La religione romana/Premessa: differenze tra le versioni

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Le origini della città, e quindi della storia e della religione di Roma, sono controverse. Recentemente l'archeologo italiano Andrea Carandini<ref>Cfr. Andrea Carandini, ''La nascita di Roma. Dèi, Lari, eroi e uomini all'alba di una civiltà''. Torino, Einuadi, 2003; Milano, Mondadori, 2010.</ref> sembrerebbe aver quantomeno dimostrato di poter datare l'origine di Roma all'VIII secolo a.C., saldando quindi le sue conclusioni, queste basate sugli scavi da lui condotti nella zona del Palatino, all'età di fondazione stabilita dal racconto tradizionale<ref>La datazione al 753 a.C. risale all'erudito romano Marco Terenzio Varrone (I secolo a.C.). Altre datazioni come quelle proposte da Catone, Dionigi di Alicarnasso e Polibio non si discostano molto. Fabio Pittore indica il 748-747, Cincio Alimento il 729-728, Timeo si spinge fino all'814-813.</ref><ref>Per una sintesi, cfr. Cristiano Viglietti, ''L'eta dei re'' in ''La grande storia dell'antichità -Roma'' (a cura di Umberto Eco), vol. 9, pp.43 e sgg.</ref>.
 
Le origini della "religione romana" vanno individuate nei culti dei popoli pre-indoeuropei stanziati in Italia<ref>Così Mircea Eliade in '' Storia delle idee e delle credenze religiose'', vol. II, p. 111: «orbene, l'etnia latina da cui è nato il popolo romano, è il risultato di una mescolanza fra le popolazioni neolitiche autoctone e gli invasori indoeuropei scesi dai paesi transalpini»; diversamente George Dumézil, in ''La religione romana arcaica'', p. 69-70: «A differenza dei greci che invasero il mondo minoico, le diverse bande di indoeuropei che discesero in Italia non dovettero certamente affrontare grandi civiltà. Coloro che occuparono il sito di Roma probabilmente non erano neppure stati preceduti da un popolamento denso e instabile; tradizioni come il racconto su Caco inducono a pensare che i pochi indigeni accampati sulle rive del Tevere siano stati semplicemente e sommariamente eliminati come lo sarebbero stato, agli antipodi, i tasmaniani dai mercanti venuti dall'Europa.»</ref>, nelle tradizioni religiose dei popoli indoeuropei <ref>Per una introduzione alle religione degli Indoeuropei cfr. Jean Loicq, ''Religione degli Indoeuropei'' in ''Dizionario delle religioni'' (a cura di Paul Poupard). Milano, Mondadori, 2007, pp. 891-908; Renato Gendre, ''Indoeuropei'' in ''DizonarioDizionario delle religioni'' (a cura di Giovanni Filoramo). Torino, Einaudi, 1993 pp.371 e sgg.; Regis Boyer, ''Il mondo indoeuropeo'' in ''L'uomo indoeuropeo e il sacro'', in ''Trattato di antropologia del sacro'' (a cura di Julien Ries) vol. 3. Milano, Jaca Book, 1991, pp. 7 e sgg.</ref>che, probabilmente a partire dal XV secolo a.C.<ref>André Martinet, ''L'indoeuropeo. Lingue, popoli culture'', Bari, Laterza, 1989, pp.78-9; Francisco Villar, ''Gli Indoeuropei'', Bologna, il Mulino, 1997 p.480.</ref>, migrarono nella penisola, nelle civiltà etrusca<ref>Per le decisive influenze della cultura religiosa etrusca su quella romana cfr. Marta Sordi, ''L'homo romanus: religione, diritto, e sacro'', in ''Le civiltà del Mediterraneo e il sacro.'', in ''Trattato di antropologia del sacro'' (a cura di Julien Ries) vol. 3. Milano, Jaca Book, 1991, pp. 7 e sgg.</ref> e della Grecia<ref>Per quanto attiene alla decisiva influenza della mitologia greca sulla religione romana si rimanda alle conclusioni di Georges Dumézil in ''La religione romana arcaica'', Milano, Rizzoli, 2001, pp. 63 e sgg.</ref> e nelle influenze delle civiltà del Vicino Oriente occorse lungo i secoli.
 
La "religione romana" cessò di essere con gli editti promulgati a partire dal 380 dall'imperatore romano di fede cristiana Teodosio I il quale proibì e perseguitò tutti i culti non cristiani professati nell'Impero<ref>Cfr. al riguardo Salvatore Pricoco, in ''Storia del cristianesimo'' (a cura di Giovanni Filoramo) vol.1, Bari, Laterza, 2008, pp. 321 e sgg.</ref>.