Biografie cristologiche/Vangeli e interpretazione ebraica: differenze tra le versioni

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Il rischio dell'avvicinarsi alla "Bibbia come letteratura" consiste nell'ammettere una risposta necessariamente negativa. Ciò succede specialmente a leggere il Vangelo di Giovanni: si crea quindi una divisione. Il Vangelo giovanneo è alquanto interessante, difficile da studiare ma affascinante. Pieno di allusività inaspettate, con ricchezza di sfumature ed ipertoni, è pertanto l'opposto di superficiale. Nello studiare le origini del Cristianesimo, bisogna reputare questo Vangelo di somma importanza: contiene dati di Gesù preziosi quanto quelli degli altri tre Vangeli. Ma c'è il problema che Giovanni rappresenta gli oppositori di Gesù come "ebrei" e non come farisei o sommi sacerdoti; Giovanni pone l'ebreo Gesù al di sopra degli ebrei e contro di loro. Anche considerandolo come letteratura, il Gesù di Giovanni non è per nulla attraente: mancano le connotazioni di modestia e umiltà; la sua onniscienza è repulsiva, e il modo elaborato con cui Gesù conosce tutto ciò che accadrà e pare agire secondo una tabella predeterminata, sa di espediente esagerato. Similmente, il lettore ebreo non vede caritatevolmente la procedura giovannea ripetuta in cui il punto di partenza per i soliloqui è l'incomprensione della gente che viene accusata di non capire ciò che invece sembra chiaro e limpido (almeno per Gesù); anche qui l'espediente non è gradevole. Il Gesù di Giovanni è un esempio estremo, ma è indicativo di ciò che produce la differenza tra cristiani ed ebrei. Una lettura cristiana dei Vangeli crea empatia con Gesù, ma una lettura ebrea crea in genere solo un'empatia sporadica, e solo per certi passi.<ref name="Sand"/>
 
Per certi studiosi ebrei i Vangeli da una parte e le Lettere di Paolo dall'altra, sembrano stare su due livelli differenti. Non vedono nei Vangeli alcuna profondità speciale o percettività sorprendente, o intuizioni religiose particolarmente acute, che sorpassino altra letteratura sacra. Sono umani, a volte commoventi e sporadicamente avvincenti. Poiché assomigliano ad antologie di aneddoti rabbinici, gli ebrei d'oggi si ritrovano spesso d'accordo con certi atti di Gesù, o certe parole che gli vengono attribuite. Insomma, il lettore ebreo non percepisce i Vangeli come letteratura superlativa o come documenti religiosi: sono materiali antichi interessanti da studiare, ma certo non superiori a libri come quello di [[w:Libro di Rut|Rut]], o a [[w:Quarto libro dei Maccabei|IV Maccabei (libro straordinariamente bello), o il ''[[w:Simposio (dialogo)|Simposio]]'' di Platone, o il ''[[w:Faust (Goethe)|Faust]]'' di Goethe, o ''[[w:Delitto e castigo|Delitto e castigo]]'' di Dostoevskij. Sarebbe quindi falso pretendere di ammirare i Vangeli come letteratura.<ref name="SamSand"/><ref name="Sand"/> Alcuni biblisti affermano che Matteo usò Marco come fonte, componendo comunque un'opera nuova e diffrerentedifferente, e ciò significherebbe che Matteo non era soddisfatto di Marco; lo stesso accade per Luca, che usa Marco, ma usa anche Matteo, forse con la stessa insoddisfazione. Il paleografo ed esegeta americano Ernest Colwell (1901–1974) afferma che Giovanni scrisse la sua opera perché era insoddisfatto, e desiderava soppiantare le opere di Marco, Matteo e Luca — alcuni [[w:Padri della chiesa|Padri della chiesa]] scrivono che il Vangelo di Giovanni incontrò ostilità nella prima chiesa.<ref name="Colwell">[[:en:w:Ernest Cadman Colwell|Ernest Cadman Colwell]], [http://books.google.co.uk/books/about/What_is_the_Best_New_Testament.html?id=1liEQgAACAAJ&redir_esc=y ''What Is the Best New Testament?''], University of Chicago Press, 1952; ''id.'', [https://books.google.co.uk/books?id=45QcAAAAMAAJ&q=Colwell+Studies+in+Methodology+in+Textual+Criticism+of+the+New+Testament&dq=Colwell+Studies+in+Methodology+in+Textual+Criticism+of+the+New+Testament&hl=en&sa=X&ei=hcQzVYHOJYK6afCvgOgN&ved=0CCEQ6AEwAA ''Studies in Methodology in Textual Criticism of the New Testament''], Brill, 1969. Cfr. anche F. Thomas Trotter (cur.), ''Jesus and the Historian: Written in Honor of Ernest Cadman Colwell'', Westminster Press, 1968, ''passim''; Jon Ma Asgeirsson, Kristin de Toyer (curatori), [https://books.google.co.uk/books?id=w0FOkl3MLX0C&source=gbs_navlinks_s ''From Quest to Q: Festschrift James M. Robinson''], Peeters Publishers, 2000, partic. pp. 159 e segg.</ref>
 
