Storia della letteratura italiana/Carlo Emilio Gadda: differenze tra le versioni

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Autore di romanzi estremamente complessi, Gadda ha rivoluzionato la narrativa italiana del Novecento. Attraverso l'uso del ''pastiche'' ha descritto nelle sue opere la trasformazione della società italiana verso la modernità.
Nel primo dopoguerra inizia anche l'esperienza letteraria di Carlo Emilio Gadda. L'opera dello scrittore milanese è destinata a rivoluzionare la narrativa italiana del Novecento. Alla base dei suoi romanzi c'è una concezione della realtà come di un "pasticcio": il mondo è un qualcosa di grottesco e "barocco" che la ragione non può seguire né comprendere. Della realtà si può quindi parlare solo ricorrendo al ''pastiche'', mescolando i registri linguistici. Ne nasce un plurilinguismo estremamente espressivo, che guarda alla tradizione italiana e che, nel secondo dopoguerra, sarà preso a modello dagli autori della [[../Sperimentalismo e neoavanguardia|neoavanguardia]].
 
== La vita ==
[[File:Gadda 1921.jpg|thumb|left|Carlo Emilio Gadda nel 1921]]
Carlo Emilio Gadda nasce a Milano il 14 novembre 1893, in una famiglia della media borghesia. Il padre è un imprenditore tessile, mentre la madre Adele Lehr è un'insegnante di lettere. Nel 1899 cadonol'attività dell'azienda va però in rovina a causa della concorrenza dei tessuti giapponesi;. aLa peggioraresituazione lapeggiora situazionepoi sonoper gli sperperi dovuti alla costruzione di una villa in Brianza. Infine, nelNel 1909 infine, il padre muore, e la responsabilità di mantenere economicamente la famiglia ricade tutta sulla madre. La declassazione sociale segna in maniera indelebile il giovane Gadda: da questi sentimenti di dolore e frustrazione, destinati a lasciare una traccia anche nella sua produzione letteraria, scaturirà un profondo rancore nei confronti dei genitori.
 
Agli anni del liceo risale la sua formazione umanistica e positivistica, che sarà una caratteristica della sua personalità e delle sue opere. Nonostante la sua predisposizione per gli studi letterari, è costretto dalla madre a seguire corsi universitari di ingegneria. In seguito Gadda nutrirà insofferenza verso la professione di ingegnere, vista come qualcosa di mortificante. Questo è inoltre un ulteriore elemento che accrescerà il cupo rancore dello scrittore verso la madre.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo= Saba, Ungaretti, Montale, Pavese, Gadda, Calvino | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=149 }}</ref>
Carlo Emilio Gadda nasce a Milano il 14 novembre 1893, in una famiglia della media borghesia. Il padre è un imprenditore tessile, mentre la madre Adele Lehr è un'insegnante di lettere. Nel 1899 cadono però in rovina a causa della concorrenza dei tessuti giapponesi; a peggiorare la situazione sono gli sperperi dovuti alla costruzione di una villa in Brianza. Infine, nel 1909 il padre muore, e la responsabilità di mantenere economicamente la famiglia ricade tutta sulla madre. La declassazione sociale segna in maniera indelebile il giovane Gadda: da questi sentimenti di dolore e frustrazione, destinati a lasciare una traccia nella sua produzione letteraria, scaturirà un profondo rancore nei confronti dei genitori.
 
