La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/Introduzione: differenze tra le versioni

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Platone quindi è un critico etico, mentre Aristotele è un critico del genere. Ma non si deve pensare che la critica etica si riferisca soltanto al contenuto; anche lo stile, considerato come forma di comportamento, impone un tono morale buono o cattivo,<ref>Si veda la ''Repubblica'' (400''d''-401''c'') di Platone, del quale passo James Coulter nota che indichi la credenza che "il lettore sia influenzato tanto profondamente dall'essere esposto a vari tipi di comportamento letterario, tra questi comportamenti stilistici, quanto lo sia da quello degli esseri umani in contesti non-letterari ordinari" (''The Literary Microcosm: Theories of Interpretation of the Later Neoplatonists'', 1976, p. 15). Secondo Christopher Janaway, per quanto riguarda Platone, "''nulla'' di un prodotto artistico può essere scontato come neutro eticamente o politicalmente" (''Images of Excellence: Plato's Criticism of the Arts'', 1995, p. 80).</ref> ma nel complesso, per un critico etico le questioni di contenuto — come la questione se i personaggi di un dramma presentino esempi edificanti — sono l'obiettivo principale.
 
Come la metafisica generale che Maimonide ha ereditato fu un aristotelismo neoplatonizzato, così anche la sua teoria e pratica letterarie presentano un ibridismo simile. La sua idea della perfezione dell'uomo si avvicina più a quella di Platone che a quella di Aristotele, in quanto egli considera che il fine dell'uomo sia la conoscenza di Dio, che è esterno alla natura. Di conseguenza, il Rambam applica criteri alla poesia che le sono esterni: la poesia che degrada la perfezione morale preludio della perfezione intellettuale, e che distrae dalla consapevolezza di Dio, è disapprovata. È inoltre possibile che Maimonide vedesse una dimensione etica e anche terapeutica nel coltivare uno stile chiaro e preciso.<ref>I suoi commenti espliciti sul linguaggio e sulla morale hanno a che fare con la brevità e la castità. Cfr. ''Guida'' III.8 (pp. 435-436), e il [[La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/A immagine di Dio|Capitolo 1]].</ref> In tale misura, Maimonide, come Platone, è un critico etico. Poiché tuttavia egli considera Dio di per se stesso inconoscibile, l'imperativo di conoscere Dio può essere soddisfatto solo conoscendo le Sue opere, e quando si considerano tali opere, lasciando da parte la dibattuta questione delle origini, Maimonide è un aristotelico. Come Aristotele, egli definisce la perfezione nella natura come il miglior esempio di una specie.<ref>''Guida'' III.13 (p.450).</ref> Parimenti, è consapevole del [[w:genere letterario|genere]] in letteratura. Nell'introduzione alla Parte I della ''Guida'', Maimonide distingue due tipi di parabola: quelle che sono significative solo nel profilo, e quelle che sono significative in ogni particolare.<ref>''Guida'' I, Introduzione (pp. 12-13).</ref> Come esempio del primo tipo, egli cita la parabola della tentatrice in [https://www.biblegateway.com/passage/?search=proverbi+7&version=CEI;LND Proverbi 7], interpretandola come ammonimento contro il cedimento ai desideri fisici, mentre il secondo tipo è rappresentato dal sogno di Giacobbe in [https://www.biblegateway.com/passage/?search=genesi+28%3A10-22&version=CEI;LND Genesi 28], in cui sogna una scala con angeli che salgono e scendono. Ma naturalmente questi testi non sono etichettati; ci vuole sensibilità al tono e allo stile per sapere quale fornisca un'interpretazione allegorica esaustiva e quale non lo permetta. L'interpretazione di un testo biblico non solo deve servire la verità in modo etico/filosofico, ma deve anche essere fedele al testo stesso, in modo estetico.<ref>Anche Mordechai Z. Cohen nota che, secondo il metodo di interpretazione maimonideo, "Scoprire l'intento degli autori biblici richiede una comprensione dei pricipiprincipi letterari che li guidano", e contrasta ciò col metodo midrashico (''Three Approaches to Biblical Metaphor: From Abraham Ibn Ezra and Maimonides to David Kimhi'', 2000, p. 184). Cfr. anche più oltre, al [[La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/Da teoria a storia|Capitolo 5]]. Maimonide armonizza il metodo midrashico col proprio, trattando il Midrash come figurativo — come nota anche Cohen (''ibid.'', note 19-20).</ref> La posizione limitativa presa da Maimonide in pubblico è quindi compatibile con la sua capacità di essere impressionato dall'adulazione in versi di un ammiratore. In definitiva, Maimonide dimostra un approccio etico insieme al rispetto di un dato tipo di genere letterario. Ciò può essere paragonato col suo approccio all'etica ''per se''. Le note difficoltà di "Leggi delle Qualità Etiche" sorgono in parte dal modo in cui combina la dottrina aristotelica del giusto mezzo — secondo cui i criteri della virtù morale sono innati — con la dottrina della ''imitatio Dei'', secondo cui i criteri di virtù morale sono eterni.<ref>Questo problema, formulato come etica comandata opposta a etica virtuosa, viene riesaminato nel capitolo successivo.</ref> Se Maimonide avesse scritto un trattato intitolato "Leggi della Qualità Estetiche", sarebbe di certo stato altrettanto complicato.
 
In ogni modo, abbiamo visto che c'è una base su cui Maimonide potrebbe trasporre la perfezione etica nella perfezione estetica, poiché le perfezioni della Torah, della personalità etica, e di un'opera d'arte incorporano tutte la stessa idea della medietà, e tutte e tre sono modi di imitaqzione.