Storia della letteratura italiana/Le origini: differenze tra le versioni

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Ben più significativo nell'ambito della letteratura d'oil è però il genere del romanzo, una narrazione di ampio respiro che racconta le avventure di singoli cavalieri, abbraciando sia temi storici sia aspetti fantastici e meravigliosi. Il protagonista è chiamato a raggiungere beni preziosi, e spesso le imprese sono compiute in nome di una donna. Il cavaliere a sua volta è un modello di vita ''cortese'': l'avventura lo distingue dagli altri, e la sua superiorità si riconosce sia dalla prestanza fisica sia dagli ideali nobili che persegue. Egli è fedele al proprio destino e al tempo stesso attratto dalle avventure, che lo portano lontano dalla banalità della vita comune. In questo senso, l'aggettivo ''cortese'' abbandona il significato originario che designava i mebri della corte del sovrano per accogliere il valore di "elegante, gentile", opposto a tutto ciò che è ''villano''. Nel romanzo cortese, inoltre, ci sono i primi esempi di introspezione psicologica: diversamente dagli eroi dell'epica classica, il cavaliere è chiamato a fare scelte spesso difficili, e dà voce al suo tormento in lunghi monologhi. Centrale è poi il tema dell'''amore cortese'', cioè dell'amore come forza assoluta che trova giustificazione in se stesso, al di là di ogni riconoscimento sociale. Spesso il sentimento dei due amanti arriva a sfidare l'autorità di un terzo, il marito della donna, e trova il suo compimento nella morte.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | pp=43-44}}</ref>
 
Talvolta i romanzi sono ispirati all'antichità (come nel caso della guerra di Troia o delle conquiste di Alessandro), ma i testi più importanti prendono spunto dalla tradizione bretone, l'insieme delle leggende celtiche che hanno per protagonisti re Artù e i cavalieri della Tavola rotonda (il cosiddetto «ciclo bretone»).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | pp=41-42}}</ref> La prima opera che raccoglie queste leggende è la ''Historia regum Britanniae'', scritta in latino da Geoffrey di Monmouth; questa fu poi ampliata dal chierico Wace, che la tradusse in francese con il titolo di ''Roman de Brut'' (1155 circa). Il principale autore di romanzi sul ciclo bretone è però [[w:Chrétien de Troyes|Chrétien de Troyes]]. Vissuto nel nord della Francia e attivo tra il 1160 e il 1180, scrisse varie opere, delle quali ci sono giunti solo cinque romanzi: ''Erec et Enide'', ''Cligès'', ''Lancelot'', ''Yvain'', ''Perceval''. In questi affronta temi divenuti celebri nella cultura europea, come l'amore di Lancillotto per la regina Ginevra e la ricerca del Graal (il calice usato da Gesù nell'Ultima Cena e in cui, secondo la tradizione, Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue di Cristo). Al ciclo bretone è riconducibile anche la tragica storia d'amore di Tristano e Isotta, di cui si era occupato anche Chrétiene in un romanzo oggi perduto. A questo tipo di produzione si possono ricondurre ancehanche i ''lais'', brevi componimenti narrativi intessuti di elementi lirici. Tra i più famosi ci sono quelli scritti, tra il 1160 e il 1170 circa, da Marie de France.
 
===La lirica provenzale===