Nel 1915 Gadda abbandonainterrompe gli studi universitari e parte volontario per il fronte. Animato da spirito eroicoeroismo e patriotticopatriottismo, ispiratoa loro volta ispirati dal nazionalismo di quegli anni e dalla tradizione risorgimentale, il futuro scrittore considera la guerra un'occasione di riscatto sia per la nazione (dove poteva instaurarsi un modello di vita civile ordinata) sia per se stesso. Spera infatti che l'esperienza bellica lo liberi dalle sue frustrazioni e angosce, ma queste aspirazioni si infrangeranno contro la dura realtà. Il suo ideale di ordine si scontra con la disorganizzazione in cui versa ldell'esercito, e le sue sofferenze non si attenuano, ma anzi si acuiscono. Tre episodi lo segnano profondamente: la morte in guerra del fratello maggiore, la prigionia in Germania dopo la disfatta di Caporetto, i disordini sociali che caratterizzano l'Italia del primo dopoguerra.
Agli anni del liceo risale la sua formazione umanistica e positivistica, che sarà una caratteristica della sua personalità e delle sue opere. Nonostante la sua predisposizione per gli studi letterari, è costretto dalla madre a seguire corsi universitari di ingegneria. In seguito Gadda nutrirà insofferenza verso la professione di ingegnere, vista come qualcosa di mortificante. Questo è inoltre un ulteriore elemento che accrescerà il cupo rancore dello scrittore verso la madre.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo= Saba, Ungaretti, Montale, Pavese, Gadda, Calvino | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=149 }}</ref>
 
Gli scioperi dei primi anni successivi alla Grande guerra sono, agli occhi di Gadda, un attentato contro il suo ideale di vita civile e ordinata. AderisceSimpatizza cosìper alil fascismo, che vede come una forza in grado di rigenerare il paese e ristabilire l'ordine. Ben presto però si rende conto che il regime non offre soluzioni, ma anzi finisce per aggravare la situazione italiana. Ne nasce una profonda avversione, nascosta dietro un conformismo di facciata, ma che esplode nelle opere pubblicate nel dopoguerra, come ''Quer pasticciaccio brutto de via Merulana'' e ''Eros e Priapo''.
Nel 1915 Gadda abbandona gli studi universitari e parte volontario per il fronte. Animato da spirito eroico e patriottico, ispirato dal nazionalismo di quegli anni e dalla tradizione risorgimentale, il futuro scrittore considera la guerra un'occasione di riscatto sia per la nazione (dove poteva instaurarsi un modello di vita civile ordinata) sia per se stesso. Spera infatti che l'esperienza bellica lo liberi dalle sue frustrazioni e angosce, ma queste aspirazioni si infrangeranno contro la dura realtà. Il suo ideale di ordine si scontra con la disorganizzazione in cui versa l'esercito, e le sue sofferenze non si attenuano, ma anzi si acuiscono. Tre episodi lo segnano profondamente: la morte in guerra del fratello maggiore, la prigionia in Germania dopo la disfatta di Caporetto, i disordini sociali che caratterizzano l'Italia del primo dopoguerra.
 
Negli anni della dittatura, Gadda si laurea in ingegneria e segue, senza terminarli, i corsi di filosofia. Lavora come ingegnere in varie industrie elettriche e chimiche, professione che lo porta a uscire dall'Italia. Vive in Argentina, Francia, Belgio, Germania. Infine si stabilisce a Roma presso il Vaticano. Il suo esordio letterario avviene nel 1926, quando appare su ''Solaria'' la raccolta di prose liriche ''Studi imperfetti''. Le edizioni di ''Solaria'' pubblicano anche i suoi due volumi successivi, ''La Madonna dei filosofi'' e ''Il castello di Udine''. Si trattavatratta di opere raffinate, lontane dai gusti del grande pubblico. Per questo motivo,: per anni la fama di Gadda rimane quindi confinata agli ambienti letterari.
Gli scioperi dei primi anni successivi alla Grande guerra sono, agli occhi di Gadda, un attentato contro il suo ideale di vita civile e ordinata. Aderisce così al fascismo, che vede come una forza in grado di rigenerare il paese e ristabilire l'ordine. Ben presto però si rende conto che il regime non offre soluzioni, ma anzi finisce per aggravare la situazione italiana. Ne nasce una profonda avversione, nascosta dietro un conformismo di facciata, ma che esplode nelle opere pubblicate nel dopoguerra, come ''Quer pasticciaccio brutto de via Merulana'' e ''Eros e Priapo''.
 
