Caccia tattici in azione/USAAF-3: differenze tra le versioni
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Uno dei migliori Lightning fu senz'altro il '''J'''. Le modifiche riguardarono anche gli alloggiamenti motori per quest'aereo apparso a partire dall'agosto del '43. I loro radiatori erano sotto il motore, molto meglio protetti dal fuoco nemico e in generale più affidabili, e il raffreddamento era migliore. L'aereo di questo tipo era il più veloce dei Lightning: 593 kmh a 1.520 m, 675 kmh a circa 8.000 m, il raggio era di quasi 800 km a circa 550 kmh e circa 1.800 km a 320 kmh e 3.000 m, ma con due serbatoi ausiliari si giungeva a 3.600 km a circa 300 kmh e 3.050 m. La salita a 1500 m era possibile in due minuti, e a 6.100 m in 7, la tangenza di 13.400 m (44.000 ft). I pesi erano tra 12.780 e 21.600 lbs (9.800 kg). I motori erano tarati a 1.600 hp l'uno (V-1719-89 e 91), gli stessi dei P-38H ma con potenza maggiore grazie al migliore raffreddamento. A circa 8.000 m erogavano 1.425 hp anziché 1.240. Razzi (fino a 10) e bombe fino a 1.800 kg erano trasportabili sotto le ali. I blocks ebbero complessivamente 1.010 esemplari con varie modifiche e miglioramenti. Il problema era che il caccia arrivava presto alla compressibilità: a 0,65 mach già iniziava, sopra 0,68 mach diventava peggiore e l'aereo poteva uscire solo con grande difficoltà dalle picchiate, fino a cadere in una vera e propria trappola quando si superavano 0,72 mach. L'aereo dava segnali più che sufficienti per il pilota, ma nel combattimento non era detto che questi se ne accorgesse. Questi problemi ponevano i P-38 in una situazione di difficoltà contro i caccia tedeschi e anche italiani. Può sembrare strano, ma i grossi P-38 erano in grado di virare più stretto dei piccoli caccia tedeschi, mentre nonostante la loro velocità non riuscivano a tener dietro ai loro avversari, molto rapidi a disimpegnarsi in picchiata e poi a risalire in quota. Il problema venne risolto con un apposito flap di picchiata che venne installato dal block-25 e che permetteva di eliminare le onde d'urto che disturbavano gli alettoni; questo lotto ebbe 210 aerei prodotti e tra le sue innovazioni v'erano anche servocomandi idraulici per gli alettoni, che finalmente rendevano possibile manovrare molto meglio a tutte le velocità.
Questo sistema fu il primo in assoluto che venne installato su di un caccia, e del resto ve n'era necessità dato che oramai i velivoli erano ben più pesanti e veloci di quanto fossero anche solo 5 anni prima. Il rateo di rollio aumentò molto, mentre la forza sulla cloche era ridotta ad un sesto di quanto prima era necessario: il P-38J-25 ebbe così niente di meno che il maggior rateo di rollio di qualunque caccia, superiore forse anche al FW-190. Non solo, ma nel marzo del '44, sempre in contrapposizione alla situazione precedente, un P-38 arrivò ad una IAS (velocità indicata) di 750 miglia orarie, ovvero in supersonico. In realtà, quest'eccezionale misurazione era erronea: venne poi scoperto che l'anemometro era disturbato sopra gli 885 kmh dai fenomeni vicini al muro del suono. Resta però, se non la prova di un Lightning supersonico, almeno quella della velocità elevatissima che ora i P-38J potevano sostenere grazie alle modifiche dei comandi di volo. Così era davvero difficile, anche per gli aerei della LW, scappare di fronte ad un P-38J che poteva superarli in manovra a bassa velocità e rincorrerli con successo anche in picchiata, nonché competere in salita alla massima potenza erogabile dai motori. Un brutto cliente, nettamente migliore rispetto ai precedenti P-38. Presto
Per i compiti di ricognizione il P-38J ebbe la versione '''F-5B''', che era equipaggiata come la F-5A derivata dal P-38G. Essa aveva però anche un sistema automatico di volo Sperry. Ne vennero costruiti 200, gli ultimi ricognitori della famiglia eccetto le macchine da caccia modificate -diverse altre centinaia. Gli ultimi P-38J divennero F-38 nel 1948 con il cambio di denominazione da P a F.
