Storia della letteratura italiana/Matteo Maria Boiardo: differenze tra le versioni

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Matteo Maria Boiardo è uno dei più noti ed importanti letterati italiani del XV secolo.
Il ciclo carolingio e il paladino Orlando sono al centro dell'opera di un altro grande della letteratura italiana del Cinquecento, Matteo Maria Boiardo, attivo alla corte estense di Ferrara e autore dell<nowiki>'</nowiki>''Orlando innamorato''. Il suo poema cavalleresco fornirà a [[../Ludovico Ariosto|Ludovico Ariosto]], anch'egli legato alla corte estense, lo spunto per la sua grande opera, l<nowiki>'</nowiki>''Orlando furioso''. Boiardo viene però ricordato anche per la raccolta di liriche ''Amorum libri'', ispirata dall'amore per la nobildonna reggiana Antonia Caprara.
 
I signori di Ferrara avevano saputo favorire la formazione di una letteratura in volgare che, pur rifacendosi alla letteratura in toscano, puntava a conferire dignità anche al volgare ferrarese. Questa politica culturale fu inaugurata da Niccolò III e fu portata avanti da Leonello, Borso ed Ercole I. Principali animatori furono Donato Albanzani, Giorgio Aurispa e soprattutto Guarino Veronese e il figlio Battista, che diffusero il platonismo a Ferrara fondando una duratura tradizione nella corte.<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1969 | Palumbo | Palermo | p=223 }}</ref>
 
== La vita ==
[[File:Matteo Maria Boiardo, ritratto.jpg|thumb|left|Boiardo in un'incisione anonima tratta da un'edizione del poema del 1840]]
Figlio di Giovanni (1419-1452) e di Lucia Strozzi, sorella del noto poeta Tito Vespasiano Strozzi, nacquenasce a Scandiano, feudo comitale dei Boiardo, tra il 21 maggimaggio e il 21 giugno del 1441. Trasferitosi colla famiglia a Reggio e rimasto orfano di padre nel 1451, andòva a vivere presso il nonno, Feltrino Boiardo, tornando dunque a Scandiano. Suoi precettori furono il nonno (uomo di grande cultura, tanto che, settuagenario, si era iscritto a un corso di diritto canonico per curiosità ed interesse di apprendere) e un certo Bartolomeo da Prato, cappellano e sacerdote. Il Boiardo fu istruito alla letteratura classica: probabilmente ebbe qualche conoscenza rudimentale della lingua greca ma per di più si dedicò alla latina, affiancando a queste un vivo interesse per [[../Francesco Petrarca|Petrarca]] e [[../Dante Alighieri|Dante]]. Nel 1456 l'amatissimo nonno Feltrino morì e nel 1460 anche l'affezionatissimo zio Ascanio. Dunque dovette terminare così la propria formazione, dedicandosi al solo governo ed all'amministrazione del feudo di Scandiano.
 
Suoi precettori sono il nonno (uomo di grande cultura, tanto che, settuagenario, si era iscritto a un corso di diritto canonico per curiosità e interesse di apprendere) e un certo Bartolomeo da Prato, cappellano e sacerdote. Boiardo è istruito alla letteratura classica: probabilmente ha qualche conoscenza rudimentale della lingua greca ma si dedica maggiormente alla latina, affiancando a queste un vivo interesse per [[../Francesco Petrarca|Petrarca]] e [[../Dante Alighieri|Dante]]. Nel 1456 l'amatissimo nonno Feltrino muore e nel 1460 anche l'affezionatissimo zio Ascanio. Termina così la propria formazione e si dedica esclusivamente all'amministrazione del feudo di Scandiano.
[[File:Rocca dei Boiardo.jpg|miniatura|La rocca dei Boiardo (Scandiano)]]
 
Boiardo si presentòpresenta al Consiglio degli Anziani di Reggio garantendo il proprio interessamento a mantenere vivi i buoni rapporti tra la casata dei Boiardo e la città. Per appoggiarsi alla potente casata materna degli Strozzi scelsesceglie di trasferirsi nella capitale del marchesato, Ferrara, dove si trasferìtrasferisce nel 1461 andando a vivere alla corte di Borso d'Este. oveQui incontròincontra lo zio Tito Vespasiano Strozzi, [[../Battista Guarini|Guarini]], Bartolomeo Paganelli ede altri celebri letterati del tempo. Si affezionò moltoaffeziona anche alle corti di Modena, tenuta da Ercole d'Este, e Reggio, appartenuta a Sigismondo d'Este. Va ricordata lL'attrazione per questa seconda corte comeè legata alla relazione con '''Antonia Caprara''', la "musa" ispiratrice della poesia del Boiardo. Si è risaliti all'identificazione della Caprara grazie ada un registro parrocchiale: risultòrisulta infatti essere stata battezzata una donna con questo nome il 31 ottobre 1451 nella chiesa di San Giovanni di Reggio,. diDi questa fanciulla, a parte il nome, individuato anche tramite acrostici presente nelle poesie degli ''Amorum libri tres'', non si sa nient'altro. Descritta come bella e volubile nelle opere deldi Boiardo, si può dunque intuire che l'amore tra i due non fosse pienamente corrisposto.
 
