La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/Introduzione: differenze tra le versioni
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{{q|La relazione dell'unità, vista come intenzione controllante, alla molteplicità della superficie — che possiamo chiamare l'analisi intenzionale o teleologica del dettaglio letterario — è una preoccupazione suprema degli esegeti neoplatonici. Se un'opera non aveva unità in questo senso letteralmente trascendentale, se i suoi particolari non erano tutti radicati nell'unità della mente dell'autore, non poteva essere intelligibile o, stessa cosa per i neoplatonici, bella.|James Coulter, ''The Literary Microcosm, cit.'', p. 78}}
Il parallelo tra artista e originatore dell'universo, comunque sia concepito, ci porta all'antica nozione dell'artefatto come microcosmo,<ref>Coulter traccia l'idea da Empedocle a Platone, a Cicerone e a Seneca. Trova inoltre che "emerge con chiarezza particolare in un passo di Filone. Nel secondo libro (135) della sua ''Vita di Mosè'', Filone sta descrivendo la tunica del Sommo sacerdote, e la interpreta allegoricamente, come una «somiglianza e
Nel suo duplice impegno alla ricerca razionale filosofica e alla verità della Scrittura, Maimonide si trovava nella stessa difficoltà dei neoplatonici rispetto a Platone e ai poeti, e la sua soluzione fu simile alla loro. Dove il significato superficiale del testo biblico si trovava in conflitto con la verità scientifica, o sembrava banale o incomprensibile, il testo doveva essere interpretato in un qualche modo non letterale, anche con la possibilità di allegoria.<ref>Si veda W.Z. Harvey, "On Maimonides' Allegorical Readings of Scripture", in Jon Whitman (cur.), ''Interpretation and Allegory: Antiquity to the Modern Period'', 2000, pp. 181-188. Harvey reputa Averroè come possibile influenza sull'approccio di Maimonide all'allegoria nella ''Guida'', ma nota che potrebbero aver usato fonti comuni.</ref>
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