Nel 1931 lascia la professione di ingegnere; la riprenderà però varie volte, spinto da necessità economiche. La morte della madre nel 1936 scatena in lui sconvolgenti sensi di colpa. Da questo trauma nasce il romanzo ''La cognizione del dolore'', che sarà pubblicato solo in parte sulla rivista ''Letteratura'' tra il 1938 e il 1941. Tra gli anni quaranta e cinquanta si trasferisce poi a Firenze, dove stringe rapporti con gli ambienti culturali della città, frequentati anche da [[../Eugenio Montale|Eugenio Montale]], Carlo Bo e [[../Prosa tra le due guerre|Tommaso Landolfi]].
Negli anni della dittatura, Gadda si laurea in ingegneria e segue, senza terminarli, i corsi di filosofia. Lavora come ingegnere in varie industrie elettriche e chimiche, professione che lo porta a uscire dall'Italia. Vive in Argentina, Francia, Belgio, Germania. Infine si stabilisce a Roma presso il Vaticano. Il suo esordio letterario avviene nel 1926, quando appare su ''Solaria'' la raccolta di prose liriche ''Studi imperfetti''. Le edizioni di ''Solaria'' pubblicano anche i suoi due volumi successivi, ''La Madonna dei filosofi'' e ''Il castello di Udine''. Si trattava di opere raffinate, lontane dai gusti del grande pubblico. Per questo motivo, per anni la fama di Gadda rimane confinata agli ambienti letterari.
 
Nel 1931 lascia la professione di ingegnere; la riprenderà però varie volte, spinto da necessità economiche. La morte della madre nel 1936 scatena in lui sconvolgenti sensi di colpa. Da questo trauma nasce il romanzo ''La cognizione del dolore'', che sarà pubblicato solo in parte sulla rivista ''Letteratura'' tra il 1938 e il 1941. Tra gli anni quaranta e cinquanta si trasferisce poi a Firenze, dove stringe rapporti con gli ambienti culturali della città, frequentati anche da Eugenio Montale, Carlo Bo e Tommaso Landolfi.
 
[[File:§Gadda, Carlo Emilio (1893-1973) - Tomba al Cimitero acattolico, Roma - Foto di Massimo Consoli 01-4-2006 01.jpg|thumb|Tomba di Gadda al cimitero acattolico di Roma]]
 
La seconda guerra mondiale porta a nuove difficoltà economiche per lo scrittore. Nel 1950, grazie ad alcuni amici letterati, ottiene una collaborazione con il terzo programma della Rai, dove lavora fino al 1955. La pubblicazione del ''Pasticciaccio'' nel 1957 lo pone improvvisamente all'attenzione del grande pubblico. La sua fama si accrescecresce ulteriormente dopo l'uscita in volume, nel 1963, della ''Cognizione del dolore''. Gadda tuttavia accoglie questo successo con fastidio. Trascorre i suoi ultimi anni in solitudine, tormentato da malattie fisiche e soprattutto dalle sue angosce e ossessioni. Isolato dal mondo, insofferente alla curiosità che i ''media'' hanno nei suoi confronti, muore a Roma il 21 maggio 1973.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo= Saba, Ungaretti, Montale, Pavese, Gadda, Calvino | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=150 }}</ref><ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | pp=1006-1007 }}</ref>
 
== La realtà come labirinto caotico: il ''pastiche'' ==
Le opere di Gadda si caratterizzano per uno stile personalissimo, che mescola linguaggio quotidiano e gerghi specialistici, parole dialettali (anzitutto milanesi, ma anche romanesche, napoletane e altre), termini tecnici, vocaboli arcaici o illustri, latinismi, parole straniere, neologismi di sua invenzione. Tutti questi registri non solo coesistono nella sua prosa, ma si fondono e si scontrano, al punto che all'interno di una stessa frase si possono trovare parole appartenenti ad ambiti diversi. Si tratta della tecnica nota come ''pastiche'' (che in francese significa "pasticcio"). Nel fare questo Gadda si ricollega a un filone molto importante della letteratura italiana, quello del plurilinguismo, che ha sempre avuto una funzione di rottura rispetto alle istituzioni letterarie. Un tipico esempio di questo procedimento è il latino maccheronico utilizzato da [[../Teofilo Folengo|Teofilo Folengo]] nei suoi poemi.
 
