Storia della letteratura italiana/Silvio Pellico: differenze tra le versioni
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Silvio Pellico e il romanzo autobiografico ''Le mie prigioni'' sono tra i più rappresentativi esempi del Romanticismo italiano nella prima metà dell'Ottocento. La sua opera è inoltre uno dei principali esempi della letteratura memorialistica che si
== La vita ==
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Silvio Pellico nasce a Saluzzo nel 1789 da una famiglia della piccola borghesia. Dopo gli studi a Pinerolo e a Torino, si reca a Lione per fare pratica nel settore commerciale. Al suo rientro in Italia nel 1809 si stabilisce a Milano; qui, giovane entusiasta della poesia neoclassica, frequenta [[../Vincenzo Monti|Vincenzo Monti]] e [[../Ugo Foscolo|Ugo Foscolo]]. Comincia allora a scrivere, specialmente per il teatro, tragedie in versi di impianto classico come ''Laodamia'' ed ''Eufemio di Messina''.
Nel 1814 diventa istitutore nella casa del conte Porro Lambertenghi. Stringe relazioni con personaggi della cultura europea, come Madame de
Pellico e gran parte degli amici fanno parte della setta segreta di tipo carbonaro dei cosiddetti "Federati"
La dura esperienza carceraria, che si conclude con la grazia imperiale e il rimpatrio nel 1830, costituisce il soggetto dell'opera autobiografica ''Le mie prigioni'', che
▲Pellico e gran parte degli amici fanno parte della setta segreta di tipo carbonaro dei cosiddetti "Federati"; questa viene scoperta dalla polizia austriaca: il 13 ottobre 1820, Pellico, Piero Maroncelli e altri vengono arrestati. Traslati da Milano alla prigione dei Piombi di Venezia, vi rimangono dal 20 febbraio 1821. Qui, il 21 febbraio gli venne letta la sentenza: «morte [...] commutata in quindici anni di carcere duro, da scontarsi nella fortezza di Spielberg». La notte fra il 25 ed il 26 marzo 1822 partono per destinazione finale: attraverso Udine e Lubiana giungono alla fortezza dello Spielberg a Brno in Moravia.
Travagliato da problemi familiari e fisici, negli ultimi anni della sua vita
▲La dura esperienza carceraria, che si conclude con la grazia imperiale e il rimpatrio nel 1830, costituisce il soggetto dell'opera autobiografica ''Le mie prigioni'', che ebbe grande popolarità ed esercitò notevole influenza sul movimento risorgimentale, anche se il suo tono dolente non si avvicinava agli atteggiamenti dei patrioti più giovani. Metternich ammise che il libro aveva danneggiato l'Austria più di una battaglia perduta. Va ricordato anche che scrisse un testo di ''Memorie dopo la scarcerazione'' andato perduto.
▲Travagliato da problemi familiari e fisici negli ultimi anni della sua vita interruppe la produzione letteraria e visse come segretario e bibliotecario di Juliette Colbert nel Castello dei Marchesi di Barolo. Muore a Torino il 1854.
== Le mie prigioni ==
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[[Immagine:Arresto di Silvio Pellico e Piero Maroncelli - Carlo Felice Biscarra.jpg|250px|right|thumb|L'arresto di Pellico e Maroncelli in una tela di Carlo Felice Biscarra, Museo Civico di Saluzzo]]
''Le mie prigioni'' è un testo autobiografico che si svolge in un arco di tempo che va dal 13 ottobre 1820, data in cui venne arrestato l'autore, al 17 settembre 1830, giorno del suo ritorno a casa. In essa Pellico descrive la sua esperienza di detenzione nel carcere dello Spielberg in seguito alla sua adesione ai moti carbonari. Pellico
L'eco del romanzo
== Note ==
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