Storia della letteratura italiana/Battista Guarini: differenze tra le versioni

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==La vita==
[[Immagine:Battista Guarini.jpg|thumb|left|Battista Guarini]]
Giovan Battista Guarini nasce a Ferrara il 10 dicembre 1538 da una famiglia di origini veronesi che vantava tra i suoi membri l'umanista quattrocentesco Guarino Veronese. Dopo gli studi in legge a Padova, diventa professore di eloquenza nella stessa città, finché nel 1567 passa al servizio di Alfonso II d'Este, presso cui sarà poeta di corte - assieme a [[../Torquato Tasso|Torquato Tasso]], già conosciuto nell'ambiente patavino - e diplomatico.<ref>P. Bargellini, ''Pian dei Giullari'', Firenze, Vallecchi, vol. II, 1952, p. 348</ref>
 
Quando nel 1573 il trono di Polonia rimane vacante, le ambizioni di numerosi principi e potenti si indirizzano verso est, nella speranza di ricoprire il prestigioso ruolo che sarebbe stato assegnato tramite elezione. Anche Alfonso, che era rimasto vedovo per la seconda volta, nutrendo questa ambizione, invia in Polonia Guarini per sondare il terreno, ricevendone notizie confortanti, tanto che a Ferrara già si cantava vittoria.
 
Guarini deve fare un secondo viaggio nel novembre 1575, rischiando di annegare nelle acque in tempesta del Danubio e di venire rapito dai briganti cosacchi. Gli sforzi di promuovere il proprio signore saranno però vani, perché le elezioni vedono una netta vittoria di Stefano Báthory, il voivoda di Transilvania.<ref>L. Chiappini, ''Gli Estensi'', Milano, Dall'Oglio, 1967, p. 298</ref> Il poeta rievocherà più avanti le avventure del viaggio nel ''Discorso sulle cose di Polonia''.
 
Guarini lascia nel 1583 la corte per trascorrere un periodo nella sua villa del Polesine, con l'intenzione di attendere a una favola pastorale, di cui aveva già avuto l'idea dopo aver assistito alla rappresentazione dell'''Aminta'' di Tasso dieci anni prima all'isola del Belvedere.<ref>S. Guglielmino, H. Grosser, ''Il sistema letterario'', vol. 2/A, Milano, Principato, 1996, p. 348</ref> Inizia quindi la composizione del ''Pastor fido''.
 
Tornato da Alfonso nel 1585, interrompe il rapporto nel 1588. È alla corte granducale toscana dal 1599 al 1601, e dal 1602 al 1604 alla corte urbinate di Francesco Maria II della Rovere. Muore a Venezia il 7 ottobre 1612.
 
== ''Il pastor fido'' e le altre opere ==
{{vedi source|Il pastor fido}}