Boiardo lasciòlascia l'Emilia nel marzo del 1471 accompagnandoper accompagnare Borso d'Este a Roma nel 1471 alla cerimonia in cui il papa Paolo II ufficializzavaufficializza l'ascesa di Borso come signore di Ferrara e l'elevazione del titolo marchionale degli Este aal titolo ducaledi duchi. Nella primavera del 1473 il Boiardo accompagnòaccompagna in una grandiosa cavalcata Ercole I, succeduto al fratello Borso, fino a Napoli per andare a prelevare la sua sposa Eleonora d'Aragona.
 
[[File:Rocca dei Boiardo.jpg|miniaturathumb|left|La rocca dei Boiardo (Scandiano)]]
Nell'estate del 1473 esplose a Reggio la controversia del canale del Secchia: tale manufatto portava l'acqua dal fiume che scorre presso la città ai campi del contado ma i Reggiani furono danneggiati da un'azione dei Carpigiani che, appoggiati dal loro signore, Marco Pio, rompevano l'argine del canale sotto Casalgrande, di cui era conte proprio il Boiardo, titolo, questo, ereditato analogamente a quello di conte di Scandiano. Il Boiardo chiese al Consiglio degli Anziani di Reggio l'autorizzazione a brandire le armi contro i signori Pii di Carpi per porre fine alla questione in quanto anche lui risultava gravemente danneggiato dall'abuso. Da ciò derivò un contrasto familiare: la vedova dello zio paterno Ascanio, Taddea Pio, sorella del signore di Carpi, si oppose al nipote per gli interessi dei parenti, in particolare dei nipoti e dei figli, altri parenti del ramo dei Boiardo che traevano vantaggio dalla rottura dell'argine a Casalgrande. L'irrisolvibile querelle trovò una possibile soluzione con il tentativo di avvelenamento del Boiardo architettato dal cancelliere di Giovanni Boiardo, cugino del poeta, figlio del defunto Ascanio e di Taddea. Tuttavia un servo di Matteo, chiamato a far parte del delitto, avvertì il padrone: Boiardo ordinò al delatore di fingere di assecondare l'invito dei cospiratori per poi catturare ed imprigionare Boioni e procurarsi la prova del delitto, il veleno stesso, per portarlo di fronte al duca. Ercole non poté tuttavia soddisfare le istanze del Boiardo perché il potere dei Pii di Carpi era troppo ampio. Per tale motivo la colpa fu gettata interamente su Boioni, esiliato e poi successivamente graziato. Le cause e le sentenze dei magistrati non accontentarono Boiardo dato che, di fatto, la zia Taddea e il cugino Giovanni la ebbero vinta. Per risolvere qualsiasi futura questione decise di scindere il feudo in due parti: una, comprendente, Arceto, attuale frazione di Scandiano, fu data al cugino Giovanni, più vicina a Carpi e dunque agli interessi di Taddea Pio. Boiardo si tenne il resto del feudo. Morirà nel 1494 e fu tumulato nella cripta di famiglia della chiesa di Santa Maria, a Scandiano. I Boiardo tennero il feudo fino al 1560.
 
Nell'estate del 1473 esplode a Reggio la controversia del canale del Secchia: tale manufatto portava l'acqua dal fiume che scorre presso la città ai campi del contado, ma i reggiani erano stati danneggiati da un'azione dei carpigiani che, appoggiati dal loro signore, Marco Pio, avevano l'argine del canale sotto Casalgrande, di cui era conte proprio Boiardo, titolo, questo, ereditato analogamente a quello di conte di Scandiano. Boiardo chiede al Consiglio degli Anziani di Reggio l'autorizzazione a brandire le armi contro i signori Pii di Carpi per porre fine alla questione in quanto anch'egli risultava gravemente danneggiato dall'abuso.
== Opere ==
Le opere più importanti sono la raccolta di liriche (prevalentemente sonetti e canzoni) ''Amorum libri tres'', ispirata dall'amore per la nobildonna reggiana Antonia Caprara, e il poema cavalleresco ''Orlando innamorato''.
 
