Piccolo manuale di LibreLogo/LibreLogo: differenze tra le versioni

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LibreLogo è l'unione del celebre programma Logo e il word processor Writer, che è l'equivalente di Word. Word fa parte della ben nota suite Microsoft Office mentre Writer fa parte di LibreOffice, che è software libero. Logo è stato creato negli anni 70 da Seymour Papert per facilitare l'insegnamento della matematica mediante il computer. Seymour Papert è un matematico nato in Sudafrica nel 1928, ha studiato matematica a Johannesburg e poi a Cambridge. Ha fatto ricerca in una varietà di luoghi fra cui l'università di Ginevra, fra il 1958 e il 1963. È in questo periodo che ha lavorato con Jean Piaget, diventando uno dei suoi collaboratori preferiti – interessante connubio fra un matematico e un pedagogista. Nel 1963 è stato ricercatore presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology) dove, nel 1967, è stato nominato codirettore del celebre MIT Artificial Intelligence Laboratory dal direttore fondatore, Marvin Minsky. Lo stesso laboratorio dove pochi anni dopo avrebbe operato Richard Stallman, ideatore del concetto di software libero e autore dei primi fondamentali componenti software su cui, negli anni '90, si sarebbe basato il software operativo Linux. Papert è famoso per avere inventato Logo, un linguaggio che consente di creare grafica manovrando il movimento di una “tartaruga” mediante opportuni comandi. Nella prima versione, ideata negli anni '70, la tartaruga era in realtà un robot che [http://cyberneticzoo.com/cyberneticanimals/1969-the-logo-turtle-seymour-papert-marvin-minsky-et-al-american/ disegnava mentre si muoveva].
 
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Una caratteristica particolare di Scratch è quella di avere dato vita ad una vasta comunità di condivisione dei software. Questo è avvenuto grazie al fatto di essere stato concepito come un servizio web, che consente la composizione dei programmi e la possibilità di farli girare ma anche la realizzazione dell'aspetto ''social'', destinato alla condivisione e al riuso dei programmi.
 
I linguaggi visuali non portano solo vantaggi. Sono (apparentemente) facili, divertenti e colorati, l'efficacia sembrerebbe garantita ma l'evidenza scientifica non è altrettanto chiara. Esistono infatti vari studi che mostrano come i linguaggi visuali non facilitino di fatto l'apprendimento dei linguaggi “veri”*********<ref>D. Weintorp, http://dweintrop.github.io/papers/Weintrop-diss-4pager.pdf … e vari articoli ivi citati.</ref>. Sembra che siano vantaggiosi per capire i più semplici costrutti della programmazione, questo sì, ma gli studi dove si testano le reali capacità di comprensione di quello che si ottiene con un certo codice non mostrano differenze sostanziali fra linguaggi visuali e testuali**************<ref>D. Weintorp e U. Wilensky, Using commutative assessments to compare conceptual understanding in blocks-based and text-based programs, Proceedings of the 11th annual International Computing Education Research (ICER) conference, ACM NY: 101-110, 2015. Reperibile in http://dweintrop.github.io/papers/Weintrop_Wilensky_ICER_2015.pdf, (luglio 2016)</ref>. Particolarmente interessante è la ricerca di Colleen Lewis dove si confrontano i risultati ottenuti con Logo e con Scratch in una classe di bambini fra 10 e 12 anni******<ref>C.M. Lewis, How programming environment shapes perception, learning and goals: Logo vs. Scratch, Proc. Of the 41st Annual ACM SIGCSE Conference, ACM NY: 346-350, 2015. Reperibile in http://ims.mii.lt/ims/konferenciju_medziaga/SIGCSE'10/docs/p346.pdf, (luglio 2016).</ref>: se l'apprendimento di alcuni costrutti sembra facilitato da Scratch, non si sono osservate differenze nella percezione degli scolari che, anzi, hanno mostrato un livello di autostima superiore se introdotti alla programmazione con Logo. E anche se nelle fasi iniziali i giovani mostrano di gradire gli strumenti di tipo visuale, successivamente, una volta che sono entrati in contatto con la programmazione testuale convenzionale, talvolta sono loro stessi a denunciare i limiti del ''coding'' visuale, per
# la minore potenza, ovvero per i limiti imposti alla propria creatività
# per la maggiore lentezza nella programmazione quando questa si fa più complessa
# perché questi sistemi sono “meno veri”: “se devi fare una cosa vera nessuno ti chiederà mai di codificarla con un software didattico visuale”****<ref>D. Weintorp e U. Wilensky, To Block or not to Block, That is the Question: Students’ Perceptions of Blocks-based Programming. Proceedings of the 14th International Conference on Interaction Design and Children, ACM NY: 199-208, 2015. Reperibile in http://dweintrop.github.io/papers/Weintrop_Wilensky_IDC_2015.pdf (luglio 2016).</ref>.
È sulla base di tali considerazioni che abbiamo deciso di approfondire il linguaggio Logo, quale strumento introduttivo alla programmazione. Di versioni di Logo oggi ce ne sono una quantità. Noi qui ci concentriamo su una versione che si trova normalmente nel programma di ''word processing'' Writer, incluso nella suite per ufficio LibreOffice******<ref>Esiste un altro progetto analogo che si chiama OpenOffice. La domanda su quali siano le differenze rispetto a LibreOffice è molto frequente. Una piccola storia dell'evoluzione di questi due software, che hanno un origine comune, può essere trovata qui (luglio 2016): http://www.navigaweb.net/2014/04/differenze-tra-openoffice-e-libreoffice.html. Allo stato attuale, LibreOffice conviene perché incorpora più funzionalità e viene aggiornato più frequentemente.</ref>, l'analogo del ben noto Microsoft Office. Quest'ultimo è un “prodotto proprietario”, vale a dire che l'azienda che lo produce lo vende ma senza distribuire il codice sorgente in chiaro, secondo il modello industriale convenzionale, con il quale la proprietà intellettuale è tenuta gelosamente segreta. LibreOffice invece è software libero, e come tale è l'ideale per l'impiego in qualsiasi contesto formativo. In primo luogo perché comporta un messaggio di natura etica. Infatti il software libero è definito da quattro tipi di libertà:
# libertà di eseguire il programma come si desidera, per qualsiasi scopo
# libertà di studiare come funziona il programma e di modificarlo in modo da adattarlo alle proprie necessità
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Poiché le libertà n. 2 e 4, per potere essere esercitate, richiedono la lettura del codice sorgente del software, va da se che il software libero, per essere tale, deve necessariamente rendere disponibile il codice sorgente.
 
