Palio di Romano: differenze tra le versioni

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Alla morte di [[Ezzelino III da Romano]] (25 aprile 1194-27 settembre 1259) e dopo l’eccidio a San Zenone di tutta la famiglia del fratello [[Alberico da Romano|Alberico]] (26 agosto 1260), le città sottomesse come Padova, Vicenza e Treviso festeggiarono la caduta del signore Da Romano facendolo nel più classico dei modi di allora: la corsa di cavalli, il palio per contrade appunto. Addirittura qualche comune enfatizzò la morte di Ezzelino al punto da festeggiare annualmente la ricorrenza (ad esempio Bassano). Romano d'Ezzelino ne ricorda la figura di condottiero, di stratega politico militare molto vicino a [[Federico II di Svevia]] , di uomo grande tra i grandi, attraverso una corsa di asini: il Palio di Romano appunto.
 
Tutto iniziò il 27 ottobre 1970, quando la Pro loco avviò un dialogo con il gruppo operativo di “Polenta e luganaega” per ravvivare l'appuntamento della Candelora, sagra patronale del paese. Così nacque l’idea della corsa degli asini, in quanto era l'animale domestico più comune nelle famiglie contadine del paese. La data fissata del 1° palio fu in occasione della sagra paesana del 7 febbraio 1971, la festa della Candelora (2 febbraio), da qui il nome “Gruppo Folkloristico Siriola” (Candelora, cero, sero, seriola). Il tracciato della corsa si sviluppava lungo un percorso che partiva dall’incrocio di Romano, via Dante, via Zaghi, piazzale Cadorna. Fatto il percorso, il gruppo Siriola organizzò le contrade studiando assieme alla pro loco nomi e stendardi per un totale di 12 contrade (altre 3 si aggiungeranno nella rappresentanza delle 3 frazioni del comune). La parte coreografica per la sfilata ed il comportamento dei personaggi in costume fu affidata all'insegnate Maria Orio di Bassano che assieme ai contradaioli si dedicò alle innumerevoli prove effettuate nella strada di Valle Santa Felicita. 
 
La corsa, preceduta da un imponente corteo storico, oggi si svolge alla prima domenica di maggio.
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== Contrade ==
Gli stendardi sono frutto dello studio della Pro Romano che ha tratto spunto da quelli delle famiglie storiche  vissute nelle rispettive contrade. La maggior parte di questi sono ricavati da un albero genealogico dipinto nella villa Stecchini a Romano. Per quanto riguarda la stesura degli stendardi, l’allora direttore de ''Il Nuovo Ezzelino'' Gabriele Farronato assieme al presidente della Pro Loco Domenico Farronato svolsero la parte documentaristica, mentre  Guido Petrin, vignettista de ''Il Nuovo Ezzelino'', fece  i disegni veri e propri. Questo gruppo di persone  successivamente predispose  una raggiera di stendardi e nel 1981 il Comitato Siriola scelse quelli più idonei alle contrade.
 
'''Cà Cornaro'''
 
Nota come il Fossà dal nome della strada di confine è stata spesso motivo di lite con Bassano per questione di confine. I Cornaro giunsero a Romano alla fine del 1500, subentrando ai Zane.  Nel 1690 la villa risulta di proprietà del Cardinale Giorgio Cornaro ed essa fu anche posto di soggiorno per la regina di Cipro, Caterina Cornaro. Figura importante di questa villa fu Giovanni Cornaro, 96° doge di Venezia (1600 circa). La villa cinquecentesca venne rimaneggiata e affiancata dalla poderosa costruzione settecentesca. All’inizio  del 1900, la famiglia Rossi di Crespano allestì un ippodromo per gare internazionali di trotto mentre nel 1955 i Fatebenefratelli la adattarono a collegio. Lo stendardo si rifà al vescovo Cornaro.
 
'''Carlessi'''
 
Contrà Carlessi è posta nell’antichissima contrà delle Acque. I Carlesso conosciuti come De Lial, erano originari da Angarano di Bassano e giunsero a Romano nel sec XV  stabilendosi lungo la strada Feltrina che si affiancava al torrente S. Felicita da contrà Ghiaia sino a Cà Cornaro.  Il cognome ha subito molte variazioni negli anni  e nel XVIII  i Carlesso furono i più numerosi del comune.  Negli ultimi 200 anni si diffusero  anche in altre contrade del paese e troviamo dei Carlesso a Fellette nel XVII sec. che vi erano giunti dopo una breve permanenza a San Giacomo. Lo stemma apparteneva a una delle famiglie più illustri del paese, poi trasferita a Bassano: i Da Roman.
 
