Storia della letteratura italiana/Rondismo: differenze tra le versioni

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Il rondismo è un movimento letterario sviluppatosi a Roma attorno ai redattori della rivista letteraria ''La Ronda'', fondata nel 1919 da un gruppo di letterati che osteggiavano l'avanguardia riproponendosi il ritorno a uno stile classico, di cui consideravano incarnazione componimenti quali le Operette morali di Leopardi.<ref name=treccani>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia//la-ronda/|titolo=Ronda, La|sito=Treccani.it|accesso = 26 febbraio 2015}}</ref>
 
IlNegli rondismoanni èdel primo dopoguerra si fa strada nella letteratura italiana una necessità di un ritorno all'ordine. Tra i principali sostenitori di questa tendenza ci sono gli esponenti del rondismo, un movimento letterario sviluppatosi a Roma attorno ai redattori della rivista letteraria ''La Ronda'', fondata nel 1919 da un gruppo di letterati che osteggiavanoosteggiano l'avanguardia riproponendosi il ritorno a uno stile classico, diprendendo cuia consideravanomodelli incarnazionetesti componimenti qualicome le ''Operette morali'' di Leopardi.<ref name=treccani>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia//la-ronda/|titolo=Ronda, La|sito=Treccani.it|accesso = 26 febbraio 2015}}</ref>
== I temi e lo stile del rondismo ==
Già dal titolo, ispirato alla ronda militare, i redattori esplicitavano l'intenzione di proporre una sorta di "richiamo all'ordine" al mondo letterario.<ref name=treccani/>
 
== Il richiamo all'ordine ==
Il rondismo tende infatti a riallacciarsi alla tradizione letteraria di Giacomo Leopardi e di Alessandro Manzoni, rifiutando in primis il [[../Futurismo|futurismo]] e contrapponedosi all'[[../Ermetismo|ermetismo]] oltre al superamento del estetismo [[../Gabriele D'Annunzio|dannunziano]],<ref name=treccani/> senza però essere troppo conservatrice. A esempio l'opera ''Viaggi nel tempo'' di Vincenzo Cardarelli è influenzata dalle ''Operette morali'' del Leopardi.<ref>{{cita web|url=http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/letteratura-italiana/il_novecento_/a6_gli_anni_venti_e_trenta/a-La-Ronda--e-il-rondismo.html|titolo=La Ronda e il Rondismo|sito=Sapere.it|accesso=9 agosto 2015}}</ref>
''La Ronda'' viene fondata nell'aprile del 1919 da un gruppo di sette intellettuali: Vincenzo Cardarelli (che la diresse dal 1920), Riccardo Bacchelli, Antonio Baldini, Bruno Barilli, Emilio Cecchi, Lorenzo Montano, Aurelio Emilio Saffi. Già dal titolo, ispirato alla ronda militare, i redattori esplicitano l'intenzione di proporre al mondo letterario una sorta di "richiamo all'ordine".<ref name=treccani/>
 
Il rondismo tendesi infatti a riallacciarsiriallaccia alla tradizione letteraria di [[../Giacomo Leopardi|Leopardi]] e di [[../Alessandro Manzoni|Manzoni]], rifiutando ''in primis'' il [[../Futurismo|futurismo]] e contrapponedosiopponendosi all'[[../Ermetismo|ermetismo]] oltree ala chi teorizzava il superamento del estetismo [[../Gabriele D'Annunzio|dannunziano]],<ref name=treccani/> senza però esseretenere una linea troppo conservatrice. A esempio l'opera ''Viaggi nel tempo'' di Vincenzo Cardarelli è influenzata dalle ''Operette morali'' del Leopardi.<ref>{{cita web|url=http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/letteratura-italiana/il_novecento_/a6_gli_anni_venti_e_trenta/a-La-Ronda--e-il-rondismo.html|titolo=La Ronda e il Rondismo|sito=Sapere.it|accesso=9 agosto 2015}}</ref>
Sulle pagine de ''La Ronda'' i futuristi e il futurismo vennero violentemente attaccati e denominati distruttori letterari e Giovanni Pascoli venne accusato di essere responsabile della decadenza della letteratura contemporanea.<ref>{{cita web|url=http://www.scuolaromana.it/riviste/ronda.htm|titolo=Approfondimento su La Ronda|sito=Archivio della Scuola Romana|accesso=9 agosto 2015}}</ref>
 
