Storia della letteratura italiana/Federigo Tozzi: differenze tra le versioni
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Per lungo tempo misconosciuto, Federigo Tozzi è stato rivalutato solo molti anni dopo la sua scomparsa ed è ormai considerato uno dei più importanti narratori italiani del Novecento, oggetto di un'attenzione sempre maggiore da parte della critica. La sua esperienza si esaurisce in un arco di tempo molto ristretto, interrotta bruscamente dalla sua morte prematura. Nella sua opera la modernità si confronta con la vita della provincia, in cui l'antica società contadina si intreccia con l'ambiente artigiano e piccolo borghese. La sua scrittura scaturisce da una base autobiografica e da una visione del mondo di tipo naturalistico, che ha in [[../Giovanni Verga|Verga]] il suo punto di riferimento. Tuttavia, diversamente dal [[../Verismo|verismo]] e dal [[../Letteratura nell'Italia unita|naturalismo]], Tozzi osserva nella realtà un'essenza misteriosa e carica di odio, che non si può spiegare e della quale non si comprende l'origine.<ref name="Ferroni918">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=918 }}</ref>
== La vita ==
[[File:Federigo Tozzi maturo.jpg|thumb|left|Federigo Tozzi]]
I contatti del ragazzo con la scuola si
Intanto, nel 1900, il padre si risposa, e Tozzi trasporrà la matrigna in Luigia, personaggio de ''Il podere''. Nel 1901 si iscrive al Partito Socialista degli Italiani e stringe amicizia con l'intellettuale Domenico Giuliotti. L'interesse politico in poco tempo si spegnerà nel 1904, in coincidenza della guarigione da una cecità dovuta a una malattia venerea. Al 1902 risale l'inizio dello scambio epistolare con una Annalena. La pubblicazione del volume ''Novale'', una raccolta di epistole data alle stampe postuma, dimostrerà che dietro questo ''senhal'' si nasconde quella che sarà la futura moglie di Tozzi, Emma Palagi, conosciuta tramite una corrispondenza nata su un giornale. Sempre in questi anni inizia il suo rapporto con una contadina alle dipendenze di famiglia, Isola, la cui personalità verrà trasposta nella Ghìsola di ''Con gli occhi chiusi''.
L'opera di esordio di Tozzi
In quello stesso periodo Tozzi si
▲L'opera di esordio di Tozzi fu in versi e si intitolò la ''Città della Vergine''; in seguito divenne il curatore di alcune antologie di antichi scrittori senesi. Volendosi allontanare da Siena, nel 1907 iniziò a lavorare nelle ferrovie, a Pontedera e a Firenze: in seguito a questa esperienza nacque un "diario", ''Ricordi di un giovane impiegato'', poi pubblicato da Borgese con il titolo ''Ricordi di un impiegato''.
▲Tornò a Siena a causa della morte del padre nel 1908 e da allora iniziò a scrivere le novelle di ''Bestie'' e i suoi romanzi più famosi, ovvero ''Con gli occhi chiusi'' e ''Il podere''. Nello stesso anno sposa Emma Palagi e insieme a lei inizia un'attività letteraria più intensa. Del 1911 sono le liriche di ''La zampogna verde''. Nel 1913, fondò insieme al suo amico Domenico Giuliotti la rivista quindicinale ''La Torre'' di carattere cattolico e nazionalista, coincidente con la sua conversione al cattolicesimo che contribuisce al carattere religioso delle sue opere. Di fondamentale importanza nel suo percorso di fede sono la scoperta dei due santi più rappresentativi di Siena, Santa Caterina e San Bernardino.
▲In quello stesso periodo Tozzi si trasferì a Roma con la moglie e il figlio Glauco, e cominciò a collaborare a diversi giornali e a varie riviste letterarie, mentre l'Italia entrava in guerra. Nel 1915 pubblica ''Bestie'', presso l'editore Treves, già editore di [[../Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]]. Nello stesso anno, a causa della guerra, Tozzi decide di lavorare presso l'ufficio stampa della Croce Rossa dove rimarrà per parecchi anni. Conobbe in questo ufficio Marino Moretti e da lui venne presentato all'editore Treves.
▲È questo finalmente il periodo in cui riesce ad affermarsi e ad entrare in contatto con i maggiori scrittori e intellettuali dell'epoca (da Alfredo Panzini a Luigi Pirandello, Giuseppe Antonio Borgese): nonostante questo la sua vita non era affatto facile. irandello e Borgese furono coloro che maggiormente credettero in lui. Nel 1919, Tozzi aveva pubblicato ''Con gli occhi chiusi'', che fu messo in ombra da ''Tre croci'' del 1920, anno in cui viene pubblicato anche ''Gli egoisti'', un romanzo autobiografico imperniato sull'ambiente letterario romano, e ''Giovani'' una raccolta di novelle sempre per i tipi di Treves. ''Con gli occhi chiusi'' viene considerato come uno dei romanzi maggiormente espressivi del primo dopoguerra. Tozzi infine raggiunse la notorietà quando Borgese giudicò come capolavoro del realismo il suo ultimo libro, ''Tre croci''. Era l'inizio del 1920: poco tempo dopo, il 21 marzo, lo scrittore morì, colpito dall'influenza spagnola che gli causò una violenta forma di polmonite.