Oltre a mescolare linguaggi e registri, Gadda ricorre spesso al procedimento dell'accumulazione caotica, con lunghi elenchi di elementi tratti da realtà tra di loro molto diverse. A questo si aggiunge l'uso di metafore ardite e immagini bizzarre; lo scrittore inoltre tende a deformare le parole e a caricarle di doppi sensi. Questo virtuosismo risponde alla concezione che Gadda ha della realtà. La società, le persone, la natura e in generale tutte le cose gli appaiono come un caos, un guazzabuglio di coseoggetti immondeimmondi. Questa concezione hanasce due matrici fuse tra loro e inestricabili l'una dall'altra: una razionale e filosofica, e una psicologica, legata alle nevrosi dello scrittore e ai traumi subiti.
 
Al caos Gadda contrappone la sua aspirazione all'ordine, che dovrebbe coinvolgere sia la realtà storica e sociale sia quella naturale. Il mondo però si è allontanato dall'ordine, in un processo di degradazione irreversibile. La realtà è esplosa in un labirinto, in cui non è possibile riconoscere tra le cose una concatenazione lineare di causa-effetto. Esistono piuttosto varie concause che la ragione, diversamente da quello che vorrebbe Gadda con la sua formazione positivista, non riesce a seguire e a comprendere. Gli oggetti di allontanano dalla perfezione dell'ordine originale e si deformano, degenerano in cose oscene e degne di provocare disgusto. (nellaNella ''Cognizione del dolore'' queste vengono definite con l'aggettivo "barocco").
 
La deformazione non riguarda solo gli oggetti e le cose naturali, ma anche la realtà sociale. L'ordine civile ideale degenera nel caos, dove trionfano la menzogna, l'ipocrisia e il cattivo gusto. È la società segnata dall'arrivismo dei ''parvenu'' e direttaguidata da una borghesia che ostenta il proprio potere e la propria ricchezza. Esempi tipici di questo caos sono le ville costruite dai borghesi in Brianza, a cui Gadda dedica alcune pagine celebri della ''Cognizione del dolore''.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo= Saba, Ungaretti, Montale, Pavese, Gadda, Calvino | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=151 }}</ref> E se il reale è un "pasticcio", anche il linguaggio usato per descriverlo non può che essere il ''pastiche''.
 
L'uso di termini bassi risponde a un'esigenza mimetica, allo scopo di mettere in luce la stupidità della realtà. Allo stesso tempo, però, gli oggetti degradati esercitano fascino sullo scrittore. Spesso Gadda indugia per pagine interee pagine nella descrizione di oggetti insignificanti, soffermandosi sui particolari più minuti. Viceversa, l'uso di un linguaggio aulico e ricercato esprime il suo bisogno di ordine e autenticità. Ma anche questi termini elevati, usati nelle descrizioni, finiscono per allargare l'immagine mostruosa degli oggetti. Allo stesso modo l'uso di metafore cerca di rispondere al bisogno di redimere le cose, nascondendone l'oscenità;. tuttaviaTuttavia, anch'esso dà il senso di una realtà multiforme che conosce continua metamorfosi.
 
Questa visione del mondo si riflette anche nella struttura delle sue opere. Da un lato, la sua aspirazione all'ordine lo porta a prendere a modello i romanzi dell'Ottocento e a costruire strutture narrative compatte che rispecchino l'organicità del mondo. Dall'altro, però, la ricerca dell'ordine si rivela impossibile e il romanzo finisce per esplodere tra le mani dell'autore. Le digressioni in cui si perde il narratore portano a disgregare il romanzo in molti frammenti. Anche le descrizioni di particolari minuti, di cui si è parlato, portano l'autore a perdere il filo della narrazione. Inoltre, un'altra caratteristica dei romanzi di Gadda è il fatto che restinorestano incompiuti: è un segno del fallimento della sua ricerca di ordine.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo= Saba, Ungaretti, Montale, Pavese, Gadda, Calvino | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=152 }}</ref>
 