Questo significa che l'impegno di scrivere un Vangelo accettabile è colmo di grandi difficoltà. Il rabbino e teologo Samuel Sandmel<ref name="SamSand">'''Samuel Sandmel''' ([[w:Dayton (Ohio)|Dayton]], 23 settembre 1911 - [[w:Cincinnati|Cincinnati]], 4 novembre 1979), laureatosi presso la [[w:Università del Missouri|Università del Missouri]], ottenne un dottorato di ricerca dal Collegio ''Hebrew Union College'' di Cincinnati, e fu ordinato rabbino nel 1937. Ottenne varie posizioni presso la Hebrew Benevolent Congregation di Atlanta, la Fondazione B'nai B'rith Hillel della [[w:Carolina del Nord|Carolina del Nord]] e le [[w:Università Duke|Università Duke]] negli anni 1939-1942. Fu inoltre cappellano durante la Secondo Guerra Mondiale, nel Pacifico presso la II Marine Division nel 1942. Ricevette un dottorato specialistico sul Nuovo Testamento dalla [[w:Yale University|Yale University]]. Divenne cattedratico di Studi Ebraici presso la [[w:Università Vanderbilt|Università Vanderbilt]] dal 1949 al 1952, per poi ritornare allo Hebrew Union College nel 1952 come Professore di Letteratura Biblica ed Ellenistica. Autore di 20 libri e numerosi saggi per enciclopedie e bollettini accademici, fu anche redattore generale della Oxford University Press Study Edition della Bibbia ''[[:en:w:New English Bible|New English Bible]]'', collaborandovi con un gruppo di 29 biblisti interconfessionali. Ricevette diverse onorificenze, premi e lauree ''honoris causa'' e fu presidente della ''Society of Biblical Literature'' nel 1961. Altre onorificenze inclusero il Premio ''Distinguished Citizen Award'' della University of Missouri, il premio letterario ''Jewish Book Council Award'' nel 1973 per la sua raccolta di saggi in titolata ''Two Living Traditions''; il premio ''National Media Brotherhood Award'' nel 1978 assegnatogli dalla Conferenza Nazionale di Cristiani ed Ebrei, e il premio ''Munk International Brotherhood Award'', datogli postumo nel 1979 dal Concilio Canadese di Cristiani ed Ebrei. Fu inoltre membro/socio delle seguenti istituzioni: ''American Association of University Professors, Archaeological Institute, American Academy of Jewish Research, American Society for the study of Religion, Association for Higher Education, American Oriental Society, Central Conference of American Rabbis e del Club Letterario di Cincinnati''. Cfr. ''int. al.'', il suo importante saggio [http://www.sbl-site.org/assets/pdfs/presidentialaddresses/JBL81_1_1Sandmel1961.pdf "Parallelomania", ''Journal of Biblical Literature'', Vol. 81, No. 1, 1962, pp. 1-13] (PDF).</ref> propone l'esistenza di un Quinto Vangelo, calcolato dal suo autore per evitare le difficoltà incontrate dai quattro vangeli esistenti (e da altri vangeli non più esistenti): tale quinto Vangelo sarebbe la ''[[w:Lettera agli Ebrei|Lettera agli Ebrei]]''. Questa teoria si basa su un passo di [[w:Lettera a Tito|Tito]] [https://www.biblegateway.com/passage/?search=tito+1%3A14&version=CEI;LND 1:14], che denuncia le "favole giudaiche", e un passo di [[w:Prima lettera a Timoteo|I Timoteo]] [https://www.biblegateway.com/passage/?search=1+timoteo+1%3A4&version=CEI;LND 1:4] che esorta a "non occuparsi di favole e di genealogie interminabili". Se per alcuni cristiani le genealogie erano futili, allora la prima cosa che viene in mente sono le genealogie di Matteo e di Luca! Quanto alle "favole", tali sembrano le trame e gli orditi dei Vangeli — venivano quindi etichettate "giudaiche" solo per disprezzarle. Sembra comunque ragionevole che i primi cristiani non approvassero ogni vangelo che veniva scritto, e sappiamo che in alcuni circoli Giovanni era disapprovato. Ciò che viene messo in dubbio, da studiosi ebrei come Sandmel, è se i Vangeli suscitino ammirazione per la loro forma e contenuto, o piuttosto per tutti quei secoli di adulazione dopo che quattro di essi divennero canonici. Nessuno degli aneddoti dei Vangeli riappare in Ebrei; invece, lì ci viene detto che il Cristo era "senza padre, senza madre, senza genealogia" (Ebrei 7:3). Inoltre, alcuni Padri della chiesa incontrarono delle difficoltà nei Vangeli canonici che riuscirono a risolvere solo con allegorie artificiali. Diversi biblisti ebrei asseriscono quindi che sia l'adulazione dei Vangeli che dura da circa diciotto secoli, ad investirli di un carattere che, secondo tali biblisti, i Vangeli non possiedono.<ref name="SamSand"/><ref name="Sand"/>