'''Castello'''
 
Lo stemma è quello di Alberico da Romano (1196-1260) fratello minore di Ezzelino III. L’animale rappresentato è un grifone mostruoso con la parte anteriore a corpo d’aquila e l’altra metà leone. Il grifone è anche lo stemma di Perugia e del Genoa. La sua coda a freccia richiama agli Ezzelini. Come contrà Castello si intende tutta l’area attorno al col Bastia dove sorgeva il castello  ed il borgo fortificato di Romano.[[File:Lavandare 099.jpg|thumb|Angolo Rustico delle lavandare]]'''Farronati'''
 
Contrada caratteristica di Romano con particolare serie di case vecchie disposte a elle, situate allo sbocco della valle S. Felicita, racchiuse a nord dalla strada e a est dalla roggia Rea o Fontana Maor (fontana maggior, roggia Santa Felicita). La grande corte interna che divide in due il borgo in origine aveva un portone che chiudeva l’ingresso nord. Il nome Farronati richiama ad un insediamento barbarico. La borgata è culla dei discendenti Farronato e Ferronato della zona; nel tempo alcune ragazze hanno sposato dei Bergamo provenienti dalla vicina Semonso. Lo stemma adottato per la contrada raffigura il pezzo più importante del comune: il pluteo di epoca longobarda (se non gothica) rinvenuto sul Colle Bastia durante la demolizione della chiesa del 1913.
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'''Marchi'''
 
È il nome di un vecchio nucleo abitato posto ad occidente del Pradonegal (Prato Domenicale) dove si svolgeva l’antico mercato di Valle Santa Felicita.  Sembra che questo nome abbia soppiantato quello dei Bontorin a causa del frequente ripetersi  del soprannome MARCHI  in alcune famiglie. Un’altra interpretazione del nome, pare sia perché era la zona di confine del mercato attigua ai Bontorin (marcare = segnare il confine).  Di questa contrà è tipica la curva dei Matioi, una curva a gomito, molto stretta posta in mezzo al borgo vecchio dei Tonin detti Matioi appunto. Lo stendardo si rifà ai Rinaldi (dal tedesco rin aldo, aldo= servitore, come le persone nel mercato al servizio degli altri).
 
'''Molinetto'''
 
È così detta per distinguere il molino da quello principale del col Molin (vedi contrà Zaghi). Questa zona era più nota come di Roman irrigata dal fontanazzo Rea dove l’abate Stecchini  fece costruire  la splendida villa nella seconda metà del 1600. Lo stemma ricorda uno  Stecchini che faceva di professione l’erborista (la rosa canina  sta ad indicare l’erba officinale)
 
'''Palù'''
 
Il simbolo si rifà ai Bono de fu Ventura poi Bonaventura, Bontorin. La contrada è l’attuale via Ghiaia, zona di sorgenti e con una roggia molto utilizzata dalle lavandare della zona (palù, palude).  In questa contrada troviamo famiglie dei Farronato (Dori), Bontorin (Cussori), Andriollo (Miceoni), Frison, Camazzola (Ope) e Farronato (Jati). Una volta via Meneghetti si spingeva fino a metà dell’attuale via Ghiaia terminando poco prima dell’incrocio con la stradina dei Farronati, al livello della roggia dei Jati.
 
'''Pragalera'''
 
Contrà Pregalera, la famosa Petra Galera del sec.XIV oggi fa riferimento a via Pragalera che porta alla colombara Brocchi Dal Corno ( Brocchi, il famoso geologo di cui porta il nome un importante liceo bassanese). Fino al 600 Pria Galera o Pra Galera comprendeva anche l’attuale via Rivoltella ed è stata motivo di infinite liti con Pove per i confini comunali. L’importanza di questa zona è determinata da una strada ancor oggi misteriosa: la così detta “pista dei Veneti” una linea di comunicazione da San Bortolo  di Pove al Piave. Detta strada segnò il confine Pove-Bassano-Romano. Lungo l’attuale via Pragalera si trova una strada passaggio per chi proveniva da Pove denominata (quella che passa dietro la segheria Crestani). Nel cuore della contrà c’è la colombara che il Cevese reputa sia stato castello di Ezzelino, basandosi sulle tracce degli affreschi del XV secolo. Sicuramente si tratta di una torre fortezza a guardia della strada stessa ed in posizione che domina l’intera zona posseduta nel sec. XVI dal conte Dal Corno. Lo stemma della contrada è della famiglia Dal Corno.
 