Il P-38K era un unico esemplare, leggermente migliore del J grazie a motori potenziati e struttura leggera, ma non sufficientemente meglio e
Il '''P-38L'''
Dal modello L discende anche il caccia notturno '''M''', che già era stato preceduto da due F modificati nel '43 con un radar SCR540 con le sue antenne tipo Yagi. Ma c'era bisogno di due persone per volare efficientemente missioni di caccia notturna, e così arrivò il P-38M con radar AN/APS-6 in un radome. Era capace di volare ancora a circa 652 kmh contro i circa 590 del P-61A ed era ovviamente dipinto di nero. La salita a 6.100 m soffriva un po' - 8,7 minuti - a causa dell'aumento di peso, ma i circa 80 aerei modificati ebbero comunque successo, essendo impiegati in Pacifico e dimostrando poca perdita di prestazioni complessive
===Il P-38 in volo===
[[File:A-10, F-86, P-38 & P-51 Heritage formation.jpg|400px|left|]]
Entrando nell'abitacolo del P-38, del quale la versione più diffusa in Italia è stata la L, il pilota aveva una serie di impressioni, sia positive che negative, ma le prime erano preponderanti. Uno, la visuale era tutt'attorno molto valida, perché era presente un abitacolo sopraelevato e interamente vetrato. La cloche non era il classico 'manico di scopa' o manico da vanga dell'epoca, ma una specie di volantino simile a quello degli aerei di tipo commerciale, segno dell'esperienza della Lockheed. L'abitacolo, tanto per cambiare con i caccia americani, era ampio: anzi, così grande
Quanto al volo ad alta quota, però, il P-38 aveva un problema: l'abitacolo non era dietro il potente motore, così il riscaldamento non era assicurato dal suo semplice funzionamento. Aggiungiamo l'ampia vetratura e il risultato era poco confortevole, infatti il riscaldamento era nettamente insufficiente. Dato questo, i voli ad alta quota erano spiacevoli, e il caccia era noto in tal caso, nell'impiego nella fredda Europa, come 'vagone frigo'. Di positivo il
Il P-38 ebbe anche un confronto diretto con i velivoli tedeschi allorché il famoso FW-190A-3, atterrato in Gran Bretagna e sottoposto ad ogni genere di collaudi, venne confrontato anche con i
Il P-38 divenne un caccia sempre migliore con il passare delle versioni. Già il P-38F, nonostante la mole, era capace di manovrare bene in virata, anche se i motori nelle ali limitavano, con l'inerzia della loro massa, la velocità di rollio, nemmeno paragonabile a quella dei caccia tedeschi e in particolare al FW-190. Ma sotto i 225 kmh il P-38F poteva virare più stretto dei caccia tedeschi. Per giunta, il P-38F-15 ebbe combat flaps che abbassandosi di 6 gradi, erano in grado di aumentare la portanza durante i combattimenti.
[[File:P-38 gun detail.jpg|320px|left|]]
Un aereo con tanti pregi e pochi difetti, che in Italia ebbe parecchi incidenti data la difficoltà di adattarsi ad un aereo tanto grande e pesante, così diverso dai tipici velivoli europei. I P-38 hanno continuato per poco tempo a volare nel dopoguerra, perché presto divennero superati. In realtà, dopo il 1944 i P-47 e sopratutto i P-51 sostituirono progressivamente i
L'armamento del P-38 era sempre e comunque nel muso: un cannone M2C Hisso 20 da 20 mm con 150 colpi, circondato da 4 AN/M2C da 12,7 mm Browning con 2.000
===In azione===
Come si è visto, le varie versioni di questo potente caccia hanno fatto praticamente di tutto, eccetto le missioni da portaerei, per le quali erano davvero troppo grosse. Ma la maturazione ha richiesto molto tempo e moltissimi sforzi. Di seguito ecco i risultati di tanto impegno.