== Opere ==
Tozzi
Lo scrittore senese
=== ''Con gli occhi chiusi'' ===
[[File:Federico Tozzi 1910.jpg|thumb|Federigo Tozzi nel 1910]]
Federico Tozzi
Il romanzo ha una struttura narrativa spesso definita "imperfetta". A volte infatti sembra smarrire il filo logico con distrazioni e digressioni. Non c'è più una gerarchia di momenti privilegiati o secondari. I personaggi sono studiati attraverso la psiche: non hanno spina dorsale, né scheletro o impalcatura; tra loro manca solidarietà. I personaggi principali risultano addirittura sfocati. L'andamento della vicenda procede per salti e scarti repentini, seguendo, come nei romanzi di [[../Italo Svevo|Svevo]], ciò che detta la coscienza.
La trama sembrerebbe rivelare un profonda concezione pessimistica della vita: tra i personaggi regna l'incomunicabilità, in tutto il romanzo è forte la presenza del male. In realtà, in una prospettiva religiosa e non psicanalitica devono essere ricondotti tutti i grandi temi del romanzo: l'incomunicabilità degli individui, che rende infernale la condizione umana, il mistero di ogni atto. D'altra parte lo stesso titolo ''Con gli occhi chiusi'' deriverebbe da un passo del ''
''Con gli occhi chiusi'' ottenne, come tutte le opere di Tozzi, un riconoscimento critico piuttosto limitato, benché gli scrittori di ''Solaria'' e ''Campo di Marte'' avessero segnalato il romanzo. Insieme a ''Tre croci''
▲In realtà, in una prospettiva religiosa e non psicanalitica devono essere ricondotti tutti i grandi temi del romanzo: l'incomunicabilità degli individui, che rende infernale la condizione umana, il mistero di ogni atto. D'altra parte lo stesso titolo ''Con gli occhi chiusi'' deriverebbe da un passo del ''Imitazione di Cristo|De imitatione Christi'': "Beati gli occhi che sono chiusi alle cose esteriori"<ref>Franco Petroni, ''Le parole di traverso. Ideologia e linguaggio nella narrativa d'avanguardia del primo Novecento'', Jaca Book, Milano, 1998</ref>, per cui essi si aprono soltanto dinanzi alla visione delle cose più profonde. Piuttosto che come segno di inettitudine, avere gli occhi chiusi andrebbe interpretato come capacità di aprirsi ad una dimensione ''altra'' e conoscibile appieno esclusivamente attraverso il cuore.
=== ''Tre croci'' ===▼
▲''Con gli occhi chiusi'' ottenne, come tutte le opere di Tozzi, un riconoscimento critico piuttosto limitato, benché gli scrittori di ''Solaria'' e ''Campo di Marte'' avessero segnalato il romanzo. Insieme a ''Tre croci'' il romanzo fu apprezzato per la modernità degli approfondimenti psicologici. L'affermazione dell'opera avvenne solo negli anni Sessanta, quando ebbe una giusta diffusione.
