thumb|left|220px|Francesco Cozza, ritratto di Tommaso Campanella]]
Giovan Domenico Campanella nacquenasce a Stilo,<ref>{{cita libro| autore=Luigi Firpo, ''| titolo=Campanella Tommaso'', «| opera=Dizionario biografico degli Italiani», | città=Roma | anno=1974: «Non hanno fondamento le asserzioni ricorrenti, attizzate da un patetico campanilismo, che lo vorrebbero nato nel vicino comune di Stignano». Nel Novecento nacque una disputa di campanile tra il comune di Stilo e quello di Stignano, che rivendica di aver dato i natali al filosofo calabrese e indica nel proprio territorio la presunta casa natale di Campanella}}</ref>, attualmente in provincia di Reggio Calabria, il 5 settembre 1568. Il padre eraè un ciabattino povero e analfabeta che non potevapuò permettersi di mandare i figli a scuola e Giovan Domenico ascoltavaascolta dalla finestra le lezioni del maestro del paese, segno precoce di quella voglia di conoscenza che non l'abbandonò per tutta la vita.
 
Nel 1581 la famiglia si trasferìtrasferisce nella vicina Stignano e nella primavera del 1582 il padre pensò di mandaremanda il figlio presso un fratello, a Napoli, perché vi studiassestudi diritto,. ma ilIl giovane Campanella tuttavia, più per il desiderio di seguire corsi regolari di studi e abbandonare un destino di miseria, più che per una reale vocazione religiosa, decisedecide di entrare nell'Ordine domenicano. Novizio nel convento della vicina Placanica, vi fececompie i primi studi e pronunciòpronuncia i voti a quindici anni nel convento di San Giorgio Morgeto, assumendo il nome di Tommaso (in onore di san Tommaso d'Aquino)<ref>Massimo Baldini, ''Nota biobibliografica'', in T.{{cita libro | autore=Tommaso Campanella, ''| titolo=La Città del Sole'', | editore=Newton Compton, | città=Roma | anno=1995, | p.=16 }}</ref>, continuando gli studi superiori a Nicastro dal 1585 al 1587 e poi, a vent'anni, a Cosenza, dove affrontòaffronta lo studio della teologia.
 
L'istruzione ricevuta dai domenicani non lo soddisfecesoddisfa. Fu in particolare ilIl ''De rerum natura iuxta propria principia'' di Bernardino Telesio è per lui una rivelazione e una liberazione insieme: scoprìscopre che non esistevaesiste soltanto la filosofia scolastica e, che la natura potevapuò essere osservata per quello che è, e potevache può e dovevadeve essere indagata con i mezzi concreti posseduti dall'uomo, con i sensi e con la ragione, prima osservando e poi ragionando, senza schemi precostituiti e senza mandare a memoria quanto altri credevano di aver già scoperto e di conoscere su di essa.
 
Quelle che dai suoi superiori furonosono considerate intemperanze gli costaronocostano il trasferimento nel piccolo convento di Altomonte, dove tuttavia Campanella non rimaserimane inattivo: la segnalazione di alcuni amici, che gli mostrarono il libro di un certo Jacopo Antonio Marta, napoletano,<ref>Gli amici Giovanni Francesco Branca, medico di Castrovillari, e Rogliano da Rogiano, entrambi telesiani, gli segnalarono il libro dell'aristotelico Marta, il ''Propugnaculum Arìstotelis adversus principia B. Telesii'', Roma 1587</ref> scritto contro l'amato Telesio, lo spinsespinge a replicare e nell'agosto del 1589 concluseconclude quella che è la sua prima opera, la ''Philosophia sensibus demonstrata'', pubblicata a Napoli due anni dopo.<ref>''Philosophia sensibus demonstrata'', impressum Neapoli per Horativm Salvianum 1591</ref> In essa Campanella ribadisce la sua adesione al naturalismo di Telesio, inquadrato però in una cornice neoplatonica, di derivazione ficiniana, per la quale le leggi della natura non mantengono più la loro autonomia, come in Telesio, ma sono spiegate dall'azione creatrice di Dio, dal quale deriva anche l'ordine provvidenziale che governa l'universo.
 
