Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Italia 1: differenze tra le versioni

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Per ricordare i caccia, a titolo di curiosità storica va citato anche il CR.42, robusto biplano da caccia, già tra i più veloci -nonostante il carrello fisso- del suo tipo. Ma la versione più interessante fu il '''CR.42DB''', ovvero l'adattamento al solito motore Daimler-BenzaBenz, e una fusoliera non dissimile da quella di un Macchi 202 ma con l'abitacolo aperto e il carrello ancora fisso. Raggiunse, come era facile prevedere, velocità notevolmente maggiori, spingendosi a 520 kmh. Per quello che vale, è presumibilmente il più veloce caccia a pistoni e di appena una trentina di kmh più lento del Reggiane 2001 con lo stesso motore; ma pur andando ad almeno 80-90 kmh più dell'originale CR.42 (con motore A.74 radiale), era ancora a metà strada tra questi e i 600 kmh del Macchi MC.202. Data l'obsolescenza della formula biplana (che pure garantiva un'elevata maneggevolezza grazie al ridotto carico alare, pagato però con un'alta resistenza aerodinamica), e sopratutto la presenza del veloce Macchi, il CR.42DB non ha avuto nessun seguito. A quanto pare, alla Fiat vi fu una vera e propria crisi nel campo dei caccia; dopo il successo dei CR.32, che aiutarono a non guardare oltre nel campo degli oramai affermati monoplani, il successore CR.42 e il mediocre G.50 (penalizzato anche dalla specifica originale per la quale venne pensato, come aereo d'assalto piuttosto che come caccia), non si trovò di meglio che tentare il 'revamping' con i nuovi motori tedeschi degli obsoleti progetti già esistenti. La cosa non ebbe nessun successo, fino a che non si riuscì a realizzare il G.55. La crisi della Fiat fu così acuta, che quindi fino al 1943 non riuscirà a fornire alla Regia Aeronautica alcun caccia all'altezza dei tempi, e per quando questo accadrà, sarebbe stato troppo tardi.
 
Poc'altro da ricordare in casa Fiat, tra questo certamente il '''BR.20Bis''' con motori da 1.250 hp, torrette laterali stile Me.410, velocità di 460 kmh. Era migliore dei precedenti BR.20, certamente; ma rispetto al CANT Z.1007Ter e al Z.1018 era superato anche se la sua concezione era piuttosto 'sana'. Fu il primo bombardiere medio italiano metallico (eccetto vaste superfici di tela, a dire il vero); e la sua struttura bimotore liberava il muso per il puntatore e per una postazione difensiva frontale che chiudeva un settore totalmente cieco, micidiale per gli attacchi frontali, che avevano gli altri apparecchi trimotori. Volò a metà guerra ed ebbe solo ordini per circa 30 esemplari, di cui forse non più di 15 completati, che non ebbero impiego bellico alcuno nel '43 e nemmeno successivamente con la RSI.