Occorre osservare – su questo punto molti fanno confusione – che il software di tipo ''open source'' non coincide con il software libero (''free software'') perché manca la connotazione etica: con il software ''open source'' si assume che il codice sorgente sia disponibile in chiaro, ma non si fa menzione delle suddette quattro libertà e, in particolare, delle due specificazioni che connotano la valenza etica del ''free software'': “in modo da aiutare il prossimo” nella terza libertà e “in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio” nella quarta libertà. Il software libero è sviluppato da comunità che al più si aggregano in società non a fini di lucro. L'''open source'' è sviluppato da attori economici privati che aderiscono al paradigma di sviluppo condiviso perché lo trovano adeguato alle proprie strategie di marketing: vi sono aziende che curano progetti ''open source'' a fianco dei tradizionali prodotti proprietari perché lo trovano conveniente per le proprie strategie di marketing. Le funzionalità di LibreOffice possono essere arricchite da numerosi ''plugin'', ovvero componenti che aggiungono le funzionalità più diverse. Ebbene, LibreLogo è uno di questi e, dalla versione 4.0 in poi, il plugin LibreLogo è incluso di default<ref>Esiste ************un altro progetto analogo che si chiama OpenOffice. La domanda su quali siano le differenze rispetto a LibreOffice è molto frequente. Una piccola storia dell'evoluzione di questi due software, che hanno un origine comune, può essere trovata qui (luglio 2016): http://www.navigaweb.net/2014/04/differenze-tra-openoffice-e-libreoffice.html. Allo stato attuale, LibreOffice conviene perché incorpora più funzionalità e viene aggiornato più frequentemente.</ref> nel programma. Ma cosa significa usare Logo in un word processor come Writer, se questo è un normale word processor mentre Logo è un linguaggio per disegnare? Semplice: con il ''plugin'' LibreLogo si possono produrre immagini che risultano integrate nel documento, come se fossero importate. È un'idea geniale, dovuta a Németh László, che ha riprodotto tutte le funzionalità di Logo all'interno di LibreOffice. In realtà le ha ulteriormente incrementate, traendo vantaggio dal linguaggio Python, con cui ha scritto il plugin. Usare LibreLogo è semplicissimo: si apre un documento in Writer, si scrive un po' di codice in linguaggio Logo, come fosse un qualsiasi altro testo, e poi si esegue premendo l'apposito tasto nella ''toolbar'' di LibreLogo; se il codice è corretto, la tartaruga esegue il disegno codificato nel testo in mezzo alla pagina. Successivamente, questo disegno può essere gestito e manipolato come qualsiasi altra grafica di LibreOffice. Quando si lancia LibreOffice, se non si è mai usato LibreLogo, la ''toolbar'' di LibreLogo non è attiva. Occorre quindi attivarla, con l'appropriato comando di menu:
 
View → Toolbars → Logo
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dove le icone hanno i seguenti significati:
 
{{Avanzamento|50%|1 agosto 2017}}