Alla fine del 1589 abbandona il convento calabrese e se ne va a Napoli, ospite dei marchesi del Tufo. Nella capitale del viceregno, pur non abbandonando l'abito di frate, è tutto inteso ad approfondire i suoi interessi neoplatonici e scientifici, che allora erano connessi strettamente con gli studi alchemici e magici: «scrissi due opere, l'una del senso, l'altra della investigazione delle cose. A scrivere il libro ''De sensu rerum'' mi spinse una disputa avuta prima in pubblico, poi in privato con Giovanni Battista Della Porta, lo stesso che scrisse la ''Fisiognomica'', il quale sosteneva che della simpatia e dell'antipatia non si può rendere ragione; disputa con lui avuta appunto quando esaminavamo insieme il suo libro già stampato. Scrissi poi il ''De investigatione rerum'',<ref>Il libro è andato perduto</ref> perché mi pareva che i peripatetici ed i platonici portassero i giovani per una via larga ma non diritta alla ricerca della verità».<ref>T. Campanella, ''Syntagma de libris propris'', p. 14</ref> Tra il 1590 e il 1592 scrissescrive, in latino, il ''De sensu rerum et magia'', iniziato in latino nel 1590. L'opera ebbeha un destino travagliato: sequestrato dal Santo Uffizio, fuè riscritto in italiano nel 1604, tradotto in latino nel 1609 e pubblicato a Francoforte solo nel 1620.
 
Intanto, la pubblicazione della ''Philosophia sensibus demonstrata'' provoca scandalo nel convento di San Domenico: un domenicano che non frequenta il convento e che rifiuta Aristotele e San Tommaso per Telesio non può essere un buon cattolico. Anche se nessuna affermazione eretica è contenuta nel libro, in un giorno imprecisato del 1591 Campanella è arrestato dalle guardie del nunzio apostolico con l'accusa di pratiche demoniache. L'accusa diviene praticare con il demonio e di aver pronunciato una frase irriverente contro l'uso delle scomuniche vengonopoi a cadere, ma resta quella di essere un telesiano, di non tener conto dell'ortodossia filosofica di Tommaso d'Aquino e di essere stato per mesi «in domibus saecolarium extra religionem»:. dopoDopo quasi un anno di carcere già scontato, è allora sufficiente che reciti dei salmi e torni, entro otto giorni, nel suo convento di Altomonte.
 
Campanella non ubbidìubbidisce all'ordine del tribunale: munito di una lusinghiera lettera di presentazione al granduca di Toscana, rilasciatagli dall'amico ed estimatore, il padre provinciale di Calabria fra Giovanni Battista da Polistena, il 5 settembre 1592 fra Tommaso partivaparte da Napoli alla volta di Firenze, con il suo carico di libri e manoscritti, contando su di un posto di insegnante a Pisa o a Siena.
 
La prudente diffidenza di Ferdinando I, che non mancòmanca di chiedere informazioni sul suo conto al cardinale Del Monte, ottenendo una risposta negativa,<ref>Il cardinale rispose che l'inquisitore fra Vincenzo da Montesanto gli aveva riferito che del Campanella «si rivedono molti libri pieni [...] di leggerezza e vanitade, e [...] ancora non sono chiari se vi sia cosa che appartenghi alla religione»; cfr: lettera del Del Monte a Ferdinando I del 25 settembre 1592 in Archivio di Stato di Firenze, ''Mediceo'', f. 3759</ref> spinsespinge il 16 ottobre Campanella a lasciare Firenze per Bologna, dove l'Inquisizione, che lo sorveglia, per mezzo di due falsi frati gli ruba gli scritti che si porta appresso, per poterli esaminare in cerca di prove a suo danno.<ref>La{{cita vicendapubblicazione di questo sequestro, simulato con il furto, è esaminata da| autore=Luigi Firpo, ''| titolo=Appunti campanelliani'', in| «rivista=Giornale critico della filosofia italiana», | numero=XXI, | anno=1940 }}</ref>
 
Ai primi del 1593 Campanella è a Padova, ospite del convento di Sant'Agostino. Rimase aA Padova, probabilmente con la speranza di trovarvi lavoro; vi incontròincontra [[../Galileo Galilei|Galileo]] e conobbe il medico e filosofo veneziano Andrea Chiocco. Ma il Sant'Uffizio lo teneva ormai sotto osservazione: allaAlla fine del 1593 o all'inizio del 1594 fuè però nuovamente arrestato dal Sant'Uffizio. Nel frattempo, dall'esame del suo ''De sensu rerum'', fattosono a Roma, dovettero trarsitratte nuove imputazioni che richieserorichiedono lo spostamento del processo da Padova a Roma, dove Campanella fu condotto eè rinchiuso nel carcere dell'Inquisizione l'11 ottobre 1594.
 
