Caccia tattici in azione/Anni '30-2: differenze tra le versioni

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Può sembrare strano, ma negli anni '30, ad un certo punto, gli aerei da caccia più interessanti erano quasi tutti nell'Europa orientale. C'era la famiglia dei Polikarpov, sia biplani che monoplani; quella degli Avia, biplani dalla notevole potenza; e i PZL polacchi, che erano qualcosa di diverso dalle altre configurazioni.
 
Del resto, all'epoca del primo dopo-guerra c'era davvero poca voglia di innovazione. La I GM era finita prima che i monoplani -che pure inizialmente dominavano i cieli- riuscissero a ritrovare la loro ragion d'essere, nonostante l'avanzato Fokker VIII, alquanto sottopotenziato (è forse l'aereo ricostruito nel film 'La caduta delle aquile', anche se non è specificatamente mensionatomenzionato). Nel primo dopoguerra le potenze occidentali erano 'a terra' in termini economici, gli USA non avevano ancora -paradossalmente, visto che gli aerei li inventarono loro- un'industria aeronautica apprezzabile-, l'Italia pensava essenzialmente in termini di biplani e continuò così per quasi 20 anni. La Polonia, pur se con i suoi problemi, trovò il modo di superare tutti grazie al coraggio dell'innovazione. E i suoi aerei, per un certo periodo di tempo, furono veramente all'avanguardia.
 
Nacquero allorché un giovane progettista, Zygmund Pulawski, uscito da poco dal Politecnico di Varsavia, venne messo a capo dell'ufficio di progettazione della PZL, industria di Varsavia nata nel '27 per costruire aerei avanzati e di costruzione metallica. Negli anni '20 era un qualcosa che suonava quasi eretico, essendo stabilmente affermata la formula biplana con struttura mista e rivestimento in tela sia per i caccia che per le macchine di maggiore peso, come i bombardieri e i trasporti (anche civili). Ma Per ottenere un caccia con sufficiente portanza e resistenza aerodinamica relativamente contenuta era pur sempre possibile tentare altre vie. Pulawsky provò con una formula, per l'appunto 'l'ala Pulawsky', che era una sorta di ala parasole come quella degli attuali aerei da turismo. Grazie ai montanti di sostegno inferiore, si ovviava ai problemi di rigidità che per esempio, avevano afflitto il Fokker VIII. La costruzione era in metallo a sandwich, ovvero con più strati, profilo avanzato Bartel per l'ala, la cui radice si assottigliava vicino alla fusoliera (per migliorare la visuale), con la quale si univa com sull'I-15. C'erano anche numerosi portelli d'ispezione, fatto insolito all'epoca. Il P.1, primo della dinastia, non venne adottato. Esso volò nel 1929 e per l'epoca era davvero una macchina d'avanguardia, così non stupì che la sua rielaborazione P.7 ebbe invece seguito e venisse adottata dall'aviazione. Questi tipi portarono in avanti la tecnologia e l'aviazione polacca ad un certo punto era praticamente l'unica ad avere una forza da caccia interamente monoplani. L'ala poggiava su due robusti montanti, collegati ad altrettante strutture di sostegno del carrello. L'abitacolo era aperto, anche con il P.7, che aveva pure il motore ben carenato per ridurre la resistenza; le eliche però erano in genere a passo fisso, anche sui P.24.