[[File:Lockheed P-38 061018-F-1234P-003.jpg|350px|left|thumb|Uno dei primi P-38, come si vede le stelle delle ali sono ancora di tipo prebellico]]
I clienti iniziarono con la Francia, che nella primavera del '39 ordinò una massa di aerei americani nel disperato tentativo di riarmarsi contro la Germania di Hitler. Il P-38 era visto come sostituto di vari tipi di aerei come i Br.700 e i Potez 671, all'epoca ancora in sviluppo, e ovviamente dei P-631 in distribuzione, ma dalle caratteristiche modeste. Nell'aprile del '40 venne emesso un costoso ordine per 667 aerei P-38, nel tipo F per la Francia, e nel tipo B per la Gran Bretagna (la comissione per l'acquisto era binazionale). Ovviamente non vi fu tempo di fare nulla, se non insistere che i motori non dovevano essere dotati di turbocompressori e con movimento destrorso, dato che volevano che fossero perfettamente compatibili con i P-40, anch'essi ordinati in massa dalle due nazioni. Dato che le quote si prevedevano piuttosto medio-basse, dei turbocompressori non si vedeva l'utilità, essendo costosi e poco affidabili, nonché dalle forniture piuttosto incerte, mentre loro volevano le consegne entro un anno. I Model 322 ebbero così gli Allison V-1710-C15 da 1.010 hp a 4.200 m, capaci di 644 kmh e nel tipo francese, con i dettagli come armamento, strumenti e radio compatibili con quanto aveva la sua aviazione (per esempio sistemi metrici-decimali, armi francesi ecc.). Tutti vennero presi in carico dalla Gran Bretagna che ne ordinò anche alcuni come
Nell'USAAF i primi P-38 erano quelli di preserie, nella tarda primavera del '41, grossomodo in contemporanea con un altro Folgore, il Macchi C.202. Il primo gruppo che ebbe i P-38 li usò nel settembre del '41 nelle manovre aeree sulla Luisiana. Nonostante la necessità di difendere la costa orientale, già nella primavera del '42 si pensò a portare i P-38 in Gran Bretagna, il che venne aiutato da serbatoi ausiliari capci di aumentare l'autonomia da 1.300 a 2.200 miglia (cira 3.500 km), anzi venen dimostrato persino di come i P-38 potessero volare per circa 5.000 km nelle migliori condizioni, una prestazione degna di un F-15 Eagle, e così fu possibile, seguendo la rotta per la Groenlandia, arrivare con 3 soste fino in UK. Agosto 1942, erano già presenti due gruppi, il 1st e il 14th con 81 P-38F, e altri due difendevano l'Islanda, diventata punto di transito dall'importanza strategica per il ponte aereo americano. Uno di essi abbatté il 14 agosto un FW-200C, assieme all'azione di un P-40C. Le prime vittorie USAAF in Europa. Dopo circa 347 missioni operative e di addestramento, senza altri contatti con la LW, i gruppi 1, 14 e 82 vennero mandati con la 12th AF in Nord Africa, e nel viaggio di trasferimento abbatterono due Ju-88 su Biscaglia. La prima missione venne fatta il 19 novembre 1942 scortando i B-17. Presto iniziarono gli scontri con i Bf-109, 110 e FW-190, nonché con i Macchi 202. Tuttavia i risultati non furono del tutto soddisfacenti per quello che era il primo caccia americano della Triade (gli altri erano il P-47 e il 51). I P-38 si fecero presto conoscere per l'attacco agli aeroconvogli vicino alla Tunisia, e il 5 aprile l'82nd FG dichiarò ben 31 aerei contro 6 perdite, ma le missioni a quote dell'ordine dei 4.500 m non vedevano i P-38 particolarmente favoriti: i caccia nemici erano più veloci e più agili, anche perché il volantino al posto della barra non permetteva la migliore controllabilità possibile per il caccia. La migliore tattica del P-38 divenne la boom and zoom, ovvero azioni rapide di picchiata e risalita. La sua potenza di fuoco fu fatale per molti Ju 52 e S.82, e presto i Tedeschi lo chiamarono 'il Diavolo a due code'.