InSulle pagine della ''Ronda'' i futuristi e il futurismo sono violentemente attaccati e denominati distruttori della letteratura, mentre [[../Giovanni Pascoli|Pascoli]] è accusato di essere responsabile della decadenza della letteratura contemporanea.<ref>{{cita web|url=http://www.scuolaromana.it/riviste/ronda.htm|titolo=Approfondimento su La Ronda|sito=Archivio della Scuola Romana|accesso=9 agosto 2015}}</ref>

Il movimento non diededarà però i frutti sperati, nonpoiché allontanandosinon poisi tantoallontanerà nei risultati dall'estetismo dannunziano e dal frammentismo di Papini e dello stesso Soffici, collaboratore della rivista''Ronda''. La sua influenza sulle nuove correnti ermetiche e sulla cosiddetta "prosa d'arte", che andavano maturando nel periodo, fuè però notevole.<ref name=treccani/><ref>{{cita web|autore = Carla Gubert|titolo = La prosa d'arte italiana dell'entre-deux-guerres|url = http://www.lett.unitn.it/dip-sfs/dottorati/gubert_titolo.htm|accesso = 9 febbraio 2015}}</ref><ref>{{cita libro|titolo = Novecento letterario italiano ed europeo: autori e testi scelti|volume = 1|autore = Giovanni Casoli|anno = 2002|editore = Città Nuova|p = 89|url = https://books.google.it/books?id=pZW2cd1Te-AC|isbn = 9788831192637}}</ref>
 
== Vincenzo Cardarelli ==
{{vedi source|autore=Autore:Vincenzo Cardarelli}}
Vincenzo Cardarelli, il cui vero nome è Nazareno Caldarelli, nasce a Corneto Tarquinia il 1º maggio 1887. Ha un'infanzia difficile: menomato al braccio sinistro, viene cresciuto dal padre dopo che la madre ha abbandonato la famiglia, e durante l'infanzia deve fare affidamento sulle cure e la carità di estranei. Nel 1905, alla morte del padre, abbandona il paese natio e si trasferisce a Roma dove, privo di un'istruzione, si dedica alle letture più varie. Tenta la fortuna avvicinandosi ai movimenti socialisti e dedicandosi al giornalismo, approdando infine alla redazione dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!''. Tra il 1906 e il 1912 ha inoltre una relazione con [[../Vociani#Sibilla Aleramo|Sibilla Aleramo]].
 
In seguito si allontana dagli ambienti socialisti e inizia a gravitare attorno alle principali riviste culturali dell'epoca: nel 1911 pubblica uno scritto sulla ''Voce'', quindi inizia a collaborare al ''Marzocco''. Compaiono in questi anni le prime poesie, lo scritto ''Metodo estetico'' (in cui critica [[../Benedetto Croce|Croce]]) e la raccolta di prose intitolata ''Prologhi''. Nel 1926 collabora attivamente alla ''Voce'' diretta da De Robertis, maturando le convinzioni intellettuali che porteranno alla fondazione della ''Ronda'' nel 1919. Dirigerà la rivista fino al 1923, quando cessano le pubblicazioni.
 