== Il ''Giornale di guerra e di prigionia'' e le prime opere ==
[[File:Caporetto 24 ottobre 1917.jpg|thumb|Colonne italiane in ritirata da Caporetto poco prima dell'arrivo delle truppe tedesche il 24 ottobre 1917. In seguito alla disfatta, Gadda fu preso prigioniero dai tedeschi]]
Allo scoppio della prima guerra mondiale Gadda è un acceso interventista, e come tale siasi arruola volontario. L'esperienza del fronte rappresenta un momento chiave nella sua vita, un'occasione di riflessione critica e di travaglio interiore. A essa è dedicata la sua prima prova di scrittore, una serie di diari risalenti al periodo 1915-1919 che verranno pubblicati nel 1950 con il titolo di ''Giornale di guerra e di prigionia'' (poi ripubblicati nel 1965). Ancora estraneo a intenti prettamente letterari, Gadda propone un confronto tra la sua vita personale e la guerra. Vengono così registrati non i grandi avvenimenti della Storiastoria, ma piuttosto gli aspetti più minuti e squallidi della realtà: la disorganizzazione dell'esercito, la mancanza di senso nelle decisioni prese dal comando, la monotonia distruttiva della vita di trincea, la miseria della prigionia. Tutto questo scatena sentimenti di malinconia, ansia e turbamenti. Pur utilizzando un linguaggio secco e diretto, di tanto in tanto è possibile ritrovare una tensione verso l'autobiografismo vociano. DallDell'esperienza bellica Gadda osserva lo scarto tra i sentimenti patriottici e lo scarso senso civico dei connazionali, e scopre lo stretto nesso che lega le sofferenze individuali e quelle collettive.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | pp=1007-1008 }}</ref>
 
È però nelNel dopoguerra che Gadda si confronta con opere propriamente letterarie. La sua esperienza risponde da subito a un'esigenza di conoscere la realtà e le sue articolazioni più profonde. Tra il 1924 e il 1925 lavora a un romanzo che doveva intitolarsi ''Racconto di ignoto italiano del Novecento''. L'autore si proponeva di analizzare la complessa situazione della Lombardia tra la fine della guerra e l'avvento del fascismo. Ne rimangono però solo abbozzi e stesure provvisorie, raccolte in due quaderni e pubblicatipubblicate postume nel 1983.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=1008 }}</ref>
 
Negli anni venti svolge una riflessione sulla filosofia della conoscenza. La sua formazione tecnico-scientifica lo porta infatti a vedere un nesso tra il metodo scientifico e la letteratura, vista come conoscenza problematica del reale. Queste sue riflessioni confluiscono nella ''Meditazione milanese'', un trattato filosofico incompiuto risalente al 1928 ma pubblicato solo nel 1974.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=1009 }}</ref>
 
== Da ''La Madonna dei Filosofi'' a ''L'Adalgisa'' ==
Le successive opere di Gadda nascono dalla raccolta di brani che sono stati scritti per destinazioni diverse, talvolta risalenti a progetti mai realizzati. Ricostruire la genesi delle sue opere è quindi complesso, perché l'autore ritorna più volte sui testi, modificandoli e trasformandoli. Tutta la sua narrativa ruota attorno al concetto centrale di non finito: non è possibile dare un'immagine del tutto, perché ogni particolare esplode in una moltitudine di frammenti che non possono saldarsi tra di loro.
 
Nel 1931 esce per le edizioni di ''Solaria'' il volume ''La Madonna dei filosofi'', una raccolta che comprende molti racconti già apparsi sulla rivista tra il 1926 e il 1928. Qui Gadda attribuisce caratteri "barocchi" al mondo descritto nei racconti e al linguaggio utilizzato.
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== ''La cognizione del dolore'' ==
Gadda inizia a lavorare alla ''Cognizione del dolore'' dopo il 1937, negli anni successivi alla morte della madre. Viene pubblicata una prima volta a puntate (dette "tratti") sulla rivista ''Letteratura'' tra il 1938 e il 1941, senza però le puntate conclusive. A partire dal 1952 l'editore Einaudi fa pressioni sull'autore affinché esca come volume autonomo. Questo avviene solo nel 1963, dopo molti tentennamenti dell'autoredi Gadda e un lungo lavoro preparatorio fatto da Giancarlo Roscioni. Segue poi una seconda edizione nel 1970, che contiene due tratti inediti, con i quali il romanzo si avvicina alla sua conclusione (che però non è mai stata scritta).<ref name="Ferroni1014">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=1014 }}</ref>
 
