Piccolo manuale di LibreLogo/Prefazione: differenze tra le versioni

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==Prefazione==
Questo piccolo manuale nasce per la necessità di fornire supporto di studio e consultazione nell'insegnamento “Laboratorio di Tecnologie Didattiche” al V anno del Corso di Laura Magistrale a ciclo unico “Scienze della Formazione Primaria” e nell'insegnamento “Laboratorio di Gestione dei Processi Formativi” al II anno del Corso di Laurea Magistrale “Scienze dell'Educazione degli Adulti, della Formazione Continua e Scienze Pedagogiche”, presso l'Università di Firenze, e nell'insegnamento “Informatica” al I anno del Corso di Laurea Magistrale “Innovazione Educativa e Apprendimento Permanente” presso l'università telematica [http://www.iuline.it/ Italian University Line]. Il manuale guida all'impiego del linguaggio Logo nella versione LibreLogo implementata all'interno del ''word processor'' Writer della ''suite'' di programmi di produttività personale LibreOffice. LibreLogo è un ''plugin'' disponibile di ''default'' in Writer a partire dalla versione 4.0 di LibreOffice. È stato scritto in linguaggio Python da László Németh. La documentazione disponibile si trova in http://librelogo.org, da dove, in particolare, si può scaricare una guida dei comandi di LibreLogo in italiano<ref>https://help.libreoffice.org/Writer/LibreLogo_Toolbar/it</ref>. Per il resto, sfortunatamente e per quanto è a mia conoscenza sino ad oggi, la documentazione disponibile è tutta in ungherese, principalmente sotto forma di un manualetto conciso scritto dallo stesso László Németh<ref>http://www.numbertext.org/logo/logofuzet.pdf</ref> e da un manuale esteso scritto da Lakó Viktória<ref>http://szabadszoftver.kormany.hu/wp-content/uploads/librelogo_oktatasi_segedanyag_v4.pdf</ref>. È a quest'ultimo lavoro che, in una prima fase si è ispirato il presente piccolo manuale, senza tuttavia esserne una traduzione, per vari motivi. In primo luogo io non so l'ungherese e non posso quindi pretendere di poterne fare una vera traduzione e i tempi e le circostanze non mi consentono di avvalermi di un traduttore. Posso tuttavia seguirne le tracce, aiutandomi con i codici (anche se in ungherese quelli si possono imparare), le figure e Google Translate. Del resto, alla fine una traduzione pedissequa non sarebbe nemmeno desiderabile perché viene naturale riformulare il materiale in funzione degli obiettivi specifici e della propria visione della materia. Inoltre, nel corso della traduzione, mi è capitato sempre più spesso di seguire la traccia dei miei pensieri e, alla fine, è stato inevitabile tornare alla fonte primigenia, ovvero al testo con cui Seymour Papert descrisse per la prima volta compiutamente il pensiero che aveva dato origine a Logo, ''Mindstorms''<ref>Seymour Papert (1980), Mindstorms, Children, Computers, and Powerful Ideas. New York: Basic Books. </ref>. È così che ho introdotto la traduzione di due capitoli di ''Mindstorms'': il secondo, ''“Mathofobia: the Fear of Learning”'', e il terzo, ''“Turtle Geometry: A Mathematics Made for Learning”''.