Da ciò deriva un contrasto familiare: la vedova dello zio paterno Ascanio, Taddea Pio, sorella del signore di Carpi, si oppone al nipote per gli interessi dei parenti, in particolare dei nipoti e dei figli, altri parenti del ramo dei Boiardo che traevano vantaggio dalla rottura dell'argine a Casalgrande. L'irrisolvibile ''querelle'' porta a un tentativo di avvelenamento di Boiardo architettato dal cancelliere di Giovanni Boiardo, cugino del poeta, figlio del defunto Ascanio e di Taddea. Tuttavia un servo di Matteo, Boioni, chiamato a far parte del delitto, avverte il padrone: Boiardo ordina al delatore di fingere di assecondare l'invito dei cospiratori per poi catturare e imprigionare Boioni e procurarsi la prova del delitto, il veleno stesso, per portarlo di fronte al duca.
=== ''Amorum libri tres'' ===
La raccolta si compone di 180 testi, scritti fra il 1469 e il 1471, ordinati secondo uno schema preciso. Nel primo libro è espressa la gioia dell'amore corrisposto; nel secondo il dolore per il tradimento della donna amata; nel terzo l'aspirazione ad un'elevazione spirituale. Il modello è il ''Canzoniere'' di Petrarca, ma vi sono differenze evidenti, sia nella vitalità della rappresentazione della natura (ricca di luci, colori, sensazioni), sia nel linguaggio, che conserva una forte impronta emiliana. Oltre al modello di Petrarca vi è quello di Ovidio (da cui Boiardo prende il titolo dell'opera) e quello stilnovista.
 
Ercole non può tuttavia soddisfare le istanze del Boiardo perché il potere dei Pii di Carpi è troppo ampio. Per tale motivo la colpa è gettata interamente su Boioni, esiliato e poi successivamente graziato. Le cause e le sentenze dei magistrati non accontentano Boiardo dato che, di fatto, la zia Taddea e il cugino Giovanni l'hanno vinta. Per risolvere qualsiasi futura questione decide di scindere il feudo in due parti: una, comprendente Arceto, attuale frazione di Scandiano, è data al cugino Giovanni, più vicina a Carpi e dunque agli interessi di Taddea Pio. Boiardo si tiene il resto del feudo. Muore nel 1494 ed è tumulato nella cripta di famiglia della chiesa di Santa Maria, a Scandiano. I Boiardo terranno il feudo fino al 1560.
=== ''Orlando innamorato'' ===
 
=== Gli ''Amorum libri tres'' =e le opere minori ==
La raccolta degli ''Amorum libri'' (nota anche come ''Canzoniere'') si compone di 180 testi, scritti fra il 1469 e il 1471, ordinati secondo uno schema preciso:
 
* nel primo libro è espressa la gioia dell'amore corrisposto;
* nel secondo il dolore per il tradimento della donna amata;
* nel terzo l'aspirazione a un'elevazione spirituale.
 
LaCiascun raccoltalibro siha componeinoltre dila 180stessa testi,struttura: scritti50 fra il 1469sonetti e il10 1471,liriche ordinati secondo unodi schemaaltro precisoverso. NelI primocomponimenti, librocome ègià espressaricordato, lacantano gioia delll'amore corrisposto; nel secondo il dolore per iluna tradimentocerta dellaAntonia donnaCaprara, amata;conosciuta neldal terzopoeta l'aspirazione ad un'elevazionea spiritualeReggio. Il modello è il ''Canzoniere'' di Petrarca, ma vi sono differenze evidenti, sia nella vitalità della rappresentazione della natura (ricca di luci, colori, sensazioni), sia nel linguaggio, che conserva una forte impronta emiliana. Oltre al modello di Petrarca vi è quello di Ovidio (da cui Boiardo prende il titolo dell'opera) e quello stilnovista. In ogni caso, gli ''Amorum libri'' sono l'opera lirica più alta che sia stata composta in quegli anni fuori dalla Toscana.<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1969 | Palumbo | Palermo | pp=224-225 }}</ref>
 