''La cognizione del dolore'' trae origine da unadalla materia autobiografica: il rapporto tra madre e figlio, i traumi infantili, le nevrosi, i sensi di colpa, le necessità della vita borghese. Gadda però non affronta direttamente i suoi ricordi. Piuttosto, ne traspone i caratteri essenziali in un mondo che è allo stesso tempo reale, fantastico e grottesco. L'autore scende nelle pieghe dell'io, in un'analisi che risente del suo interesse per la psicanalisi, sorto proprio in quegli anni, per la psicanalisi.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=1013 }}</ref>
 
{{trama libro|Il romanzo è suddiviso in due parti e nove tratti, ed è ambientato nel Maradagàl, un immaginario paese sudamericano uscito vincitore da una sanguinosa guerra con il vicino Parapagàl. Protagonista della vicenda è l'ingegnare Gonzalo Pirobutirro d'Eltino, che ha perduto il fratello in guerra e abita in una villa con l'anziana madre. Gonzalo vive in solitudine e cova odio contro la borghesia (di cui fa parte), i contadini e in generale verso tutto il mondo esterno. Prova inoltre rancore per la madre, verso la quale ha un atteggiamento sempre più aggressivo e violento. Una notte, mentre Gonzalo è fuori casa, qualcuno si introduce nella villa e dopo l'incursione la madre viene ritrovata moribonda. Il romanzo a questo punto si interrompe.}}
 
Nella trama sono facilmente riconoscibili i riferimenti alla biografia dell'autore: il Maradagàl, ispirato al soggiorno in Sudamerica, è la Brianza, mentre dietro il nevrotico ingegnere Gonzalo si nasconde Gadda stesso. Lo scrittore elenca tutti i mali che vede nell'in Italia deglitra gli anni del primo dopoguerra e delll'avvento del fascismo: il caos che regna nella società, la mancanza di senso civile, la burocrazia, i tentativi di trarre un profitto dalla situazione. L'Italia fascista è quindi trasfigurata nel Maradagàl come un mondo barocco e grottesco, in cui il fantastico si mescola con il meschino e lo stralunato. Anche il linguaggio usato è quindi un miscuglio dei linguaggi più vari, dal lombardo allo spagnolo, dai termini provenienti dai dialetti meridionali a quelli di origine aulica o tecnica.
 
L'odio di Gonzalo per il mondo esterno ha le sue radici in un'infanzia senza gioia, oppressa dai sacrifici imposti dai genitori in nome dei loro ottusi ideali. La stessa villa in cui abita è piena di segni che ricordano al protagonista gli stenti imposti dal padre per costruirla. Da qui, l'odio per i borghesi e il loro attaccamento alle cose, ma anche per i poveri, per la loro condiscendenza e la loro propensione al raggiro e alla lamentela. È un'umanità attaccata a valori illusori, osservando la quale Gonzalo fa la conoscenza del dolore. E proprio quest'ultima finisce per portarlo a negare se stesso.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=1015 }}</ref>
 
D'altra parte, nel rancore di Gonzalo per la madre è insita una vena di tenerezza, che si esprime nel senso di colpa. Si preoccupa per la vecchiaia della madre e per la sua fragilità che ne mette a rischio l'esistenza. Vorrebbe darle e ricevere affetto, ma riesce solo a rivolgersi a lei con toni aggressivi. Gadda però descrive anche il dolore e la solitudine della madre, la cui sofferenza amplifica i sensi di colpa del figlio. Il finale, con l'aggressione alla donna nel corso di una notte grottesca e piena di equivoci, moltiplica il dolore e mette in evidenza l'orrore del vivere e del morire.<ref name="Ferroni1016">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=1016 }}</ref>
 