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Di lì a 6 settimane iniziarono le missioni 'pendolari' per le quali P-38 e 51 andavano in missione sulla Germania e poi facevano scalo in Russia, e da lì ripartivano per i propri campi d'origine. Nella prima missione distrussero o almeno dichiararono 30 aerei tedeschi e altri 12 al suolo, non è chiaro quante di queste missioni vennero volate ad alta quota per scortare i bombardieri, ma molte erano azioni a bassa quota di 'ricerca e distruzione'. Tipicamente, partivano da Foggia, attaccavano la Romania e arrivavano a Mirgorod, poi ritornando indietro colpivano obiettivi polacchi. L'ultima di queste missioni venne fatta tra il 4 e il 6 agosto 1944. Quel mese i tre gruppi di P-38 parteciparono agli sbarchi sulla costa meridionale francese il 15 agosto; i gruppi 1 e 14 fornirono appoggio stando in Corsica, l'82 la scorta ai bombardieri. In tutto, tra questi reparti americani entro la fine della guerra 28 piloti divennero assi (5 o più vittorie). Ad agosto ricominciarono le attività contro l'Italia inclusi i P-38 del tipo da bombardamento in quota con il muso apposito.
L'8a AF rimase senza P-38 fino al settembre 1943, dato il trasferimento nel settore mediterraneo dei tre gruppi di cui sopra. Il che ovviamente causò molti problemi visto che non c'erano ancora P-51 e P-47 per la protezione a lungo raggio, i bombardieri ne soffrirono di conseguenza. Solo a settembre del '43 ritornarono i
Nel frattempo altri gruppi, il 20, 364 e 479th divennero operativi con i P-38 in terra inglese. Oramai la vittoria stava arridendo agli Alleati, ma non era facile. I P-38 in azione sulla Germania ebbero molti problemi contro gli ultimi tipi di Bf-109 e sopratutto, i micidiali FW-190 (a parte che alle alte quote, ma i tedeschi potevano sempre disimpegnarsi in picchiata). Tuttavia, il P-38J poteva erogare in emergenza 1.600 hp da ciascun motore, il che anche considerando un peso di circa 7 tonnellate era di tutto rispetto sia come accelerazione, velocità e salita, e sopratutto la possibilità di volare ad alta quota per poi picchiare sui loro avversari, mentre in virata potevano fare meglio di loro e in picchiata, con i flap ausiliari, praticamente aerofreni, potevano andare ad alta velocità e in sicurezza. I P-38 potevano essere però facilmente visti da una certa distanza e sopratutto, identificati come tali senza sforzo, ma se non altro questo evitava anche l'errore del fuoco amico, e così i P-38 potevano inseguire più facilmente i caccia nemici quando questi erano vicini ai bombardieri, i cui mitraglieri erano capaci di distinguerli con maggiore facilità rispetto ai monomotori.
Un problema maggiore erano i motori Allison; per qualche ragione, nessun P-38 ebbe mai i Packard-Merlin, e questo significava affidarsi a motori che oramai erano dei primi anni '30, anche se continuativamente migliorati. Spesso i motori causavano più problemi e anche perdite dell'azione nemica vera e propria. Se non altro, il fatto stesso che ve ne fossero due consentiva spesso di ritornare alla base anche con colpi durissimi. Ma il problema è che difficilmente si può sostenere che i P-38, sia pure con due motori, finissero per essere affidabili quanto i monomotori con i Merlin, quali i P-51 e gli Spitfire. Ci volevano piloti esperti per ottenere il meglio, specie ad alta quota, e il freddo causava non pochi problemi di funzionamento, dato che le temperature e il ghiaccio di quelle latitudini si facevano sentire molto di più che nel teatro pacifico, dove oltretutto le quote erano spesso più basse, non essendoci la necessità di difendere i bombardieri ad alta quota. Spesso in Europa i P-38 volavano anche più in alto dei P-51 di scorta, il che era una prova per i sistemi meccanici di bordo non indifferente, anche perché il sistema di raffreddamento e il turbocompressore sistemato dietro i motori causavano problemi frequenti, e per giunta non c'erano flap di raffreddamento ausiliario. Quando invece le temperature erano sotto i -40C, i motori tendevano al contrario a non riscaldarsi abbastanza e così l'olio tendeva a non fluire in maniera regolare, il che causava quindi problemi di lubrificazione; a quelle temperature il piombo aggiunto al carburante tendeva a separarsi abbassando così il numero di ottano e i motori consumavano le valvole con rapidità; i ritorni di fiamma conseguenti potevano spesso causare l'incendio del motore. Tutto questo venne in larga misura risolto dal P-38J con il sistema di raffreddamento semplificato e il riposizionamento del radiatore dell'olio sotto l'elica. Finalmente il
