La religione greca/Le teologie dei filosofi: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
|||
Riga 22:
Laddove Pierre Hadot la intende come «la Grecia supera la rappresentazione mitica che aveva delle sue divinità, nel momento in cui i filosofi concepiscono in modo razionale Dio secondo il modello del saggio.»<ref>Cfr. Pierre Hadot. ''Esercizi spirituali e...'', p.13</ref>.
I "filosofi" antichi non corrispondono all’idea comune e moderna del "filosofo"<ref>Ritenere che la "filosofia" sia una disciplina sistematica con procedere teorico è un atteggiamento moderno ereditato dal Medioevo, quando, con la scolastica, la "teologia" si è differenziata semanticamente dalla "filosofia" svuotando quest'ultima degli esercizi spirituali destinandoli all'alveo della "mistica", restituendo invece al lemma "filosofia" solo il rango di ''ancilla theologiae'', ovvero il ruolo di fornire il materiale teorico alla riflessione teologica. Ad esempio il cristianesimo delle origini indicava sé stesso come φιλοσοφία (cfr. Pierre Hadot, ''Esercizi spirituali e filosofia antica'', p.67) e non ancora come ''religio'' (cfr. Michel Despland, ''Religione. Storia dell'idea in Occidente'', in ''
Così Socrate è ἄτοπος (''átopos'' "non qualificabile") perché è filosofo e quindi amante della σοφία (''sophía''), la sapienza, che risultando perfetta non può che essere divina e quindi non di pertinenza umana: è proprio l’amore (φιλία, ''philía'') per questa sapienza estranea al mondo che rende estraneo al mondo lo stesso filosofo<ref>Cfr. Pierre Hadot. ''Esercizi spirituali e filosofia antica'', p.12.</ref><ref>Eugen Fink ricordando come anche Hegel intendeva la filosofia come "mondo capovolto" (cfr. G.W.F. Hegel ''Fenomenologia dello spirito'') aggiunge: «ai tempi di Talete essa era già tale e si trovava in contrasto con le opinioni della massa, non in una saccenteria presuntuosa e arrogante, ma nella rischiosa impresa di lasciar andare il fondamento portante della familiarità dell'ente e di esporsi alla problematicità del mondo. In ciò la filosofia antica diviene accessibile solo a un contegno che a sua volta filosofa.» (Eugen Fink. ''Le domande fondamentali della filosofia antica'', Roma, Donzelli, 2013, p.4-5).</ref>.
|