Dietro il coding/A che serve il coding?: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 55:
 
Ad esempio, sempre con le parole di Rebecca Lindegren:
“Children’s “[...]Children’s personal and professional lives will increasingly be shaped by computer programs. Without the ability to code, they will become passive consumers at the mercy of programmers working for technology giants, unable to construct or meaningfully interact with the virtual reality that surrounds them”<ref>http://opensource.com/education/13/4/teaching-kids-code</ref>.
 
Questo passaggio dell’articolo è, a mio avviso, il più interessante. Senza la capacità di programmare, i bambini diventeranno passivi consumatori etc etc. Con la capacità di programmare invece saranno vaccinati e potranno interagire significativamente con il mondo virtuale che li circonda.
Riga 64:
Il codice sorgente di questi programmi (che a volte chiamiamo “applicazioni” o amichevolmente “app” per farceli sembrare meno complessi e e pericolosi) non è disponibile per la lettura o la modifica. Sapere programmare non aiuta minimamente a evitare che raccolgano i nostri dati e ne facciano un uso non previsto (da noi). Sapere programmare non ci permette di evitare di usarli: alzi la mano chi si può permettere di non avere un account gmail o una pagina FB. Senz’altro non ci aiuta a modificarli, a impedire che svolgano azioni se non illecite, almeno non gradite.
Interagire significativamente con gli altri tramite app e reti, ricevere e fornire dati – filtrandoli – richiede delle competenze, che oggi fanno sicuramente parte di quelle di base di ogni cittadino. Ma allora non è sufficiente un pomeriggio di manipolazione di Scratch, serve anche qualche informazione in più. Informazione che in effetti né la scuola dell’obbligo, né quella superiore, né l’università consegnano. Occorre parlare anche di altro: di codice aperto e licenze, di privacy, di diritti, di mercato dei dati, di equilibrio tra gratuità e sostenibilità. C’è da affrontare un discorso vasto sul ruolo egemone di Google e di Facebook, sul diritto all’anonimato o all’oblio.
Niente che non si possa spiegare ai bambini, con qualche attenzione, ma vorrei almeno vedere qualche passo in questa direzione critica.
 
=== Quello di dare ad ognuno le competenze minime per scriversi un programma per risolvere i propri problemi? ===