Storia della letteratura italiana/Gabriele D'Annunzio: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m typo
Corretto: "un immenso"
Riga 111:
Il primo libro, ''Maia'', è un lungo poema che ha per sottotitolo ''Laus vitae''. D'Annunzio abbandona gli schemi della metrica classica e di quella barbara di Carducci, e sceglie di utilizzare il verso libero. Vari tipi di versi si susseguono senza un ordine preciso, e anche le rime, seppur ricorrenti, non hanno uno schema fisso. Il poema si presenta come un carme ispirato, profetico. Lo scopo del poeta è di dare vita a un'opera d'arte totale, panica (dal greco ''pan'', "tutto"), che comprenda tutte le forme di vita. L'opera è quindi pervasa dal vitalismo e dall'elemento dionisiaco. Lo stile tuttavia è caratterizzato da toni enfatici e declamatori, che risultano ridondanti.<ref name="Baldi10" />
 
Il poema narra di un viaggio in Grecia che D'Annunzio ha compiuto nel 1895. La narrazione è però trasfigurata dal mito. Il protagonista si presenta come un nuovo Ulisse, che si spinge verso nuove esperienze, disposto a tutto pur di raggiungere il suo scopo. Lo stesso viaggio si trasforma così in un'immersione nel passato mitico della Grecia, che inizia il poeta alla bellezza e al vivere sublime. A questo si oppone l'orrore delle città moderne, che tuttavia brulicano di nuove forze vitali. Il mito greco interviene quindi a trasfigurare e modellare il presente, lo libera da suo squallore e dalla mediocrità. D'Annunzio arriva quindi a esaltare alcuni elementi tipici della modernità: il capitale, le macchine, i capitani d'industria, la finanza. L'artista distaccato e aristocratico ora elogia persino le masse operaie, considerate come un' immenso serbatoio di energie che possono essere utilizzate dal superuomo. Si delinea così un nuovo ruolo per l'intellettuale nella società borghese. Nel mondo moderno D'Annunzio trova una bellezza segreta, nascosta, che si propone di cantare. Ecco quindi che vengono esaltate la grandezza dell'industria e del capitalismo, delle macchine, delle enormi masse che popolano le metropoli.<ref name="Baldi10" />
 
Tuttavia, anche qui non mancano elementi negativi. Dal poema traspare infatti un sentimento di paura per una società industriale che vuole mettere l'artista ai margini. Le macchine e gli altri aspetti della modernità possono essere affrontati dalla poesia solo dopo essere stati esorcizzati. Il poeta deve quindi sovrapporli con immagini note e rassicuranti, come quelle provenienti dal mito e dalla storia classica. D'Annunzio tuttavia non si chiude o si emargina sotto il peso della società moderna, ma piuttosto cerca in essa nuove possibilità e nuovi spazi per vagheggiare sogni di onnipotenza. In questo modo, però, assume il ruolo pubblico di propagatore di posizioni reazionarie, e la sua arte diventa tronfia, retorica e pesante.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=D'Annunzio e Pascoli | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | pp=10-11 }}</ref>