Per difendersi dalle nuove accuse di essere oppositore della Chiesa, Campanella scrissescrive già nel carcere padovano un ''De monarchia Christianorum'', perduto, e il ''De regimine ecclesiae'', ai quali fece seguitosegue, nel 1595, per contestare l'accusa di intelligenza con i protestanti, il ''Dialogum contra haereticos nostri temporis et cuisque saeculi'' e, a difesa dell'ortodossia di Telesio e dei suoi seguaci, la ''Defensio Telesianorum ad Sanctum Officium''. La tortura cui fuè sottoppostosottoposto nell'aprile del 1595 segnòsegna la pratica conclusione del processo: il 16 maggio Campanella abiuravaabiura nella chiesa di Basilica di Santa Maria sopra Minerva e venivaviene confinato nel convento domenicano di Santa Sabina, sul colle Aventino.
 
Le disavventure giudiziarie di Campanella non finirono però qui. Il 31 dicembre 1596 era statoè liberato dal confino di Santa Sabina e assegnato al convento di Santa Maria sopra Minerva; intanto, a Napoli, un concittadino di Campanella, condannato a morte per reati comuni, Scipione Prestinace, prima di essere giustiziato il 17 febbraio 1597, forse per ritardare l'esecuzione, denunciavadenuncia diversi suoi conterranei e il Campanella in particolare, accusandolo di essere eretico: così, il 5 marzo, Campanella fuè nuovamente arrestato.<ref>«Lecta{{cita depositionelibro Scipionis| Prestinacisautore=Luigi deFirpo Stylo,| Squillacensistitolo=I Diocesis,processi factadi inTommaso CuriaCampanella archiepiscopali| Neapolitana,editore=Salerno Illustrissimi| etanno=1998 Reverendissimi| Dominicittà=Roma Cardinales generales Inquisitionis praefatae mandaverunt dictum fratrem Thomam reduci ad carceres dictae Sanctae Inquisitionis», in L. Firpo, ''I processi di Tommaso Campanella'',| p.=88 88}}</ref> Il nuovo processo si concluseconclude il 17 dicembre 1597: nella sentenza, Campanella è assolto dalle imputazioni e, diffidato dallo scrivere, liberato «sub cautione iuratoria de se representando toties quoties», finché, consegnato aii suoi superiori, questi lo confinino in qualche convento «senza pericolo e scandalo».
 
In tutto questo periodo di tempo, il Campanella nonha eraproseguito certamentela rimasto inoperoso nemmeno sotto l'aspetto dellasua produzione speculativa e letteraria: oltre agli scritti difensivi del ''De monarchia'', del ''Dialogo contro Luterani'' e del ''De regimine'', e ai ''Discorsi ai prìncipi d'Italia'', che è un tentativo di ''captatio benevolentiae''<nowiki> all'indirizzo della Spagna, giustificato dalla difficile situazione giudiziaria, scrisse l<nowiki>'</nowiki>''Epilogo magno'', destinato a essere integrato nella successiva ''Philosophia realis'', con il ''Prodromus philosophiae instaurandae'', pubblicato nel 1617<nowiki>, l<nowiki>'</nowiki>Arte metrica'', dedicata al compagno di sventura Giovan Battista Clario, la ''Poetica'', dedicata al cardinale Cinzio Aldobrandini, e i perduti ''Consultazione della repubblica Veneta'', ''Syntagma de rei equestris praestantia'', ''De modo sciendi'' e ''Physiologia''.
 
