Storia della letteratura italiana/La crisi del XIV secolo: differenze tra le versioni

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== Il contesto storico ==
[[File:Burying Plague Victims of Tournai.jpg|thumb|left|Rappresentazione della peste bubbonica nelle cronache di Gilles Li Muisis (1272-1352), abate del monastero di San Martino dei giusti, conservata nella Biblioteca reale del Belgio]]
Nel Trecento l'intera Europa conosce un periodo di crisi economica e sociale. All'inizio del secolo la civiltà comunale aveva raggiunto il suo apice. Il suo sviluppo viene però interrotto da una crisi agricola: una serie di carestie impedisce a larghe fette della popolazione di accedere al cibo. Con il peggioramento dell'alimentazione si diffondodiffondono le epidemie, la peggiore delle quali è la peste nera del 1348-1351, che falcidia circa un terzo della popolazione. A questa segue una grave recessione economica che interessa tutto il continente. Molti terreni coltivabili vengono abbandonati e l'ulteriore calo della produzione agricola comporta una separazione sempre più netta tra i pochi potenti e i molti che vivono nella miseria. Nella seconda metà del XIV secolo si verificano nuove pestilenze, mentre lo scoppio della guerra dei cento anni (1337-1453) tra Inghilterra e Francia contribuisce ad aggravare il senso di insicurezza diffuso tra la popolazione.
 
I mercanti, seguendo una tendenza inaugurata nel Duecento, investono i loro capitali in latifondi, sfruttando il lavoro dei contadini. Lo sviluppo delle grandi banche porta inoltre all'affermazione di un'economia monetaria, basata sul movimento astratto del denaro. Il crollo del prezzo dei cereali, invece, comporta un calo dei compensi per la manodopera agricola. Da questa condizione di miseria scaturiscono rivolte contadine, che vengono represse nel sangue. I princìpi morali che avevano caratterizzato l'età precedente cessano di avere valore e vengono utilizzati a seconda della convenienza del momento.