'''Rivoltella'''
 
Rivoltella richiama alla sua posizione di riva sinistra del Brenta come terrazzamento alluvionale lasciato dal fiume. Fino al XIX  secolo, Rivoltella indicava la zona di San Vito con Rivoltella Alta e Bassa. La via segna il confine tra Bassano e Romano ed era strada nazionale della Valsugana finché non fu costruita quella del Cà Sette. Lo stemma è quello degli Zambelli, una famiglia tra i maggiori proprietari della zona, che acquisì  il titolo  di nobili veneti.
 
'''Signori'''
 
Nome tipico della contrada da cui hanno avuto origine i Dissegna discendenti da una famiglia di Angarano e da un Buoninsegna. Il nome subisce molte variazioni fino a diventare Segna da Romano nel sec. XVI. Da Segna uscirono i nomi  De Segna e Signor o Segnor, questi ultimi sparirono negli anni mentre De Segna passò in Dessegna e poi Dissegna. La contrada anticamente era detta di Pedemonte ma assunse quella di Signori o contrà dei Dissegna nel  seicento.  Da queste abitazioni uscirono tutti i Dissegna che Romano ha conosciuto: Muffoi, Duro, Dua, Miceeta,  Mamea, Squacio ed infine i Guagni. Dai Guagni ebbero origine gli Stanga, Cei, Osea. Lo stemma si rifà ai boninsegna.[[File:Medaglia delle 12 contrade del Palio.jpg|thumb|Medaglia raffigurante le 12 contrade del Palio di Romano in occasione del 25°]]'''Valle'''
 
Su questa valle si svolgeva un mercato fin dall’anno mille quando l’imperatore Ottone I concesse ai futuri conti di Collalto di aprire un mercato. Dal 1297 la valle divenne posto per monaci, successivamente vi furono le monache dette Pizzocchere e dal 1404 si insediarono gli eremiti. La gente di Semonzo, per ricordare la caduta di Napoleone del 1815, innalzò un capitello in collaborazione con Romano. Nel 1922, la gente di Romano, per ringraziare del Buon Consiglio al mancato ordine di abbandonare il paese durante la guerra costruì attorno il sacello. Lo stemma simboleggia i Benedettini  cui appartenevano i due monasteri in valle. In esso sono apposte due palme come simbolo religioso e affini ai Donati, Donazzan.
 
'''Zaghi'''
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'''Torre''' (San Giacomo)
 
San Giacomo, una volta contrà di Torre nel cui sito c’era la chiesetta di San Giacomo, era costituito da tre piccoli borghi disposti lungo la vecchia strada asolana. Il nome torre conferma una fortezza lungo questa importante antica arteria, abbandonata nel 600 per l’attuale statale 248. Il fatto storico più importante è legato alla festa che si celebrava ogni anno al primo di maggio: il podestà di Bassano col suo seguito doveva assistere alla celebrazione della messa nella chiesetta di San Giacomo e offrire ai presenti le frittelle.  Tutto ciò in ricordo dell’aiuto ottenuto dagli abitanti di San Giacomo in favore dei  bassanesi e veneziani nella battaglia contro i tedeschi dell’imperatore Massimiliano Arisdordo avvenuta nel 1508 e a ricordo della quale si conservarono nella chiesa 24 spade appese all’altare principale. Di queste ne erano rimaste due fino a qualche decennio fa, ma poi, pare siano andate in mano ad un antiquario. Il 1° maggio 1999, la comunità di San Giacomo, ha organizzato la rievocazione storica in costume detta “Festa delle Spade” con il sindaco di Bassano, Lucio Gambaretto, anche lui in costume, che consegnava le frittelle (sambuchelle) ai nostri paesani.  La chiesetta Torre fu restaurata ed inaugurata il sabato 10 ottobre 1998. Lo stemma raffigura una torre.
 
'''Marze''' (Fellette)
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Fellette è la prima parrocchia a staccarsi da Romano, e per la sua posizione rispetto allo sbocco del Brenta fu scelta come insediamento romano testimoniato anche dai cippi stradali dell’epoca. A lato dell’antica chiesa del SS. Redentore, c’è Cà Bellegno e poco più a nord il borgo di Fellette, nel punto di confluenza della roggia Cornara con il rio Mardignon. A est di questo antico borgo, si disperdeva una diramazione del Mardignon nella Fossa Salera che creava acque stagnanti, marce (marze). Lo stemma raffigura il cippo confinario romano con l’aggiunta del sigillo della curazia di Fellette del 1700. Intorno al Redentore è scritto il motto “Dexetra Sua Fecit Virtutem” (della sua destra fece virtù).
 