Trasferitosi a Napoli nel 1598, Campanella dà lezioni di geografia, scrive le perdute ''Cosmographia'' e ''Encyclopaedia facilis'', e termina l'''Epilogo Magno''. In luglio s'imbarca per la Calabria e raggiunge Stilo, ospite del convento domenicano di Santa Maria di Gesù. Per poco tempo Campanella rimase tranquillo in convento, dove scrisse il piccolo trattato ''De predestinatione et reprobatione et auxiliis divinae gratiae'', nel quale afferma la dottrina cattolica del libero arbitrio. In un abbozzo dei suoi ''Articuli prophetales'', appare già l'attesa del nuovo secolo che gli sembra annunciato da fenomeni straordinari: inondazioni del Po e del Tevere, allagamenti e terremoti in Calabria, il passaggio di una cometa, profezie e coincidenze astrologiche. Un nuovo mondo sembra alle porte, a sostituire il vecchio ormai caduto in una situazione di degrado.
Ai primi del 1598 Campanella prese la via di Napoli, dove si fermò diversi mesi, dando lezioni di geografia, scrivendo le perdute ''Cosmographia'' e ''Encyclopaedia facilis'', e terminando l'''Epilogo Magno''. In luglio s'imbarcò per la Calabria: sbarcato a Sant'Eufemia, raggiunse Nicastro e di qui, il 15 agosto, Stilo, ospite del convento domenicano di Santa Maria di Gesù.
 
Per poco tempo Campanella rimase tranquillo in convento, dove scrisse il piccolo trattato ''De predestinatione et reprobatione et auxiliis divinae gratiae'', nel quale afferma la dottrina cattolica del libero arbitrio. In un abbozzo dei suoi ''Articuli prophetales'', appare già l'attesa del nuovo secolo che gli sembra annunciato da fenomeni straordinari: inondazioni del Po e del Tevere, allagamenti e terremoti in Calabria, il passaggio di una cometa, profezie e coincidenze astrologiche. Un nuovo mondo sembra alle porte, a sostituire il vecchio ormai caduto in una situazione di degrado. Nell'illusione di un rivolgimento già scritto nelle stelle Campanella progettòprogetta, senza preoccuparsi di valutare realisticamente le possibilità di realizzazione, la costituzione in Calabria di una repubblica ideale, comunistica e insieme teocratica. Era necessario per questo cacciare gli Spagnoli, ricorrendo anche all'aiuto dei Turchi: cominciòComincia a predicare dai primi mesi del 1599 l'imminente ed epocale rivolgimento, intessendo nell'estate una fitta trama di contatti con le poche decine di congiurati che aderirono a quella fantastica impresa. Le autorità ebberohanno ben presto sentore del tentativo di insurrezione e in agosto truppe spagnole intervennerointervengono a rafforzare i presidi. Il 17 agosto Campanella fuggì dal convento di Stilo nascondendosi prima a Stignanofugge, poi nel convento di Santa Maria di Titi, infine, nascosto in casa di un amico, progettò di imbarcarsi da Roccella ma venneviene tradito e consegnato il 6 settembre agli spagnoli. Incarceratoincarcerato a Castelvetere,. ilIl 10 settembre firmòfirma una confessione nella quale fecefa i nomi dei principali congiurati, negando ogni sua partecipazione all'impresa. Ma le testimonianze dei suoi complici eranosono concordi nell'indicarlo come capo della cospirazione.
 
Trasferito a Napoli insieme ai suoi compagni di avventura, Campanella fuè rinchiuso in Castel Nuovo. Il Santo Uffizio non ottenneottiene dall'autorità spagnola che i religiosi imputati - Campanella e altri sette frati domenicani - fosserosono trasferiti a Roma e papa Clemente VIII, l'11nomina gennaioi 1600,giudici nominòper il nunzioprocesso che si sarebbe tenuto a Napoli,. JacopoDurante Aldobrandiniil eprocesso donpresieduto Pedrodal devescovo VeraBenedetto Mandina, cheCampanella, fusotto fattotortura, ecclesiasticoriconosce perle l'occasioneproprie eresie e, giudiciin nelquanto processorelapso, chediventava sipassibile sarebbedella tenutopena acapitale. NapoliLa sua strategia di difesa è quella di fingersi pazzo. AdL'accettazione essida venneparte aggiuntodei ilgiudici 19della aprilepazzia avverrà il domenicano4 e 5 Albertogiugno Tragagliolo1601, vescovodurante una terribile seduta di Termoli,tortura giàdenominata consultore"la nelveglia" primoche processoconsiste in quaranta ore di corda alternata al cavalletto, sceltocon daltre papabrevi perinterruzioni. trattareLa inresistenza modomorale favorevolee fisica di Campanella, poichégli Clementepermettono VIIIdi era,superare la prova anche se prudentemente,rimarrà poi tra la vita e la morte per sei antispagnolomesi.
 