In questi anni vedono la luce varie raccolte di prose, tra cui ''Viaggi nel tempo'' (1920), ''Terra genitrice'' (1924), ''Favole e memorie'' (1925), ''Il sole a picco'' (1929), ''Parole all'orecchio'', ''Parliamo dell'Italia'' (entrambe del 1931), ''Il cielo sulle città'' (1939), ''Rimorsi'' (1944), ''Lettere non spedite'' (1946), ''Solitario in Arcadia'' (1947), ''Villa Tarantola'' (1948). Più esigua è la sua produzione poetica: nel 1934 pubblica la raccolta ''Giorni in piena'', che nel 1936 esce, in una versione accresciuta, con il titolo ''Poesie''. Pur continuando a collaborare con varie riviste e rimanendo uno degli animatori della cultura romana del periodo, negli ultimi anni si chiude sempre più nella propria solitudine. Muore a Roma il 18 giugno 1959.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La poesia, la saggistica e la letteratura drammatica del Novecento | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=166 }}</ref>
 
L'opera di Cardarelli si caratterizza per il culto dello stile e per il tentativo di coniugare i modelli della tradizione con le esigenze della sensibilità moderna. Le sue prose fondono lirismo, moralismo favolistico, descrittivismo e impressioni memoriali. La sua poesia si colloca nel solco della poetica che animava ''La Ronda'' e tenta di unire classicismo e modernità, rifacendosi ai modelli più alti della lirica italiana, da [[../Francesco Petrarca|Petrarca]] a Leopardi. Vengono quindi respinti il frammentismo dei vociani e le espressioni quotidiane tipiche dei crepuscolari. Tuttavia, Cardarelli rifiuta le forme poetiche troppo chiuse, ricorre al verso libero e rinuncia alla rima. Anche i temi trattati si richiamano al passato ma si innestano su questioni vicine alla sensibilità contemporanea.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La poesia, la saggistica e la letteratura drammatica del Novecento | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | pp=166-167 }}</ref>
 
== Emilio Cecchi ==
Critico letterario e intellettuale di vasta cultura, Emilio Cecchi (Firenze, 14 luglio 1884 – Roma, 5 settembre 1966) ha scritto frammenti di prosa "creativa" pubblicati non solo sulla ''Ronda'' ma anche su altre riviste e poi raccolti in vari volumi (''Pesci rossi'' del 1920, ''L'osteria del cattivo tempo'' del 1927, ''Qualche cosa'' del 1931, ''Corse al trotto'' del 1936, e altre). Guardando al classicismo fiorentino e all'empirismo inglese, Cecchi è lontano dalle generalizzazioni e dagli schemi ideologici, ha una spiccata vena ironica ed è dotato di senso del limite. Descrive le cose più marginali ricorrendo a uno stile prezioso e misurato, lascia emergere i segreti degli oggetti, i loro lati più inquietanti, ricoprendoli però con varie cautele.<ref name="Ferroni863">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=956 }}</ref>
 
== Riccardo Bacchelli ==
Riccardo Bacchelli (Bologna, 19 aprile 1891 – Monza, 8 ottobre 1985), diversamente dagli altri rondisti, si orienta verso il romanzo storico di ispirazione manzoniana, costruendo trame complesse con sofisticati intrecci narrativi, e ricorrendo al realismo linguistico. Tra le sue opere più conosciute, nelle quali dimostra grande attenzione per le forme del romanzo europeo contemporaneo, ci sono ''Il diavolo al Pontelungo'' (1927) e il ciclo in tre parti ''Il mulino del Po'' (1938-1940).<ref name="Ferroni863" />
 
== Bruno Barilli ==
Bruno Barilli (Fano, 14 dicembre 1880 – Roma, 15 aprile 1952) conduce invece una vita irregolare e nel corso della sua attività intellettuale si occupa di musica, critica musicale e giornalismo. Nella sua prosa, che prende le mosse dal frammentismo, l'interesse per la musica e il colore si fondono con una corposa sensualità e un senso del vagabondaggio. Tra le sue opere si ricordano ''Delirama'' (1924), ''Il paese del melodramma'' (1930) e ''Capricci di vegliardo'' (1951).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=957 }}</ref>
 
== Note ==
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== Altri progetti ==
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