Dall'aprile del '44 iniziarono le missioni a bassa quota con grosse formazioni di caccia P-38 mandati a distruggere tutto quello che trovavano a terra e in aria. In una sola di queste dichiararono 16 Bf-109. Oramai la Francia era pronta per essere invasa. E nello stesso mese, mentre il 20th FG iniziava tali azioni, il 55th cominciava le missioni 'Droop Snoot' con i P-38J modificati per guidare altri P-38 usati come bombardieri in quota. Tuttavia, nonostante le prove sostenute, i P-38 dei vari gruppi, il 20, 55 e 364th, vennero sostituiti con i P-51 nel luglio 1944, seguiti a settembre dal 479th FG, sempre con i P-51, in tal caso sicuramente del modello D. L'8th AF non ebbe così più gruppi di
Non vanno dimenticati poi i ricognitori: oltre 1 su 8 degli oltre 10.000 P-38 erano ricognitori, il che significa più di 1.400 aerei solo conteggiando l'USAAF. Prima iniziarono gli F-4 dal novembre del '42 (derivati dai tipi E, con motori da 1.150 hp, 99 prodotti), con due squadroni -il 5 e il 12-, poi arrivò un intero gruppo di ricognitori, il 3rd, mentre altre unità ebbero i P-38 modificati da caccia in ricognitori (
Nel Pacifico i P-38 ebbero senz'altro vita più facile. I primi ad entrare in azione furono i P-38D e E con l'Alaska Defence Command, ma ancora non erano considerati pienamente operativi, il che lasciò presto ai P-38E del 54th FG il compito di garantire la difesa aerea, perché questi caccia erano modificati allo standard F-1 con serbatoi ausiliari. Certo, se si pensa che all'epoca il caccia più numeroso dell'Esercito giapponese e in generale del Giappone era il Ki-27, si può solo sorridere della definizione di 'non idoneo al combattimento' dei
India, terra del tutto diversa. I primi P-38H del 459th arrivarono a settembre del '43, e combatterono poi con i tipi J e L. Il gruppo da caccia, l'80th FG a cui questo squadrone appartenevano, ebbe anche altri tre squadroni ma con P-40 e 47. A Burma e in Cina operarono altre unità con i P-38, contrastando i leggeri e poco armati caccia giapponesi ivi presenti.
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La 7th AF aveva sede alle Hawaii, con il suo 18th FG basato originariamente su ben sei squadroni, poi ridotti a 4 (12, 44, 70, 419th) e mandato nel '43 in Nuova Guinea, con la 13th AF.
Certo è che il P-38, ancorché poco agile rispetto ai tipi giapponesi, aveva caratteristiche ideali per il Pacifico, grazie all'autonomia (con serbatoi ausiliari) e alla sicurezza che i due motori, almeno quando non sottoposti a sforzi e temperature estreme, davano. Inoltre erano aerei molto robusti e capaci di incassare danni notevoli senza andare perduti. Le missioni duravano talvolta persino 9, 10 e infine 12 ore. Spesso i P-38 ebbero a ritornare su di un solo motore, ma il pilota si salvò. Spesso i P-38 ebbero perdite, invece, nei combattimenti a bassa quota contro i caccia giapponesi, ma impararono presto ad evitare tali situazioni scommettendo in potenza di fuoco e velocità. In Nuova Guinea vi furono successi particolarmente pesanti, dopo i primi combattimenti relativamente incerti, contro i Giapponesi, che semplicemente non riuscivano a tenere testa, in quel lontano teatro, ad avversari sempre più forti, anche perché i loro sofisticati caccia Ki-61 erano poco propensi a funzionare bene con quel clima umido e caldo. Tra le missioni più impressionanti vi fu l'agguato di Boungainville, dove rimasero abbattuti entrambi i G4M giapponesi trovati. Questa era un'azione che da sola meriterebbe un capitolo: infatti l'intelligence aveva avuto notizia del viaggio dell'ammiraglio