Confessione di fede di Westminster/cfw20: differenze tra le versioni

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E poiché la potestà che Dio ha ordinato [stabilito] e la libertà che Cristo [ci] ha acquistato, non sono destinate da Dio ad annientarsi [distruggersi] ma a sostenersi e preservarsi reciprocamente, coloro che, sotto il pretesto della libertà cristiana, si oppongono ad ogni potere legittimo (civile o ecclesiastico [che sia]) od al legittimo suo esercizio, resistono all'ordinamento divino. Possono quindi essere legittimamente chiamati a rendere conto [della loro condotta] e si può procedere contro di loro mediante le censure [provvedimenti disciplinari] della chiesa e con il potere del magistrato civile, coloro che pubblicizzano simili opinioni e persistono a praticare ciò che è contrario al lume della natura o ai principi noti della Cristianità - sia che riguardino la fede, il culto, la condotta [la morale] che la potenza [forza] della pietà. Tali opinioni erronee e pratiche, sia per la loro stessa natura, sia per il modo in cui vengono rese pubbliche e seguite, sono distruttrici [perniciose] della pace e dell'ordine esterno che Cristo ha stabilito nella [Sua] Chiesa. ([[Confessione di fede di Westminster/cfw20/cfw20-4|Originale inglese e latino con riferimenti biblici]])
 
== Articoli interpretativi ed attualizzazione ==
== Commenti ==
 
Il capitolo 20 della Confessione di fede di Westminster tratta della libertà cristiana e della libertà di coscienza. Il concetto di "libertà cristiana" si distingue sostanzialmente da quello comunemente inteso nel mondo, vale a dire di poter essere autonomi ed indipendenti nei propri giudizi, decisioni ed azioni. Proponendo sostanzialmente la libertà come una "dichiarazione di indipendenza" da Dio, dalla Sua sovranità e leggi, l'insegnamento biblico lo rivela come del tutto illusorio ed ingannevole, tanto da non essere affatto libertà. E' Cristo che ci rende veramente liberi ({{Passo biblico|Giovanni 8:36}}). L'articolo 1 del capitolo 20 della Confessione di fede indica come la libertà abbia sostanzialmente a che fare con l'emancipazione dal peccato e dalle sue conseguenze. L'articolo 2 mette in evidenza come la coscienza del cristiano sia legata soltanto a quanto comanda la Parola di Dio e da nessun'altra regola ecclesiastica. L'articolo 3 denuncia l'errore di quei cristiani che si credono sciolti dall'ubbidire alla Legge morale di Dio appellandosi alla bontà del proprio giudizio soggettivo creduto illuminato [anomia]. Il quarto articolo mette in evidenza il dovere del cristiano di sottomettersi alle legittime autorità (sia civili che religiose) nella misura in cui essa non venga abusata.
 
*1. La libertà cristiana consiste in primo luogo nella libertà del credente dalla colpa e dalla forza del peccato, nella libertà dalla legge cerimoniale e nella libertà di accedere a Dio per mezzo di Cristo. ({{Passo biblico|Tito 2:14; Romani 6:17-19,22; Galati 5:1; Atti 15:10-11; Ebrei 10:19-22}}).
 
*2. Cristo libera i credenti non solo dal senso di colpa, ma dalla colpa stessa.
 
*3. ''Respingiamo'' l'insegnamento che i credenti al tempo dell'Antico Testamento non avessero quella libertà che appartiene ai credenti nell'ambito del Nuovo Testamento. La differenza fra la libertà che godevano i primi e quella che godono i secondi, è di grado non di sostanza. ({{Passo biblico|Salmo 32:1-5; Salmo 130:7-8}}).
 
*4. La coscienza è il senso del giusto e dello sbagliato, per la quale una persona valuta i propri pensieri e comportamento. Quando si segue la propria coscienza, si sente una certa misura di soddisfazione; quando si viola la propria coscienza, si sente disagio e sofferenza. La coscienza è cosa naturale per l'essere umano ed implica la sua responsabilità verso Dio, ma non è regola di fede e di condotta. La coscienza mostra come la legge di Dio sia stata impressa nel cuore, ma è distorta dall'opera di Satana, dalla natura umana peccaminosa, e dai criteri di comportamento empi che prevalgono nel mondo. La coscienza del cristiano è diretta dalla Legge rivelata di Dio, sotto l'illuminazione dello Spirito Santo, con debita attenzione all'insegnamento ed ammonizione dei fratelli e sorelle in fede. Sebbene la coscienza non sia infallibile, una persona non dovrebbe fare ciò che in cuore sente essere sbagliato. ({{Passo biblico|Romani 2:14-15; 2 Corinzi 4:4; 1 Timoteo 4:2-3; Romani 12:1-2; Matteo 15:9; 2 Timoteo 3:16-17; Salmo 143:10; Romani 8:5-9; Colossesi 3:16; Romani 14:14,23}}).
 
*5. La libertà di coscienza differisce dalla libertà cristiana. La libertà di coscienza è la libertà di interpretare ed applicare la Parola di Dio alla propria vita. Il cristiano deve rendere debita sottomissione nel Signore ad ogni autorità legittima, ma ha il diritto di dissentire con qualsiasi uso improprio dell'autorità umana. Se quell'autorità lo vorrebbe condurre a peccare, il cristiano ubbidisce a Dio piuttosto che all'uomo. La libertà individuale è regolata dai principi contenuti nella Scrittura ed è limitata ai doveri reciproci che i credenti devono l'uno all'altro, e dal desiderio di fare del bene a tutti. ({{Passo biblico|Romani 13:1-7; Atti 5:29; 1 Pietro 2:3-16; 1 Corinzi 10:27-29; Romani 14:10-15; 1 Corinzi 8:9-15; Tito 3:1; Galati 5:13-18}}).
 
*6. Il magistrato civile non ha autorità di imporre sanzioni disciplinari ecclesiastiche.
 
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