'''Lanzarini'''  (Sacro Cuore)
 
Lanzarini sta ad indicare praticamente tutta la frazione di Sacro Cuore, identificata col borgo unico abitato dai  Lanzarini giunti in paese verso la fine del 1400. Più precisamente i Lanzarini appaiono in un documento di affittanza o livello (cessione di un godimento di un terreno anche perpetuo con l’obbligo di apportarci migliorie e a fronte di un pagamento annuo) fatto dalla gente di Romano a due persone di 100 campi bassanesi nel 1480 dove tra questi c’era un Lanzarin dalle Nove. Lo stemma è dei Lanzarin (Lancerin)che ricorda lo spirito guerriero con una lancia azzurra in campo argentato. 
 
Albare (Sacro Cuore)
 
Questa contrada è nata spontaneamente nel palio 2004 per distinguersi dalla Lanzarini di Sacro Cuore. I residenti di via Albere organizzavano l’angolo rustico presso la casa dei Donazzan detti Moda situata in via Albere e per spirito di appartenenza hanno voluto rimarcare la loro identità proponendosi al palio sotto il nome di contrà Albare. Poco ad est della casa dei Moda c’è casa Remondini  col suo portico imponente. In questa abitazione alloggiarono le truppe napoleoniche. Nel dialetto romanese, l’albara è la pianta della betulla, precisamente quella col tronco grosso e non molto alto sul cui ceppo crescono degli ottimi funghi bianchi nel periodo autunnale. La contrada è stata riassorbita da Lanzarini con il nuovo Statuto approvato nel 2011.
 
'''Nota.''' Le contrade esposte sono quelle attuali. All’inizio c’era Conti che poi confluì in Marchi. Strada  facendo alcune contrade hanno sostituito delle altre, come Marze che prese il posto di Bortignoni,  Palù sostituì Giara, Lanzarini invece Volpe e infine Torre sostituì Corte.. 
 
== Personaggi storici e costumi ==
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== Albo d'oro ==
[[File:Copertina Nuovo Ezzelino marzo 2005.jpg|thumb|Pergamena del primo vincitore del 1° Palio di Romano]]
1971    Pragalera       Gildo Donazzan
 
1972    Conti              Gabriele Bontorin
 
1973    Castello         Nino Camazzola (Moi)
 
1974    Castello         Nino Camazzola (Moi)
 
1975    Farronati       Bruno Camazzola (Ope)
 
1976    Cà Cornaro   Fabiano Carlesso
 
1977    Cà Cornaro   Fabiano Carlesso
 
1978    Farronati       Bruno Camazzola (Ope)
 
1979    Farronati       Bruno Camazzola (Ope)
 
1980    Cà Cornaro   Franco Bordignon
 
1981    Cà Cornaro   Riccardo Bordignon
 
1982    Pragalera       Federico Gheno
 
1983    Cà Cornaro   Riccardo Bordignon
 
1984    Cà Cornaro   Riccardo Bordignon
 
1985    Zaghi             Alfredo Farronato (Ciorci)
 
1986    Marchi           Moreno Tonin
 
1987    Signori           Sergio Galvan
 
1988    Molinetto      Franco Bontorin
 
1989    Pragalera       Federico Gheno
 
1990    Pragalera       Davide Donazzan (Moda)
 
1991    Palù               Andrea Farronato (Ciorci)
 
1992    Palù               Alberto Farronato (Ciorci)
 
1993    Palù               Alberto Farronato (Ciorci)
 
1994    Zaghi             Alberto Farronato (Ciorci)
 
1995    Pragalera       Federico Arsuni                             
 
1996    Zaghi             Alberto Farronato (Ciorci)
 
1997 Signori Denis Parolin
1997    Signori           Denis Parolin                                             
 
1998    Cà Cornaro   Alessio Bertollo                  
 
1999    Marchi           Manuela Rebesco
 
2000    Zaghi             Alessandro Bulla
 
2001    Farronati       Simone Dissegna
 
2002    Pragalera       Chris Gheno
 
2003    Marze            Loris Donazzan
 
2004    Torre              Matteo Siano
 
2005    Cà Cornaro   Andrea Guadagnin
 
2006    Marze            Agostino Gazzola
 
2007    Castello         Marco Benacchio
 
2008    Zaghi             Giovanni Farronato (Ciorci)
 
2009    Cà Cornaro   Matteo Gheno
 
2010    Zaghi             Giovanni Farronato (Ciorci)
 
2011    Torre              Matteo Siano
 
2012    Castello           Marco Benacchio
 
2013    Cà Cornaro     Alberto Guadagnin
 
2014    Castello          Marco Benacchio
 
2015    Molinetto       Ilaria Alban
 
== Bibliografia ==