Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Romania: differenze tra le versioni

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La marina era suddivisa in reparti navali e fluviali, fanteria di marina, difesa costiera, ma andava poi ristrutturata in comando Marittimo e Comando Fluviale per il Danubio.
 
Quanto alla professionalizzazione, ai 30.000 professionisti autorizzati nel 1991 si era arrivati per il 70% con 22.000 posti occupati. Nel frattempo il servizio di leva venne ridotto da 16 a 12 mesi, tranne che per la Marina, che vide la riduzione da 24 a 18. Il servizio di leva vedeva i ragazzi di 20 anni in servizio, mentre un disegno di legge per introdurre gli obiettori era previsto realizzasse il servizio civile alternativo di 24 mesi. Nel frattempo vi era l'apertura a patnerpartner di ogni nazione limitrofa e anche abbastanza distante, per instaurare buoni rapporti con tali nazioni anche in termini militari: contatti con Italia, Svizzera, Polonia, Canada e via discorrendo vennero avviati o mantenuti. Naturalmente la situazione dei Paesi limitrofi era a quell'epoca, non sempre idilliaca: con la dissoluzione dell'URSS e della Yugoslavia, due patnerpartner storici della Romania, specialmente il secondo, la situazione di guerra civile ai confini e la nascita di potenze nucleari come l'Ucraina non erano certo motivo di tranquillità.
 
Quanto all'industria militare rumena, essa costituiva un patrimonio di risorse e umano di alto livello per la nazione. Nel 1989 vi erano impiegati 120.000 persone, ma nel 1992 si erano persi 30.000 posti di lavoro e naturalmente altre riduzioni erano in vista, essendo l'industria s utile per la Romania, ma anche statalizzata e assai inefficiente: nondimeno, consentiva in certi settori della difesa una indipendenza tra il 70 e il 100%. Tra le realizzazioni, vi erano quelle navali: tra queste, la nave appoggio unità missilistiche leggere Constanta, da 110 m e 3500 t, era armata pesantemente con un impianto binato da 57mm, due binati da 30, due lanciarazzi ASW RBU-1200. Tra i numeri significativi: in Romania vi era la produzione del 100% delle munizioni, armi leggere e artiglieria, 70% dei velivoli, 88% delle navi, 82% dei corazzati, 98% degli autoveicoli militari, 70% dei mezzi per le trasmissioni, 92% per i sistemi di protezione NBC, 94% per quelli del Genio, 95% per la logistica. Si tratta di un complesso di numeri eccezionale per un Paese del Patto di Varsavia e forse non solo: in tutto, l'83% dei mezzi militari era prodotto in Romania. Naturalmente, spesso si trattava di sistemi di progettazione sovietica o comunque, di tipo assai obsoleto, ma nondimeno vi era un'effettiva capacità di progettazione e produzione autonoma.
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Le brigate erano una per Armata, eccetto che la 4a Armata di Transilvania, che ne aveva due. La struttura era, per ciascuna brigata: 3 battaglioni cacciatori, un gruppo artiglieria campale, una batteria contraerea, servizi, trasmissioni, genio. Ogni battaglione era in pratica un'unità autonoma, capace di operare in grande libertà con tutto il necessario. La dotazione di armamenti era piuttosto datata, ma completa: anche se non sempre, la composizione era di 3 compagnie su tre plotoni l'una e ub plotone mortai, e uno di armi d'appoggio. Il plotone d'armi disponeva di 4 mitragliatrici portatili e due lanciarazzi AG-7, ovvero gli RPG-7, il plotone mortai aveva 3 armi da 82mm M-37M. Le squadre di fanteria avevano 9 uomini, armati dei fucili AKMS, uno dei quali dotato di lanciagranate da 40mm di concezione nazionale, sistemato sotto la canna e utilizzabile fino a 450 m con 6 colpi al minuto, mentre il mitragliere della squadra aveva una versione del fucile mitragliatore RPK, e il tiratore scelto presente aveva il fucile Dragunov. Da notare che nella squadra non vi erano né armi controcarro, presenti sol a livello di compagnia, è mitragliatrici, ma solo fucili mitragliatori e lanciagranate. Se non altro vi era un tiratore scelto (uno per squadra!) che forniva un appoggio non di poco conto per ogni esigenza di supporto. Lo spostamento era effettuato a piedi o in autocarri leggeri, ma era presenti anche i mezzi corazzati MVLM: di cosa si trattava? Erano in effetti dei blindati simili ai BMP in miniatura: esso è armato con una torretta simile a quella dei blindati per la fanteria con 1 potente KPV da 14,5mm e 700 colpi, e 1 PKT da 7,62 e 2.500 colpi. Il motore è diesel, in avanti e a destra. La mobilità era di 5-6 kmh in acqua, 50 kmh su strada, bassa a causa della ridotta potenza di 154hp, ma a parte questo, la massa di 9t contro 13,5 e le dimensioni di 5,7x2,8x1,91 sono molto minori e consentono di muoversi anche per le montagne. Un unico portellone incernierato a sinistra consente l'accesso agli uomini che possono sparare dall'interno con feritoie di tiro e iposcopi, ma bisogna fare attenzione perché il carburante del portellone (come nel BMP) rende difficile, quando il serbatoio è pieno, aprirlo e abbandonare il mezzo, cosa non di poco conto in montagna: ma questo appare praticamente l'unico inconveniente, e il mezzo ha visto un veicolo portamunizioni senza torretta da esso derivato. In sostanza si tratta di un MICV da montagna, come lo è, tra i carri, il Tipo 62 cinese. MVLN significa Mascina de Lupta a Vinatur de Munte.
 
