Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: Marina 5: differenze tra le versioni

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Nel 1987 il San Marco fu presente nel Golfo Persico. Il conflitto Iran-Iraq si era esteso alle rotte commerciali del Golfo, arrivando a minacciare gli interessi commerciali dei paesi occidentali. Gli Iraniani accusarono Arabia Saudita e Stati Uniti di supportare militarmente l'Iraq, e cominciarono a colpire le navi occidentali in transito. L'Italia inizialmente non partecipò alla forza multinazionale ONU, salvo poi essere spinta ad intervenire il 3 agosto successivo dopo l'assalto iraniano alla una nave italiana Jolly Rubino. Sarebbero tornati in zona nel 1990, quando c'erano da ispezionare i mercantili in zona, durante la crisi che avrebbe portato a Desert Storm. Ma nel frattempo, nel 1987-88 giungevano due navi da sbarco di nuovo tipo, delle mini-portaelicotteri, le LPD S.Giorgio e S.Marco. I conflitti convenzionali a bassa intensità, da allora in poi, sarebbero stati molto più importanti rispetto alla situazione di un mondo ingessato dalla minaccia nucleare. I fucilieri di marina erano ovviamente ben predisposti per questo cambiamento e il processo di trasformazione per portare il S.Marco a livello di reggimento iniziò grossomodo da questo tempo. Anche perché nel 1991 venne impostata la S.Giusto, terza LPD, ufficialmente con compiti non tanto ben definiti (protezione civile? nave scuola?). Chiaramente fin troppe navi per una forza da sbarco di trecento soldati e vari supporti. Una nuova caserma venne poi aperta in località Brancasi, vicino Brindisi. Questa venne intitolata a Ermanno Carlotto, che fu un ufficiale morto durante la rivolta dei Boxers nel 1900, dove c'erano anche i Fucilieri di marina italiani a protezione delle ambasciate internazionali. Comunque sia, è chiaro che spostare i fucilieri di Marina dal Veneto alla Puglia significava qualcosa di ben precisio: la proiezione di potenza in località del mondo ben distanti dalla protezione del suolo patrio, operazioni non sempre pacifiche con buona pace dell'art. 11 della Costituzione.
 
Già nel 1991, appena pochi mesi dopo la fine della guerra del Golfo II il S.Marco venne mandato in Somalia su due navi per evacuare decine di civili dall'ambasciata italiana di Mogadiscio. L'anno dopo i Marò tornarono e parteciparono per tre mesi a Restor Hope, per poi infine ritornare in Somalia nel '95, quando oramai la missione ONU era in rotta, per coprire nell'ambito della missione UNITED SHIELD il disimpegno degli ultimi Caschi blu presenti. La Somalia era definivamentedefinitivamente persa.
 
Nel 1992-96 il S. Marco mandò squadre di fanti per ispezionare i mercantili per impedire i traffici d'armi verso la ex-Yugoslavia, precipitata nel Caos. Stavolta si trattò di operare nell'Adriatico, in zone ben più usuali per le F.A. italiane. Nel '94, ad operazioni ancora in corso, venne decisio di costituire un NLA, Nucleo Lotta Anfibia, che in concreto, per rendere il S.Marco all'altezza di altre forze anfibie estere, avrebbe visto l'impiego di alcuni dei tanti elicotteri della MMI rimasti sostanzialmente disoccupati ora che i sottomarini sovietici non erano più d'attualità. Questo nucleo aveva Sea King e AB.212, i primi per il trasporto, i secondi anche per il supporto di fuoco con razzi e armi automatiche. Questi elicotteri erano ovviamente spogliati dei pesanti equipaggiamenti per la lotta navale. Nel '95 il S.Marco, che è ancora una forza minuscola rispetto ad altri 'Marines' ma che è pur sempre associato ad una flotta in proporzione ben più grande e potente (tra le prime 10 del mondo), diventa un Raggruppamento Anfibio o GRUPANF. Il Battaglione S.Marco, da allora, resta solo come denominazione del Gruppo Operativo, che è stato portato 'addirittura' a livello di battaglione: *reparto comando, tre cp. d'assalto, una cp. d'armi d'accompagnamento, una cp. trasporti e i plotoni RECON (ricognizione), DOA e pionieri.