Confessione di fede di Westminster/cfw18: differenze tra le versioni

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Nei veri credenti, la certezza della loro salvezza può essere in diversi modi scossa, diminuita [ridotta] ed intermittente: quando sono negligenti nel preservarla, quando cadono in qualche peccato particolare che ferisce la loro coscienza e contrista lo Spirito, quando soccombono a qualche tentazione improvvisa o violenta, quando Dio ritira la luce del Suo volto e permette addirittura che coloro che Lo temono camminino nell'oscurità e non abbiano alcuna luce. Tuttavia essi non sono mai completamente privi di quel seme divino e vita di fede, di quell'amore di Cristo e dei fratelli, grazie ai quali, mediante l'azione dello Spirito, quest'assicurazione può essere, a tempo debito, ravvivata e dai quali, nel tempo della difficoltà, sono sostenuti affinché non cadano in totale disperazione. ([[Confessione di fede di Westminster/cfw18/cfw18-4|Originale inglese e latino con riferimenti biblici]])
 
== Articoli interpretativi ed attualizzazione ==
== Commenti ==
 
C'è chi pensa di essere salvato e chi teme di non esserlo, ma è possibile in questa vita avere una legittima e ben fondata certezza di salvezza. Quando e sulla base di che cosa? Questa certezza non appartiene all'essenza della fede e può subentrare in un vero credente solo dopo un certo tempo, ma questa certezza la dobbiamo perseguire perché comporta molti benefici spirituali. Quali? La certezza della salvezza è possibile temporaneamente perderla. Quando e perché?
 
Il Cattolicesimo romano considera la dottrina sulla certezza della salvezza come fra le più grandi delle eresie del Protestantesimo. Esso afferma che credervi sia solo espressione di presunzione ed arroganza. Certo lo sarebbe se noi basassimo la nostra salvezza, il nostro "essere in regola" con Dio, su ciò che noi compiamo, anche solo in parte. La nostra salvezza, però, secondo l'insegnamento della Scrittura, dipende soltanto dall'opera in nostro favore compiuta dal Salvatore Gesù Cristo. Siamo certi di essere salvati perché crediamo che è certo e sicuro ciò che Cristo ha compiuto per noi; siamo certi perché crediamo che la Sua opera di salvezza sia completa e che nulla debba o possa esservi aggiunto; siamo certi della nostra salvezza perché crediamo che le Sue promesse siano veraci. Al contrario arroganza e presunzione è respingere questa certezza di salvezza credendo che l'opera di Cristo di per sé stessa non basti, non sia sufficiente, e che debba essere "integrata" dalle nostre opere (passate, presenti o future); che la salvezza, il nostro "essere in regola" con Dio dipenda in parte da Cristo e in parte da noi stessi. Se fosse così, la nostra salvezza certamente non sarebbe sicura, ma non è così. Cristo soltanto può "metterci in regola" con Dio, Cristo soltanto può garantire la nostra salvezza. Credere alla verità della dottrina sulla certezza della salvezza significa semplicemente credere a ciò che Egli ci ha promesso, che Egli è completamente soddisfatto quando ci vede in Cristo. Non c'è maggiore presunzione che mettere in questione la promessa biblica che Egli abbia perdonato tutti i nostri peccati (passati, presenti e futuri) in Cristo.
 
*1. Una persona potrebbe credere di essere salvata quando di fatto non lo è. Un'altra potrebbe temere di non essere salvata. mentre di fatto lo è. ({{Passo biblico|Isaia 50:10; Luca 18:11-14}}).
 
*2. Lo Spirito santo ci dà la certezza della salvezza conducendo i credenti a fondarsi con fiducia sulle promesse di Dio, producendo nella loro vita l'amore per Cristo e per gli altri, il che è frutto della nuova nascita, e mettendoli in grado di invocare Dio come il loro amorevole Padre celeste. ({{Passo biblico|2 Timoteo 1:12; Giovanni 14:21; 1 Giovanni 3:14; Romani 8:14-16; 1 Giovanni 2:5; 1 Giovanni 5:13; Giovanni 10:27-28}}).
 
*3. Esperienze spirituali o circostanze, per quanto degne, come la nascita da genitori cristiani, l'essere membro di una chiesa, la partecipazione ai sacramenti, l'ascolto della Parola, buone opere, la risposta ad un invito evangelistico, il parlare in lingue, ed altre vere o immaginarie evidenze di grazia, non costituiscono di per sé stesse una base per la certezza della salvezza. ({{Passo biblico|Romani 9:7; 2:28-29; 1 Corinzi 10:1-12; Ebrei 4:2; Atti 8:9-24; 1 Corinzi 11:27-29; Ebrei 10:38-39}}).
 
*4. ''Noi respingiamo'' l'idea che senza fede salvifica, la partecipazione ai sacramenti o l'uso di un qualsiasi mezzo di grazia, vi sia base appropriata per la certezza della salvezza.
 
*5. ''Noi respingiamo'' l'insegnamento che la certezza sia basata principalmente sulla propria memoria di una particolare esperienza di conversione.
 
*6. E' compito della Chiesa dichiarare la Parola di Dio in modo tale che il credente, abilitato dallo Spirito Santo, possa discernere la sua propria vera condizione interiore, e così sapere di essere salvato; ma non si tratta della funzione propria del ministro di Dio o di qualsiasi altra persona dire se alcuno sia salvato oppure no. ({{Passo biblico|Romani 8:16}}).
 
*7. ''Respingiamo'' l'idea che la predicazione dell'Evangelo consista semplicemente nel sollecitare le persone ad assentire alla sua verità.
 
*8. Sebbene le Scritture esigano l'esame di noi stessi, un credente deve rammentarsi che il suo cuore può essere ingannato e che egli è sempre soggetto alla tentazione di confidare nelle opere piuttosto che in Cristo. Una persona non dovrebbe presumere troppo alla leggera di essere salvata. ({{Passo biblico|1 Corinzi 11:28,32; Proverbi 28:26; 1 Giovanni 3:19-24; Galati 6:3; Apocalisse 3:17-18}}).
 
*9. La mancanza in un credente della certezza della propria salvezza può essere evidenza di peccaminose negligenze. Timore della condizione del proprio cuore non è necessariamente un peccato d'incredulità, perché incredulità significa respingere l'Evangelo, non mettere in questione la presenza della grazia nel cuore. ({{Passo biblico|2 Corinzi 13:5}}).
 
*10. ''Noi respingiamo'' l'insegnamento che una piena certezza di salvezza è tanto inseparabilmente congiunta alla fede salvifica che un credente non può essere salvato senza di essa.
 
*11. ''Respingiamo'' l'insegnamento che la certezza di salvezza conduca ad essere compiaciuti di sé stessi, o che non sia importante alla vita ed al cammino della fede, alla preghiera ed alle buone opere.
 
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