L'armamento per le truppe da montagna rumene nel 1992 comprendeva sistemi obsoleti, ma ancora abbastanza validi: nel battaglione alpini, almeno in quello di Mierculea-Ciuc, vi erano 3 compagnie fanti, ma anche ben 6 di supporto, armati con vari sistemi d'arma: tra questi la compagnia d'appoggio mortai pesanti con 4-6 armi da 120mm, con proiettili da 16 kg e gittata di 6km, mentre la compagnia artiglieria ha gli obici da montagna da 7,62/15,5mm. Questi sono presenti in forse 4-6 esemplari, e sono derivati dal pezzo da montagna M-48 yugoslavo. Essi hanno una struttura scomponibile, e nell'insieme sono valide armi da montagna: con una massa di appena 705 kg in ordine di marcia e 690 in batteria (la metà di un M-56 a 105mm italiano), hanno una gittata di 8,6 km (10,5) con proiettili da 6kg(15). A differenza dei mortai pesanti possono essere utilizzati anche in tiro teso, con gittata massima pratica di 460m contro obiettivi puntiformi. In termini di artiglierie di brigata, sistemate in un apposito battaglione, vi erano ancora i mortai e gli obici già visti, ma anche gli obici da 100mm, che non erano someggiabili (pesando 1500 kg) ma nondimeno utili, capaci di arrivare a 10 km di gittata massima, e 600m a tiro teso (importante sopratutto contro blindati leggeri e anche controcarri, se presenti le granate HEAT). La modesta difesa antiaerea comprendeva le mitragliere KPV-2 da 14,5mm,in pochi esemplari sul battaglione ma anche per la brigata, ma capaci se non altro di essere someggiate. La dotazione di armi controcarri era data da una compagnia con altre armi potenti ma obsolete, i cannoni SR AG-9, ovvero gli SPG-9: capaci di perforare 400 con la testata HEAT in tiro diretto su distanze massime di circa 1km, e di raggiungere con cariche HE un raggio di 4,8 km, si tratta di un'arma assai potente, sopratutto con un peso abbastanza ridotto di 60kg. L'equivalente M40 americanostatunitense, da 106mm, è più potente, ma ha una gittata utile e una capacità di perforazione solo marginalmente superiori, mentre pesa 200 kg circa. 12 cannoni AG-9 erano nella batteria controcarri, mentre non v'era traccia di missili AT.
 
Gli alpini rumeni avevano anche reparti genio da montagna, reparti rocciatori ed esploratori, con personale professionista o di leva ma con capacità superiori alla media in questi contesti. Gli animali erano anch'essi una notevole risorsa: un battaglione poteva averne, per esempio, tranquillamente 47 esemplari. Con la viabilità piuttosto malmessa, anche in pianura, la Romania aveva certamente necessità di questi animali per compiti militari. Da notare l'uso di cavalli piuttosto che muli. La razza era lipizzana e Hutzul, e in tempo di guerra altri cavalli sarebbero stati integrati nei reparti. Quanto alla forza del battaglione, la sua forza di pace era dell'ordine di 650, in gran parte di leva, ma in tempo di guerra sarebbe giunta a circa 1350, e in fretta. Le montagne della Romania non sono particolarmente alte, massimo 2544m (monte Virful), ma non costituiscono semplicemente i confini della nazione, come spesso accade, ma buona parte del territorio, e anche il 'bastione centrale' da difendere ad ogni costo, e già rifugio delle popolazioni dacie all'arrivo dei Romani, era una zona montuosa, la Transilvania. L'addestramento degli alpini rumeni, ancora nel 1992 era intenso: corsi di roccia (a cui il 30% dei ragazzi riusciva a brevettarsi), comprendenti per esempio, salite e discese con doppia corda e fucile sparato con una mano, mentre l'altra controllava la discesa. Le montagne rumene erano ancora densamente popolate: non era un problema ottenere molti ragazzi del posto ben disposti alla vita sulle montagne, come alla cura dei cavalli, che richiedevano 6 kg di fien, 6 di paglia, 5 di avena, 20 grammi di sale per giorno (e birra a volontà). La loro capacità di carico è di 120-130 kg e potevano così portare con otto bestie il cannone da 76, 6 per il mortaio da 120 (due dei quali per le munizioni), 3 per il mortaio da 82mm, 4 per la mitragliera ZPU-4, appena uno per il cannone AG-9 che nonostante i suoi 63,5 kg complessivi era un vero 'cannone per cavalli'.