La religione greca/La religione greca nel periodo arcaico e classico/Il culto: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 1:
'''LA RELIGIONE GRECA.'''
Le principali modalità con cui l'uomo greco si relazionava al "divino" erano la preghiera, la divinazione e il sacrificio<ref>Jan N. Bremmer. ''Modi di comunicazione con il divino: la preghiera, la divinazione e il sacrificio nella civiltà greca'', in ''Storia Einaudi dei Greci e dei Romani'', vol.1 I Greci nostri antenati (a cura di Salvatore Settis). Torino, Einaudi, 2008, p. 239</ref>.
 
Mentre «Il luogo privilegiato in cui la divinità incontra l'uomo è il santuario.»<ref>Fritz Graf. ''Gli dèi greci e i loro santuari'', in ''Storia Einaudi dei Greci e dei Romani'', vol.3. Torino-Milano, Einaudi/Sole 24 Ore, 2008, p.352.</ref>.
 
Le principali modalità con cui l'uomo greco si relazionava al "divino" erano il luogo, il sacerdozio e la preghiera.
 
'''Il luogo.'''''
«Il luogo privilegiato in cui la divinità incontra l'uomo è il santuario.»
L'area del culto greco, il santuario, consiste in un terreno adibito a luogo sacro indicato con il nome di''témenos''
Il ''témenos'' è spesso separato dal circostante terreno considerato non puro da un muro di cinta alto più di un uomo e interrotto da un ingresso.
Line 13 ⟶ 14:
Infine l'onestà, che riguardava la condotta morale: i santuari erano interdetti ai criminali e agli assassini.
 
'''Sacerdote e sacerdotessa.'''
 
La religione greca potrebbe essere senz'altro definita come una religione senza sacerdoti: non esiste un ceto sacerdotale come gruppo chiuso, con una tradizione, educazione, consacrazione e gerarchie fisse; persino nei culti più consolidati non esiste una "dottrina", ''disciplina'', ma solo un "costume".La Grecia ignorava caste sacerdotali e clero; i suoi sacerdoti non svolgevano le loro funzioni a vita, salvo eccezione, ma durante un periodo determinato, spesso di un anno. Senza aver ricevuto una formazione particolare, erano, secondi i casi, designati per diritto di eredità (come a Eleusi), oppure per estrazione a sorte, o per elezione, o su raccomandazione di un oracolo o perfino, in Asia minore, dopo aver pagato per una carica messa all'asta. Ovviamente nel caso di cerimonie importanti l'incarico di offrire libagioni, pronunciare preghiere a nome della collettività e dirigere il rito era compito di una personalità importante dotata anche dei mezzi economici per ricoprire questo ruolo. Tale personalità poteva essere, a seconda dei casi, il capofamiglia, il magistrato, il ''basileús''. Ne consegue anche che la proprietà del santuario è del dio e non quindi dei sacerdoti officianti, i quali raramente lo abitano anche se, comunque, sono coloro a cui è affidato il compito di gestirlo. Il sacerdote e il suo corrispettivo femminile, la sacerdotessa, sono coloro che seguono l'andamento di un santuario dedicato a un dio, sono quindi sacerdoti di quel "dio" e non di un altro, anche se è possibile che un singolo sacerdote possa assumere su di sé più incarichi. Al sacerdote spettano comunque delle concessioni, soprattutto in termini di cibo. A lui, in quanto rappresentante del dio, viene consegnato il "privilegio della carne" ovvero alcune precise parti del corpo della vittima sacrificale come le cosce o anche il rene grigliato all'inizio del sacrificio. Anche la pelle della vittima è spesso assegnata al sacerdote celebrante come ciò che fu essa. Successivamente, i premi in denaro consegnati per un sacrificio vengono depositati nel "fondo" proprio del santuario. Quindi se il sacerdozio nella religione della Grecia antica non è una scelta o una tipo di vita, resta una carica che porta grandi onori, risultando l'uomo o la donna che vi si affidano dei "consacrati". "Consacrazione" che emerge anche dal loro abito particolare, generalmente bianco o porpora, e dal fatto, ad esempio, di lasciarsi crescere i capelli e di portare una fascia intorno al capo o, ancora, di indossare una corona. Resta per costoro necessario seguire una condotta di purezza, ad esempio evitare il contatto con i morti, con le partorienti ed eventualmente regolare la propria attività sessuale o l'alimentazione. Generalmente la sacerdotessa ha cura di divinità femminile, mentre il sacerdote accudisce quelle maschili, ma non mancano notevoli eccezioni.
 
'''La preghiera.'''
 
Il termine greco antico che indica l'atto di preghiera è ''euchomai''. ''Modi di comunicazione con il divino: la preghiera, la divinazione e il sacrificio nella civiltà greca'', "gettare un grido di trionfo". Le preghiere di domanda, che sono in totale, le più rappresentate dalla tradizione, oltrepassano il principio del ''do ut des'' e rivelano, nelle loro diverse forme, un'autentica esperienza religiosa in cui il fatto di rivolgersi agli dèi, anche per un motivo modesto, intensifica e approfondisce la relazione con gli dèi stessi.»; nel secondo caso essa indica piuttosto l'invocazione del sacerdote durante il sacrificio pronunciato a nome della comunità sacrificante.
La preghiera "greca" era pronunciata in piedi, con i palmi e lo sguardo rivolti verso il cielo, quindi assumendo una postura di origine indoeuropea.
Nel caso di suppliche, l'uomo greco poteva inginocchiarsi, ma ciò capitava raramente, più facilmente alle donne meno attente in questo caso a tutelare il loro rango sociale che poteva essere sminuito da questo genere di postura. Quando la preghiera era indirizzata ai morti o agli eroi, la postura assunta consisteva in una prostrazione a terra, oppure seduta o accovacciata.
La preghiera era comunque sempre pronunciata ad alta voce, fatto salvo quei casi in cui tale modalità era impedita. A volte essa poteva assumere una intonazione musicale in qualità di "inno".
 
==Note==
<references/>
 
{{avanzamento|100%}}
 
[[Categoria:La religione greca]]