Caccia tattici in azione/USN: differenze tra le versioni

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Con 2.555 Hellcat consegnati nel solo '43, oramai era stato facile riequipaggiare le unità della Marina. Vennero usati per sbarchi come quelli sulle Salomone, Gilbert e Marshall.
 
[[File:F6F inHellcat is pushed on flight deck elevator CVL26aboard USS Monterey (CVL-26) in June 1944 (80-G-414667).jpg|350px|left|thumb|Ecco come funzionava il ripiegamento alare degli Hellcat]]
Queste battaglie causarono ai giapponesi perdite molto gravi, mentre gli americani non le ebbero, e i loro piloti divennero più esperti e fiduciosi. Dall'inizio del '44 erano disponibili motori da 2.200 hp grazie all'iniezione d'acqua. Quest'aereo era ancora più potente, e così per l'F6F-5. Il 17-18 febbraio, solo a Truk, la principale base avanzata giapponese, vennero accreditati di 127 aerei e 86 distrutti al suolo. Poi fu la volta di Palau, 29-30 marzo, circa 150 vittorie aeree. Tutto ciò era stato fatto dagli F3F, e così fu -almeno in gran parte- per le Marianne, quando il 19 giugno vi fu una battaglia aereonavale di proporzioni mai viste né prima né dopo di allora. In tutto, i Giapponesi avevano 9 portaerei e 500 aerei basati a terra, ma questi ultimi furono in larga parte spazzati via da un attacco preventivo americano, mentre i contrattacchi giapponesi furono inefficaci, ma al contrario, i piloti giapponesi rivendicarono successi molto superiori a quanto ottenuto. Così le flotte si scontrarono con i Giapponesi che erano convinti di avere inflitto già danni sufficienti al nemico, che ora sarebbe stato alla loro portata. Eppure, la loro ricognizione aerea li aveva informati bene sulla posizione dell'USN. In ogni caso, attaccarono per primi loro, cercando di colpire le portaerei. Si verificò quello che era accaduto a Midway, ma a parti invertite, e con una concentrazione di forze ancora più impressionante. Ma stavolta, furono i più deboli a perdere. Non vi furono molti margini per la fortuna: i radar americani guardavano dappertutto, non ci potevano essere attacchi di sorpresa controsole, come accadde a Midway ai danni delle portaerei giapponesi. Le formazioni aeree d'attacco vennero annientate una dietro l'altra, come la cavalleria pesante francese a Crecy, o in termini cinematografici, nella battaglia finale di Kagemusha. E non era solo questo: i sottomarini giapponesi, in perlustrazione avanzata, subirono perdite allucinanti: ben 17 su 25, sei dei quali dal solo USS England, un caccia di scorta decisamente molto efficace. Invece i sottomarini americani, oltre a dare notizia della presenza delle navi giapponesi, attaccarono con i siluri. Prima venne colpita la grande portaerei Shokaku, una veterana della guerra, che era in azione con la gemella Zuikaku. La nave riuscì a tenere per circa 3 ore nonostante gli incendi e gli allagamenti, ma poi vi fu un'esplosione micidiale di bombe d'aereo, che la squarciarono e mandarono a picco. Un'altra grande portaerei era la Tahio, questa era nata come evoluzione dei disegni precedenti e incorporava in particolare una novità: il ponte di volo corazzato con 80 mm di acciaio. Sarebbe stata ideale per reggere i colpi a Midway, era l'unica portaerei nella guerra del Pacifico, assieme alla connazionale Shinano e alle navi britanniche, ad avere questo sistema protettivo. Ma invece, venne colpita da due siluri. Uno non esplose, l'altro sì, ma non causò danni significativi: a differenza della HMS Ark Royal, fu possibile così continuare la navigazione. Il siluramento della Shokaku distrasse forse un po' troppo a bordo della Tahio, e i danni a bordo vennero forse ignorati. In realtà, un serbatoio si era rotto e si stavano diffondendo vapori infiammabili a bordo. Ad un certo punto bastò una scintilla, e la grande nave venne scossa da un'esplosione terribile, che arrivò dalle sue viscere, fino ad aprire il ponte corazzato come una scatola. Fece quindi la fine della USS Lexington, ma questa ebbe 216 vittime su circa 2.810, mentre la Tahio perse il 75% dei suoi 2.100 uomini, diventando una orrenda pira funebre per tante vittime quante quelle del Titanic. Ironia della sorte, se così si può dire, proprio la nave nata con un ponte corazzato fu distrutta dai siluri, contro i quali nulla poteva, anzi poteva solo fare da zavorra per facilitare l'affondamento o il capovolgimento della nave. Anche la Shinano sarebbe stata affondata da un sottomarino americano. Così i giapponesi persero ancora prima della battaglia due delle loro 3 portaerei principali: quale peggior auspicio per l'esito finale. Alla fine della giornata, gli americani non solo respinsero gli aerei giapponesi -le cui formazioni erano molto indebolite dalle perdite di cui sopra- ma contrattaccarono, al limite della loro autonomia (che evidentemente era inferiore a quella dei più leggeri avversari). Alla fine della giornata i Giapponesi avevano perso 400 aerei e 3 portaerei.