Yamamoto, figura chiave della Marina, e che aveva già ipotizzato come il Giappone potesse vincere solo con una guerra rapida, altrimenti avrebbe perso contro la potenza industriale americana. Era il 18 aprile 1943 e per raggiungere Shortland Island vi sarebbe stato bisogno di serbatoi maggiorati, anche da 310 galloni. La 13th AF, a cui venne dato l'ordine di attaccare il convoglio aereo, praticamente in contemporanea con analoghe azioni che facevano i P-38 sul Mediterraneo, ricevette i serbatoi ausiliari appositamente per la missione. Da Guadalcanal decollarono ben 16 P-38 del 339th FS e di un'altra unità, e arrivarono ore dopo a 800 km di distanza. Si ritrovarono due G4M anziché uno (anzi per molti anni si è dato credito che fossero stati tre, a causa della confusione del momento), e non sapendo su quale fosse l'Ammiraglio li attaccarono tutti e due. Nonostante l'armamento difensivo dei bombardieri e la presenza di 6 caccia, i
Nell'agosto del 1943 finalmente apparve una forza interamente equipaggiata con i P-38, il 475th FG della 5th AF, ma presto lo scarso numero di
Era l'estate del 1944, quando le forze aeree 5a e 13a vennero raggruppate nella Far East Air Force, il che era propedeutico a concentrare le forze per invadere le Filippine. Ora i P-38 erano finalmente risaliti di numero con ben 5 gruppi dotati di circa 15-20 squadroni (erano i vari 8, 18, 49, 347 e 475 th FG). Il 475th FG ebbe i migliori assi del P-38 e in generale, americani: Bong, McGuire (38 vittorie) e MacDonald(27), ma in seguito ai combattimenti, entro la fine della guerra altri 38 piloti divennero assi in questa sola unità da caccia. Con gli ultimi P-38J, equipaggiato con alettoni motorizzati e freni di picchiata, era possibile combattere persino in dogfight contro gli Zero a quote medio-basse, ma non era una cosa consigliabile, visto che l'armamento di questi oppositori era sufficiente a colpire duro anche un P-38. Tra gli aviatori del 475th c'era anche Lindberg, che come collaudatore civile, nondimeno si trovò in prima linea e il 28 luglio abbatté un Ki-51.
McGuire e Bong erano i maggiori assi non solo dei
Mentre i P-38 superavano in numero di vittorie anche gli Hellcat, arrivarono nel '45 tre squadroni da caccia notturna (i 421, 547 e 550th) con i P-38M. Anche i ricognitori ebbero la loro parte, gli F-4 che iniziarono già dall'estate del '42 ad operare con il 18th Group dall'Alaska, e che presto si diffusero con l'8th Photo Reconnaissance Sqn nella Nuova Guinea, il 9th in India e poi operarono con vari gruppi totalmente da ricognizione, con pochi problemi contro i lenti caccia giapponesi e l'assenza o quasi di controlli radar da terra per dirigergli contro gli intercettori nemici, nessuno dei quali altrettanto veloce, tranne forse i Ki-84. Tra i gruppi totalmente con i P-38 il 4th, 6th, 71st e altri ancora. Il 2nd Group, con i suoi 3 squadroni servì negli USA.
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I P-38 non servirono certo solo con l'USAAF. Pochi ricordano che vennero usati anche dall'USN, quando 4 ricognitori F-5B vennero comprati in Nord Africa dall'aviazione e designati FO-1, da usarsi solo da basi di terra. La Lockheed prese la palla al balzo: propose un tipo , il Model 822, navalizzato, con ali ripiegabili ecc., ma l'USN non gradì un aereo tanto grosso e con motori raffreddati a liquido.
Utenti esteri ve ne furono, ma non numerosi com'erano quelli degli altri caccia USA. Tra questi la Cina con 15 P-38J e L consegnati verso la fine della guerra, assieme a vari ricognitori. IN seguito se la sarebbero dovuta vedere con i Cinesi di Mao e persino con i MiG-15, che debuttarono qui e non sulla Corea. La RAF non ebbe
Non mancarono altri piccoli clienti, per esempio il Portogallo, o l'Honduras, che ebbe circa 12 P-38L nei tardi anni '40, e alcuni ricognitori andarono a Cuba, nel '47, per supportare il tentativo di colpo di stato contro il dittatore della Repubblica Dominicana (Trujillo), ma la cosa non andò in porto perché la stampa lo venne a sapare e i P-38/F-5 vennero usati per qualche anno dai Cubani.
