Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Danimarca: differenze tra le versioni

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Data l'importanza della geografia, non stupisce che la marina danese ha una sua importanza, di porta del Baltico, che è andata scemando dopo la fine della Guerra fredda, ma con conseguenze tuttavia importanti ancora per tutti gli anni '90 se non oltre. La principale risorsa era, negli anni '90, il programma di sostituzione delle vecchie navi con le 14 'Flyvefisken', del tipo STAFLEX 300, con scafo standardizzato in GRP e possibilità di essere convertite in navi dragamine, sorveglianza, ASW, persino antiaeree, oltre che antinave, nonché servizio idrografico e oceanografico, con tanto di possibilità di controllare l'inquinamento. Il tutto in appena 48 ore di lavori di modifiche, per renderle effettivamente sfruttabili nella loro polivalenza. Era la vecchia concezione delle navi convertibili a seconda del bisogno, già tentata in passato ma con risultati limitati (nel caso del CH-54 Tarhe, praticamente si sostituiva quasi tutta la fusoliera per i compiti più vari, poi è finita.. che l'unico compito reale del velivolo è stato la gru volante, non esattamente quello per cui era stato pensato in origine). La capacità di fuoco delle navi poteva essere indubbiamente accresciuta, con un'ottica ancora di grandi battaglie navali, in stile previsto nella Guerra Fredda; infatti era possibile, oltre al cannone da 76 di prua, usare per esempio a mezzanave un lanciamissili Mk 48 per i Sea Sparrow, due tubi lancio siluri pesanti e due sistemi quadrupli Harpoon, il tutto in pochi metri di ponte! La tradizione scandinava delle piccole navi 'tutto denti', quindi, si poteva continuare, anche se nel dopo-Guerra fredda questo avrebbe avuto ben poco senso. I sensori erano avanzati, come il radar DASA TRS-3D di scoperta aerea tridimensionale, un sistema molto interessante per navi tanto piccole. Queste, di per sé avevano un ponte di castello esteso fino a dietro la sovrastruttura che troneggiava al centro dello scafo, alta e con l'albero per il radar; una nave adatta alle cattive condizioni meteo e simile per certi versi ad un cacciamine o ad un rimorchiatore, a parte il pezzo da 76 con relativa cupola, ben in vista sul ponte di prora.
 
Le fregate 'Niel Juel' erano ancora navi importanti con ben 1.300 t e un ricco armamento, e di recente erano state ammodernate con il sistema Link 11 per l'operatività in ambito NATO. I Danesi hanno avuto parecchie esperienze internazionali con la loro pur piccola marina da guerra, come le missioni Sharp Guard nell'Adriatico e varie nel Golfo. Il sistema C3I ha dvuto essere aggiornato, e di recente era stato introdotto il CCIS, dal 1986, un sistema modulare ma come tale, da aggiornare data l'evoluzione dell'informatica; si supponeva che entro il 2000 l'aggiornamento l'avrebbe di fatto rinnovato. La Marina danese era molto impegnata anche nel settore civile, con oltre 50.000 navi all'anno che attraversavano gli stretti. La professionalità era pure importante, dato che il 90% era costituito da professionisti. Le navi da sostituire secondo la programmazione erano tra l'altro le 10 'Willemoes', navi d'attacco ben armate, ma da radiare nel 2005-10; 3 corvette 'Niels Juel' da radiare nel 2008-10, e i 4 grandi dragamine-posamine 'Falster' nel 2003-7, il tutto con appena 6 navi di tipo Standardizzato, che sarebbero state una specie di ingrandimento delle SF 300 di cui abbiamo già parlato, e che erano entrate in servizio dal 1994, con una costruzione nel 1989-96; simili erano anche le fregate 'Thetis' del 1991-92. La differenza è sopratutto nelle postazioni per accogliere i container per le armi e attrezzature; le SF 300 ne hanno 4, le Thetis 3, ma le grandi unità standard ben 7, con tutti i sistemi relativi come i databus. Delle grandi navi, comunque convertibili, si volevano 4 navi in configurazioenconfigurazione da pattugliamento e 2 da supporto; la velocità era di 24-26 nodi, lo scafo simile a quello delle 'Thetis' ma con dimenzioni aumentate da 112 a 125 m grazie ad una sezione aggiuntiva, mentre la larghezza passa da 14,4 a 15 m, il tutto con una riduzione del pescaggio per via del minor livello di crescita del dislocamento rispetto al volume dello scafo complessivo. Vi sarebbe stato un hangar per un elicottero da 10-12 t al massimo oppure due da 5, e un ponte a poppa estrensibile per i veicoli che accedessero sotto coperta, nell'apposito ponte-garage. Il dislocamento previsto per queste originali navi multicompito sarebbe stato di circa 4.600 t. Quanto alle ammiraglie 'Niels Juel', sebbene prodotte un po' troppo piccole (il che ha comportato sopratutto una ridotta autonomia), sono nondimeno state usate con successo anche in missioni lontane, come in Adriatico. Tra le altre priorità, le Unità Standardizzate 'Piccole', di cui un prototipo in FRP da 24 m e 7 di larghezza venne consegnato nel 1996, dislocante 100 t; 4 drone MCM basati su questa nave sono stati ordinati nel 1996, ma una versione allungata con spazio per due container e non uno, è stata già prevista per sostituire i 9 pattugliatori 'Barso' e varie navi minori.
 
Quanto alla piccola forsa subacquea, i 5 sottomarini erano da ritirarsi entro il periodo 2001-2006, ma da sostituire, secondo la Commissione appositamente formatasi per trattare l'aggiornamento della Marina, con 4 costose navi con sistema AIP e capaci di operare anche in condizioni di acque più calde di quelle dei mari settentrionali. Per sostituire la nave protezione pesca da 2.000 t BESKYTTEREN del '76 e le tre pattugliatrici da 330 t 'Agdlek' del 1974-79, si pensava a 3 pattugliatori leggermente più grandi di questi ultimi.