== ''Quer pasticciaccio brutto de via Merulana'' ==
''Quer pasticciaccio brutto de via Merulana'' viene ideato nel 1945 e poi pubblicato, in cinque "tratti", sulla rivista ''Letteratura'' nel 1946. La stesura del romanzo, in vista della sua pubblicazione in volume (che però non avverrà), impegna Gadda tra il 1946 e il 1947. Tra il 1947 e il 1948 ne ricava la sceneggiatura per un film con il titolo ''Il palazzo degli ori'', che però non verràsarà mai prodottoutilizzata. Infine nel 1953 torna al lavoro sul romanzo, dietro le pressioni di Livio Garzanti. Nel 1957 il ''Pasticciaccio'' esce in volume, in una versione rivista e ampliata rispetto a quella apparsa su ''Letteratura''.<ref name="Ferroni1016" />
 
{{trama libro|Con il ''Pasticciaccio'' Gadda lascia l'ambiente milaneselombardo e si sposta a Roma. Il romanzo segue all'apparenza il genere poliziesco: negli anni del regime fascista, in un palazzo borghese di via Merulana, si consumano prima un furto di gioielli ai danni della vedova Menegazzi, e poi l'omicidio della signora Liliana Balducci. Le indagini vengono condotte dal commissario Ciccio Ingravallo. La ricerca dell'assassino e la ricostruzione del movente si rivelano però un grande "pasticcio" (termine che torna più volte nel romanzo, a cominciare dal titolo). La situazione si complica via via,: vengono sfiorate varie ipotesi, ma allail fineromanzo ilfinisce senza che venga casotrovata rimaneuna irrisoltosoluzione.}}
 
La narrazione non ha un centro, né un vero e proprio protagonista attorno a cui ruoti la vicenda o che possa essere identificato con l'autore. Quella del ''Pasticciaccio'' è una realtà oggettiva di cui vengono mostrate le molteplici facce. E ancheAnche qui Gadda fa uso del ''pastiche'': accanto al romanesco troviamo il molisano parlato da Ingravallo e, il campano utilizzato da burocrati e poliziotti, il veneto della vedova Menegazzi e altri dialetti ancora. Questa caratterizzazione non ritorna solo nei dialoghi, ma anche nelle descrizioni e in generale in tutta la narrazione.
 
Il ''Pasticciaccio'' mette in luce gli aspetti più grotteschi dell'Italia fascista. Non a caso è ambientato a Roma, la capitale, dove il regime aveva fatto confluire e intrecciare le mutevoli anime provenienti da tutto il paese, riuscendo però a portarne a galla solo gli aspetti negativi. I dialetti e le realtà d'Italia si mescolano in ununa buffoneria barocca e grottesca, uno spettacolo insulso e osceno. Ma questa società non è altro che la forma più degradata della stupidità che secondo Gadda domina la storia, e nessun personaggio del romanzo vi sfugge.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | pp=1016-1017 }}</ref>
 
== ''Eros e Priapo'' ==
Negli stessi anni in cui lavora al ''Pasticciaccio'', Gadda scrive ''Eros e Priapo'', una sua analisi del fascismo in cui esprime un giudizio in generale sui costumi e la società italiana durante il ventennio. Composto tra il 1945 e il 1946, ne vengono pubblicati alcuni brani nel 1955 sulla rivista ''Officina'', quindi esce in volume nel 1967. L'opera sfugge alle forme tipiche della trattatistica e della saggistica e rifiuta di dare una un'esposizione organica e sistematica. È quindi anch'essa un ''pastiche'', in cui si mescolano temi e linguaggi differenti, e in cui si passa dalla riflessione teorica all'autobiografia. È uno scritto satirico, in cui l'indignazione morale si salda con il gioco beffardo.
 
Trattandosi di uno scritto politico, Gadda usa un toscano aulico, però deformato fino all'esasperazione. Sembra inoltre volere liberarsi dal senso di colpa per un suo errore, l'iniziale simpatia che aveva provato verso il fascismo. Mette quindi in guardia da azioni politiche che facciano leva su elementi irrazionali e sulla manipolazione delle masse. Sottolinea poi come il fenomeno del fascismo sia comprensibile solo considerando l'impoverimento morale che ha caratterizzato l'Italia in quegli anni.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | pp=1017-1018 }}</ref>
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== Note ==
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[[Categoria:Storia della letteratura italiana|Gadda]]
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