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Un P-38G ebbe un destino insolito: atterrò in Sardegna il 12 luglio 1943. Subito collaudato, divenne un caccia dei pochi ad alte prestazioni di cui disponessero gli italiani e il col. Tondi vi abbatté almeno un B-24 (l'11 agosto 1943). La leggenda dei P-38 nelle mani tedesche (e italiane) spaventò i mitraglieri dei bombardieri che in un'altra occasione pare abbattessero un P-38 che, colpito, si stava avvicinando per chiedere protezione. Si è detto che dopo il P-38 venisse subito dopo radiato data l'incompatibilità con la benzina usata dall'Asse e i serbatoi autostagnanti americani, o più di recente, che invece riuscì a fare altre vittorie (mistero ancora più fitto su eventuali P-38 usati allo stesso modo dall LW, che aveva anche un'unità speciale spesso equipaggiata con aerei nemici catturati, il KG200). In ogni caso, il P-38 ben figurò in quell'estate anche nella R.A., evidentemente la velocità e la potenza di fuoco dell'aereo vennero trovate molto apprezzabili, data la carenza di caccia Bf-109 e serie 5, e già nella prima missione Tondi era in compagnia di alcuni Macchi 202, che tuttavia non ebbero successo negli attacchi, dato l'armamento leggero, a differenza del P-38 che ottenne l'abbattimento di un bombardiere.
Nel dopoguerra vari P-38 vennero usati dall'AMI, tra cui i ricognitori F-5, specie questi ultimi, sull'Albania, all'epoca nemica potenziale, e la Yugoslavia. In tutto si trattò di 100 P-38 che vennero accordati nell'aprile del '46, e che erano già in Italia, smontati in cassoni a Capodichino. Ci vollero quasi sei anni per rimontarne 93, gli altri sette rimasero come pezzi di ricambio, l'AMI non ne accettò tuttavia che 90 in servizio, quasi tutti L e F-5. Vennero dati al 4° Stormo di Napoli-Capodichino. Ai piloti piacevano, specie per l'assenza di problemi al decollo, ma si trattava di mezzi un po' logorati e con la necessità di essere tenuti sotto controllo. Il primo incidente mortale, il 14 giugno 1946, vide come protagonista un F-5; in tutto vi sarebbero stati circa 20 incidenti con la perdita di 8 piloti in circa 5 anni. Ne venne anche approntato qualche esemplare modificato a doppio comando, ma nel '48, con i P-51, i P-38 vennero passati al 3° Stormo di Bari, che venne usato anche per appoggio alla Marina. Altri aerei vennero mandati alle scuole di volo di Lecce, poi ritornarono a Bari grazie all'istituzione della scuola da caccia ognitempo (SCOT). Nel 1954 il 132° Gruppo passò agli F-84G e il 28° venne soppresso, così terminò la carriera del P-38 in prima linea<ref>Vedi Marcon, op cit.</ref>. Una quindicina di P-38 rimasero tuttavia per il Centro Addestramento Volo della 4a Zona Aerea Territoriale di Bari-Palese Macchie. Nel luglio del '56 vennero radiati gli ultimi logori
Il destino dei P-38 nel dopoguerra fu una rapida radiazione, ma alcuni vennero usati come aerei da corsa. Gli ultimi J e L vennero radiati dall'USAF nel 1949. La carriera come racers ad un certo punto vide, nel 1947, ben 13 P-38 e F-5 usati per la corsa aerea di Cleveland, evento tenuto annualmente, ma erano troppo grossi per volare veloci a bassa quota, quando i loro avversari erano i P-51, F8F e P-63. In seguito ben pochi aerei sono stati salvati dalla demolizione. Uno venne recuperato -era un P-38F- nel '92 sotto 6 metri di neve, in Groenlandia, e dal 2002 divenne in grado di volare ancora. Ma certo, anche come warbird, il P-38 non nascose la sua intrinseca complessità, spesso causa di problemi inattesi, causando altri incidenti mortali come quello in cui morì Jeffrey Ethell, in Oregon, il 6 giugno 1997. Un pilota ben conosciuto anche in Italia, che perse la vita con il P-38 N7379 a seguito di una fatale perdita di controllo in volo a bassa quota.
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Infine un cenno all'evoluzione successiva: il
==Bibliografia e fonti==
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*Dati dal sito di J.Baugher
*Marcon, Tullio: ''P-38
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