Boiardo compone anche varie altre opere minori, per lo più legate alla sua vita di cortigiano. Compone alcuni scritti encomiastici in latino, come i ''Carmina de laudibus Estensium'', ''Pastoralia'', ''Epigrammata''. Per Ercole I traduce alcune opere dal latino, compresi alcuni testi scritti originariamente in greco: la ''Ciropedia di Senofonte'', le ''Vite'' di Cornelio, il ''Chronicon'' di Ricobaldo, il ''Timone'' di Luciano di Samosata. Per celebrare la guerra tra Venezia e Ferrara (1482-1484) compone dieci ''Ecloghe'' in volgare. Bisogna infine ricordare i ''Tarocchi'', una serie di brevi versi da scrivere sulle carte da gioco.<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1969 | Palumbo | Palermo | p=224 }}</ref>
 
=== ''Orlando innamorato'' ===
{{Vedi source|Orlando innamorato}}
[[File:Orlando Enamorato.jpg|thumb|Un'edizione secentesca dell<nowiki>'</nowiki>''Orlando innamorato'']]
Il poema, senza dubbio il capolavoro di Boiardo, riprende con grande fantasia e gusto narrativo i temi e i personaggi dei romanzi cortesi, ancora molto diffusi e apprezzati a Ferrara e nell'Italia centro-settentrionale, tanto presso il pubblico colto quanto presso il popolo. IntroduceCompleta l'innovazionela difusione fonderetra i due principali filoni narrativi preesistenti, ossia il ciclo carolingio (Carlo Magno e i suoi paladini) e il ciclo bretone (i cavalieri della Tavola rotonda), iniziata nei secoli precedenti.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'Umanesimo, il Rinascimento e l'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=83 }}</ref>
 
Il poema, in ottave, molto ampio, rimaserimane incompiuto pochia mesi primacausa della morte del poeta, avvenuta in un periodo assai grave per l'Italia, con la discesa dei francesi di Carlo VIII, cui fanno esplicito riferimento gli ultimi versi. Il poema ebbe grande successo, poiché interpretava con sensibilità umanistica i valori cortesi dell'epoca feudale ormai al tramonto. Ludovico Ariosto riprese la trama dell<nowiki>'</nowiki>''Orlando Innamoratoinnamorato'' per il suo ''Orlando Furiosofurioso'' proprio nel punto in cui il Boiardo s'era interrotto.
 
=== Composizione e struttura ===
== Note ==
Boiardo inizia a lavorare all<nowiki>'</nowiki>''Orlando innamorato'' nel 1476, prosegue fino alla morte. Il poema si compone di tre parti o libri. I primi due, composti rispettivamente di 29 e 31 canti, vengono pubblicati a Reggio nel 1483. Il terzo, incompiuto, si ferma al nono canto.
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Come [[../Luigi Pulci|Pulci]], anche Boiardo riprende la materia del suo cantare del ciclo carolingio e dalla tradizione popolare, trasfigurandola però in una direzione umanistico-cavalleresca. L'amore diventa il motore dell'azione, ed è tutt'uno con la cortesia, la cavalleria e l'eroismo, cioè quei valori ideali che la nuova cultura umanistica e cortese stava diffondendo in quegli anni. Questi valori moderni vengono celebrati attraverso i paladini che, presi dall'amore per la bella Angelica, la inseguono dando origine a una fitta rete di avventure.<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1969 | Palumbo | Palermo | pp=225-226 }}</ref>
== Altri progetti ==
 
{{Interprogetto|q|s=Autore:Matteo Maria Boiardo|s_preposizione=di|commons=Category:Matteo Maria Boiardo}}
{{trama libro|testo=Alla corte bandita di Carlo Magno, mentre sono riuniti i migliori cavalieri cristiani e saraceni, giunge Angelica, la bellissima figlia del re del Cataio (Cina), la quale si offre in sposa a chiunque riesca a sconfiggere il fratello Argalia. I paladini presenti, immediatamente innamorati di lei, accettano la sfida. Argalia però ha delle armi magiche, con le quali atterra molti avversari, che vengono fatti prigionieri. Viene tuttavia sconfitto e ucciso da Ferraguto. Angelica fugge inseguita da Orlando e Rainaldo, entrambi innamorati di lei. Giunti alla selva delle Ardenne, Rainaldo e Angelica bevono a una fonte magica: Rainaldo inizia a provare odio per la donna, la quale, viceversa, si innamora perdutamente del paladino. Alla ricerca dell'amato, Angelica trascina con sé Orlando in varie avventure. Alla fine rimane prigioniera nella rocca di Albraccà, dove è trattenuta dal re di Tartaria Agricane. Dopo un lungo assedio e varie vicissitudini, Orlando uccide Agricane. Nel frattempo il re africano Agramante e il re di Spagna Marsilio guidano i mori alla conquista della Francia. Anche Angelica torna in terra francese alla ricerca di Rainaldo, seguita ancora da Orlando. Rainaldo e Angelica bevono nuovamente alla fonte magica, e si scambiano le parti. A questo punto Rainaldo e Orlando si affrontano in duello, ma vengono fermati dal re Carlo, che promette la fanciulla in sposa a chi dei due combatterà più valorosamente nella guerra contro i mori. Qui si interrompe la narrazione: la sfida tra i due paladini sarà il punto di partenza dell<nowiki>'</nowiki>''Orlando furioso'' di Ariosto, la cui prima edizione sarà pubblicata nel 1516. }}
 