TrascorseTrascorre ventisette anni in prigione a Napoli. Durante la prigionia scrissescrive le sue opere più importanti: ''La Monarchia di Spagna'' (1600), ''Aforismi Politici'' (1601), ''Atheismus triumphatus'' (1605-1607), ''Quod reminiscetur'' (1606?), ''Metaphysica'' (1609-1623), ''Theologia'' (1613-1624), e la sua opera più famosa, ''La città del Sole'' (1602), in cui vagheggiavavagheggia l'instaurazione di una felice e pacifica repubblica universale retta su principi di giustizia naturale. Egli addirittura intervenneinterviene nel primo processo contro Galileo Galilei con la sua coraggiosa ''Apologia di Galileo'' (1616).
Campanella era passato sotto la giurisdizione del Sant'Uffizio che nessun tribunale statale poteva violare, nemmeno nei casi di lesa maestà. Ciò permise di ritardare la prevedibile condanna a morte del frate. Durante il processo presieduto dal vescovo Benedetto Mandina, Campanella, sotto tortura, riconobbe le proprie eresie e, in quanto relapso, diventava passibile della pena capitale. La sua strategia di difesa, disperata e rischiosissima, fu quella di fingersi pazzo poiché un eretico insano di mente non poteva essere messo a morte dal Sant'Uffizio. L'accettazione da parte dei giudici della pazzia avvenne il 4 e 5 giugno 1601, durante una terribile seduta di tortura denominata "la veglia" che consistette in quaranta ore di corda alternata al cavalletto, con tre brevi interruzioni. La resistenza morale e fisica di Campanella gli permisero di superare la prova anche se rimase poi tra la vita e la morte per sei mesi.
 
FuÈ infine scarcerato nel 1626 grazie a Maffeo Barberini, arcivescovo di Nazaret a Barletta, poi papa col nome di Papa Urbano VIII, che personalmente intercedette presso Filippo IV di Spagna. Campanella fuè portato a Roma e tenuto per qualche tempo presso il Sant'Uffizio, eed fuè liberato definitivamente nel 1629. VisseVivrà per cinque anni a Roma, dove fu ilè consigliere di Urbano VIII per le questioni astrologiche.
Trascorse ventisette anni in prigione a Napoli. Durante la prigionia scrisse le sue opere più importanti: ''La Monarchia di Spagna'' (1600), ''Aforismi Politici'' (1601), ''Atheismus triumphatus'' (1605-1607), ''Quod reminiscetur'' (1606?), ''Metaphysica'' (1609-1623), ''Theologia'' (1613-1624), e la sua opera più famosa, ''La città del Sole'' (1602), in cui vagheggiava l'instaurazione di una felice e pacifica repubblica universale retta su principi di giustizia naturale. Egli addirittura intervenne nel primo processo contro Galileo Galilei con la sua coraggiosa ''Apologia di Galileo'' (1616).
 
Nel 1634 però, una nuova cospirazione in Calabria, portata avanti da uno dei suoi seguaci, gli procuròprocura nuovi problemi. Con l'aiuto del cardinale Barberini e dell'ambasciatore francese de Noailles, fuggìfugge in Francia, dove fuè benevolmente ricevuto alla corte di Luigi XIII. Protetto dal Armandcardinalecardinale Richelieu, e finanziato dal Re, passòpassa il resto dei suoi giorni al convento parigino di Saint-Honoré. Il suo ultimo lavoro fuè un poema che celebrava la nascita del futuro Luigi XIV (''Ecloga in portentosam Delphini nativitatem'').
Fu infine scarcerato nel 1626 grazie a Maffeo Barberini, arcivescovo di Nazaret a Barletta, poi papa col nome di Papa Urbano VIII, che personalmente intercedette presso Filippo IV di Spagna. Campanella fu portato a Roma e tenuto per qualche tempo presso il Sant'Uffizio, e fu liberato definitivamente nel 1629. Visse per cinque anni a Roma, dove fu il consigliere di Urbano VIII per le questioni astrologiche.
 