Il romanzo fu apprezzato più dal pubblico che dalla critica e mise in ombra ''Con gli occhi chiusi''. La critica, invece, considera
▲===''Tre croci''===
▲Il romanzo fu apprezzato più dal pubblico che dalla critica e mise in ombra ''Con gli occhi chiusi''. La critica, invece, considera "Tre croci" meno poetico del precedente, ma più epico perciò più attraente per i lettori. Come dice Carlo Cassola:<ref>Carlo Cassola in ''Introduzione'' a Federigo Tozzi, ''Tre croci'', Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1994, p. I.</ref>
{{quote|Sono soprattutto due i romanzi importanti di Federigo Tozzi: ''Con gli occhi chiusi'' e ''Tre Croci''. I letterati preferiscono il primo; la gente comune il secondo. Il primo romanzo non diventerà mai popolare; il secondo lo diventerà, quanto meno ha i numeri per diventarlo.<br />
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Allora, qual è la differenza? Che il poeta lirico parla di sé, mentre il poeta epico parla degli altri. Bisogna però che questi altri non siano proiezioni dell'autore, come accadde per parecchio tempo allo stesso Tozzi.}}
=== ''Il podere'' ===
{{vedi source|Il podere (Tozzi)}}
In questo romanzo Tozzi cerca di recuperare, pur senza rinnegare le sue precedenti innovazioni, uno stile e una forma più tradizionali. Descrive un mondo di ansia, angoscia e paura determinato dall'impatto con
{{trama libro|testo=Il protagonista è Remigio, che alla morte del padre riceve in eredità un podere, contesogli sia dalla matrigna
Come scrive Ferroni,<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=919 }}</ref>
{{quote|l'incapacità di vivere di Remigio è anche una specie di resistenza passiva alle leggi economiche e naturali, un bisogno di essere «altrove», di contemplare da lontano il mistero che si annida nella segreta insensatezza delle cose.}}
=== ''Bestie'' ===
Si tratta di una raccolta di 69 frammenti o aforismi, che hanno una sola cosa in comune: in ognuno
=== ''Giovani'' ===
Approntata
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=== Psicoanalisi ===▼
▲Approntata dall’autore stesso, ma uscita postuma nel 1920 presso Treves a pochi mesi dalla sua morte, questa scelta di novelle copre il periodo della maturità di Tozzi e della sua ormai avviata affermazione nel mondo letterario italiano, che, se la morte prematura non lo avesse sorpreso, si sarebbe evoluta in sicura preminenza. Ma già la nutrita produzione nel breve arco della sua vita, sia nell’ambito dei romanzi, sia in quello delle novelle, configura Tozzi come uno dei massimi narratori italiani. Autore poco adattabile ad un gusto facile di lettore, impietoso e crudo come pochi altri nel disvelamento della condizione umana, senza l’attenuazione del (pur amaro) riso pirandelliano o dell’ironia sveviana, refrattario ad ogni rigida determinazione critica, Tozzi, nelle sue novelle, manifesta una rara forza espressiva, nonché una virtù innovativa sia nella trattazione dei temi e dei personaggi, che nella strutturazione formale del narrare. Di tali qualità è ottimo esempio la raccolta di ''Giovani''.
Tozzi tuttavia non conosce Freud, giunge a conclusioni analoghe perché è uno scrittore "primitivo" che
▲===Psicoanalisi===
▲L’opera di Tozzi, valutata nel suo complesso, segna una tappa importante nella storia della narrativa italiana del Novecento perché, proponendo una forma di romanzo tutta ripiegata sull'interiorità umana, si colloca fra la dissoluzione del naturalismo ottocentesco e le nuove dimensioni poetiche e psicoanalitiche (dal simbolismo al recupero memoriale di Proust).
=== Inettitudine ===▼
▲Tozzi tuttavia non conosce Freud, giunge a conclusioni analoghe perché è uno scrittore "primitivo" che ha antenne per captare fenomeni culturali più ampi, è dotato di una grande potenza intuitiva. Senza molti strumenti si proietta in altre realtà. Tozzi si interessa molto di psicologia, ma non fa psicoanalisi; la realtà gli si impone con la violenza massiccia dell'incubo dell’esperienza personale per poi essere ritrasportata, sempre sotto forma di incubo, nelle sue opere.
Tozzi viene recuperato dalla critica a partire dagli anni sessanta, prima era considerato solo un narratore verista-regionalista, da allora invece si mette in luce anche la sua vena lirica. Tozzi utilizza le forme tradizionali del realismo solo per esprimere una sua particolare visione della realtà che ruota intorno
Nei romanzi di Tozzi si trova una sorta di rappresentazione lirica dello sbandamento dell'uomo di fronte alla cose. In questo Tozzi ricorda molto Joyce (''Ulisse''), Musil (''L'uomo senza qualità''), Kafka (''Il processo''), Svevo (''La coscienza di Zeno'', ''Una vita'') e Mann. Tozzi si inserisce in questa scia calando in questa prospettiva l'ambito in cui vive, cioè Siena.
▲===Inettitudine===
▲Tozzi viene recuperato dalla critica a partire dagli anni sessanta, prima era considerato solo un narratore verista-regionalista, da allora invece si mette in luce anche la sua vena lirica. Tozzi utilizza le forme tradizionali del realismo solo per esprimere una sua particolare visione della realtà che ruota intorno all’inettitudine come inadeguatezza dell’individuo a reggere nuove richieste che la vita gli fa. I personaggi tozziani sono "incapaci di…". Nei romanzi di Tozzi si trova una sorta di rappresentazione lirica dello sbandamento dell'uomo di fronte alla cose. In questo Tozzi ricorda molto Joyce (''Ulisse''), Musil (''L'uomo senza qualità''), Kafka (''Il processo''), Svevo (''La coscienza di Zeno'', ''Una vita'') e Mann. Tozzi si inserisce in questa scia calando in questa prospettiva l’ambito in cui vive, cioè Siena.
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{{interprogetto|w=Federigo Tozzi|s=Autore:Federigo Tozzi}}▼
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[[Categoria:Storia della letteratura italiana|Tozzi]]
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