Il racconto procede attraverso mille avventure: si intrecciano tra di loro numerosi fili, corrispondenti ad altrettanti personaggi diversi, secondo il procedimento noto come ''entrelacement''. La narrazione sembra potersi estendere all'infinito. Ogni vicenda viene seguita fino a un certo punto e poi abbandonata per passare a un'altra avventura, in un continuo andare e tornare da un'avventura all'altra.
 
Il poema presenta inoltre le caratteristiche di un testo scritto per coinvolgere gli uditori: l'autore trasmette al pubblico la sua gioia di narrare, creando un rapporto di complicità. A questo effetto concorrono anche gli elementi provenienti dai cantari popolari che Boiardo ha mantenuto nella sua opera, come la ripetizione di formule stereotipate e l'affermazione che i fatti narrati sono tutti veri. L'autore fa inoltre scherzoso riferimento a una fonte scritta, un libro di Turpino.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'Umanesimo, il Rinascimento e l'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=85 }}</ref>
 
=== La lingua ===
La lingua dell<nowiki>'</nowiki>''Orlando innamorato'' riflette la vitalità della struttura narrativa. Boiardo è distante dalle rigide codificazioni classiche che, nel Cinquecento, saranno difese da [[../Pietro Bembo|Bembo]]. Su un fondo toscano innesta elementi provenienti dai dialetti della Val padana, a cui si aggiungo reminiscenze latine. Il risultato è un effetto di immediatezza che accompagna lo slancio della narrazione. Questo però sarà anche il motivo per cui i letterati cinquecenteschi guarderanno con sospetto all'opera di Boiardo, che verrà accusato di scarso rigore stilistico. Si spiega così l'oblio in cui, partire dal XVI secolo, è caduto l<nowiki>'</nowiki>''Orlando innamorato''.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'Umanesimo, il Rinascimento e l'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | pp=85-86 }}</ref>
 
=== Le tematiche: le armi e l'amore ===
L<nowiki>'</nowiki>''Orlando innamorato'', come si è visto, è espressione piena del sistema di valori che dominavano le corti italiane del Quattrocento. Tutto il poema ruota attorno ai temi dell'amore e delle armi. Boiardo sente profondamente gli ideali cavallereschi di cui parla, ed è convinto che possano tornare a vivere nella corte ferrarese. Tuttavia, il mondo di cui canta non è più quello medievale. La cavalleria è stata svuotata dei princìpi religiosi e riempita dei nuovi valori diffusi dall'Umanesimo.
 
La prodezza dei cavalieri non è più un'espressione di forza e di superiorità, ma è l'affermazione della virtù dell'uomo libero, di chi è in grado di superare le traversie e vincere sulla Fortuna. È quindi una manifestazione di individualismo, che mira all'affermazione di sé e alla ricerca della gloria personale. Su questa linea, la cortesia e la lealtà si traducono negli ideali moderni di tolleranza verso i nemici e verso chi ha una diversa fede. Ma tutto questo non basta: l'ideale umano deve essere integrato e raffinato dalla cultura e dalle doti intellettuali (Orlando fa mostra di sapere discettare di filosofia, e questo lo rende superiore ai suoi avversari più rozzi).
 
Anche l'amore è ormai lontano dalla concezione medievale e cortese. Per Boiardo l'amore è un'ulteriore espressione, insieme alla cavalleria, del senso gioioso della vita che anima tutto il poema. Armi e amore sono tra di loro inscindibili e rispondono alla visione edonista e laica della vita tipica del Rinascimento. Questa trova una degna rappresentazione nel personaggio di Angelica: non più una figura idealizzata o stereotipata come nella letteratura precedente, ma una donna con una complessa psicologia, seducente e capricciosa, volta a soddisfare le esigenze della sua passione amorosa. Lo stesso nome Angelica può essere interpretato come un'allusione maliziosa alle donne angelicate della poesia stilnovista.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'Umanesimo, il Rinascimento e l'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | pp=84-85 }}</ref>
 
== OpereNote ==
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[[Categoria:Storia della letteratura italiana|Boiardo]]
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