== La natura e la magia: il ''De sensu rerum et magia'' ==
Nel 1634 però, una nuova cospirazione in Calabria, portata avanti da uno dei suoi seguaci, gli procurò nuovi problemi. Con l'aiuto del cardinale Barberini e dell'ambasciatore francese de Noailles, fuggì in Francia, dove fu benevolmente ricevuto alla corte di Luigi XIII. Protetto dal Armandcardinale Richelieu, e finanziato dal Re, passò il resto dei suoi giorni al convento parigino di Saint-Honoré. Il suo ultimo lavoro fu un poema che celebrava la nascita del futuro Luigi XIV (''Ecloga in portentosam Delphini nativitatem'').
Il ''De sensu rerum et magia'', iniziato in latino nel 1590, fu completato e dedicato al granduca di Toscana Ferdinando I de' Medici nel 1592; sequestratogli il manoscritto a Bologna dal Sant'Uffizio, fu riscritto in italiano nel 1604, tradotto in latino nel 1609 e pubblicato finalmente nel 1620 a Francoforte. Campanella vi persegue una sintesi di naturalismo telesiano e di platonismo: a Democrito e ai materialisti rimprovera di voler far derivare l'ordine del mondo all'azione degli atomi, che non hanno sensibilità, e agli aristotelici la mancata iniziativa di Dio nella costituzione della natura. D'altra parte egli non intende nemmeno sacrificare l'autonomia delle forze che agiscono nella natura, pur se la spiegazione ultima delle cose va ricercata nella primitiva azione divina.
 
Secondo Campanella, i tre princìpi di cui è composta la natura (materia, caldo e freddo), sono frutto della creazione divina:
 
Secondo Campanella, i tre principi, materia, caldo e freddo, di cui è composta la natura, sono frutto della creazione divina: «{{quote|Dio prima fece lo spazio, composto pure di ''Potenza'', ''Sapienza'' e ''Amore'' [...] e dentro a quello pose la materia, che è la mole corporea [...] Nella materia poi Dio seminò due principi maschi, cioè attivi, il caldo e il freddo, perché la materia e lo spazio sono femmine, principi passivi. E questi maschi, da codesta materia divisa, combattendo, formano due elementi, cielo e terra, che combattendo tra loro, dalla loro virtù fatta languida nascono i secondi enti, avendo per guida della generazione le tre influenze, la ''Necessità'', il ''Fato''<nowiki> e l'</nowiki>''Armonia'', che portano l'Idea».}}
==''De sensu rerum et magia''==
Il ''De sensu rerum et magia'', iniziato in latino nel 1590, fu completato e dedicato al granduca di Toscana Ferdinando I de' Medici nel 1592; sequestratogli il manoscritto a Bologna dal Sant'Uffizio, fu riscritto in italiano nel 1604, tradotto in latino nel 1609 e pubblicato finalmente nel 1620 a Francoforte. Campanella vi persegue una sintesi di naturalismo telesiano e di platonismo: a Democrito e ai materialisti rimprovera di voler far derivare l'ordine del mondo all'azione degli atomi, che non hanno sensibilità, e agli aristotelici la mancata iniziativa di Dio nella costituzione della natura. D'altra parte egli non intende nemmeno sacrificare l'autonomia delle forze che agiscono nella natura, pur se la spiegazione ultima delle cose va ricercata nella primitiva azione divina.
 
Le tre primalità (''primalitates'') - che corrispondono alle tre nature divine - costituiscono il triplice carattere di ogni essere:
Secondo Campanella, i tre principi, materia, caldo e freddo, di cui è composta la natura, sono frutto della creazione divina: «Dio prima fece lo spazio, composto pure di ''Potenza'', ''Sapienza'' e ''Amore'' [...] e dentro a quello pose la materia, che è la mole corporea [...] Nella materia poi Dio seminò due principi maschi, cioè attivi, il caldo e il freddo, perché la materia e lo spazio sono femmine, principi passivi. E questi maschi, da codesta materia divisa, combattendo, formano due elementi, cielo e terra, che combattendo tra loro, dalla loro virtù fatta languida nascono i secondi enti, avendo per guida della generazione le tre influenze, la ''Necessità'', il ''Fato''<nowiki> e l'</nowiki>''Armonia'', che portano l'Idea».
 
