Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Germania Est: differenze tra le versioni

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Quanto alla fanteria, gli efficienti Kalashnikov erano quasi un milione, tanto che i soli, più recenti AK-74 da 5,45 mm superavano i 160.000. All'epoca l'Esercito Italiano si basava solo sui Garand e 100.000 FAL (la richiesta per oltre 100.000 fucili moderni AR-90 non era ancora stata minimamente soddisfatta). Le pistole calibro 9x18 mm Makarov (simile al 9x19mm Parabellum NATO) erano quasi 300.000, quantità equivalente alle M92 Beretta dell'US Army. Le mitragliatrici erano oltre 40.000 tra leggere e pesanti, forse considerando anche quelle per i veicoli corazzati. I lanciatori di missili portatili, anche se perlopiù di vecchio tipo (SA-7) erano quasi 2.000 ed essi erano distribuiti a livello capillare per ogni unità fanti, cosa che nel 1990 non accadeva in nessuna forza NATO europea.
 
Da notare la presenza di oltre 1.500 fucili SDV Dragunov in calibro 7,62x54R mm. Questi erano derivati dai Kalasnikov per i tiratori scelti. Essi non erano precisi come le armi occidentali, né servivano per tiratori altrettanto professionali -appartentiappartenenti a corpi d'elite-, ma erano distribuiti ad un soldato per ogni compagnia di fanteria, per ingaggi di precisione fino a 800 m, e quindi molto al di là della portata normale dei fucili. La distribuzione capillare alla fanteria di fucili da cecchino era una caratteristica del Patto di Varsavia e costituiva una risorsa in più, anche con tiri notturni grazie ad ottiche apposite IR/IL. All'epoca nell'E.I. non c'era nessuno spazio per i tiratori scelti (eccetto qualche unità speciale, molto ristretta e specifica). Il concetto sovietico era invece di usarli ampiamente come arma complementare sul campo di battaglia, non per i soli impieghi speciali, e ciò significava costruire armi non troppo costose ma ragionevolmente efficaci, e adatte agli scontri di ogni genere, anche convenzionali (gli SDV avevano anche l'attacco per la baionetta, cosa unica per un fucile sniper). I bersagli tipici erano tra l'altro gli ufficiali nemici, postazioni di mortai, team anticarro e altri snipers. Un'altra cosa che molte forze NATO non avevano all'epoca erano le armi controcarro a livello di fanteria. L'E.I. non aveva ancora adottato il Panzerfaust 3, mentre nella NVA gli RPG-7 e 18 erano in distribuzione in decine di migliaia di esemplari, a partire dal livello di squadra o al più, di plotone fanteria.
 
Le armi antiaeree erano dotate di una immensa quantità di munizioni, mentre quelle aria-terra erano meno numerose, essendo l'aviazione tedesco-orientale prevalentemente orientata a compiti difensivi. Nondimeno, vi erano oltre 1.000 tonnellate di bombe (peso tra 100 e 500 kg) e quasi 200.000 razzi aria-terra (con lanciatori da 16, 20 e 32 colpi per aerei ed elicotteri come i Mi-24, capaci di portarne anche 128 se da 57 mm). I missili aria-terra erano oltre 700 tra AS-7 a guida radio, AS-9 e -12 a guida radar passiva e AS-10 a guida laser. Non erano molte rispetto alle munizioni non guidate, ma all'epoca (1990) molte forze armate NATO non erano per nulla equipaggiate con armi guidate aria-terra o lo erano in maniera molto marginale. L'AMI italiana, per esempio, non aveva che 60 missili AS-34 Kormoran antinave mentre bombe LGB e missili HARM erano solo in ordinazione. Forze aeree come la RAF non erano messe molto meglio, per esempio quasi tutti i missili antiradar ALARM inglesi furono usati nel Golfo (circa 120) e i soli aerei dotati di capacità LGB erano i Buccaneer. L'Armeé de l'Air usò nel Golfo circa 1000 bombe e alcuni missili AS-30, e tanto bastò per finire rapidamente la sua dotazione di munizioni, tanto da chiedere aiuto ai tedeschi per rifornimenti d'armi.