Le tre ''primalità'' (primalitates) - che corrispondono alle tre nature divine - costituiscono il triplice carattere di ogni essere: {{quote|[Dio] «ha dato a tutte le cose potenza di vivere, sapienza e amore quanto basti alla loro conservazione [...] Dunque il calore può, sente e ama essere, e così ogni cosa, e desidera eternarsi come Dio e attraverso Dio nessuna cosa muore ma si muta soltanto, anche se ogni cosa pare morta all'altra e in verità è morta, così come il fuoco pare cattivo al freddo ed è veramente cattivo per lui, ma per Dio ogni cosa è viva e buona». Se si considera ogni cosa nel tutto ci si rende conto che nulla muore veramente: «muore il pane e si fa chilo, questo muore e si fa sangue, poi il sangue muore e si fa carne, nervi, ossa, spirito, seme e patisce varie morti e vite, dolori e piaceri».<ref>T.Tommaso Campanella, ''De sensu rerum et magia'', II, 26</ref>}}
 
Dalla Potenza le cose sono solo perché possono essere e hanno una determinata natura; Dio attraverso questa potenza dona la Necessità alle cose, la Sapienza permette alle cose di conoscere il Fato, ossia il saper vedere la successione di causa-effetto nei processi naturali e infine l'Amore permette l'Armonia fra gli esseri, perché questi amano essere così e non diversamente: «tutti gli enti si compongono di Potenza, Sapienza e Amore e ognuno è perché può essere, sa essere e ama essere, combatte contro il non essere e, quando gli manca il potere o il sapere o l'amore dell'essere, muore e si trasmuta in chi ne ha di più».
 
{{quote|tutti gli enti si compongono di Potenza, Sapienza e Amore e ognuno è perché può essere, sa essere e ama essere, combatte contro il non essere e, quando gli manca il potere o il sapere o l'amore dell'essere, muore e si trasmuta in chi ne ha di più.}}
Tutte le cose hanno sensibilità: «Tanta sciocchezza è negare il senso alle cose perché non hanno occhi, né bocca, né orecchie, quanto è negare il moto al vento perché non ha gambe, e il mangiare al fuoco perché non ha denti, e il vedere a chi sta in campagna perché non ha finestre da cui affacciarsi e all'aquila perché non ha occhiali. La medesima sciocchezza indusse altri a credere che Dio abbia certo corpo e occhi e mani».
 
Tutte le cose hanno sensibilità:
Inoltre Campanella ci parla anche delle primalità del non-essere, presenti inevitabilmente nel mondo finito, che sono l'''Impotenza'', l'''Insipienza'' e l'''Odio'': solo in Dio, che è infinito, le primalità dell'essere non sono contrastate dalle primalità del non-essere. A queste tre primalità si contrappongono le ''potenze negative'', che possono variamente combinarsi alle primalità nell'ambito delle varie forme della magia, che è l'insieme delle regole che vanno osservate per intervenire nella natura. Il mago è il sapiente che scopre le relazioni esistenti tra le cose: «beato chi legge nel libro della natura, e impara quello che le cose sono, da esso e non dal proprio capriccio, e impara così l'arte e il governo divino, facendosi di conseguenza, con la magia naturale, simile e unanime a Dio».
 
Tutte le cose hanno sensibilità: «{{quote|Tanta sciocchezza è negare il senso alle cose perché non hanno occhi, né bocca, né orecchie, quanto è negare il moto al vento perché non ha gambe, e il mangiare al fuoco perché non ha denti, e il vedere a chi sta in campagna perché non ha finestre da cui affacciarsi e all'aquila perché non ha occhiali. La medesima sciocchezza indusse altri a credere che Dio abbia certo corpo e occhi e mani».}}
 
Inoltre Campanella ci parla anche delle primalità del non-essere, presenti inevitabilmente nel mondo finito, che sono l'''Impotenza'', l'''Insipienza'' e l'''Odio'': solo in Dio, che è infinito, le primalità dell'essere non sono contrastate dalle primalità del non-essere. A queste tre primalità si contrappongono le ''potenze negative'', che possono variamente combinarsi alle primalità nell'ambito delle varie forme della magia, che è l'insieme delle regole che vanno osservate per intervenire nella natura. Il mago è il sapiente che scopre le relazioni esistenti tra le cose: «beato chi legge nel libro della natura, e impara quello che le cose sono, da esso e non dal proprio capriccio, e impara così l'arte e il governo divino, facendosi di conseguenza, con la magia naturale, simile e unanime a Dio».
 
{{quote|beato chi legge nel libro della natura, e impara quello che le cose sono, da esso e non dal proprio capriccio, e impara così l'arte e il governo divino, facendosi di conseguenza, con la magia naturale, simile e unanime a Dio.}}
 
La magia si manifesta attraverso le sensazioni, che possono essere negative o positive: sensazioni che l'uomo coglie, e che gli fanno capire di essere parte integrante di un ordine universale; tuttavia, nonostante sia parte di questo ordine, può opporsi a tale ordine, e se si oppone all'ordine universale la magia è negativa, se invece si armonizza, ovvero cerca di seguire l'ordine universale, allora la magia è positiva.
 
== L''Lautopia della ''Città del Sole'' ==
{{Vedi source|La Città del Sole}}
[[File:Civitas Soli.jpg|thumb|''Civitas Solis'']]
Campanella fuè autore anche di un'importante opera di carattere utopico, ovvero ''La cittàCittà del Sole''., Nellain Città del Sole eglicui descrive una città ideale, utopica, governata dal Metafisico, un re-sacerdote volto al culto del Dio Sole, un dio laico proprio di una religione naturale, di cui Campanella stesso è sostenitore, pur presupponendo razionalmente che coincida con la religione cristiana. Questo re-sacerdote si avvale di tre assistenti, rappresentanti le tre primalità su cui si incentra la metafisica campanelliana: Potenza, Sapienza e Amore. In questa città vige la comunione dei beni e la comunione delle donne.

Nel delineare la sua concezione collettivista della società, Campanella si rifà a Platone (V secolo a.C.) e all<nowiki>'</nowiki>''Utopia'' di Tommaso Moro (1517); fra gli antecedenti dell'utopismo campanelliano è da annoverarericordare anche la ''La nuova Atlantide'' di Bacone. L'utopismo partiva dal presupposto che, poiché non si poteva realizzare un modello di Stato che rispecchiasse la giustizia e l'uguaglianza, allora questo Stato si ipotizzava, come aveva fatto a suo tempo Platone. È però importante sottolineare che, mentre Campanella tratta una realtà utopistica, Niccolò Machiavelli rappresenta la realtà concretamente, e la sua concezione dello Stato non è affatto utopistica, ma assume una valenza di metodo di governo, finalizzato ada ottenere e mantenere stabilmente il potere.
 
== La poesia ==
L'interesse per la poesia attraversa tutta la vita e l'attività intellettuale di Tommaso Campanella. A questo tema ha dedicato in particolare una ''Poetica'', confluita nella ''Philosophia rationalis'' (1638). Tuttavia non si limita al lavoro di teorico. I suoi componimenti saranno pubblicati postumi dall'amico Tobia Adami, curatore della raccolta ''Scelta d'alcune poesie filosofiche di Settimontano Squilla'' (dove "Squilla" è una metonimia di Campanella), edita in Germania nel 1622.
 
Campanella parte dall'idea che poesia e magia siano strettamente connesse. Adotta però poi una prospettiva aristotelica, critica la finzione e apprezza invece le poesie che esprimono direttamente la verità. Nei componimenti di cui è autore mostra uno stretto legame con la sua vita e le sue esperienze. Le sue vicissitudini sono interpretate in un orizzonte più vasto, come parti del destino che l'umanità percorre sotto lo sguardo di Dio.
 
La poesia diventa quindi uno strumento magico per arrivare al significato più profondo del processo che regola il mondo. La natura è vista come divina e benefica, anche se sull'autore continuano a pesare le inquietudini dovute all'esistenza del male. Nelle liriche più intense affronta direttamente la sua condizione di prigioniero in carcere.<ref name="Ferroni437">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | pp=437-438 }}</ref> La coscienza del male non porta a rassegnazione o al lamento, ma è uno stimolo per combatterlo e trasformarlo attraverso la metafora.<ref name="Baldi29">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Il Barocco, l'Arcadia e l'Illuminismo | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=29 }}</ref>
 
Il suo stile si avvicina al concettismo barocco per quanto riguarda l'uso della metafora come strumento per indagare gli elementi magici della natura. Se ne distacca però per la serietà religiosa che risalta dalle sue poesie,<ref name="Baldi29" /> e sembra piuttosto riprendere temi e modi da [[../Dante Alighieri|Dante]]. Ritornano inoltre termini del linguaggio parlato ed espressioni tratte dalla Bibbia. I concetti filosofici di cui si nutre questa poesia sono espressi in modo contratto, al punto da risultare spesso oscuri. Campanella si pone così come un profeta, che diversamente dai poeti pagani è in grado di sondare la verità della natura.<ref name="Ferroni437" />
==Note==
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== Altri progettiNote ==
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[[Categoria:Storia della letteratura italiana|Campanella]]
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